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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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Post n°630 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da kayfakayfa
Ieri sera, malgrado la partita Italia-Brasile, per gentile, (fino a un certo punto), concessione dei miei figli, di tanto in tanto cambiavo canale su RAI TRE per seguire Ballarò dove era in corso il dibattito sulla vicenda Englaro. Magia del palinsesto, proprio durante l’intervallo della partita, il programma di Floris ha raggiunto il suo momento clou quando il giurista Stefano Rodotà ha illustrato in maniera semplice, chiara e netta al Ministro di Grazia e Giustizia Angelino Alfano, presente in studio, i motivi per i quali, pur emanando un decreto lampo per “salvare” Eluana Englaro, gli avvocati della famiglia della ragazza avrebbero avuto tanti punti su cui appellarsi per non sospendere le procedure protoccolari che avrebbero condotto alla fine di Eluana in quanto la nostra Costituzione, non ricordo in quale articolo citato dal professore, chiaramente afferma che in nessun modo il governo può decretare leggi che invalidino una sentenza definitiva del tribunale. Aggiungendo con espressione di amorevole rimprovero, tipica di un professore che si rivolge a un allievo che non sa rispondere a una domanda elementare, “signor Ministro, questa è materia di esame di diritto costituzionale”! Ricordando inoltre che quando il ministro Sacconi, dopo che ad ottobre del 2008 la Cassazione si era espressa autorizzando la famiglia a sospendere l’alimentazione ad Eluana, ratificando quanto stabilito dal tribunale di Milano, aveva minacciato di far chiudere qualunque clinica avesse ospitato Eluana per avviare le procedure, era dovuto ritornare sui suoi passi per intervento della Corte Costituzionale che affermava l’incompatibilità dell’azione del Ministro con quanto affermato dalla Costituzione, citando l’articolo della nostra Carta in cui si afferma appunto l’impossibilità del governo di intervenire, cambiando o modificando, una sentenza definitiva! Non solo, il professore ha stigmatizzato il provvedimento che si voleva emanare perché avrebbe creato un precedente pericoloso in cui il governo si poneva al di sopra della legge, mentre per Costituzione anche il governo è al di sotto della legge, utilizzando come esempio una simpatica, ma efficace, storiella dove si narra dell’Imperatore Federico il Grande che, ammirato da un appezzamento di terra di un contadino suo confinante, volendo espropriare quel terreno, si sentì rispondere dal villico “i giudici sono a Norimberga”.
Con rispetto e signorilità, il Ministro Alfano ha riconosciuto le capacità argomentative del professore Rodotà. Quindi ha cercato di spiegare a sua volta i motivi per cui il governo, nonostante fosse evidente stesse facendo qualcosa di anticostituzionale, era comunque determinato a proseguire sulla linea intrapresa per salvare Eluana. Ma, francamente, la sua spiegazione non è stata altrettanto chiara e convincente come quella del professore!
Non solo, ma Alfano è sembrato essere in difficoltà anche quando il giornalista Antonio Padellaro gli ha posto delle domande molto specifiche sempre riguardo al perché il governo era orientato a frantumare la Costituzione pur di affermare un principio in una sfera che non è assolutamente di sua competenza, (cosa che penso vorremmo tutti, o quasi tutti, comprendere), domandando perché l’esecutivo non sia intervenuto preventivamente subito che si era espressa la Corte Costituzionale, ma lo avesse fatto solo dopo che Eluana era stata trasferita a Udine; sia quando il professore Pagnoncelli ha mostrato i risultati dei sondaggi, tanto cari a Berlusconi, da cui è evidente che la stragrande maggioranza degli italiani (oltre il 70%, quindi non solo quelli schierati contro Berlusconi) sono a favore che il Parlamento, quindi non il governo in totale autonomia, emani una legge che dia modo liberamente al cittadino e ai suoi familiari di decidere, una volta sopraggiungesse una malattia grave, se continuare o sospendere le cure al paziente quando è evidente che non c’è più nulla da fare, malgrado gli anatemi del Vaticano!
A proposito del Vaticano, ieri su Avvenire in un articolo intitolato ADESSO PERò VOGLIAMO SAPERE TUTTO, Marco Tarquinio, iniziando ogni capoverso con la frase Eluana è stata uccisa, dopo aver dato indirettamente del boia al padre della ragazza, a un certo punto auspica che non ci sia più un altro caso così. Che Eluana non sia morta invano, e che non muoia mai più. Ci sia una legge, che la politica ci dia subito una legge. E che nessuno, almeno nel nostro Paese, sia più ucciso così: di fame e di sete. Non si può non essere d’accordo con queste affermazioni. Ma non bisogna nemmeno dimenticare che dal 1° gennaio 2009 il Vaticano ha deciso di non recepire più automaticamente le leggi italiane, bensì di metterle prima al vaglio per vedere se sono in conformità con i propri principi. Seppure giunga dalle pagine di un quotidiano di ispirazione Cattolica, vicinissimo al Vaticano, ma che non è l’organo ufficiale d’informazione della Chiesa, come invece è L’Osservatore Romano, un simile auspicio non può non essere condiviso a patto però che si limiti a essere per l’appunto un auspicio e non una sorta di tacita, indiretta imposizione del Vaticano allo Stato italiano affinché emani leggi a lui compiacenti perché, Dio non voglia così fosse, a quel punto si tratterebbe di ingerenza della Chiesa in questioni interne che riguardano esclusivamente lo Stato italiano, intaccando quel principio di laicità dello Stato sancito dalla Costituzione e rimarcato più volte dal Presidente Napolitano, dai suoi illustri predecessori e dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi!
Seppure il PDL è una formazione politica di ispirazione cattolica, come afferma il suo leader Silvio Berlusconi, ciò non dovrebbe però premettere che la sua azione di governo debba viaggiare di pari passo con la volontà del Vaticano altrimenti la laicità dello Stato se ne va a benedire così come la Costituzione su cui regge qualunque Stato di Diritto: sia la libertà di pensiero che quella religiosa sono sancite e tutelate quali diritti inalienabili dei cittadini italiani dalla Costituzione!
La Democrazia si regge sulle discussioni perché contempla l’esistenza di diversità di opinioni ognuna meritevole di considerazione. Le imposizioni caratterizzano le dittature o le teocrazie! |
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