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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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Approfittando del giorno di festa, l'altro ieri, rimettendo un po' d'ordine tra i miei scritti, (impresa praticamente impossibile, essendo il mio motto, "nel mio disordine è il mio ordine"), cercando di archiviare in maniera razionale fogli, scritti, agende datate zeppe di appunti, quaderni sparsi un po’ dappertutto nei vari mobili di casa, ho ritrovato una serie di quaderni di computisteria, rigorosamente spillati l'uno all'altro per la copertina, con i capoversi delle pagine datati cronologicamente, in cui anni addietro annotavo quasi quotidianamente, in maniera simile a come oggi accade col blog, pensieri, considerazioni, amarezze, “semplici” cazzate che mi frullavano per la testa in rapporto a eventi della vita vissuta o cui assistevo. In quel modo, me ne rendo conto solo ora, mentre appagavo il mio innato bisogno di scrivere, davo vita a una vera e propria terapia psicologica che allontanava da me lo spettro della depressione, tuttora presente dietro alla porta del mio animo, (penso siano pochi coloro che scrivono che non sentono sul collo il fiato di questa angustiante presenza…). Parlando con più persone che amano scrivere in maniera quasi maniacale come me e più di me, ho scoperto che più d’una in passato ha sofferto di depressione, o quanto meno ha rischiato di “caderci”, ed è riuscita a guarire o a fronteggiarla, (almeno così dichiara…), proprio grazie alla passione per la scrittura. Scrivere non si risolveva in un "semplice" gesto di piacere e di comunicazione col mondo esterno, bensì assurgeva a un vero e proprio dialogo con il proprio mondo interiore; a una vera e propria scoperta di se stessi; a una vera e propria autoanalisi di se stessi. Scrivendo, inconsapevolmente riaffioravano dagli abissi dell’anima le cause che alimentavano le ansietà, le paure, le angosce che scuotevano l’individuo, conducendolo lentamente e inconsapevolmente verso il baratro della depressione. Allorché le ascoltavo parlare, scoprivo che, spesso, a dare vita a quel MOSTRO c’era la repressione dei propri istinti; della propria volontà di fare qualcosa che andasse contro gli schemi imposti dall’educazione familiare o dal ruolo che si occupava in ambito sociale o professionale. Tante di quelle persone ammettevano che le cause delle proprie insoddisfazioni, delle proprie insicurezze esistenziali derivavano dall’aver vissuto un’infanzia condizionata dalla presenza pressante di un padre, di una madre o di entrambi genitori che, riflettendo se stessi nei propri figli, pretendevano di pianificarne a monte la vita, affinché un dì realizzassero quanto loro stessi avrebbero voluto realizzare da ragazzi ma non gli era stato possibile per tanti motivi, tra cui, forse, l'altrettanta imponente, pressante presenza di un genitore, o di entrambi che non tenevano in considerazione il fatto che ogni essere umano ha una propria vita da vivere; i propri sogni da realizzare; una propria personalità da affermare, da appagare e non certo da soffocare. Insomma non tenevano conto che ogni essere umano, finanche un figlio, è una realtà dotata di una personalità distinta che non può, e non deve essere soffocata, anzi repressa in quanto la REPRESSIONE dei propri istinti, delle proprie ambizioni, fantasie, dei propri sogni è l’anticamera della DEPRESSIONE! Spersonalizzare un individuo, anche se in buona fede al fine di garantirgli un ottimo futuro materiale, spesso significa affidarlo direttamente alle mani del boia!
So che tra i blogger che mi leggono con continuità vi è una psicologa, per cui non vado oltre né per rubarle il mestiere, né per corerre il rischio di incrinare una simpatica amicizia virtuale con queste mie considerazioni in campo a me del tutto avulso. Pertanto sospendo qui queste mie considerazioni di natura psicologica, con la consapevolezza e la speranza di ritrovare un suo commento a margine allorché avrà letto questo post.
Ritornando ai miei quadernoni, rileggendone con curiosità alcune pagine, mi sono reso conto che molte delle cose che in passato vi avevo scritto sono tuttora di attualità tanto che, se rivedute e corrette da un attento editing, potrebbero essere tranquillamente trasposte in questo diario virtuale. Certo non quelle intimiste, ma sicuramente quelle inerenti i commenti alle letture che allora facevo. Cosa che per inciso faccio ancora oggi quando debbo recensire un libro per una delle riviste con cui collaboro, anche se in questo caso però debbo tenere a freno le mie opinioni, limitandomi a un linguaggio squisitamente tecnico e essenziale sia per ovvi motivi "politici" sia di spazio.
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