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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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La decisione di cimentarmi in una maratona, la regina delle corse podistiche, la maturai dopo aver completato lo scorso 15 dicembre la mitica Coast to Coast che da Sorrento arriva ad Amalfi inerpicandosi su Massa Lubrense per poi scendere a Positano e da lì dipanarsi attraverso i paesi della costiera amalfitana in uno scenario d'incanto unico al mondo. Con chiunque parlassi che avesse già fatto almeno una maratona, non appena sentiva che avevo completato la Coast to Coast mi incoraggiava a confrontarmi con "essa" in quanto, a suo dire, pur essendo la Sorrento/Amalfi lunga “solo” 32 km rispetto ai classici 42 km della maratona, per via dei continui saliscendi lo sforzo fisico era l'equivalente. A quel punto dovevo decidere se correre quella di Roma che si svolgerà il 24 marzo oppure quella di Napoli in programma ieri. Per campanilismo, e mero opportunismo in previsione di un probabile ritiro, decisi che il battesimo sui 42 km e 195 mt lo avrei avuto a Napoli.
Avendo già gareggiato in diverse 21 km organizzate nella mia città natale, sapevo che rischiavo di ritrovarmi per l'ennesima volta al cospetto di tutta una serie di sbavature organizzative che avrebbero reso la gara ancora più dura. Soprattutto in virtù del fatto che a Napoli la gente è insofferente a qualunque tipo di evento interdica per qualche ora il traffico alle auto e limiti quello pedonale sul lungomare e per le vie dello shopping quali Via Caracciolo, Via Partenope, Via Roma. Tuttavia, confidando nell'ambizione degli organizzatori di far sì che anche la maratona di Napoli rientrasse nel circuito delle maratone internazionali come quelle di Roma, Firenze, Milano, Parigi, Londra, Berlino e ovviamente New York, credendo che finalmente anche a Napoli sarebbe stato possibile correre per la città coadiuvato da un'organizzazione impeccabile e con il supporto della gente che dal marciapiede ti incita a arrivare al traguardo, misi da parte le ultime remore e mi iscrissi.
Ieri la gara, almeno per quelli che l'hanno chiusa sopra le tre ore, è stato un vero inferno: nessun problema dalla partenza di Lucrino/Pozzuoli fino all'uscita della Grotta Vecchia che immette a Piazza Sannazaro, circa 22 km. I problemi sono sorti da Via Caracciolo in poi. Nonostante le transenne che delimitavano le corsie per i runner's, abbiamo corso tra la gente, le biciclette, i carrozzini, le famiglie, le coppiette in amore, i venditori ambulanti. A Via Roma, più che correre, abbiamo camminato visto che la corsia centrale, quella che doveva fungere da campo di gara, era invasa da una marea di gente malgrado la presenza sui marciapiedi dei vigili urbani e volontari dello staff organizzativo. Addirittura c'è stato chi, me compreso, più di una volta s'è fermato a chiedere indicazioni sulla direzione da seguire perché non si capiva quale fosse il percorso tanta era la folla che invadeva la strada. Per non parlare degli ultimi due passaggi sul lungomare: complice la splendida e calda giornata di sole, il percorso, nonostante fosse transennato, era occupato da un pullulare di gente insensibile agli inviti dei vigli, degli addetti alla sicurezza e dalle nostra urla di liberare la strada. È forse questo il motivo principale per cui, malgrado da tanti anni la si organizzi, la maratona di Napoli fatica a decollare. A parità di costi è ovvio che gli atleti preferiscono gareggiare a Roma dove si tutelano tutti i concorrenti non solo quelli che riescono a chiudere la gara entro le due ore e mezza. Ovunque si svolga un evento simile è una festa che rispetta e premia sia il vincitore che l'ultimo arrivato con la stessa passione. A Napoli, dopo due ore e mezza, la città si dimentica delle altre centinaia di concorrenti che si mettono in gioco abbandonandoli pericolosamente a se stessi. Un vero peccato perché nessun'altra città al mondo può competere con uno scenario naturale come quello che offre Napoli. Ma se alla bellezza non si abbina un'organizzazione perfetta sarebbe meglio cancellare la maratona dal programma degli eventi partenopei, anche perché la voce delle sbavature si trasmette con il passaparola e il tam tam sui social network, inducendo quanti hanno intenzione di cimentarsi al livello amatoriale (ma è giusto definire amatore chi si sottopone a uno sforzo simile?) con la maratona a desistere dall'iscriversi a quella di Napoli. Queste discrepanze organizzative, riducendo il numero di iscritti, dirottano gli sponsor a sostenere maratone di altre città che attirano migliaia di gente come Roma, Firenze e Venezia perché li si è motivati a partecipare da un'impeccabile organizzazione nonostante i costi notevoli di iscrizione. Se io devo spendere 40/50 euro per correre una maratona - molto di più se vengo da fuori e, oltre ai soldi del viaggio, devo mettere in conto anche quelli del soggiorno -, preferisco recarmi laddove la mia spesa è ripagata da una serie di servizi che mi soddisfano e garantiscono la mia incolumità di atleta.
Per la cronaca, malgrado i tanti punti dolenti che hanno reso la corsa più dura di quanto già non fosse, alla fine l'ho spuntata chiudendo la mia prima maratona in 4h; 43'; 16”.
La soddisfazione per aver tagliato il traguardo e essermi meritato la medaglia è tanta. Ma altrettanto tanta è la rabbia per una gara ricca di pecche organizzative che difficilmente l'anno prossimo vedrà crescere il numero di iscritti!
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LEONARDO DA VINCI
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