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Come era prevedibile le parole pronunciate dal Papa ieri a Genova durante l’incontro con i lavoratori dell’Ilva stanno suscitando una ridda di interpretazioni e di polemiche politiche di cui ne avremmo fatto volentieri a meno. Cos’abbia esattamente detto il Pontefice di così scioccante è presto detto: a un certo punto, rivolgendosi agli operai e agli imprenditori presenti nel capannone, Francesco ha condannato i sussidi, dichiarando “non il reddito per tutti ma il lavoro per tutti”. Aggiungendo, “un buon imprenditore risolve i problemi non licenzia!”.
E subito c’è stato chi politicamente s’è appropriato di quelle frasi, strumentalizzandole a proprio uso e consumo, per dimostrare che la visione del Papa è in sintonia con la propria e contraria a quella dei suoi avversari politici.
È il caso del Segretario del Pd Matteo Renzi che alcune settimane fa definì anticostituzionale il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia dei cinque stelle, in quanto, a suo giudizio e con fondate ragioni, essendo l’Italia una Repubblica fondata sul lavoro, come recita l’articolo uno della Costituzione, qualunque forma di reddito assistenziale mina tale principio.
Dimenticandosi però che altrettanto incostituzionali sono i milioni di italiani senza lavoro...
Poiché le parole di Francesco giungono giusto una settimana dopo quelle di Grillo durante la marcia Perugia-Assisi per il reddito di cittadinanza, “siamo noi i veri francescani”, che suscitarono l’ira del Vaticano al punto che il giorno dopo, durante un incontro con i giornalisti, il Segretario di Stato Pietro Parolin stigmatizzò l’affermazione del leader del M5S asserendo, “nessuno può pretendere di avere l’esclusiva del messaggio francescano. Sono contento che i politici si richiamino a San Francesco, ma che ci si definisca veri francescani non si può dire”, forte è il dubbio che le parole del Santo Padre non solo condannino senza “se” e senza “ma” una politica assistenzialista, ma mirino a screditare politicamente il M5S, reo di essersi auto identificato in San Francesco, che da sempre si batte perché in Italia venga introdotto il reddito di cittadinanza.
Le parole del Papa devono essere apparse al Segretario del Pd come manna caduta dal cielo. E infatti sulla sua pagina facebook Renzi ha subito scritto un post: “Ciò che Papa Francesco ha detto a Genova sta coerentemente dentro la grande storia della dottrina sociale della Chiesa Cattolica ma assume un valore straordinario in questo preciso momento storico. Ve lo ripropongo perché credo che sia fonte di grande ispirazione e riflessione. Davanti alle "ideologie" che chiedono di dare a tutti un reddito, di far mantenere le persone con un assegno sociale Papa Francesco rilancia sulla necessità non di un reddito per tutti, ma un lavoro per tutti." Perché "senza lavoro per tutti non ci sarà dignità per tutti". E il Papa insiste: "Bisogna guardare senza paura e con responsabilità alle trasformazioni tecnologiche dell'economia". Non sussidi e assistenzialismo, ma crescita e lavoro: questo il messaggio che nel nostro piccolo vogliamo rilanciare con forza. Perché il lavoro è innanzitutto questione di dignità prima che fattore meramente economico.
Avanti, insieme”.
Dal suo blog Beppe Grillo ha replicato: “Oggi Papa Francesco ha parlato dei due temi che sono al centro del dibattito per il futuro del nostro Paese e della nostra civiltà: reddito e lavoro. I piccoli leader in cerca di visibilità e i piccoli giornalisti hanno subito strumentalizzato alcune sue parole a fini politici, ma non si sono soffermati a capire e hanno ascoltato solo quello che pareva a loro. Il Papa ha detto che "Il sistema politico a volte sembra avvantaggiare chi specula e non chi investe", come dargli torto davanti a un governo che ha abolito l'articolo 18 per rendere più facili i licenziamenti? Ha criticato il gioco d'azzardo, che il governo continua a incentivare in tutti i modi possibili, e la scelta di mantenere negozi aperti 24 ore su 24.
Ha detto anche che "l’obiettivo da raggiungere non è il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti, perché senza lavoro per tutti non ci sarà dignità per tutti". La proposta di Reddito di Cittadinanza del MoVimento 5 Stelle va esattamente in questa direzione. Il Reddito di Cittadinanza del MoVimento 5 Stelle garantisce a tutti i cittadini di avere un reddito al di sopra della soglia di povertà e contemporaneamente permette loro di inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro. L'occupazione è il fine del Reddito di Cittadinanza, ma mentre si raggiunge questo obbiettivo dobbiamo tirare fuori milioni di persone dalla povertà, garantire loro un tenore di vita dignitoso che gli consenta di potersi sfamare e vivere a testa alta all'interno della società. Il Reddito di Cittadinanza che il MoVimento 5 Stelle propone all'Italia è una misura che è presente in tutta Europa, tranne che nel nostro Paese e in Grecia ed è l'unica risposta possibile all'emergenza nazionale che i partiti hanno causato e fanno finta di non vedere: la povertà.
Non è un mistero che il lavoro che dà reddito stia scomparendo a causa dell'avanzata dell'automatismo, della robotica e dell'intelligenza artificiale. Non tenere in conto questo dato, per chiunque si candidi a governare il Paese, è segno di miopia. Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg, nel suo discorso ad Harvard, ha avanzato l'ipotesi di un "reddito di cittadinanza universale, per dare a ognuno un punto d'appoggio per provare a fare cose nuove. Cambieremo lavoro molte volte, quindi abbiamo bisogno di assistenza ai bambini che sia accessibile, per potere andare al lavoro, e di cure sanitarie che non siano legate a un'azienda." Elon Musk, CEO di Tesla, ha avanzato la stessa proposta a più riprese. Sono due delle persone al mondo che hanno i mezzi più avanzati per avere un'idea precisa del futuro che ci aspetta.
Ma adesso la priorità è il Reddito di Cittadinanza come proposto dal MoVimento 5 Stelle: garantiamo alle persone una dignità e aiutiamole a inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro.”
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Probabilmente preda dell’entusiasmo per quanto aveva ascoltato da Francesco, peccato che nel suo post Renzi abbia omesso di citare e analizzare l’altra affermazione forte del Papa: “un buon imprenditore risolve problemi non licenzia”.
Essendo stato il suo governo ad abolire l’articolo 18 che tutelava i lavoratori dai licenziamenti ingiusti; ad aver introdotto i voucher per i pagamento delle prestazioni occasionali - la cui frettolosa abolizione a marzo di quest’anno da parte del governo Gentiloni a molti è apparsa come una manovra indotta da Renzi per evitare il referendum per la loro cancellazione proposto dalla CGIL al fine di scansare una nuova mazzata referendaria dopo quella subita con il No alla riforma costituzionale del 4 di dicembre, in vista delle primarie del Pd, e la loro probabile reintroduzione che sta alimentando uno scontro tra governo e sindacati e all’interno della stessa maggioranza di governo; ad aver varato una riforma del lavoro, il jobs act, che non ha affatto risolto il problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, nel nostro paese - come molti avevano preventivato, una volta terminato il periodo in cui gli imprenditori che assumevano potevano godere dei benefici fiscali, le assunzioni sono crollate e aumentati i licenziamenti per giusta causa; ad aver varato una riforma scolastica ribattezzata enfaticamente Buona Scuola, che tanti problemi ha creato e sta creando agli insegnanti, imponendo trasferimenti in massa dal sud al nord, mettendo a rischio la tenuta di interi nuclei familiari; ad aver varato il Decreto Salva Banche che di fatto azzerava i risparmi di migliaia di piccoli azionisti per salvare Banca Etruria, il cui vicepresidente era il papà di Maria Elena Boschi, all’epoca Ministro delle Riforme, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e altre tre banche in crisi; ad aver entusiasticamente paragonato due anni fa il rilancio di Alitalia al rilancio dell’Italia – oggi Alitalia è miseramente fallita ed è in svendita; essendo stato il suo governo ad aver acuito tutta una serie di problematiche sul piano lavorativo a danno dei lavoratori, favorendo imprese e banche, non si comprende l’entusiasmo dell’ex Premier alle parole del Papa.
A meno che in esse, riportate solo in parte nel suo post, Renzi non veda un appiglio da giocarsi in campagna elettorale contro il M5S, sperando di far presa sull’elettorato moderato che da quando è scomparsa la DC o non va più a votare, o vota per i partitini di centro che oggi fungono da sostegno al governo - vedi Alfano e Verdini - ma se passasse una legge elettorale con lo sbarramento al 5% sarebbero fuori dai giochi costringendo i loro elettori a indirizzare altrove il proprio voto.
Per il momento una cosa è certa, le parole che il pontefice ha pronunciato ieri a Genova non sono né una condanna al M5S, seppure enunciate nella città natale del suo leader, né un sostegno a Renzi e alle sue politiche sociali.
Ieri a Genova il Papa ha bacchettato sia gli imprenditori che speculano sulla pelle dei lavoratori, e sono tanti, sia i politici che gli reggono il gioco varando leggi che favoriscono le imprese penalizzando i lavoratori.
Mi sa che Renzi ha poco da gioire!
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