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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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Che sul litorale casertano ci fosse qualche problema di illegalità dovuto agli immigrati, soprattutto di colore, è cosa nota da tempo a quanti vivono tra Castelvolturno e Mondragone o sono costretti a transitare su quel tratto di Domitiana per motivi di lavoro o per recarsi al mare; non fosse altro per la presenza costante sul ciglio delle strade di giovani prostitute di colore, in molti casi dalle eloquenti fattezze minorili, che a qualunque ora del giorno esercitano il mestiere più antico del mondo, non per loro volontà ma perché costrette con la forza dai loro stessi connazionali, o per la presenza, sempre a bordo strada o a ridosso di villette fatiscenti un tempo edificate con l’ambizione di essere case di villeggiatura sul mare ma poi abbandonate e successivamente occupate dagli immigrati, di uomini di colore di tutte le età che apparentemente oziano o discutono tra loro ma che in realtà hanno tutta la parvenza di essere delle vere e proprie “sentinelle” con il compito di vigilare e avvertire chi di dovere dell’arrivo delle forze dell’ordine.
Malgrado le reiterate denunce nel corso degli anni degli amministratori comunali e delle associazioni di cittadini per il degrado e l’esponenziale crescita della criminalità a causa della presenza degli immigrati, sembrava che davvero quelle zone fossero terra di nessuno, in quanto nemmeno il presidio costante delle forze dell’ordine riusciva ad arginare il fenomeno immigratorio che alimentava le attività criminali, per lo più spaccio di droga e sfruttamento della prostituzione.
Il proliferare dei crimini in molti lo attribuivano alla presenza dominante del clan dei casalesi sul territorio che, a loro dire, aveva stipulato un accordo con la criminalità straniera, in particolare con la mafia nigeriana, per la gestione del traffico di stupefacenti e di armi e della tratta umana ricavandone benefici economici.
Malgrado le attività illegali si svolgessero alla luce del giorno, sembrava che nulla e nessuno potesse arginarle, alimentando nei cittadini la convinzione dell’impotenza dello Stato nei confronti del crimine organizzato.
Ad accrescere questa amara supposizione si aggiunge la notizia di pochi giorni fa che uomini dell’FBI americana stanno giungendo in Italia per indagare con l’ausilio di investigatori italiani sul fenomeno della mafia nigeriana che non si “limiterebbe” allo spaccio di droga e allo sfruttamento della prostituzione ma sarebbe dedita all’orribile e redditizio traffico di organi umani.
Come si sia potuto arrivare a tanto resta un mistero. Magari se, non appena sul litorale casertano si manifestarono i primi sintomi del male cui seguirono gli allarmi dei cittadini, chi di dovere fosse intervenuto con decisione per sradicare a monte le radici di quel cancro che oggi, con oltre centomila affiliati, è tra le più pericolose ed efferate organizzazioni criminali presenti in Italia contemplando tra i propri riti di affiliazione molto probabilmente anche il cannibalismo, forse oggi non staremmo qui a discutere di mafia nigeriana.
Speriamo che l’interazione tra investigatori italiani e americani dia i suoi frutti, annientando almeno questo mostro.
In un paese in cui le mafie spadroneggiano da sud a nord in maniera tentacolare, dove in molti casi è acclarata la collusione tra criminalità e politica, l’insorgere sul territorio nazionale della mafia nigeriana sarebbe l’estrema, triste testimonianza che in Italia la lotta alla criminalità organizzata è un’utopia.
Dopo ma “mafia” siciliana, la “ndrangheta” calabrese, la “sacra corona unita” pugliese e la “camorra” campana, con il proliferare della mafia nigeriana l’Italia fa un pokerissimo di tutto rispetto che le non fa certo onore!
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