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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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Come era prevedibile, è naturale che in un paese come il nostro che si nutre di falsi moralismi - dove una parte della classe politica è divorziata, risposata o convivente, ha delle amanti o va tranquillamente a puttane se non addirittura con i transessuali, magari sniffando cocaina, si sente in diritto e dovere di indire un family day, con la benedizione del Vaticano, per tutelare la famiglia – la sentenza di ieri della Corte europea per i diritti dell’uomo che vieta l’esposizione sulle pareti nelle classi delle scuole pubbliche dei crocifissi suscitasse una levata di scudi, senza se e senza ma, da parte del mondo politico/cattolico a tutela dell’identità cristiana della nazione!
Eppure questa “levata di scudi” nega la multietnicità dell’attuale società italiana e europea.
In un Europa senza frontiere, dove con frequenza crescente, in virtù dei flussi migratori regolari o clandestini, c’è una fusione di culture e religioni diverse in un singolo paese, la presenza di un simbolo religioso di matrice cristiana quale il crocefisso nelle scuole pubbliche – sempre più frequentate anche da alunni di famiglie professanti altre religioni o che non tacciano il proprio ateismo in nome della democrazia che riconosce al singolo individuo il diritto di professare tranquillamente qualunque tipo di dottrina religiosa gli sia più confacente o anche di dichiararsi non credente – la presenza del crocefisso sulle pareti delle classi pubbliche potrebbe in qualche modo risultare agli occhi di crede in Allah, in Buddha, nell’ebraismo o nell’illuminismo una sorta di imposizione più che un’offesa al proprio credo. A riguardo stupisce che la Chiesa, pronta a condannare la lotta ai clandestini bandita dall’attuale governo, si senta parte lesa dalla sentenza di Strasburgo in quanto la sentenza impone il divieto nelle scuole pubbliche e non in quelle private. E lascia perplessi - anche se le ragioni politiche sono ovviamente chiare - la presa di posizione del Ministro Gelmini che si dice pronta a fare ricorso contro il verdetto visto che lei stessa si disse pronta a ristabilire l’obbligo del grembiule nelle classi per omologare tra loro gli alunni affinché dalla diversità di indumenti indossati non sortissero diversità di classi sociali penalizzando i meno abbienti.
La presenza di un crocefisso in un’aula, più che attestare l’identità cristiana dell’Italia – non dimentichiamoci che dal nazifascismo ci hanno liberato non solo gli alleati ma i partigiani, non tutti credenti! – afferma il predominio del cristianesimo sulle altre religioni. Se tale predominio fino a “ieri” era plausibile, oggi con l’Europa unita e i continui sbarchi di genti provenienti da altri lidi sulle nostre spiagge alla ricerca di speranza tale presunto predominio non ha più ragione di esistere. Del resto se si vuole concedere agli stranieri regolari il diritto al voto, altresì si deve rispettare il loro credo smuovendo dalle aule pubblico un simbolo religioso in cui non credono in quanto nella Costituzione si afferma la laicità dello Stato!
L’uguaglianza dei cittadini davanti alla Legge, di cui tanto si discusse allorché il governo varò il Lodo Alfano che poneva delle distinzioni tra chi ricopre una delle prime quattro cariche rispetto al resto della popolazione, poi bocciato dalla Consulta per palese incostituzionalità, viene nuovamente messa in discussione con la sentenza di Strasburgo: uno Stato laico dove sono in costante aumento gli stranieri professanti altre religioni che mandano i propri figli nelle scuole pubbliche, in nome di quell’uguaglianza tra i cittadini sancita dalla Costituzione, non può permettere che sulle pareti delle proprie scuole risalti il crocefisso, per eccellenza simbolo della cristianità.
Uno Stato di diritto e laico, che poggia le sua azioni sulla Costituzione, in nome dell’uguaglianza tra i cittadini non perde tempo in chiacchiere per tutelare una religione rispetto ad altre ma libera le pareti della aule dal simbolo per rispetto di chi crede in un dio diverso o di chi non vi crede affatto!
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