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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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Che strano popolo siamo noi italiani.
Tutte le volte che in televisione si trasmettevano le immagini di protesta popolare in corso in un paese del Magreb o d'Europa contro governi dittatoriali e democrazie corrotte che privavano della libertà e affamavano la gente come è accaduto in Grecia, in Spagna, in Islanda, in Tunisia, in Egitto, in Libia, provavamo un senso di ammirazione e rispetto verso quegli uomini, quelle donne, quei vecchi, quei ragazzi che non indugiavano ad affrontare a mani nudi la polizia e l'esercito pur di far sentire la propria rabbia.
Guardando quelle scene drammatiche, provavamo vergogna per noi stessi, chiedendoci come fosse possibile che, diversamente da loro, noi italiani accettassimo passivamente la sconcezza di essere rappresentati al governo da un plurinquisito con più di un processo in corso, il quale non si faceva scrupoli di giustificare l'evasione fiscale; di attaccare la magistratura definendola un cancro per la democrazia; di offendere il Presidente della Repubblica e la Costituzione perché gli impedivano di modificare a suo piacimento l'ordinamento giudiziario e statale; di ospitare nelle proprie residenze escort di alto bordo; di tenere comportamenti inadeguati a un uomo di Stato in consessi ufficiali, nazionali e internazionali, svergognando il paese che rappresentava; di avere in Parlamento un numero enorme di indagati, imputati e condannati mentre per accedere a un concorso per bidelli i candidati devono presentare il casellario giudiziario per dimostrare di essere integri nei confronti della giustizia.
Guardando quelle immagini di rivoluzione non potevamo evitare di provare imbarazzo, chiedendoci come fosse possibile che anche noi italiani non sentissimo l'impeto di scendere in piazza contro un sistema politico di corrotti e corruttori che ci stava privando di ogni dignità, a cominciare dal lavoro, salvaguardando unicamente i propri interessi con i soldi pubblici.
La stessa domanda se la ponevano esimi giornalisti, scrittori, sociologi, psicologi adducendo con la tracotante supponenza che li contraddistingue che, tutto sommato, gli italiani non si ribellavano perché fare la rivoluzione non appartiene al loro DNA essendo un popolo di pecore bisognose del pastore che le guidi al pascolo. Utilizzando come esempi Mussolini e Berlusconi.
Qualcuno addirittura sosteneva che la gente non si ribellava perché, fondamentalmente, non era affatto vero che in Italia molte famiglie fossero alla fame, malgrado i dati ISTAT e la CARITAS affermassero il contrario.
Ora che una parte consistente del popolo si è ribellata al sistema con un voto di protesta senza precedenti mandando in frantumi il bipolarismo PD-PDL; dando un doloroso schiaffo a quel partito di sinistra da cui da tempo in tanti non si sentono più tutelati – a riguardo si ricordi la risposta della Senatrice PD Anna Finocchiaro la quale, a chi in una trasmissione televisiva le rinfacciava di andare a fare la spesa con la scorta, rispose di non essere una bidella, offendendo le bidelle e tutte quelle donne che svolgono le più umili mansioni per portare avanti la casa e la famiglia... – a quegli stessi esimi signori al soldo dei partiti dà fastidio che tutto ciò sia avvenuto perché la rottura degli equilibri politici, così com'erano strutturati fino a prima delle elezioni, segna non solo la sconfitta del sistema bipolare e del PD ma anche la loro!
Sicuramente molti di loro sosterranno che l'esito del voto non fa altro che affermare che gli italiani sono un popolo di pecore che hanno semplicemente deciso di cambiare pastore passando da Berlusconi a Grillo.
Dimenticando che in democrazia il responso popolare è inappellabile, cha la volotntà del popolo sovrano va rispettata come ha giustamente ricordato in Germania Napolitano.
Se poi il voto deve compiacere unicamente la volontà dei mercati, a loro detta pronti ad affossare una nazione se l'esito del voto non li convince, ci spiegassero questi signori dall'alto della loro sapienza che senso ha andare al voto!?
Non è che alla democrazia, questi signori preferiscono la dittatura dei mercati perché con essa si arricchiscono anche loro?
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