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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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La Notte Bianca di Napoli
C’era una volta non è solo l’incipit con cui iniziano le favole ma il titolo di un film di Francesco Rosi, con protagonisti Sophia Loren e Omar Sfarif, ambientato in un paese della Campania all’epoca dei viceré spagnoli. La trama racconta la vicenda amorosa a lieto fine tra una contadina e un principe spagnolo. Emblematico è il finale: per la festa di nozze dei due protagonisti viene allestito un grande banchetto popolare. In primo piano si vede un Lazzaro sdentato e sorridente il quale, al principe che domanda al popolo cosa vuole per essere felice, si fa avanti tra la folla, chiedendo se si può avere un altro piatto di pasta, sortendo l’ilarità di tutti!
Vedendo i servizi dei telegiornali e leggendo gli articoli sui giornali riguardo La Notte Bianca di Napoli svoltasi tra sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre, tutti esaltavano la perfetta riuscita dell’evento rispetto alla passata edizione. Intervistati, i tre amministratori regionale, provinciale e cittadino, alias Bassolino, De Luca e Iervolino, entusiasti, mettevano in risalto come, ovunque fossero stati allestiti gli spettacoli, tutto avesse funzionato perfettamente, anche grazie al perfetto piano dei trasporti, uno degli anelli più dolenti della passata edizione. Per dovere di cronaca va riferito che tutti e tre, in particolare Bassolino, ammettevano che comunque non bastava certo una Notte Bianca per cancellare i problemi che affliggono la città, aggiungendo però che la riuscita della manifestazione conferma che Napoli non è solo ricca di problemi ma anche una città che sa fare festa. È proprio ascoltando queste dichiarazioni che mi è sovvenuto il finale del film sopraccitato. Che Napoli quando si tratta di divertirsi non è inferiore a nessun’altra città al mondo non lo scopriamo ora. Non dimentichiamo che una delle feste più belle che si celebravano in Italia e nel mondo era la festa di Piedigrotta, soppressa anni fa, dall’oggi al domani, non si è mai capito perché. Sostituita nel tempo dalla notte di Hallowen che con Napoli non ha nulla da spartire…
È vero che noi napoletani quando si tratta di fare festa non siamo secondi a nessuno, ma non dimentichiamoci che una festa ha breve durata. Il problema nasce passata la festa. Allorché bisogna rimboccarsi le maniche per garantire ai cittadini la vivibilità quotidiana nessuno sembra capace di farlo. Ben vengano le notti bianche, ma se precedute e seguite da una quotidianità normale e non come palliativo alla triste realtà d’ogni giorno.
“Una noce nel sacco non fa rumore”, recita un proverbio! Una notte bianca in un contesto dove la criminalità organizzata e minorile, nonché la totale precarietà dei servizi minano praticamente dall’alba al tramonto, per un anno intero, la dignità dei cittadini non fa testo. Un altro proverbio afferma, “Passato il santo passata la festa!”! Una volta che la festa è trascorsa ne resta un labile ricordo, subito cancellato da quella triste realtà che tutti vorremmo dimenticare. La perfetta riuscita della manifestazione la si deve principalmente all’allestimento di eventi in varie zone della città per evitare che la gente convogliasse nel centro rendendolo impraticabile e pericoloso come avvenne lo scorso anno. Se traslassimo questo principio organizzativo in ambito di gestione sociale, ossia se così come hanno ridistribuito la festa per i vari quartieri della città, andando in giro in prima persona per accertarsi che tutto funzionasse a dovere, le amministrazione e gli enti preposti profondessero lo stesso impegno al buon funzionamento quotidiano della città, controllando periodicamente, senza timori, che tutto funzioni sufficientemente bene, non si può escludere che la riuscita della Notte Bianca non risulti più un momento astratto da una realtà del tutto diversa bensì un ulteriore conferma della rinascita civile di Napoli. Non sarebbe meglio impegnarsi quotidianamente per mostrare al mondo intero che Napoli non sa fare solo festa meglio di Rio de Jainero o Parigi, ma è capace di costruire qualcosa di tangibile che ne attesti la resurrezione civile e sociale? Non sarebbe ora che i napoletani svestano i panni lisi del Lazzaro del film di Rosi al quale basta mangiare a sbafo per essere felice e indossino quelli del manager pragmatico per il quale, alla fine, solo l’azione e i risultati fanno testo? Non sarebbe meglio vivere di tanti bei momenti anziché di un solo momento, abbandonando la filosofia del vivere alla giornata che da sempre caratterizza i napoletani? Non sarebbe meglio impegnarsi a vincere la guerra anziché una sola battaglia? Non sarebbe meglio se l'impegno profuso per la riuscita della Notte Bianca gli amministratori lo spendessero quotidianamente per assicurare la vivibilità ai cittadini? La Notte Bianca con la sua perfetta organizzazione va bene purché non sia un momento avulso dalla realtà ma la rispecchi.
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