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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Luglio 2010

BERLUSCONI-FINI, FINE DI UN AMORE!

Post n°903 pubblicato il 30 Luglio 2010 da kayfakayfa

Dunque, dopo diciassette anni di vita politica in comune, culminata nel “matrimonio” di fine marzo 2009 con lo scioglimento e la fusione di AN e Forza Italia nel PDL, il nuovo soggetto politico di centrodestra, termina senza idillio il legame tra Berlusconi e Fini, con l’espulsione di quest’ultimo dal partito per evidente incompatibilità di intenti con la linea del PDL. A breve la stessa sorte toccherà a Bocchino e Granata finiani doc. Dopo averlo estromesso dal partito, Berlusconi vorrebbe che Fini lasciasse la presidenza della Camera in quanto la sua elezione fu opera della maggioranza all’indomani delle elezioni del 2008 che sancirono la vittoria del centrodestra. Secondo Berlusconi, avendo Fini tradito il mandato degli elettori, sarebbero gli stessi elettori del Popolo della Libertà a pretendere che lasci la presidenza della Camera. Sarà davvero così?
A riguardo sorge più di un dubbio in quanto nella coalizione di centrodestra, soprattutto in quest’ultima legislatura, Fini si è sempre distinto per l’equilibrio con cui ha svolto gli svariati ruoli ricoperti, assurgendo ad emblema della difesa della costituzionalità, ogniqualvolta il Premier attaccava la Carta e le istituzioni, in primis il Presidente Napolitano, della legalità e moralità in politica! Come possa quella parte di elettorato del PDL ex aenneina legata in maniera quasi affettiva a Fini pretenderne le dimissioni solo perché ha avuto il coraggio di fronteggiare con impeto l’indiscussa leadership berlusconiana, difendendo nel PDL quei principi sacri ad AN non si capisce proprio. Allo stesso tempo è però chiaro il motivo per cui Fini, pur essendo stato espulso dal partito, è pronto a fondare una propria corrente all’interno del PDL  e continuare a sostenere il governo: così facendo tiene in scacco Berlusconi. Ed è probabilmente questo il motivo per cui il Premier, non escludendo elezioni anticipate per disfarsi una volta e per sempre di Fini,  sembra abbia dato mandato ai suoi di prepararsi ad allestire una dura campagna elettorale per fronteggiare la probabile candidatura nel centrosinistra di Nichi Vendola quale guida del centrosinistra se vincesse le primarie. Pur essendo omosessuale dichiarato, l’elezione e la rielezione di Vendola alla presidenza della regione Puglia ha dimostrato che, fortunatamente, in Italia vi è una buona fetta di elettori che se ne frega delle tendenze sessuali di un candidato, valutandolo unicamente per la sua serietà e capacità nella gestione della cosa politica.

Contro Vendola a nulla servirebbe diffondere dossier denigratori, come sarebbe successo nel caso di Caldoro e di altri ipotetici "nemici" nella speranza di farlo fuori. Contro Vendola bisogna rispondere con i fatti e non con battutacce sulla sua dichiarata omosessualità.

Il punto è: malgrado alcuni sondaggi dicano che in un ipotetico scontro primario Vendola-Bersani il primo prevarrebbe di 2 punti sul secondo, il PD avrà mai l’intelligenza e il coraggio di candidare il governatore della Puglia alla guida del centrosinistra per fronteggiare Berlusconi? Oppure, come è avvenuto alle amministrative pugliesi, cercheranno di farlo fuori ad ogni costo, proponendo candidati di legno per assicurare a Bersani, e indirettamente a chi ne sostiene la candidatura, di primeggiare alle primarie facendo in tal modo un enorme piacere a Berlusconi  che teme Vendola? Senza dimenticare Fini che di certo non rimarrebbe a guardare…

 

 
 
 

IL SENATO ABOLISCE LA NORMA FALCONE, PIU' DIFFICILE SCOVARE ALTRE P3!

Post n°902 pubblicato il 23 Luglio 2010 da kayfakayfa

Sarà difficile per il governo, in primis il Premier Berlusconi, convincere quei tanti cittadini che seguono con attenzione le vicende politiche italiane che la bocciatura da parte del Senato in seconda lettura del ddl in esame sulle intercettazioni telefoniche  della norma Falcone che garantiva anche per le organizzazioni criminali non mafiose le stesse procedure di indagine agevolate previste per le associazioni mafiose non abbia nulla a che vedere con lo scandalo P3.

Chiunque stia seguendo le cronache relative a quest’ennesima vergogna italiana sa benissimo che è stato proprio grazie all’utilizzo delle intercettazioni svelarne la trama eversiva e conoscerne i protagonisti tra cui compaiono alcuni dei vertici del PDL (il coordinatore nazionale Denis Verdini, il senatore Marcello Dell’Utri, il coordinatore regionale della Campania Nicola Casentino) nonché un fantomatico nome in codice Cesare che, stando ai carabinieri, sarebbe, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Abolendo la norma voluta da Giovanni Falcone nel 91, all’atto in cui il ddl sulle intercettazioni sarà tramutato in legge, sarà difficilissimo per i magistrati portare avanti indagini simili svelando in futuro ipotetiche P4, P5, P6… che si servono delle istituzioni dello Stato per fare i propri interessi e quelli di una ristretta cricca di politici e affaristi senza scrupoli.

Sicuramente è solo frutto di una casualità temporale se lo stralcio della norma avviene in coincidenza con l’indagine sulla P3. Tuttavia sarà difficile, molto difficile per il governo e la sua maggioranza convincere quella parte di cittadini che si informa, o comunque cerca di farlo nel miglior modo possibile, che non vi sia alcuna attinenza tra lo stralcio della norma e l’inchiesta in corso sulla P3!

 

 
 
 

BERLUSCONI E LA SOLITA LITANIA DEL COMPLOTTO MEDIATICO

Post n°901 pubblicato il 22 Luglio 2010 da kayfakayfa

Ci risiamo! Ogniqualvolta i media non schierati con la maggioranza di governo informano i cittadini sulle inchieste in cui sono indagati i vertici del PDL, il leader del centrodestra, nonché Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi grida al complotto mediatico teso a screditare il governo e la sua persona. Un ritornello ormai trito e ritrito, al pari delle offese pubbliche a Rosy Bindi per la sua poca avvenenza, o delle denunce – riposte mestamente nel cassetto dopo lo scoppio della vicenda P3 da cui risulterebbe che diversi giudici e magistrati si mostravano compiacenti nei confronti del governo al momento in cui si doveva avallare la costituzionalità di disegni di leggi tipo il Lodo Alfano cari al Premier in cambio di favori o promozioni – che una parte della magistratura sarebbe politicizzata a sinistra e quindi indaga sul Premier e su alcuni membri del governo al fine di diffamarli per costringerli a dimettersi.

La storia è sempre la stessa, nell’attimo in cui la realtà svelata dimostra come alcuni appartenenti al PDL approfittano del ruolo istituzionale che ricoprono per favorire se stessi e un gruppo ristretto di amici per assicurarsi appalti di Stato, o che alcuni di loro sarebbero in stretti rapporti con la criminalità organizzata (Dell’Utri e Casentino), il Premier rispolvera l’ipotesi del complotto mediatico contro di sé per respingere le supposte calunnie di una certa stampa.

Eppure, stando al lavoro dei carabinieri, pare che il vero complotto lo avessero ordito contro lo Stato i “quattro pensionati sfigati”, come il Premier definì i presunti appartenenti alla P3, suoi amici o collaboratori fidati, capeggiati da un fantomatico CESARE, nome in codice che, sempre secondo i carabinieri, corrisponderebbe a Silvio Berlusconi.

 

 
 
 

SE QUESTO E' UN PAESE DEMOCRATICO

Post n°900 pubblicato il 20 Luglio 2010 da kayfakayfa

Può definirsi democratico un paese in cui il Presidente di un ramo del Parlamento – Gianfranco Fini Presidente della Camera italiana- , partecipando alla commemorazione di una strage – quella di Via D’Amelio in cui persero la vita il Giudice Paolo Borsellino e la sua scorta – è costretto a rimarcare che i veri eroi sono quegli che si sacrificano per lo Stato e non un mafioso come Mangano - contraddicendo platealmente il Senatore del PDL Marcello Dell’Utri  il quale tuttora definisce un eroe il mafioso Vittorio Mangano, assunto come stalliere ad Arcore, per non aver ceduto a presunte pressioni ricevute in carcere affinché testimoniasse contro di sé e Berlusconi?

Può definirsi democratico un paese in cui un giornale di proprietà della famiglia del Premier – IL GIORNALE diretto da Vittorio Feltri – si scaglia ironicamente contro il Presidente della Camera per aver puntualizzato durante la commemorazione della strage di Via D’Amelio  chi sono i veri eroi?

Può definirsi democratico un paese in cui politici di primo piano della maggioranza avrebbero fondato una società segreta, ribattezzata P3, facente capo a un fantomatico Cesare, che per carabinieri sarebbe il Presidente del Consiglio, facendovi convergere nomi di spicco della magistratura allo scopo di pilotare le sentenze su discussi disegni di legge per compiacere appunto Cesare, o ordire complotti per screditare un candidato alle regionali diffamandolo per la sua presunta omosessualità con la diffusione di falsi dossier?

Può definirsi democratico un paese in cui il governo fa carte false perché venga approvata quanto prima una legge che limita l’utilizzo delle intercettazioni in ambito di indagine - quando è proprio grazie alle intercettazioni telefoniche che si è scoperto il piano della P3 – e ne impedisce la divulgazione a mezzo stampa tenendo in tal modo i cittadini all’oscuro del marcio che si annida nelle istituzioni?

Può definirsi democratico, e soprattutto serio, un paese il cui Premier, in visita a un campus universitario, dileggia il presidente del principale partito d’opposizione, affermando “vedo belle ragazze laureate con il massimo dei voti, che non assomigliano certo a Rosy Bindi…” ?

Qualcuno mi sa rispondere?

 

 
 
 

ANIMAE VAGULAE: i racconti e le poesie di LUCIANO SABETTI

Post n°899 pubblicato il 18 Luglio 2010 da kayfakayfa

La nascita di siti online che consentono a chi nutre ambizioni da scrittore di pubblicare le proprie opere investendo una modica cifra e ricevendone in cambio un buon prodotto, sia a livello grafico che di stampa - anziché lasciarsi salassare dalle case editrici ufficiali le quali, quasi sempre, per pubblicare opere prime chiedono un “contributo spese” di qualche migliaio di euro senza rilasciare alcuna garanzia né riguardo la divulgazione del libro né la vendita, o addirittura spesso contravvenendo a quanto pattuito contrattualmente - è sicuramente un’arma a doppio taglio che tanto può consentire a chi non è affatto tagliato per la scrittura di pubblicare comunque le proprie opere indegne, e tanto può permettere a coloro che hanno talento di farsi spazio per farsi conoscere come scrittori in una nazione come l’Italia dove paradossalmente si contano può scrittori che lettori. Questo secondo caso riguarda Luciano Sabetti autore di ANIMAE VAGULAE, un libricino di circa 100 pagine autoprodotto dall’autore con l’ausilio del sito ilmiolibro.it  , un condensato di racconti e poesie attraverso cui Sabetti narra di una società totalmente schiava del mito del self made man (l’uomo che si fa da sé) al punto da averlo trasposto in maniera trasgressiva nelle chat line e nei social network in cui ci si può incontrare tra emeriti sconosciuti, tra vecchi amici o amori e instaurare all'istante un rapporto privo di tabù con la complicità del video, che finge da paravento, per inscenare un rapporto sessuale dove l’autoerotismo praticato mentre si chatta è il massimo della carnalità e del piacere. È questa la trama di M. il racconto cha apre la raccolta di Sabetti, cui fa seguito LA LETTERA, a sua volta un racconto dove il sogno finalizza ma anche svillisce il rapporto d’amore. Si ha la sensazione che la scelta di contiguità dei due racconti non  sia affatto casuale bensì sia stata progettata dall’autore in modo da denunciare quanto in questa nostra sempre più malandata società i rapporti umani si riducono al lumicino dossolvendosi come un sogno. Tale convinzione è avallata dal terzo racconto, DILEMMI, un apparente dialogo tra amici sul valore profondo delle scelte politiche da compiersi che sfocia in un amaro finale che ben identifica lo stato di disagio di quanti ancora oggi credono in un ideale politico a discapito delle vergognose vicende che investono la politica italiana e i suoi "illustri" rappresentanti. Per sfuggire a tale scempio umano e sociale  non a caso Sabetti abbandona la realtà scegliendo la favola e il suo valore metaforico per indicare l’ipotetica soluzione a una condizione umana sempre più disumanizzante dove a identificare le qualità e il valore di un uomo non sono più le azioni che compie bensì gli orpelli che indossa, la zavorra materiale: è questo il senso di C’ERA UNA VOLTA. Per quanto riguarda le poesie, in più di una appare la figura del treno, metafora del viaggio che tutti noi compiamo inconsapevolmente perché protesi ad accumulare il più possibile per vederci riconosciuti e compiaciuti in questa società dell’effimero dove i valori dell'anima sono soffocati da quelli della materialità. Tuttavia non dobbiamo mai sacrificare unodei due mondi a favore dell'altro bensì cercare il giusto equilibrio essendo tra di loro imprescindibili come ci insegna la novella IL NANO E LA PRINCIPESSA.
Il titolo della raccolta ANIMAE VAGULAE (anime vagabonde) racchiude in sé il senso dei racconti e delle poesie di Sabetti la cui scrittura asciutta  e lineare va al nocciolo della questione ricordandoci l’asettica, algida, ironica, coinvolgente narrativa di Calvino di cui quella sorta di aforisma che è GLI ANGELI E IL DESERTO più di tutti si avvicina decretandone Sabetti degno allievo.

Una nota a parte meritano i bei disegni in chiave surreale di Maria Sabetti, sorella di Luciano, che impreziosiscono i racconti confermando come l'arte non sia solo un'innata tendenza caratteriale degli individui ma anche un fattore genetico! 

 
 
 

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