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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Febbraio 2011

BERLUSCONI ALL'ATTACCO DELLA SCUOLA PUBBLICA

Post n°1017 pubblicato il 27 Febbraio 2011 da kayfakayfa

Un mio carissimo amico, ex professore di educazione fisica che purtroppo non c’è più - aveva l’età di mio padre ed era natio di Castagna un paesino dell’entroterra calabro - ogni qualvolta ci ritrovavamo a parlare dell’importanza della cultura, mi raccontava di quand’era ragazzino e sua madre, maestra elementare, la sera, dopo cena, radunava in casa un gruppo di contadini calabresi per insegnare loro a leggere e scrivere in cambio di nulla perché, diceva la signora, “la cultura è come il sole, scalda tutti”.

La signora in questione si chiamava Palmira Scalise Fazio, valente poetessa che da ragazza fu in contatto con D’annunzio, insegnava ovviamente in una scuola pubblica. Come oggi accade a migliaia di insegnanti, di ruolo e precari, in cambio di uno stipendio non all’altezza delle responsabilità che ricoprono, dell’insicurezza del lavoro a tempo determinato che non consente di programmare serenamente il proprio futuro; lavorando in strutture spesso fatiscenti in cui c’è il rischio di morire per il distacco improvviso di calcinacci e solai in aula. In parole povere chi oggi insegna in una scuola pubblica, partendo dall’asilo fino all’università, non può dirsi certo un privilegiato come accadeva un tempo. La riduzione delle cattedre, con conseguente aumento di alunni per classe, obbliga gli insegnanti a un impegno e a uno sforzo non indifferenti per garantire a tutti un adeguato apprendimento. Purtroppo, perché ciò avvenga, a pagarne le conseguenza sono gli alunni più portati perché è inevitabile che per seguire la crescita globale della classe vi sia un rallentamento dei programmi. Per ovviare a quanto ci sono insegnanti e, soprattutto, professori, che non si fanno scrupolo di andare avanti col programma non curandosi di chi resta dietro, rimandando la loro preparazione ai corsi di recupero o addirittura agli esami settembrini. A quanti di loro agiscono in questo modo non  si può certo farne una colpa dato che in una classe di trenta alunni, se ci si volesse preoccupare della crescita scolastica del singolo allievo non basterebbe un intero anno di scuola.

Così com’è strutturata la scuola pubblica, la sua funzione consiste nel dare le basi in maniera tale che in seguito il singolo possa proseguire senza troppe difficoltà la propria  preparazione  culturale e professionale.

Tagliare fondi alla scuola pubblica a vantaggio di quella privata e di estrazione cattolica significa danneggiare tanti bambini e ragazzi in quanto non tutte le famiglie, seppure lo vorrebbero, possono permettersi di mandare i propri figli in istituti privati dove, in cambio di rette onerose, dovrebbe essere garantita un’adeguata preparazione in rapporto alle esigenze del mondo del lavoro.

Sarebbe il caso che il Presidente del Consiglio Italiano Silvio Berlusconi, anziché rispolverare lo spettro degli insegnanti comunisti che plagiano le mente dei ragazzi iscritti nelle scuole pubbliche, proprio perché è il Presidente di tutti gli italiani, si impegnasse concretamente per rivalutare la scuola pubblica anziché demonizzarla e distruggerla.

LA CULTURA è COME IL SOLE, SCALDA TUTTI!

 

 
 
 

LIBIA: TRA RIVOLUZIONARI E ASSASSINI C'E' UN ABISSO DI DIGNITA'

Post n°1016 pubblicato il 26 Febbraio 2011 da kayfakayfa

Alla fine l’immagine simbolo della rivoluzione libica non sarà né la foto delle oceaniche adunate di piazza contro Gheddafi, né dei rivoltosi che sventolano la vecchia bandiera libica, né delle migliaia di cadaveri accatastati lungo le spiaggia libiche per essere seppelliti nella sabbia. Tantomeno quella dei barconi stracarichi di profughi in rotta verso le coste dell’Europa meridionale. Bensì il fotogramma del filmato trasmesso ieri sera dal TG2 delle 20,30 in cui si vede un mercenario africano al soldo di Gheddafi in tuta mimetica, disteso a terra ferito immerso nel proprio sangue, circondato dalla folla pronta a linciarlo e un giovane che vi si getta sopra facendogli scudo col proprio corpo per proteggerlo!

Pensando agli scempi perpetrati sulla popolazione inerme dagli sgherri del colonnello per difendere fino alla morte il proprio potere, quella scena davvero deve ritenersi l’emblema della rivoluzione libica. In quel gesto a difesa di chi, prezzolato da un folle, non si fa scrupoli a uccidere e violentare chiunque gli capiti a tiro si legge quanto sia sincera la voglia di libertà del popolo libico. Che a compierlo sia stato uno dei tanti giovani arabi che, dialogando e concordando in rete adunanze di massa contro il potere, hanno provocato la caduta a catena dei regimi di Bel Ali in Tunisia, Mubarak in Egitto e stanno mettendo alle strette Gheddafi, è la conferma che le nuove generazioni sono la speranza del domani; che sono pronte a lottare fino alla morte pur di liberarsi dalla dittatura. Ma non sono disposte a trasformarsi in criminali assetati di sangue pronti a uccidere in cambio di una manciata di dollari.

La libertà e la difesa della propria dignità di uomini non hanno prezzo!

 

 
 
 

L'ASSILLO COSTITUZIONALE DEL CAVALIERE

Post n°1015 pubblicato il 24 Febbraio 2011 da kayfakayfa

Approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre del 1947, promulgata dal primo Presidente della Repubblica Enrico De Nicola il 27 dicembre del 1947, in vigore dal 1° gennaio 1948, la Costituzione Italiana ha 63 anni. Un’età di tutto rispetto che effettivamente imporrebbe un rinnovamento, o meglio un adeguamento rapportato ai tempi, come auspica il Presidente del Consiglio Italiano Silvio Berlusconi lamentando che da imprenditore aveva più influenza nei confronti della politica (dimenticando che una nazione non è un’azienda dove gli azionisti si spartiscono gli utili a fine anno. Chi governa un paese deve adoperarsi per il bene di tutti cittadini e non di poche elite!) Ma non per accrescere il potere del Premier che, sempre secondo Berlusconi, non ne avrebbe alcuno in quanto i Padri Costituenti, nella loro saggezza, lo avrebbero spartito tra Presidente della Repubblica, Parlamento e Corte Costituzionale per evitare al paese una nuova deriva dittatoriale dopo quella fascista.
Quando la Costituzione venne varata, la televisione in Italia era in piena sperimentazione. Pertanto nessuno dei padri costituenti dovette immaginare che un domani i posteri sarebbero stati tanto sventati da consentire a chi fosse dotato del potere di influenzare l’opinione pubblica sfruttando indiscrimatamente il proprio potere mediatico di assurgere alla guida del paese. Tuttavia nella loro lungimiranza, spartendo il Potere istituzionale, delegando solo al quarto posto il Presidente del Consiglio, i padri costituenti hanno di fatto arginato a monte qualsiasi pericolo di ulteriore deriva dittatoriale.
Se dopo 63 anni i cardini della Costituzione hanno la forza di impedire a chiunque sia fautore della politica del “ghe pensi mi” di legiferare a proprio piacimento senza alcun controllo, significa che così com’è strutturata va benissimo per tutelare e garantire la Democrazia nel paese. Al massimo va rafforzata per arginare il potere mediatico e chiunque ne potrebbe abusare per influenzare a suo favore l'opinione pubblica e gli elettori! 

 

 
 
 

MENO MALE CHE GIORGIO C'E'!

Post n°1014 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da kayfakayfa

In un momento così delicato per l’Italia, costretta a guardare con preoccupazione alle insurrezioni popolari in corso sulle sponde meridionali del mediterraneo, in particolare quella libica che potrebbe causare un esodo epocale di profughi sulle nostre coste – c’è chi teme addirittura di 300 mila sbarchi – quel che preoccupa di più la stragrande maggioranza degli italiani - non solo gli abitanti di Lampedusa, approdo naturale per chi proviene dal nord africa - è l’evidente indecisione con cui si sta muovendo il governo italiano nella gestione della vicenda, soprattutto nei confronti del leader libico Gheddafi.
 Sabato il Presidente del Consiglio Italiano Silvio Berlusconi, a chi gli suggeriva di telefonare a Gheddafi per cercare di mediare allo scopo di evitare un bagno di sangue tra la popolazione e garantire il controllo delle coste libiche, rispose che non voleva disturbare. Solo ieri, dopo che era ormai evidente a tutto il mondo che Gheddafi stava perpetrando  un vero e proprio genocidio pur di conservare il potere, nel pomeriggio il cavaliere ha telefonato al suo “saggio amico” palesandogli le preoccupazioni dell’Italia e, verosimilmente, dell’UE. Cosa si siano detti i due leader al momento non si sa. Ciò che però preoccupa è questo muoversi in punta di piedi del nostro governo. Un atteggiamento secondo molti imposto dalla realpolitik in ragione degli accordi Italia - Libia firmati dal governo italiano con quello di Tripoli alcuni anni fa che prevedono commesse milionarie per aziende italiane da realizzarsi in Libia.

In questo scenario così confuso da cui traspare un’evidente indecisione del governo italiano, condannata dalla stessa UE, nel gestire l’emergenza maghrebina, l’unica figura istituzionale che rassicura gli italiani è quella del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il cui indice di gradimento tra la popolazione rasenta il 90%.

Anche ieri il Quirinale ha tuonato contro il governo perché rivedesse il decreto mille proroghe, a suo giudizio trasformato in una sorta di finanziaria, dove per giunta vi erano evidenti punti anticostituzionali; chiedendo al governo un uso parsimonioso dei decreti leggi; facendo presente che per il futuro si riserverà di servirsi della sua facoltà costituzionale di non promulgare quanto gli verrà presentato dal governo, rinviandolo alle  Camere, se ci fossero evidenti passi in contrasto con la Costituzione. A riguardo ieri c’è stato un incontro al Colle tra Napolitano e Berlusconi al quale il Capo dello Stato ha palesato le proprie perplessità ricevendo assicurazioni in merito: vedremo!

A breve ripartiranno i processi contro Berlusconi – a fine febbraio riaprirà il processo Mills dove il Premier e imputato di corruzione, seguiranno quello Mediaset e Mediatrade – mentre il 6 aprile partirà quello relativo al Ruby-gate in cui il cavaliere è imputato di concussione e prostituzione minorile. In rapporto a quest’ultimo procedimento penale il governo e  la maggioranza si stanno dannando l’anima per trovare degli escamotage procedurali che impediscano al Premier di presentarsi in aula per quella data. Nel contempo si stanno studiando delle modifiche di legge per riformare la Corte Costituzionale rea secondo Berlusconi di bocciare leggi giuste (leggi Lodo Alfano e legittimo impedimento che dovevano congelare i processi a carico del cavaliere); ripristinare l’immunità parlamentare (ma Bossi ha già fatto sapere di non essere d’accordo, probabilmente per non amareggiare ancora di più il popolo leghista); limitare le intercettazioni telefoniche impedendone la pubblicazione una volta depositati gli atti, limitando di fatto la libertà di stampa, e altri parafulmini che possano impedire al Premier di comparire nelle aule di tribunale e alla gente di sapere quanto accade nel paese in quanto  la conoscenza mina il potere.
Insomma, mentre il paese vive una fase di stallo economica e fatica a riprendersi; mentre le coste nordafricane “bruciano”, e seria è la minaccia che sulle nostre spiagge sbarchino centinaia di migliaia di profughi, il governo dà l’impressione di preoccuparsi esclusivamente dei guai giudiziari del Premier.

A risvegliare tutti dal sonno è stato Napolitano con un tocco di gran classe da grande statista qual è.

Parafrasando una canzoncina tanto cara a Berlusconi, MENO MALE CHE GIORGIO C’è!

 

 
 
 

DOPO I SAGGI MUBARAK E GHEDDAFI TOCCHERà A PUTIN?

Post n°1013 pubblicato il 22 Febbraio 2011 da kayfakayfa

Aveva ragione Benigni, è periodo che non la dice buona ai cavalieri!

Dopo le rogne giudiziarie derivanti dal Ruby-gate - dov’è imputato per concussione e prostituzione minorile, il cui processo con rito immediato si aprirà il 6 aprile -  e la riapertura per il decadere del legittimo impedimento dei processi Mills, Mediaset e Mediatrade dove è rispettivamente imputato per corruzione, frode fiscale e appropriazione indebita, il Presidente del Consiglio Italiano Silvio Berlusconi è sotto pressione per via dell’atteggiamento da molti  ritenuto lassista  con cui lui e il suo governo stanno seguendo l’evolversi drammatico della rivoluzione in Libia.

Nella mente di tutti restano indelebili le imbarazzanti immagini dell’accoglienza in pompa magna che il governo italiano riservò al leader libico in due sue visite italiane concedendogli di trasformare i giardini di villa Pamphili in un “campeggio” per piazzare la sua tenda e quelle del suo seguito e di tenere una lezione sull’islam a cento ragazze italiane selezionate per l’occasione, suscitando non poche polemiche nella comunità internazionale. In una di queste occasioni Berlusconi definì pubblicamente Gheddafi un uomo saggio, così come successivamente fece con il Presidente egiziano Mubarak, cacciato via dal suo popolo poche settimane fa sempre con una rivolta popolare.

La brutalità con cui il colonnello Gheddafi sta cercando di fronteggiare l’insurrezione, autorizzando l’esercito e l’aviazione a sparare sui rivoltosi dando vita a un vero e proprio bagno di sangue, lasciano seri dubbi sulla sua reale saggezza, così come forti perplessità sorgono su quella di Mubarak: possibile che due uomini saggi siano malvisti dai loro concittadini, o forse sarebbe meglio dire sudditi se non addirittura schiavi? È vero che nemo propheta in patria, ma se due intere nazioni - senza contare la Tunisia da cui è iniziata la rivolta nel maghreb con la cacciata di Ben Ali, estendendosi al nord Africa - hanno alzato la testa contro i loro indiscussi leader, evidentemente la loro presunta saggezza era mirata solo a salvaguardare gli interessi personali a scapito di quelli del popolo! 

Poiché i giudizi entusiastici del Premier italiano su Mubarak e Gheddafi sembra non abbiano giovato alle sorte dei due leader arabi, chissà se Vladimir Putin, altro grande amico di Berlusconi, in queste ore non tema per la propria visto che, durante una visita in Russia, in conferenza stampa Berlusconi lo definì “un dono di Dio per la Russia” suscitando non poche perplessità nell'auditorio?

 

 
 
 

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