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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Marzo 2011

A LAMPEDUSA NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE

Post n°1033 pubblicato il 31 Marzo 2011 da kayfakayfa

Ieri a Lampedusa è andato in scena un copione già visto e rivisto durante la, tuttora irrisolta, emergenza rifiuti a Napoli: il Premier Silvio Berlusconi  si è recato di persona sul posto per constatare la gravità della situazione. Si è poi rivolto agli abitanti dell’isola promettendo, come più volte fece a Napoli dando dei tempi certi per la pulizia dalle strade della spazzatura, di liberare l’isola dai migranti in 48/60 ore. Quindi, dopo aver comunicato di aver acquistato in nottata on line casa sull’isola e dei pescherecci, il Premier ha dichiarato di voler candidare Lampedusa al Nobel per la pace e ha esposto il suo progetto per un rinnovo urbanistico dell’isola che prevede un casinò, un campo da golf e l’innesto di migliaia di alberi per rinverdirne il suolo brullo.

Nullo di nuovo sotto il sole visto che per quanto concerne la discarica del Vesuvio, per rassicurare i cittadini di Boscoreale preoccupati per la loro salute, il Premier disse che la discarica sarebbe stata talmente sicura che una volta chiusa, la si sarebbe ricoperta di terreno per impiantarvi alberi. Per quanto poi riguarda i campi da golf, Berlusconi ha fatto il verso a Bassolino il quale, all’epoca in cui era sindaco di Napoli e decise di chiudere definitivamente la discarica di Pianura – senza preoccuparsi di aprirne un’altra in alterativa – promise che laddove sorgeva la discarica si prevedeva la costruzione un centro sportivo comprendente un campo da golf. Oggi la discarica di Pianura è sotto sequestro perché si presume che nel sottosuolo siano stati interrati rifiuti tossici: del centro sportivo e del campo da golf nemmeno l’ombra!

Sempre ieri, mentre il Premier a Lampedusa prometteva mari e monti, in Parlamento si è accesa una vera e propria bagarre sulla prescrizione breve che riduce i tempi di prescrizione per gli incensurati. L’approvazione della norma consentirebbe a Berlusconi di evitare la condanna per corruzione al processo Mills, mandando nello stesso tempo all’aria migliaia di processi. A nostro avviso la norma è anticostituzionale perché, ponendo una sostanziale distinzione tra chi è recidivo e chi no favorendo questi ultimi, contravviene al principio costituzionale che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini al cospetto alla legge. Ma per il governo e la maggioranza che lo sostiene tutto ciò sembra essere irrilevante!
Non vogliamo disilludere i lampedusani, ma le precedenti messe in scena del canovaccio rappresentato per l'ennesima volta ieri a Lampedusa non hanno portato a nessun risultato concreto. Speriamo di essere smentiti, almeno questa volta!

 

 

 

 
 
 

LA RAGION DI GOVERNO AFFONDA LAMPEDUSA

Post n°1032 pubblicato il 30 Marzo 2011 da kayfakayfa

Oggi a Lampedusa, insieme alle sei navi “precettate” dal governo per imbarcare migliaia di migranti sbarcati sull’isola per smistarli in tendopoli allestite in varie zone d’Italia, arriverà anche il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per rendersi conto di persona della gravità della situazione. È probabile che, a differenza di lunedì mattina quando davanti al tribunale di Milano, dove si recò per presenziare all’udienza del processo Mediatrade in cui è imputato per frode fiscale, trovò ad attenderlo una decina di fans osannanti che lo indussero a improvvisare un nuovo predellino, sull’isola sarà accolto dalla rabbia dei lampedusani stremati e stanchi di sentirsi abbandonati dalla istituzioni. Perché, è inutile negarlo, se a Lampedusa, nel giro di poche settimane, si è arrivati a una situazione di collasso per gli sbarchi di oltre seimila profughi, quasi il doppio degli abitanti, creando situazioni allarmanti sia a livello di ordine pubblico che sanitario la responsabilità è del governo, della palese indecisione con cui si è mosso per fronteggiare un’emergenza prevedibile come più di un ministro aveva preavvisato all’indomani delle rivolte in Tunisia e in Egitto e soprattutto dopo la decisione dell’ONU di intervenire militarmente in Libia con bombardamenti aerei per sostenere la rivolta contro Gheddafi e le sue ritorsioni assassine nei confronti dei ribelli.

Nel momento in cui il Capo dello Stato definisce “inaccettabile” quanto sta avvenendo a Lampedusa, si ha la sensazione che le sue parole siano un implicito monito al governo per l’inefficienza con la quale finora ha gestito la situazione sbarchi sull’isola. E seppure fosse vero, come da più parti si sussurra, che l’Europa ci avesse abbandonato nella gestione della crisi, non ci voleva mica un genio della politica per immaginare che, se non si fossero presi subito drastici provvedimenti per arginare la situazione, Lampedusa sarebbe “morta”.

Intanto a Ventimiglia, al confine tra Italia e Francia, i francesi non si stanno facendo scrupoli di rimandare nel nostro paese i profughi, quasi tutti tunisini, che cercano di entrare oltralpe.

A questo punto una domanda nasce spontanea: l’indecisione del governo nella gestione della crisi migranti è dovuta 1) alla presenza nell’esecutivo di ministri leghisti che non ne vogliono sapere di mandare profughi nelle regioni del nord per non inimicarsi l’elettorato, minacciando tacite ritorsioni verso il governo, se ciò avvenisse, fino a farlo cadere? 2) dalla presenza sul nostro territorio del Vaticano il quale, non gradendo un’azione perentoria di rimpatrio forzato dei profughi in nome della tanto predicata solidarietà tra i popoli, potrebbe ulteriormente raffreddarsi nei confronti di un esecutivo- in particolare il Premier il cui comportamento “libertino” non poche critiche ha sollevato negli ambienti ecclesiastici – e creargli difficoltà alle prossime elezioni? 3) alla presenza di entrambi che come una morsa stringono tra loro chi dovrebbe guidare il paese nel nome dell’Unità nazionale e della laicità dello Stato, condizionandone le scelte a scapito dei cittadini?

Nell’attesa di una risposta, l’unica certezza è che il disordine di Lampedusa non è certo colpa dei lampedusani né dei profughi ma di chi ha il compito di gestire la crisi e dà invece l’impressione di non sapere che pesci prendere!

 

 
 
 

RAZZISTI NON SI NASCE, TI FANNO DIVENTARE

Post n°1031 pubblicato il 28 Marzo 2011 da kayfakayfa

L’inarrestabile flusso di profughi provenienti dai paesi del nord africa e del magrheb in rivolta, che da settimane sta sbarcando a Lampedusa, tanto da superare di gran lunga il numero degli abitanti dell’isola, ha costretto i lampedusani, persone solitamente solidali con chi approda sulla loro terra alla ricerca di un futuro migliore, a presidiare le coste per impedire ulteriori approdi e dare vita a una serie di eclatanti proteste contro il governo per il modo approssimativo con cui sta fronteggiando l’emergenza: impedire l’allestimento di una tendopoli in cui accogliere provvisoriamente i migranti; costringere le autorità a dirottare i barconi della speranza sulla vicina isola di Linosa; precettare navi della marina e da crociera per imbarcarvi e assistere i disperati nella prima fase del riconoscimento.

Nelle stesso tempo, nel totale silenzio dei media nazionali, nei cantieri navali di Napoli si sta consumando l’ennesima, paradossale tragedia del lavoro: da circa sette mesi 23 aziende del settore hanno dovuto chiudere, con l’incognita della riapertura, mandando in cassa integrazione 120 operai perché la Petro ship group, un’azienda rumena con sede a Costanta, in un mail inviata a tutte le grosse società di cantieristica italiana mette a disposizione manodopera specializzata a prezzi stracciati – 9 euro all’ora un operaio; 10 un caposquadra; 1 euro in più ogni ora di straordinario; inclusi vitto, alloggio e viaggio -, allegandovi come credenziali i nomi delle aziende che si sono servite dei suoi servizi. È ovvio che se questa situazione non si arginerà quanto prima, c’è il rischio che anche in una città come Napoli, solitamente ben disposta nei confronti dello straniero, inizieranno ad alimentarsi focolai di intolleranza verso chi, svendendo la propria professionalità, defrauda del lavoro chi ne ha diritto per nascita e cittadinanza come recita il primo articolo della Costituzione.

Si sa, le leggi del mercato sono inesorabili: ogni imprenditore, se ne ha modo, soprattutto in un periodo di crisi, non si fa scrupoli ad aumentare la produttività riducendo i costi di produzione seppure deve licenziare. In questo caso però è ancora peggio perché si preferisce risparmiare servendosi della concorrenza sleale di chi mette in saldo la dignità dei lavoratori in barba a tutte le regole sindacali; alimentando da parte delle maestranze italiane un crescente malessere nei confronti dello straniero sempre più identificato come un ladro di sogni e di speranze. Il tutto nella totale indifferenza delle istituzioni da lì impegnate a bombardare Gheddafi, da lì disposte a tendere una mano al dittatore pur di non mettere ulteriormente a rischio gli interessi della aziende italiane in Libia, mentre a Lampedusa e nei cantieri di Napoli fomentano focolai di razzismo: RAZZISTI NON SI NASCE, TI FANNO DIVENTARE!

 

 

 
 
 

DAL GIAPPONE L'ENNESIMA LEZIONE DI DIGNITA' NAZIONALE

Post n°1030 pubblicato il 26 Marzo 2011 da kayfakayfa

 

Sono appena trascorse due sole settimane dal devastante terremoto e dallo tsunami che l’11 marzo hanno raso al suolo il nord-est del Giappone - con conseguenze a dir poco apocalittiche considerando il disastro nucleare di Fukushima che ne è seguito, tuttora incontrollabile tanto da far temere una nuova Chernobyl - e dal paese del sol levante ci arriva l’ennesima lezione di efficienza e di dignità nazionale: mentre in Italia da quasi cinquant’anni sono in corso i lavori dell’A3/Salerno-Reggio Calabria, senza che se ne preveda finalmente la fine, ai giapponesi sono bastati 6 giorni per ripristinare completamente un tratto di autostrada distrutto dal sisma e, seppure parzialmente, ben 813 km su una rete di 870. Qualcuno obietterà che in Giappone non ci sono né la camorra, né la ndrangheta, né la mafia a controllare gli appalti dei lavori: favorendo imprese a loro vicine; speculando sui materiali e prolungando all’infinito i tempi di costruzione per arricchirsi alle spalle dello Stato ossia dei contribuenti. Magari con l’appoggio, sia a livello locale che nazionale,  di politici compiacenti. Se qualcuno adducesse questa spiegazione per giustificare i ritardi cronici che determinano il completamento dell’A3, dimentica che in Giappone esiste la Yakuza, una delle mafie più efferate al mondo. Ebbene, all’indomani del terremoto dell’11 marzo perfino la Yakuza è scesa in campo per aiutare la popolazione annichilita dal terremoto e dallo tsunami. Qualcuno ancora obietterà che la Yakuza avrà sicuramente i suoi interessi reconditi per fare una cosa del genere. Probabilmente sarà anche così! Tuttavia se si pensa che nel nostro paese le organizzazioni criminali non si fanno scrupoli di speculare sulle disgrazie della gente, spesso in accordo con una parte corrotta della politica e dell’amministrazione pubblica, per arrecare acqua al proprio mulino, mentre in Giappone è in atto una vera e propria gara di solidarietà tra le organizzazioni criminali per aiutare le vittime del terremoto, ci si rende conto che il senso di dignità nazionale è insito nella cultura di un popolo con tradizioni millenarie come quello giapponese. Viceversa - se si pensa che in Italia per festeggiare i 150° dell’Unità nazionale, si è dovuto “lottare” con i denti per imporsi sulla volontà secessionista di un partito di governo, la Lega Nord, che non si riconosce né nel tricolore né nell’Inno di Mameli pur avendo giurato fedeltà alla Repubblica sulla Costituzione- non riesce difficile comprendere il motivo per cui, dopo quasi cinquanta anni dall’inizio dei lavori, la Salerno-Reggio Calabria è tuttora un cantiere a cielo aperto malgrado le reiterate promesse del Presidente Berlusconi di completarla nel 2013. Se aggiungiamo che - mentre in Giappone un Ministro si dimette per aver ottenuto una donazione illegale di 2000 euro per il suo partito  o per aver scherzato su quel che prevede il suo ruolo istituzionale come fece l’ex Ministro della Giustizia nipponico - in Italia abbiamo un Premier imputato in ben quattro processo con accuse infamanti, deputati della maggioranza o dell’opposizione sotto inchiesta per reati vari, e, ciliegina sulla torta, l’attuale neo Ministro dell’Agricoltura Saverio Romano indagato per mafia e corruzione, non ci possiamo poi stupire se l’Italia si riscopre lo zimbello del mondo; un paese ad alto rischio sismico dove una scossa di terremoto mille volte inferiore di quella giapponese rade al suolo un’intera città, L’Aquila, perché le case erano costruite con la sabbia e la sputazza, e dove la ricostruzine è lontana da venire.
Un paese dove la dignità nazionale e i diritti dei cittadini sono calpestati da chi li dovrebbe rappresentare e difendere è condannato a marcire!

 

 
 
 

LA GUERRA IN LIBIA OSCURA NAPOLI NUOVAMENTE INVASA DAI RIUFITI

Post n°1029 pubblicato il 24 Marzo 2011 da kayfakayfa

Mentre l’informazione nazionale catalizza, giustamente, l'attenzione tra la guerra in Libia, gli sbarchi incontrollati di clandestini a Lampedusa, i catastrofici sviluppi nucleari post terremoto/tsunami in Giappone, le leggi ad personam varate dalla maggioranza in tempi record per salvare Berlusconi dai processi in cui è imputato, del tutto in sordina, o quasi, passa il riacutizzarsi dell’emergenza rifiuti a Napoli determinata dalla parziale chiusura della discarica di Chiano disposta dalla Procura di Napoli per verificare l’esistenza di eventuali infiltrazioni di percolato nel sottosuolo, con conseguente inquinamento delle falde acquifere, per una cattiva impermeabilizzazione del terreno derivante dalla complicità di chi all’epoca faceva parte del commissariato per l’emergenza rifiuti con la criminalità organizzata che si sarebbe infiltrata nella gestione dell’impianto.  La notizia delle presunte infiltrazioni di percolato nel terreno si è subito diffusa tra gli abitanti di Chiano e Marano che hanno nuovamente presidiato l’ingresso al sito impedendo agli autocompattatori di sversarvi la spazzatura con conseguenze incisive sulla pulizia delle strade cittadine e provinciali ancora una volta invase dai rifiuti.

E mentre il Presidente del Consiglio Italiano è “addolorato” per il suo amico Gheddafi - ma nello stesso tempo lo bombarda insieme agli altri membri dell’alleanza ONU per liberare il popolo libico dalla sua tirannia - i cittadini di Napoli ancora una volta sono vittime della collusione tra politica e camorra senza che nessuno se ne preoccupi più di tanto!  Ma si sa, la Libia ha il petrolio, Napoli e la Campania no!

 

 
 
 

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