Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Giugno 2011

GOVERNO BATTUTO ALLA CAMERA... A QUANDO LO SCACCO MATTO?

Post n°1097 pubblicato il 30 Giugno 2011 da kayfakayfa

 

Se davvero in Parlamento esiste una forte maggioranza, come va ripetendo nemmeno fosse un mantra il Premier Silvio Berlusconi, è inspiegabile che anche ieri il governo sia andato sotto alla Camera durante la votazione sull’articolo uno della legge comunitaria. Già era successo, e per ben cinque volte, alla ripresa dei lavori parlamentari, dopo la pausa per le elezioni amministrative, durante le votazioni delle mozioni sulle situazioni delle carceri. Nonché al senato per ben due volte sul ddl anticorruzione. Insomma, nonostante Scilipoti e i suoi responsabili la cui nascita consisterebbe nel garantire all’esecutivo di proseguire il suo cammino verso la naturale conclusione della legislazione nel 2013, a dispetto delle rassicurazioni del Presidente del Consiglio, davvero si ha la sensazione che la maggioranza di governo non esista più; che il paese è guidato da un cocktail di partiti e partitini accomunati da un unico interesse, restare al potere il più a lungo possibile. Del resto un governo che si appresta a varare una manovra economica di 47 miliardi di euro di cui 40 saranno spalmati tra il 2013 e 2014, condizionando in maniera negativa l’operato del prossimo governo, molto probabilmente di centrosinistra, facendo gridare allo scandalo le opposizioni e inducendo il Presidente Napolitano a esprimire una “profonda” considerazione, attribuendo all’esecutivo berlusconiano responsabiltià anche per il domani, non si capisce come possa pretendere di ispirare fiducia nei cittadini e all’estero e ai mercati internazionali.

E’ vero che la matematica non è un opinione, che il governo sulla carta ha i numeri per governare, ma la sensazione che mai come questa volta l’aritmetica acquisti un aspetto relativo è rafforzata dalle ripetute sconfitte in Parlamento della maggioranza alimentando il dubbio che gruppi di parlamentari si astengano dal voto, mandando volutamente sotto l’esecutivo, per dimostrare a Berlusconi che in qualunque momento il suo governo potrebbe cadere, mettendolo nella condizione di appoggiare, suo malgrado, ogni richiesta gli facciano, costringendolo a rinviare in secondo piano decisioni fondamentali come trovare una soluzione definitiva sull’emergenza rifiuti a Napoli.

Per il momento il re è sotto scacco, a quando quello matto?

 

 

 
 
 

SU DE MAGISTRIS E LEPORE LE MEZZE VERITA' DE IL GIORNALE

Post n°1096 pubblicato il 28 Giugno 2011 da kayfakayfa

 

Questa mattina su IL GIORNALE della famiglia Berlusconi appaiono due articoli che in un certo modo si contraddicono l’uno con l’altro: la lettera di Vittorio Feltri al Sindaco di Napoli Luigi De Magistris riguardo l’emergenza rifiuti, invitandolo ad arrangiarsi oppure a dimettersi; l’analisi di Stefano Zurlo sull’intervento di ieri sera a Otto e Mezzo del Procuratore di Napoli Giandomenico Lepore sull’inchiesta P4 e l’emergenza rifiuti. Da navigato giornalista qual è, Feltri prende spunto dall’inopportuna dichiarazione del neo sindaco il quale, in uno slancio di entusiasmo, promise di ripulire Napoli dai rifiuti in cinque giorni per cantargliene quattro, mettendo in evidenza un punto chiave che non si può non condividere: è sbagliato definire emergenza una situazione che va avanti da quasi vent’anni la cui responsabilità sono degli enti locali che nel corso degli anni non hanno praticamente fatto nulla per arginarla. È vero, come scrive Feltri che, non appena eletto, l’attuale governo Berlusconi, col contributo della Protezione Civile guidata da Bertolaso diede si impegnò per ripulire Napoli dai rifiuti, ma le successive inchieste sulle ecoballe e sullo smaltimento del percolato a mare che vedono indagati i vertice dell’allora Protezione Civile, Bertolaso incluso, dimostrerebbero che si trattava solo di apparenza tesa ad affermare la favola del governo del fare tanto cara al Premier. Nella sua lettera Feltri dimentica che, prima di De Magistris, fu proprio Berlusconi a dare ripetutamente i “numeri” per quanto concerneva il tempo che sarebbe occorso per riportare Napoli alla normalità: tre, quattro, cinque giorni… Feltri bacchetta, giustamente, De Magistris per essersi lasciato scappare una dichiarazione che, francamente, poteva evitare, dimenticando che il neosindaco non ha fatto altro che rifare il verso al capo del governo.

Per quanto poi concerne l’articolo sull’intervento in televisione del Procuratore Lepore, chiunque abbia seguito ieri sera la trasmissione, sa bene che, se da un lato, come si denuncia nell’articolo, il Le porte ha difeso l’utilizzo delle intercettazioni e l’operato dei suoi pm, sorprendendosi che la politica, anziché scandalizzarsi dal contesto che le intercettazioni svelerebbero – ossia l’esistenza di una fitta rete  di interessi politici facente capo a Bisignani tesa a posizionare ai vertici di determinate istituzioni e enti amici degli amici per tutelare gli interessi di singoli individui e società  a essi riconducibili – si indigna per la diffusione delle intercettazione e si impegna per varare una legge che ne limiti la diffusione se non addirittura le impedisca del tutto! Nell’articolo si omette che il Procuratore ha auspicato che l’attuale legge che le regolamenta  venga modificata in meglio per tutelarne la diffusione, evitando che possano essere resi pubblici stralici del tutto irrilevanti alle inchieste col rischio di mettere alla berlina chi non c’entra niente. In tal senso Lepore si è confrontato con il giornalista Antonio Polito presente in studio, giungendo entrambi alle stesse conclusioni. Per quanto concerne invece l’emergenza rifiuti, al pari di quanto scrive questa mattina  Feltri, lo stesso Lepore ha ammesso che non può definirsi emergenza  una situazione che va avanti da anni. E alla domanda della Grubber se le responsabilità sono da ricercarsi anche a Roma, il Procuratore ha risposto che molte sono attribuibili alle amministrazioni locali. Aggiungendo che una piccola parte è riconducibile a Roma, senza responsabilizzare nessuno governo, incluso quello in carica!

Messi a confronto, i due articoli rivelano ognuno quelle mezze verità omesse dall’altro senza citarlo, limitando la conoscenza dei fatti al lettore poco informato che si limita alla lettura di un solo quotidiano, soffermandosi solo su determinati articoli. E la sera, anziché seguire programmi di informazione, preferisce guardare spezzoni di varietà datati, papere videoamatoriali, fiction, telefilm o film!

 
 
 

EMERGENZA RIFIUTI A NAPOLI: E SE LA CAUSA FOSSE UNA VENDETTA POLITICA?

Post n°1095 pubblicato il 26 Giugno 2011 da kayfakayfa

Quando a ricoprire il ruolo di coordinatore regionale di un partito, il PDL, in una regione messa al tappeto dall’emergenza rifiuti qual è la Campania, vi è un ex sottosegretario all’economia, Nicola Cosentino, costretto a dimettersi dal governo perché indagato per concorso esterno in associazione camorristica; accusato da un pentito, Gaetano Vassallo, d’essere in combutta con le organizzazioni criminali casalesi per lo smaltimento dei rifiuti tossici provenienti dalle aziende del nord sul territorio campano; implicitamente accusato dal Ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna di essere stato eletto con voti poco puliti; sospettato di aver gettato fango sul candidato del suo stesso partito alla presidenza della regione – commissionando la stesura e la diffusione di un dossier sulla sua presunta omosessualità – per screditarlo allo scopo di ricoprire lui l’incarico, nel momento in cui l’emergenza rifiuti si trasforma in vero e proprio dramma sociale, costringendo la procura a indagare per epidemia colposa il presidente della regione Stefano Caldoro, per quanto il soggetto in essere, ossia Nicola Cosentino, possa essere una persona di spiccata onorabilità, vittima di calunnie e vaneggiamenti di persone mentalmente instabili, la cui onestà alla fine verrà dimostrata in tribunale, al momento, purtroppo per lui, è impossibile che non si sospetti che dietro al dramma dei rifiuti non possa esservi la sua “mano” per vendicarsi dei napoletani per aver preferito come sindaco De Magistris al “suo” candidato Lettieri, come ha ipotizzato il vice capo gruppo alla Camera dell’IDV, Antonio Borghesi. Un’accusa difficile da dimostrare, che però troverebbe indiretta conferma nell’inopportuno sfogo di Berlusconi il quale, all’indomani del risultato delle amministrative, si lasciò scappare un lapidario e profetico “i napoletani si pentiranno”.

Insomma, visti i precedenti non certo edificanti per quanto concerne Cosentino - premessa la presunzione di innocenza dell’imputato fino alla sentenza di Cassazione - nonché l’impossibilità, almeno per ora, di dare corpo a quelli che sono meri sospetti, una cosa comunque è certa: solo il pensiero che qualcuno volutamente stia avvelenando Napoli per vendicarsi del voto espresso dai suoi abitanti a favore dell’avversario politico, e nello stesso tempo approfittarne per far fuori un avversario interno al proprio schieramento è qualcosa che supera la più fervida fantasia.

Che dietro lo smaltimento dei rifiuti vi siano interessi lucrosi di matrice criminale non lo scopriamo certo ora, sono quasi vent’anni che “esiste” l’emergenza rifiuti e tra gli indagati delle precedenti inchieste ci sono Bassolino, la Iervolino e l’ex Prefetto Pansa. Ma che addirittura tali interessi possano interagire con quelli di matrice politica è qualcosa che umilia profondamente l’animo umano, non fosse altro perché la politica, quella vera, deve servire i cittadini anziché servirsi di loro per soddisfare le personali esigenze.

Per sedare ogni dubbio non resta che attendere gli esiti dell'inchiesta, sperando che a qualcuno non venga nuovamente in mente di gridare al complotto delle toghe rosse contro di "lui" perché a esser indagati sono esponenti di spicco del proprio partito! 

 

 
 
 

INTERCETTAZIONI, CRISI ECONOMICA, EMERGENZA RIFIUTI: PARADOSSI DI GOVERNO

Post n°1094 pubblicato il 24 Giugno 2011 da kayfakayfa

 

Lascia perplessi la decisa presa di posizione del governo per tentare di bloccare la diffusione mediatica delle intercettazioni telefoniche riguardanti l’inchiesta sulla P4, da cui viene fuori un quadro molto poco edificante di diversi rappresentanti del governo e delle istituzioni, in particolar modo di alcune ministre, mentre il paese è al collasso economico e Napoli annaspa tra i rifiuti con rischi seri per la salute dei cittadini. Così come lascia perplessi la preoccupazione del Ministro della Giustizia, nonché segretario in pectore del PDL, Angelino Alfano della ricaduta economica dei costi delle intercettazioni sul bilancio dello stato, valutata dal ministro in un miliardo di euro, quando poi lo stesso governo non volle accorpare i referendum con le amministrative, spendendo circa altri 400 milioni di euro in più per l’allestimento della tornata referendaria di metà giugno.

In questi casi che opinione deve farsi un cittadino di una classe politica che va in fibrillazione se viene messa alla berlina mediante la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche che - seppure fossero irrilevanti ai fini dell’inchiesta come sostiene Alfano, smentito però dai magistrati inquirenti - continuano a rivelarsi uno strumento fondamentale per smascherare gli intrighi di potere che cospirano a danno dello Stato e poi si dimostra assolutamente inadatta nella soluzione dei problemi reali che affliggono il paese?

Per quanto poi concerne l’emergenza rifiuti a Napoli - che di certo non si può addebitare a De Magistris, da poche settimane insidiatosi a Palazzo San Giacomo, la cui unica colpa è quella di essere stato avventato nell’affermare che avrebbe liberato la città dai rifiuti in cinque giorni -, sarebbe forse il caso che qualcuno ricordasse al Presidente del Consiglio che il ruolo che ricopre va al di là dei meri aspetti politici. Pur essendo stato nominato capo del governo dalla maggioranza politica che vinse le elezioni del 2008, quindi eletto da meno della metà degli italiani, e avendo scelto Napoli alle ultime amministrative un sindaco dello schieramento politico avverso al suo, il ruolo istituzionale gli impone di interessarsi dei problemi di tutti i cittadini, non solo di quella parte che lo sostiene politicamente; o intercedere a favore di presunte nipoti minorenni di capo di governo stranieri, fermate dalla polizia perché sorprese a rubare nel nostro paese, per evitare incidenti diplomatici.

Glielo impone la Costituzione su cui lui e i suoi Ministri, inclusi quelli Leghisti propensi alla secessione, hanno giurato fedeltà alla Nazione di cui quest’anno si celebrano i 150° anni dell’Unità!

 

 
 
 

BERLUSCONI PARLA CON DI PIETRO, ECCO IL COLPO DI CODA DEL CAIMANO

Post n°1093 pubblicato il 23 Giugno 2011 da kayfakayfa

Nel L’Espresso della scorsa settimana dal titolo VOI QUORUM IO PAPI, si riferisce che, all’indomani del raggiungimento del quorum e della vittoria dei Sì nei referendum abrogativi fortemente voluti da Antonio Di Pietro, a Montecitorio il leader dell’IDV era ossequiato da numerosi esponenti del PDL.

Credo si debba partire da questo episodio per analizzare quanto è avvenuto ieri alla Camera e che tanto rumore sta generando in rete e un po’ su tutti i media. Mi riferisco alla conversazione di ieri nei banchi dell’opposizione tra Berlusconi e Di Pietro. Molti elettori dell’IDV si sentono offesi perché mai avrebbero immaginato che Di Pietro, dopo aver sempre attaccato a spada tratta il Presidente del Consiglio, definendolo più volte una iattura per l’Italia, chiedendone ripetutamente le dimissioni, si sarebbe lasciato ammaliare dal Premier. In tutta onestà credo che chi ragioni in questi termini sbaglia visto che è stato il Capo del Governo a cercare Di Pietro per parlarci. Dal canto suo il leader dell’IDV non poteva certo mandare Berlusconi a quel paese. Cosa si siano detti resta un mistero, anche se Di Pietro ha dichiarato di aver riferito a Berlusconi “ che farebbe davvero bene il bene del paese se se ne andasse al più presto”.

Coloro che si accaniscono contro Tonino delusi perché ha rivolto la parola a Berlusconi e perché ne avrebbe ricevuto un pizzino, (cosa che Di Pietro nega) sbagliano in quanto non considerano che essendo Berlusconi un uomo di immagine - come del resto dimostrò nell’ultimo G8 dove, prima di lamentarsi con Obama dell’esistenza  in Italia di un partito dei magistrati che rema contro il governo, fece cenno a un fotografo di immortalarlo mentre parlava con il Presidente Americano – vive di apparenze. Di conseguenza non si può escludere che il Premier, consapevole della perentoria ascesa di Di Pietro nel panorama politico italiano dopo le amministrative e i referendum, finanche nelle fila del suo stesso partito, gli vi sedesse platealmente accanto rivolgendogli la parola in maniera che l’elettorato di Tonino gridasse al tradimento screditando il proprio leader. Non dimentichiamoci che in occasione della fiducia del 14 dicembre, mentre Di Pietro parlava attaccandolo, Berlusconi faceva chiaramente cenno che Tonino era fuori di senno per poi rivolgersi a Fini invocando che Di Pietro la smettesse di ingiuriarlo. Possibile che in tanti hanno del tutto dimenticato questo episodio, né si siano chiesti il motivo di questa improvvisa considerazione di Berlusconi verso il nemico giurato Di Pietro?

Si è sempre sussurrato che, prima di cadere, Berlusconi avrebbe dato un “colpo di coda”. Non si può escludere che il colpo di coda il “caimano” l’abbia dato ieri sedendosi accanto a Di Pietro per parlarci, mettendolo in cattiva luce col suo popolo!

 

 
 
 

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