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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Agosto 2011

L'ITALIA VARA LA FINANZIARIA MODELLO IKEA

Post n°1129 pubblicato il 31 Agosto 2011 da kayfakayfa

 

Con quale criterio si può pretendere che i mercati finanziari riacquistino fiducia nell’economia italiana quando, in meno di due mesi, il governo ha varato, cambiandola, per ben quattro volte la bozza della manovra economica nemmeno fosse un mobile componibile tipo IKEA, disattendo alle richieste della BCE e alle aspettative di più rappresentanti del governo e della maggioranza al punto, che ieri sera a IN ONDA sulla Sette, abbiamo assistito a un insolito faccia a faccia tra il sottosegretario Castelli della Lega e il Ministro per la gioventù Giorgia Meloni contornato dalla evanescente presenza da Bruxelles dell’europarlamentare del PD Barbara Serracchiani. Vedere l’accanimento con cui la Meloni replicava al suo collega di governo, il quale in ogni modo cercava di giustificare i motivi per cui la Lega aveva dovuto retrocedere sulle pensioni - dopo che bossi e altri suoi leader avevano ripetutamente rassicurato il popolo padano che le pensioni non si toccavano - dichiarandosi favorevole a una patrimoniale a all’incremento alla lotta contro l’evasione, ammettendo candidamente che se la Lega avesse il 51% di preferenze una manovra del genere non l’avrebbe mai varata ma essendo un partito del 10% deve attenersi alle esigenze di coalizione, scatenando il malumore della Meloni, è stato qualcosa di divertente e surreale nello stesso tempo.

Personalmente, fino a ieri non mi era mai capitato di assistere pubblicamente a un battibecco tra due rappresentanti del governo. La tensione in studio tra Castelli e la Meloni, unitamente alla discesa in piazza di sindaci, presidenti di regione e di provincia dei partiti di governo a braccetto con quelli dell’opposizione per protestare contro i tagli previsti dalla manovra agli enti locali, testimonia il clima di dissenso che si respira nella maggioranza verso una finanziaria da molti definita iniqua perché non intacca né chi ha un reddito alto né, soprattutto, combatte efficacemente l’evasione fiscale rilanciando l’economia.

L’unico a sentirsi soddisfatto è il Presidente del Consiglio Silvio perché, come promesso, a suo dire, il governo non mette le mani nelle tasche degli italiani - soprattutto tra i provvedimenti non ha  previsto una patrimoniale che avrebbe colpito i redditi medio alti, quelli che, per intenderci, votano centrodestra, terrorizzati dai comunisti e dalle loro politiche sociali a favore dei meno abbienti.

Se ai cori di dissenso aggiungiamo l’ammonimento della Banca d’Italia la quale ha definito depressiva la manovra in fase di approvazione, non si comprendono i motivi dell’entusiasmo di Berlusconi. I contrasti bipartisan che sta suscitando la finanziaria in fase di studio non mettono affatto al riparo l’Italia dalla speculazione internazionale!

Se i primi a non credere nella manovra sono molti rappresentanti dello stesso governo che la sta varando, come si può pretendere che i mercati internazionali diano credito a una manovra componibile nella migliore tradizione fai da te tesa ad accontentare tutti e nessuno?

 
 
 

CASO PENATI, TANTE OMBRE E UN PO' DI LUCE

Post n°1128 pubblicato il 30 Agosto 2011 da kayfakayfa

Quando una persona, lavorando con spirito di abnegazione e apparente onestà per l’azienda di cui siamo dirigenti, matura un invidiabile curriculum tanto da acquistare la nostra totale fiducia, è normale che meriti il nostro apprezzamento al punto che, non appena assurgiamo ai massimi vertici aziendali, la investiamo di un ruolo principe; lasciandole carta bianca in qualunque faccenda si adoperi per nostro conto, sicuri che, qualunque decisione prenderà,  tutelerà sempre e solo i nostri esclusivi interessi e  quelli dell’azienda. In virtù di questa logica è comprensibile che, fino a quando le gravi accuse per corruzione della magistratura nei confronti di Filippo Penati, capo della segreteria politica del PD, dunque il collaboratore più stretto di Bersani, non cadranno in fase processuale, per Bersani solo il pensiero che il suo braccio destro, anziché essere un uomo probo, è un “fine” corruttore rappresenta un boccone difficile da digerire. Anche perché, man mano che l’inchiesta sulla rivalutazione dell’area Falk di Sesto San Giovanni, relativa a presunte irregolarità avvenute  all’epoca in cui Penati era sindaco del comune milanese, si allarga, nella vicenda risulta un fattivo coinvolgimento delle COOP, definite dall’imprenditore Pisani, accusatore di Penati, “il braccio armato del PD”.

Non deve essere facile per Bersani, in queste ore che vedono messa seriamente in discussione l’onorabilità del partito e dei partiti rossi che l’hanno preceduto, di cui il PD è naturale derivazione, prendere le distanze da colui che fino a “ieri” era il suo uomo di fiducia. Ma l’invito a Penati a sospendersi dal partito, e successivamente a rifiutare la prescrizione per il reato di corruzione affinché il processo vada avanti per chiarire le reali responsabilità, è un gesto che distanzia anni luce il PD e i suoi dirigenti da altri partiti i cui rappresentanti, a partire dal capo indiscusso, avendo più di un contenzioso aperto con la giustizia, anziché lasciare che la magistratura faccia il suo corso, non perdono occasione per screditarla agli occhi dell'opinione pubblica urlando al complotto delle toghe rosse teso a sovvertire la volontà popolare espresso attraverso il voto elettorale.
Per quanto il PD esca dolorosamente acciaccato da  questa incresciosa vicenda, la volontà concorde dei suoi leader che l’inchiesta vada avanti, e Penati rinunci a qualunque tipo di escamotage offertogli dalla giustizia per sfuggire al  processo, al fine di chiarire i tanti punti oscuri che la caratterizzano, è un gesto apprezzabilissimo che li distingue da un ceto politico presuntuoso, che sfrutta e abusa del potere conferitogli dai cittadini per tutelare se stesso e i suoi fidi dalle inchieste, sentendosi altezzosamente al di sopra della legge nemmeno fosse dio in persona!

Le mele marce sono ovunque, la cosa importante è che l’albero da cui pendono sia sano…

 

 
 
 

UN'IDEA FOLLE, MA NON TANTO (presunto prologo di un racconto di viaggio...)

Post n°1127 pubblicato il 28 Agosto 2011 da kayfakayfa

L’idea  a Enzo venne dopo aver letto sul giornale un articolo dello scrittore Paul Theroux sui libri di viaggio. In particolare una frase lo aveva colpito, “adoro invece leggere libri su viaggi effettivamente difficili, ancora meglio se vere e proprie imprese. Questi libri, scritti con competenza e dettagli adeguati, troveranno sempre un loro pubblico, in quanto abbinano i viaggi alla soluzione dei problemi e alla sopravvivenza, e credo che questa sia la condizione umana per eccellenza. Quelle persone soffrono per noi.” Lesse e rilesse quella frase fino a impararla a memoria. Le parole dello scrittore attivarono in lui un meccanismo distillante pensieri  e emozioni che si sarebbero placati solo quando “la folle idea”, come la ribattezzò Luigi, uno dei primi amici cui rivelò il suo pensiero, non si sarebbe realizzata: compiere il Cammino di Santiago correndo!

Era un appassionato di jogging. Da quasi venti anni percorreva in maniera costante in media 50/60 chilometri a settimana per le vie della sua citta. Per tre volte alla settimana si svegliava poco prima dell’alba e, ancora immerso nelle tenebre, completava un percorso di 10 chilometri in meno di un’ora. Il sabato o la domenica, da solo o insieme a un gruppo di amici che si ritrovavano all’ingresso della metropolitana, correva per una ventina di chilometri che a volte diventavano anche trenta. Per dare un senso a quella passione, di tanto in tanto partecipava a qualche corsa di 10 chilometri o a qualche mezza maratona organizzate nei comuni limitrofi o in ambito regionale, chiudendole in tempi dignitosi. Spesso, mentre in pantaloncini e scarpette macinava chilometri come un treno, nella mente, simile a un fantasma apparso dal nulla, prendeva corpo l’idea di quanto sarebbe stato bello compiere correndo il Cammino di Santiago che dal confine pirenaico della Francia con la Spagna, attraversando il versante occidentale iberico, si concludeva al Santuario di Santiago di Compostela in Galizia, ai confini col nord del Portogallo, dove era sepolto l’Apostolo Giacomo patrono dei Templari, un mito che nutriva fin da ragazzino e che in età adulta si era rafforzato studiando da autodidatta le vicende dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme, venendo a contatto con studiosi che vi avevano dedicato libri monumentali, dimostrando quanto menzognere fossero le voci secondo cui i Cavalieri tramavano contro la Chiesa e adoravano il Diavolo, dando il pretesto a Papa Clemente V, su insistenza di Filippo il Bello re di Francia, di emanare una bolla che sanzionasse l’ordine fuorilegge, ordinandone lo scioglimento e l’arresto di tutti i cavalieri sparsi sul territorio cristiano.

Non appena ne parlò con Luigi, grande appassionato di corsa e di viaggi, che aveva partecipato a diverse maratone sparse nel mondo tra cui due edizioni di Roma e di New York; una rispettivamente di Honolulu, Berlino, Parigi, Londra e Praga, questi si disse interessato all’idea, promettendo che ne avrebbe parlato con gli altri componenti della squadra per cui correva.

Un sabato sera si ritrovarono tutti nella sede dell’associazione culturale cattolica presieduta da uno dei podisti. Collegarono al Pc un diaproiettore in modo da ingigantire su un pannello di tela le immagini che avrebbero scaricato da internet. Accesero il computer, cliccarono sull’icona di Explorer e, quando furono in rete, digitarono in Google il cammino di Santiago.

Tra i 452.000 risultati ottenuti, non ebbero difficoltà a trovare ciò che cercavano. Il primo link segnalato apparteneva a una società di pellegrinaggi cattolici. Una volta entrati nella home page, scoprirono che il Cammino si dipartiva da tre punti della Francia pirenaica e poteva dilungarsi fino a Finesterre. Cliccarono su cammino francese. La pagina che si aprì mostrava una cartina geografica che riproduceva il tratto atlantico della costa iberica e lusitana. Una linea gialla univa tra di loro due punti rossi: Saint Jean Pied de Port in Francia a Santiago in Portogallo. La didascalia segnalava che il Camino Francés è lungo circa 800 km. Sull’esatto chilometraggio non c’è esatta concordanza fra le guide, e poi ci sono alcune recenti varianti che ahnno allungato il percorso. Quindi arrotondiamo a 800 per comodità. La tabella sovrastante indicava in 23 giorni il tempo massimo per percorrere il cammino. Non ci volle molto a calcolare che avrebbero dovuto correre per poco più di 34 km al giorno per giungere a Santiago nel tempo massimo.

“Dovremmo fare una maratona al giorno senza mai concederci un giorno di recupero…” sussurrò uno dei presenti.

“ Sì, ma senza l’assillo del tempo. Nulla ci impedisce di correre a una media di 7 a chilometro. Una passeggiata per chi come noi è allenato!” disse con convinzione Enzo volgendo lo sguardo alla platea. “Allora?”

“Se po’ fa!” rispose Luigi. “L’unico problema sarà trovare un periodo dell’anno comodo per tutti. Ad agosto non credo sia possibile, considerato il caldo!”

“Perché no?” intervenne Enrico. “Ad agosto corriamo senza problemi”

“Hai ragione. Ma 34/40 chilometri al giorno senza nemmeno uno di pausa rischierebbero di farci disidratare. Meglio cercare un periodo dell’anno meno caldo più consono a tutti”

“Per quanto mi riguardo, io sono libero solo ad agosto” disse Lello cui si associarono Giovanni e Pasquale.

“Ok, vada per agosto e che Dio ce la mandi buona!” fece Luigi, arrendendosi alla volontà degli altri che non stavano nella pelle al pensiero dell’impresa che li attendeva…

 
 
 

ALTRO CHE RILANCIO DELL'ECONOMIA, è IN ARRIVO UNA FINANZIARIA SOLO DI SACRIFICI

Post n°1126 pubblicato il 27 Agosto 2011 da kayfakayfa

Dopo aver svelato agli italiani quanto menzognere fossero le rassicurazioni del governo sull’assoluta improbabilità che la crisi dei mercati finanziari - iniziata nel 2008 col crollo di quelli immobiliari in America e che con effetto domino si estese al resto del mondo occidentale, protraendosi fino ai giorni nostri con il default della Grecia – toccasse anche l’Italia in quanto il sistema bancario italiano, si diceva, era solido e il governo aveva adottato tutte le contromisure per scongiurare un’eventualità del genere, la corsa contro il tempo dell’esecutivo in questi afosi giorni di ferragosto per mettere a punto una manovra economica che  non solo riequilibrasse il dissesto finanziario delle casse dello Stato, ma vanificasse l’attacco della speculazione contro il nostro paese mettendo a rischio l’euro e i paesi dell’eurozona, obbligando la BCE, unitamente a Francia e Germania, a ammonire l’Italia affinché varasse una finanziaria più convincente che anticipasse al 2013 il previsto pareggio di bilancio per il 2014, congiuntamente ai dissensi interni al governo e alla maggioranza contro le misure previste, tanto da modificarla un giorno sì e l’altro pure per accontentare un po’ tutti, è la conferma di quanto siano confuse le idee nell’esecutivo e nei partiti che lo compongono, PDL e LEGA, sul come riassestare le casse dello Stato e rilanciare l'economia !

Oltre ai tagli previsti agli enti locali e alla  sparizione di alcune province e di comuni con meno di 1000 abitanti, cui è seguita la rivolta dei governatori e dei sindaci del PDL e della LEGA facendo sì che il governo frenasse, si parlava di ridurre gli stipendi dei dipendenti pubblici congelandone le liquidazioni per due anni; facilitare i licenziamenti; colpire le pensioni di anzianità, di inv alidità e di reversibilità; istituire una patrimoniale che colpisse chiunque avesse un reddito di almeno 90 mila euro, aumentando poi la cifra da tassare per scontentare meno gente possibile; istituire un super bonus per incentivare chi dovrebbe andare in pensione a restare ancora a lavoro per altri due anni; aumentare di un punto l’iva. Insomma tutti i provvedimenti in fase di studio tendono a ridurre le spese dello stato e a rimpinguarne le casse aumentando i tributi ma non contemplano né un’azione forte per combattere l’evasione fiscale, magari tassando di un ulteriore 20% i capitali rientrati dall’estero protetti dallo scudo fiscale che li tassava solo del 5%, una miseria! Ma soprattutto nella finanziaria non sarebbe previsto alcun tipo di provvedimento che garantisca il rilancio dell’economia come invece chiedono a gran voce in un insolito coro uniforme confindustria e sindacati.

Non c’è bisogno d’essere un mago della finanza per capire che il rilancio economico di una nazione verte sull’aumento della produttività interna, il famoso PIL, derivante da un aumento della domanda interna, ossia la tendenza all’acquisto dei cittadini. Poiché per acquistare ci vogliono soldi, dato che la manovra, finora di là da venire, sulla carta prevedrebbe solo tagli alle spese dello Stato e un ulteriore rincaro delle imposte con conseguente aggravio di costi per i cittadini, non si capisce proprio come in questi termini si possa rilanciare l’economia nazionale: se la gente avrà meno soldi nelle tasche, più servizi da pagare e i prezzi aumenteranno, mi spiegate come potrà crescere la domanda d’acquisto cui corrisponda parallelamente quella dell’offerta rilanciando la produttività aziendale e quindi rilanciando la crescita del paese?

Per quanto possa essere ben rattoppato, un abito raffazzonato prima o poi si romperà nuovamente presentando ulteriori squarci rispetto a quelli accomodati in precedenza, costringendo chi lo indossa a disfarsene per indossarne uno nuovo. A  meno che non ami mostrarsi in pubblico come un pezzente cui nessuno darà mai più credito relegandolo nel dimenticatoio, costringendolo a nutrirsi degli avanzi altrui…

 

 
 
 

LE VERITà DISTORTE DELL'INFORMAZIONE ITALIANA SUI PRIVILEGI FISCALI DELLA CHIESA

Post n°1125 pubblicato il 24 Agosto 2011 da kayfakayfa

Era mia intenzione riempire l’odierna pagina del blog con alcune considerazioni sulla caduta del regime libico del colonnello Gheddafi, ma un link condiviso sulla mia bacheca di facebook da un contatto in risposta al mio post sui privilegi fiscali che la chiesa godrebbe in Italia mi impone di fare pubblica ammenda.

Ammetto che anch’io come tante, troppe persone che si informano leggendo  e consultando quotidiani, periodici e siti online di estrazione laica avevo dato per scontato che la Chiesa, come sostengono i Radicali, usufruisse di un’infinità di privilegi fiscali tra cui il non pagare l’ICI, malgrado possegga, ma sarbbe meglio usare il condizionale possiederrebe, il 30% del patrimonio immobiliare presente sul territorio italiano e vedrebbe devoluto nelle proprie casse l’8 per mille delle dichiarazioni dei redditi di tutti i cittadini italiani (cosa non affatto vera in quanto nel modulo delle dichiarazione dei redditit si indicano anche altre confessioni, tra cui quella valdese, cui devolvere l’importo!)

L’articolo condiviso dal mio contatto, estratto dalla pagina internet di Avvenire, dal titolo Quelli che l’Ici e la Chiesa cattolica di Umberto Folena, smonta senza se e senza ma quanto fino ad oggi è stato detto e scritto contro la chiesa e suoi presunti privilegi fiscali. Sbugiardando quelli che sul loro giornalone scrivono in 500 mila copie che Chiaravalle, alle porte di Milano, è un resort cinque stelle a 300 euro a botta. Quelli che ci credono. Quelli che sanno bene che Chiaravalle è un normale monastero cistercense che per una celletta della foresteria (vedi la foto) e tre pasti frugali al dì chiede un’offerta di 40 euro, ma se uno non li ha, pazienza. Quelli che quando Avvenire smaschera la fandonia si guardano bene dal pubblicare una rettifica, così i loro lettori continuano a credere che Chiaravalle sia un resort, la Chiesa ci lucri e s’indignano.

L’articolo è un estratto di lucida ironia contro tutti coloro, me compreso, che ascoltando e riascoltando lo stornello che denuncia i privilegi fiscali della chiesa, alla fine se la beve cadendo vittima di un sordido tranello intellettuale che, secondo molti avversari del Premier, lo stesso Berlusconi adotterebbe quando parla dei processi in cui è imputato dichiarandosi vittima di un complotto della magistratura politicizzata allo scopo di farla attecchire nella mente degli italiani passando ai loro occhi come un perseguitato anziché un presunto deliquente. La tecnica psicologica di reiterare pubblicamente una menzogna al fine che si tramuti in verità agli occhi dell'opinione pubblica è utilizzata dagli spin doctors per accattivare le simpatie dell'elettorato nei confronti di un politico.

Senza alcuna vergogna chiedo scusa alla chiesa e a quanti le sono vicini i quali, leggendo il mio post, possono essersi sentiti ingiustamente offesi. Non era affatto mia intenzione offendere né l’autorità ecclesiastica né chi crede in lei!
Ho sempre detto che, pur essendo laico convinto, tralasciando i tanti crimini di cui si sono macchiati e si macchiano molti ministri di Cristo, i quali prima d’essere uomini di chiesa sono semplicemente uomini con le loro tante debolezze e poche virtù, non sono affatto anticlericale. Nutro profondo rispetto per quei tanti preti e associazioni cattoliche che si impegnano nel mondo per alleviare le sofferenze dei poveri e dei malati. E anch'io, ogni qualvolta mi si è presentata l'opportunità, non ho mai lesinato la mia collaborazione con tali realtà perché ritengo che aiutare il prossimo sia un gesto di umanità che va aldilà del credo religioso e politico. 

Questa mia pubblica ammenda era necessaria in quanto, pur essendo laico convinto, mi preoccupo prima di tutto di essere una persona onesta sia intellettualmente  che nelle azioni.
Per cui senza alcun problema ammetto l’errore commesso, ringraziando il mio contatto di Fb per avermi fatto conoscere l’articolo di Folena su Avvenire. E invito quanti si soffermassero su questo post a leggerlo  perché merita. E di divulgarlo se davvero si tiene alla verità di informazione.
Qualunque forma di omertà è sinonimo di disonestà!
Chiunque voglia fare informazione, seppure fosse "solo" un blogger, nel momento in cui scrive non può né tacere né sovvertire la verità altrimenti si metterebbe sullo stesso piano di coloro che accusa di diffondere menzogne e fango nella società attraverso i media per difendere e acuire il proprio potere politico e economico a scapito degli ignari cittadini!  


 

 
 
 

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