Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Settembre 2011

MAGGIORANZA A CORRENTE ALTERNATA

Post n°1143 pubblicato il 30 Settembre 2011 da kayfakayfa

Ancora una volta ieri il governo è stato battuto alla Camera su un emendamento presentato dall’opposizione. Questa volta era in discussione la possibilità per i contribuenti di devolvere esplicitamente alla scuola pubblica l’8 per mille della propria dichiarazione dei redditi. Malgrado il governo fosse contrario a simile eventualità, al momento del voto 23 rappresentanti della maggioranza hanno votato con l’opposizione facendo passare la proposta. Smentendo platealmente coloro i quali, Premier in testa, sostengono che la maggioranza è solida e dunque non esistono le condizioni per sciogliere le camere e dar vita a nuovo governo o riandare alle elezioni.

Poiché il governo mostra di avere la maggioranza solo quando chiede il voto di fiducia – in pratica non si vota per approvare la proposta in discussione ma per stabilire se il governo abbia o meno la maggioranza in Parlamento, diversamente cade il governo e tutti a casa  - le reiterate bocciature subite in questi tre anni durante votazioni parlamentari avulse dalla fiducia, dimostrano che la maggioranza non è affatto solida e per tanto ci sarebbero tutte la condizione perché il Presidente della Repubblica prendesse in seria considerazione lo scioglimento delle Camere. Purtroppo i ripetuti voti di fiducia cui il governo è ricorso in questi anni per garantirsi che determinate leggi particolarmente a cuore al Premier fossero approvate senza problemi, hanno il sapore di un ultimatum posto dal governo alla maggioranza che lo sostiene: o votate la fiducia, facendo di fatto passere la legge in fase di approvazione, oppure tutti a casa!

Per quanto si possano nutrire forti dubbi sulle qualità intellettive e morali di alcuni parlamentari della maggioranza, mi dite chi di costoro, per quanto sprovveduto possa essere, sarebbe talmente fesso da negare, al momento del voto, la fiducia al governo mettendo in crisi la maggioranza e quindi rischiando di andare a casa prima di aver maturato i 5 anni necessari per la pensione?

La sensazione che si ha, considerando le tante sfiducie patite dal governo in questi tre anni tutte le volte che si è votato senza porre la fiducia, è che la maggioranza esiste solo quando si tratta di tutelare se stessa garantendo col voto di fiducia le condizioni affinché la legislatura finisca naturalmente nel 2013, completando il quinquennio necessario per maturare il vitalizio!

Non è certo di una maggioranza a corrente alternata di cui ha bisogno il paese, in momento così difficile dove la scarsa credibilità politica del governo, sia per i guai giudiziari del Premier sia per le lotte intestine nella maggioranza, influisce negativamente sui mercati ponendo l’Italia alla mercé degli speculatori finanziari. Del resto la mancanza di politici sul palco al convegno dei giovani industriali che si terrà a Capri a ottobre perché, come dice il Presidente Jacopo Morelli, non pretendiamo risposte positive ad ogni nostra richiesta, ma non vogliamo neanche essere presi in giro. Non siamo più disponibili a organizzare passerelle per quaòcuno, il Paese è stanco!

C'è bisogno di dire altro?

 

 
 
 

BAGNASCO AMMONISCE IL PREMIER ENTUSIASMANDO L'OPPOSIZIONE

Post n°1142 pubblicato il 27 Settembre 2011 da kayfakayfa

 

Dopo la reprimenda del Cardinal Bagnasco,  nella prolusione del consiglio permanente dei vescovi, contro coloro che, rivestendo cariche pubbliche, non assumono atteggiamenti etici e modi di vita adeguati al ruolo istituzionale che ricoprono, come dettato dalla Costituzione, (ammonimento in cui in tanti, anche nel centrodestra, hanno letto come destinatario Silvio Berlusconi), è difficile, se non addirittura impossibile, che, dopo le ferme e forti parole del Presidente della CEI, l’Udc di Casini si schieri con il PDL per dare vita a una nuova maggioranza, come auspicano più rappresentanti del centrodestra, almeno fino a quando Berlusconi solcherà la scena politica italiana.

Che Berlusconi sia inviso a molte autorità e associazioni cattoliche per via del suo discutibile stile di vita non lo scopriamo ora. E non basta certo il sostegno di alcuni uomini di chiesa tipo don Verzè per consentire al Premier di affermare di avere la Chiesa dalla sua parte. Come si dice, una rondine non fa primavera.

Le parole di Bagnasco non potevano non suscitare quantomeno moderato entusiasmo in molti rappresentanti del centrosinistra e in personalità della cultura vicine all’opposizione. Tuttavia quest’ennesima condivisione da parte di un contesto politico e culturale di matrice laica, anticlericale e, in molti casi, atea delle parole di un alto prelato, solo perché in maniera alquanto esplicita critica il Presidente del Consiglio e il suo stile di vita, evidenzia una volta di più come in politica l’opportunismo non abbia colore e si faccia beffe della coerenza: quegli stessi che fino a poche settimane fa criticavano la chiesa per i presunti benefici fiscali di cui godrebbe,  in preda a una colossale amnesia, improvvisamente vi si coalizzano perché le parole di Bagnasco potrebbero rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso, costringendo i cattolici del PDL a non sostenere più il governo e a giustificare il Premier per non scontentare i vescovi!

 

 
 
 

QUEL CAPRO ESPIATORIO DI NOME TREMONTI

Post n°1141 pubblicato il 24 Settembre 2011 da kayfakayfa

Sembra assurdo eppure, leggendo e ascoltando le dichiarazioni di illustri rappresentanti del governo e della maggioranza, la negata autorizzazione della Camera all’arresto dell’onorevole Marco Milanese, braccio destro di Tremonti, si sta risolvendo in un vero e proprio voto di sfiducia nei confronti del Ministro dell’Economia, la cui assenza giovedì tra i banchi parlamentari durante il voto, ufficialmente giustificata in quanto in quelle stesse ore il Ministro era in volo per l’America dove doveva partecipare a un G20 sull’economia, non è stata affatto digerita dai suoi colleghi di partito e coalizione. Tanto che perfino l’onorevole Scilipoti, il vero perno su cui regge il governo, ne ha chiesto esplicitamente le dimissioni. 

Che tra Berlusconi e Tremonti non corresse buon sangue è ormai noto da tempo. Spesso anche in pubblico il Premier e il suo Ministro si sono “accapigliati” garbatamente, soprattutto perché per fronteggiare la crisi - da entrambi prima negata e poi accoratamente conclamata, partorendo cinque finanziarie in meno di due mesi di cui solo le ultime hanno dato un po’ di respiro al paese e ai mercati visto che furono stilate su indicazioni della BCE – Tremonti non escludeva una patrimoniale sui redditi superiori a 90 mila euro, un aumento delle imposte e una revisione delle pensioni. Mentre Berlusconi, probabilmente per non scontentare l’alleato leghista e quella frangia di elettorato del PDL appartenente al ceto medio alto che guadagna 90/100 mila euro all’anno, contrario a una manovra del genere, puntava invece sui tagli alla spesa pubblica. Scontentando sindaci e presiedenti di provincia e di regione, anche quelli eletti sotto la bandiera della coalizione di governo, i quali  scendevano in piazza per protestare contro i tagli agli enti locali che a loro avviso avrebbero indotto le amministrazioni da loro presiedute a tagliare  i servizi ai cittadini per mancanza di fondi.

Questo tiro al bersaglio da parte della maggioranza contro Tremonti stride se si considera che in difesa del  Ministro si schiera un’autorevole personalità qual è Mario Monti, ex commissario dell’unione europea nonché da molti indicato come probabile Premier se si andasse a un governo di larghe intese.

La sensazione è che Tremonti sia diventato all’improvviso un capro espiatorio. Il cassonetto in cui scaricare e nascondere le colpe e gli errori del Presidente del Consiglio - per Berlusconi la Procura di Napoli configura l’accusa di induzione alla falsa testimonianza nell’inchiesta Tarantini/Lavitola – e della sua raffazzonata maggioranza pur di evitarne le dimissioni con conseguenza nefaste per molti che lo sostengono i quali, se si riandasse alle urne e si votasse consentendo ai cittadini di scegliere il candidato e non solo il partito o la coalizione come avviene oggi con il porcellum, difficilmente torneranno a sedere negli scranni parlamentari perché nessuno o pochissimi se li filerebbero.  

Se a questa situazione condizionata da opportunismi personali e di partito, si associa l’ennesimo richiamo al governo da parte di Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria che non è certo un organo comunista, la quale ieri è tornata a chiedere all’esecutivo un’azione decisa per il rilancio dell’economia oppure di dimettersi, l’attacco a Tremonti da parte della maggioranza sembra essere l’ultimo, disperato sussulto di un governo in agonia, che pur di restare al timone di una nave ormai alla deriva cerca di salvarsi gettando in mare i salvagente quasi fossero zavorre di cui disfarsi per riprendere “quota”, restando impettito nella plancia di comando malgrado la nave imbarchi sempre più acqua!

 

 
 
 

LA PATONZA DI STATO E LA CRISI ECONOMICA GETTANO NELL'OMBRA IL DRAMMA DEL PROCESSO CASSIOPEA

Post n°1140 pubblicato il 20 Settembre 2011 da kayfakayfa

Le notizie sempre più drammatiche relative alla situazione politica e economica del nostro paese  – ultima il declassamento del debito sovrano italiano da parte dell’agenzia di rating S&P che accomuna sempre di più le sorti dell’Italia a quella della Grecia  – ne fanno cadere nel dimenticatoio altre che, in momenti diversi, avrebbero tenuto banco per giorni, se non addirittura settimane, sulle prime dei giornali e in quelle dei telegiornali, alimentando infiniti dibattiti sull’effettivo valore della prescrizione che estingue i processi in corso per scadenza dei termini processuali consentendo a presunti criminali di farla franca perché il processo in cui sono imputati scadrà prima della fine del dibattimento. In virtù di questa norma paradossale, per molti aspetti assurda eppure necessaria altrimenti tanti processi rischierebbero di protrarsi in eterno con costi illimitati per le parti in causa, molti personaggi della politica imputati  per mafia, frode fiscale, sfruttamento della prostituzione si sono salvati dal giudizio processuale vantandosi sfacciatamente, a volte con l’appoggio compiacente dei media, di essere stati assolti quando invece la prescrizione non è affatto un’assoluzione bensì un giudizio in sospeso dove comunque persiste il dubbio che l’imputato abbia realmente commesso il reato per cui è accusato ma non potrà mai esserne dimostrata la colpevolezza per scadenza dei termini processuali. Un politico sotto processo che,  incorrendo nella prescrizione, la spaccia per assoluzione mente senza pudore allo scopo di suscitare la simpatia e la compassione di quella parte di opinione pubblica ignorante in materia giudiziaria per poi catalizzarne su di sé il  voto facendo di tutto per passare per vittima di un complotto da cui è stato assolto con formula piena!

Quanto è accaduto per il Processo Cassiopea, dove si deferivano al tribunale i responsabili dello smaltimento di rifiuti tossici provenienti dalle aziende del nord nelle campagne del casertano e della Campania avvelenandone il terreno e incrementando la mortalità per cancro, di cui parlò ampiamente Saviano in Gomorra, che, dopo tredici anni di dibattimento, sono stati tutti assolti grazie alla prescrizione, la dice lunga su come questo strumento controverso favorisca quegli imputati dotati di un patrimonio senza limiti i quali, potendosi permettere il fior fiore degli avvocati, cercano di protrarre il più a lungo possibile il procedimento fino alla scadenza dei termini processuali e farla pulitamente franca!

Dell’indecorosa estinzione del processo Cassiopea ha scritto Roberto Saviano domenica scorsa su Repubblica. Dopo, tutti a raccontare di Berlusconi, delle escort, della patonza che deve girare e della situazione economica sempre più fallimentare del paese!

L’estinzione del processo Cassiopea per prescrizione, non deve considerarsi un altro fallimento italiano? Se sì, c’è un modo per evitare in futuro il ripetersi di una simile indecenza civile e sociale che getta ulteriore discredito su un paese già infangato da squallide vicende di letto che vedono coinvolto il suo Premier?

 
 
 

ITALIA SEMPRE PIù IN FONDO AL BARATRO, CHI LA SALVERà?

Post n°1139 pubblicato il 19 Settembre 2011 da kayfakayfa

È chiaro a tutti, anche a coloro che per partito preso si ostinano a negare l’evidenza, che quanto sta avvenendo in Italia è totalmente avulso a uno Stato di diritto. In nessun’altra democrazia mondiale l’ordinamento costituzionale e giuridico consentirebbe a un pluri inquisito, coinvolto in reiterati scandali sessuali con coinvolgimento di minorenni, nonché accusato di frode fiscale e di corruzione, sotto processo in più procedimenti penali, di continuare a governare il paese come se nulla fosse nell’attesa che sopraggiungano una crisi di governo o nuove elezioni (correndo comunque il rischio che, ricandidandosi, possa essere rieletto dal popolo e riprendere lo scettro del comando…). Così come in nessun’altra democrazia mondiale l’ordinamento costituzionale e giuridico consentirebbe a un Ministro delle Repubblica di offendere ripetutamente i simboli della nazione che rappresenta, inclusa la Costituzione su cui ha giurato di servire fedelmente la patria; auspicando addirittura la secessione - magari per via referendaria – quindi il disfacimento di quello stesso Stato di cui dovrebbe tutelare l’unità e gli interessi!

Gli accorati appelli di queste ore da parte di giornalisti e esimi giuristi al Presidente Napolitano affinché intervenga per arginare una situazione che va facendosi sempre più insostenibile tanto da minare la credibilità delle istituzioni del paese, mettendo a rischio l’unità nazionale, sembra non trovino riscontro al Quirinale. Non perché Napolitano faccia orecchie da mercante, bensì perché la Costituzione ne limita i poteri, come ripetutamente il Presidente ha fatto presente a quanti imploravano un suo intervento, non consentendogli di sciogliere autonomamente le Camere nel momento in cui fosse evidente che il paese non è più governato malgrado l’esecutivo fosse in carica. Per fare ciò la Costituzione prevede la controfirma del Presidente del Consiglio, in questo caso di Berlusconi il quale ha più volte fatto sapere di non avere alcuna intenzione di dimettersi nonostante finanche Confindustria glielo abbia implicitamente chiesto per il bene del paese.

Possibile che da questo abisso senza  fondo in cui stiamo mestamente sprofondando non vi siano vie d’uscita? Possibile che, malgrado la loro lungimiranza, i padri costituzionali, forse per eccesso di fiducia negli italiani, non avessero valutato la remota ipotesi che, dopo il ventennio fascista, in Italia la politica potesse degenerare al punto in cui siamo giunti dove, presumibilmente, incarichi istituzionali e commesse di Stato venissero barattati con donnine di facili costumi pronte a soddisfare le pruriginose voglie del capo di governo e dove un partito dichiaratamente antinazionalista potesse assurgere al governo del paese minandone l’unità, inserendo nella Costituzione un codice o un cavillo burocratico che lasciassero al Capo dello Stato l’autonomia di sciogliere le Camere, mandando a casa il governo, nel momento in cui fosse evidente che questi non fosse in grado di fare e tutelare gli interessi del paese?

 
 
 

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