Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Ottobre 2011

MEGLIO I GUASTAFESTE O I BRONTOSAURI?

Post n°1161 pubblicato il 30 Ottobre 2011 da kayfakayfa

Qualcuno li ha definiti, non certo simpaticamente, i guastafeste per via del fatto che con la loro improvvisa apparizione nel panorama politico italiano avrebbero sconquassato le ambizioni governative, sia nazionali che locali, del PD sottraendogli voti. Stiamo parlando di Beppe Grillo e del sindaco di Firenze Matteo Renzi, quest’ultimo membro del PD con aspirazioni rottamatorie, nel senso che vorrebbe che la vecchia guardia del partito, quella reduce dal PCI per intenderci, lasciasse spazio ai giovani.

Per quanto riguarda Grillo, il Movimento a 5 Stelle da lui fondato sta sempre più acquistando consensi nell’elettorato nazionale tant’è che alle prossime politiche i suoi voti potrebbero risultare determinanti al centrosinistra per vincere le elezioni così come oggi lo sono quelli della Lega per Berlusconi. Del resto un chiaro esempio di quanto Grillo e le sue idee “antipolitiche” trovassero consenso nella gente lo si ebbe all’epoca del V-Day (vaffanculo day) Parlamento Pulito, quando il comico genovese, con il solo ausilio del passaparola in rete, riuscì a convogliare in decine di piazze italiane e estere centinaia di migliaia di persone, raccogliendo oltre trecentomila firma per una mozione da presentare al Parlamento in cui si chiedeva l’interdizione e l’ineleggibilità dalle cariche pubbliche per quanti fossero condannati anche solo in primo grado; massimo due mandati parlamentari per ogni onorevole e senatore in maniera da evitare i politici di professione; l’elezione diretta dei parlamentari da parte dei cittadini e non dalle segreterie come previsto dall’attuale legge elettorale nota come porcellum. Se già nel 2007 Grillo mostrò di suscitare interesse nella gente, al punto che un illustre rappresentante del PD, Massimo D’Alema, definì ingiustamente violenti i pacifici manifestanti accorsi nelle piazze alla sua chiamata.

Contrariamente alle speranza di tanti soloni della destra e della sinistra, per una volta concordi nel condannare senza appello il comico genovese, le sue idee populiste e demagogiche, e il linguaggio colorito con cui si esprime; che per screditarlo non lesinarono  a fargli  i conti in tasca rendendone pubblici i guadagni nella speranza che la gente si indignasse; o di tirare in ballo l’incidente d’auto che il comico fece con il suo fuoristrada e in cui perse la vita una sua amica, nel corso degli anni Grillo e il suo movimento si stanno ritagliando in maniera crescente uno spazio della politica italiana a dimostrazione che sempre persone non hanno più fiducia nei cosiddetti politici di professione i quali da decenni scaldano con i loro onorevoli deretani gli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama passando senza alcun ritegno da uno schieramento all’altro solo per tutelare la poltrona e i tanti privilegi che ne derivano.

Diversamente da Grillo che, pur fondando un movimento politico, non s’è mai candidato mostrandosi coerente con quanto aveva più volte ripetuto, Matteo Renzi nasce in una famiglia dove si respira politica. suo padre Tiziano tra il 1985 e il 1990 fu consigliere comunale  a Rignano sull’Arno per la DC. Evidentemente fu questo il motivo che lo avvicinò a Prodi, quindi a iscriversi nel Partito Popolare Italiano e poi ne La Margherita fiorentina divenendone segretario provinciale nel 2003. Dunque, analizzando la carriera politica del sindaco di Firenze si evince quanto la matrice moderata presente nel dna familiare abbia influito sulle sue scelte politiche tanto da indurlo a recarsi a Arcore da Berlusconi nel 2010 per chiedere fondi per Firenze attirandosi addosso gli improperi del centrosinistra, chissà perché sempre compatto nel criticare…

Seppure il comico genovese e il sindaco abbiano vite e storie politiche completamente diverse, a renderli simpatici a una parte dell’elettorato di centrosinistra – ma anche a una parte del centrodestra - vi è la schiettezza e la sfacciataggine con cui affrontano senza alcuna riverenza quelli che Renzi definisce i “brontosauri” della politica. Senza farsi alcuno scrupolo di criticare le segreterie pur nella piena consapevolezza che così facendo possono nuocere in particolare al PD, soprattutto Renzi che tra l’altro nel partito di Bersani ricopre un importante incarico.

Contrariamente a quanto insinuato da qualcuno, né Grillo né Renzi sono dei guastafeste. La bellezza della democrazia sta nel fatto che chiunque può dire e fare quello che vuole, attenendosi ovviamente alle regole, giungendo a fondare un partito proponendosi all’esame dell’elettorato per ricavare consensi e far sentire la propria voce in Parlamento.

Se alcune settimane fa il PD ha perso di un punto le regionali in Molise vinte dal centrodestra, non ha senso scagliarsi contro Grillo solo perché il suo candidato ha ottenuto oltre 10 mila voti, il 5,5 di preferenze. La colpa della sconfitta non è del Movimento a 5 Stelle il quale candidandosi da solo si sarebbe posto come un ostacolo sulla strada del Pd, ma dello stesso Pd che non ha saputo convincere quella fascia di elettorato che, a suo dire, sarebbe trasmigrata dal Pd verso il movimento grillino. Trovare il capro espiatorio è uno degli sport più praticati dai politici italiani, senza alcuna distinzione di schieramento. Difficilmente sentiamo qualcuno di loro ammettere le proprie colpe. Chissà perché le sconfitte sono sempre causa di terzi. Nel caso del Pd, di Grillo in Molise e, eventualmente, di Renzi a livello nazionale se si andasse a votare ora. Eppure basterebbe che nel partito di Bersani qualcuno avesse il buon senso di proporre agli elettore delle ricette convincenti, non stantie, facendo apparire avvizzite quelle proposte da Grillo e da Renzi. In tal caso, seppure si fondassero una decina di movimenti come quello di Grillo e, presumibilmente, di Renzi, il Pd anziché perdere elettori li guadagnerebbe. Evidentemente il cambiamento terrorizza i brontosauri!

 

 

 
 
 

RILANCIO DELL'ECONOMIA A TUTELA ELETTORALE

Post n°1160 pubblicato il 27 Ottobre 2011 da kayfakayfa

Alcuni giorni fa, intervenendo a Otto e Mezzo, a Lilli Gruber che gli chiedeva una “ricetta” da applicarsi all’Italia perché superasse  la crisi economica, l’ex commissario europeo Mario Monti rispose si dovevano adottare dei provvedimenti che scontentassero equamente sia l’elettorato di centrodestra che quello di centrosinistra, ovvero imporre una patrimoniale fissa sui redditi medioalti e intervenire sulle pensioni!

Nella lettera programmatica presentata ieri dal governo italiano a Bruxelles per convincere l’Europa sull’efficacia delle manovre anticrisi che l’esecutivo varerà per rilanciare l’economia, tra i provvedimenti da attuarsi ci sono tra l’altro il ritocco delle pensioni di vecchiaia, ma non quelle di anzianità per non scontentare la Lega, innalzando la soglia pensionistica a 67 anni di età entro il 2026 (!), si rende più facile licenziare, si prevede la mobilità coatta per i dipendenti pubblici, ma non si contempla alcuna patrimoniale annua fissa sui ceti medioalti come invece si invocava tra più parti.

In pratica i provvedimenti che il governo varerà da novembre prossimo toccano i ceti più deboli, ma non intaccano minimamente quelli medioalti che, per intenderci, rappresentano l’elettorato berlusconiano.

In pratica le manovre che seguiranno hanno un amaro sapore preelettorale. Si ha la sensazione che in vista di probabili elezioni anticipate in primavera il cavaliere e suoi uomini abbiano già iniziato la campagna elettorale accattivandosi il proprio elettorato e quello leghista!

 

 
 
 

LE TOPPE DIPLOMATICHE NON CANCELLERANNO QUELLE RISATINE IRONICHE

Post n°1159 pubblicato il 25 Ottobre 2011 da kayfakayfa

Inopportune! Così il Ministro degli Esteri Franco Frattini aveva definito le risatine con cui la Merkel e Sarkozy avevano istintivamente risposto a una giornalista che domenica, in conferenza stampa a Bruxelles, gli chiedeva quanta credibilità dessero a Berlusconi e alle misure anticrisi che avrebbe varato il governo italiano. Una risatina di scherno nei confronti del nostro Premier, quella dei due leader, che ha fatto il giro del mondo, dimostrando a livello planetario quanta poca credibilità abbiano le cancellerie internazionali del  nostro Presidente del Consiglio.

Aldilà delle successive scuse di prammatica di Francia e Germania per le quali si è trattato di un equivoco, ritornando al giudizio espresso sulle risatine dal nostro Ministro degli esteri, c’è da dire che Frattini ha effettivamente ragione a definirle inopportune.

Come suggerisce il dizionario-italiano.it,  per diplomazia si intende non solo il rapporto tra gli stati, ma, in senso figurato, l’abilità, il tatto nel trattare affari delicati. Nel caso in esame, è proprio quest’ultima interpretazione che si associa alle parole del nostro Ministro. Ridendo alla domanda, sia la Merkel che Sarkozy hanno dimostrato poco tatto!

In campo diplomatico è indispensabile che i rappresentanti istituzionali posseggano adeguato aplomb, ossia tatto, in modo tale che qualunque questione affrontino con i colleghi stranieri, per quanto delicato e controverso possa essere l’argomento di discussione, malgrado tra di  loro possa  non scorrere buon sangue, nei rapporti ufficiale tra le nazioni, finanche tra quelle più ostili tra loro, è indispensabile che tra i rispettivi rappresentanti trasparisca sempre un margine di reciproco rispetto, soprattutto pubblicamente, in modo da non offendere o ridicolizzare agli occhi dell’opinione pubblica nazionale e internazionale la controparte come impone la ragion di Stato. In pratica nei rapporti diplomatici è indispensabile una buona dose di garbata ipocrisia in modo da far apparire apprezzato statista perfino un incapace o giù di lì, come impietosamente svelato dai cablogrammi riservati delle cancellerie di stato americane pubblicati da wikileaks.

Ha ragione Frattini, le risatine tra Sarkozy e la Merkel sono state inopportune in quanto, in un battito di ciglia hanno svelato, prima di tutto a una buona fetta di italiani, quanto sia falso che Berlusconi è il miglior Presidente del Consiglio Italiano degli ultimi 150 anni, nonché rispettato nei consessi internazionali essendo il leader occidentale più longevo e per questo in grado di poter dare suggerimenti al “giovane” Obama, o di fare da mediatore tra Usa e Russia e in altre crisi internazionale come egli stesso si è vantato in più di un’occasione!

Quelle risatine inopportune hanno distrutto  in un lampo un’immagine costruita affannosamente nel corso degli anni con l’ausilio di media compiacenti, di giornalisti prezzolati che non hanno esitato a alterare la realtà pur di accreditare un’immagine del nostro Premier diversa da quella reale. Quelle risatine sono paragonabili a un’onda che, infrangendosi sulla riva, annienta di colpo uno splendido castello di sabbia innalzato a fatica sulla spiaggia.Tutto quello che seguirà è solo diplomazia, semplici toppe!

 

 
 
 

IL GOVERNO DEL FARE... RIDERE TUTTI!

Post n°1158 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da kayfakayfa

Dopo gli evidenti sorrisi di scherno tra Sarkozy e Angela Merkel e le risate del pubblico in sala alla domanda di una giornalista che, durante la conferenza stampa a seguito del vertice economico di ieri a Bruxelles, chiedeva ai due leader se avessero fiducia in Berlusconi e sulle misure che il governo italiano varerà per rilanciare la crescita nel paese, sarà difficile, se non impossibile, per gli irrefrenabili paladini del cavaliere negare che per colpa di Berlusconi e del suo esecutivo la considerazione dell’Italia all’estero sia meno di zero. Ora che è palese a tutti che a livello internazionale il nostro capo di governo è considerato alla stregua di un pagliaccio o, peggio, di una barzelletta tipo quelle che ama tanto raccontare pubblicamente senza alcuno scrupolo pur di  catalizzare su di sé le simpatie dell’auditorio, non c’è da stupirsi se le manovre anticrisi varate, e in procinto di essere varate dall’Italia sono frutto della volontà di terzi. Precisamente della Bce con l’ausilio di Francia e Germania e con la supervisione del Presidente della Repubblica Napolitano. Mentre Confindustria e i sindacati, per una volta unanimemente concordi nel condannare l’inazione del governo sul tema dello sviluppo economico, non perdono occasione per ammonire l’esecutivo a varare urgentemente quelle misure necessarie che dovrebbero ridare respiro all’economia nazionale, arginando la crisi di produttività e, conseguentemente, quella occupazionale. Come si può pretendere da chi è reiteratamente coinvolto in scandali a luci rosse per la propria incapacità a tenere a bada i bassi istinti e inquisito in più di un 'inchiesta giudiziaria, impegnato a varare e fare approvare leggi a lui indispensabili per arginare i processi che lo vedono imputato servendosi in maniera smodata del voto di fiducia in barba al Parlamento, di occuparsi seriamente dalla res pubblica?

Se si andrà o no a votare nella prossima primavera per ora nessuno lo sa, ma una cosa è certa, qualunque governo verrà dopo di questo difficilmente potrà fare peggio! Il fondo toccato dall’Italia a livello di credibilità internazionale non era mai stato così basso come lo è oggi, malgrado il governo del fare…ridere tutti!  

 

 

 
 
 

LA MORTE DI GHEDDAFI Dà SPUNTO AL NOSTRO PREMIER PER UN'ALTRA GAFFE

Post n°1157 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da kayfakayfa

A prescindere, qualunque forma di violenza va sempre condannata. Tuttavia le immagini della tragica uccisione di Gheddafi a opera dei ribelli, la loro esultanza e quella del popolo libico dopo l’esecuzione del rais, per quanto crude possano apparire, difficilmente scuotono nelle coscienze un moto di pietà verso quell’uomo inerme vittima di se stesso. Sì perché, dispiace dirlo, per quanto orribile possa essere stata, la morte di Gheddafi è conseguenza dei soprusi e dei crimini compiuti dal colonnello nei confronti del suo popolo nell’arco di quarantadue anni di incontrastata dittatura durante la quale, pur di incrementare e tutelare il proprio potere politico e economico, non si è fatto scrupoli di trucidare con l'ausilio delle forze speciali coloro che si opponevano al suo volere. 

Per quarantadue lunghissimi anni Gheddafi è stato il padrone indiscusso della Libia, terra ricca di petrolio e gas al punto che i governanti occidentali, pur di accaparrarsene una parte, hanno avuto nei confronti del colonnello un atteggiamento ambiguo: da un lato ne condannavano l’indole terrorista giungendo a bombardare Tripoli, come fecero gli USA nel 1986 ritenendo che il rais fosse il responsabile dell’attentato alla discoteca LA BELLE a Berlino; dall’altro, seppure con palese ipocrisia, lo trattavano da statista pur di stipulare contratti miliardari che favorissero le proprie aziende.

In questa ridda di contraddizioni figlie della ragion di stato, tristemente emerge l’atteggiamento indulgente, oserei dire di assoluta sottomissione al rais, del governo italiano. Sarà difficile infatti dimenticare la tendopoli eretta dal colonnello a Villa Pamphili, le parate equestri organizzate in suo onore, la precettazione di 500 ragazze chiamate ad assistere alla lezione del rais sull’Islam, il nostro Premier che in conferenza stampa lo definisce leader di grande saggezza. Ma soprattutto sarà difficile dimenticare il baciamano di Berlusconi al colonello nemmeno fosse il Papa; o l’ormai tristemente famosa frase non chiamo per non disturbare  con cui il nostro Presidente del Consiglio rispose a quanti reclamavano un suo intervento su Gheddafi affinché il colonnello sospendesse la sanguinaria  repressione con cui stava cercando di sedare la rivolta libica.

Oggi che Gheddafi non c’è più molti, pur condannando la violenza della sua fine,  ammettono che la sua scomparsa fa comodo perché con essa vengono seppellite verità scomode. Vi immaginate cosa avrebbe significato allestire un processo al colonnello? C’è da presumere che per difendersi dalle accuse mossegli contro, Gheddafi non avrebbe lesinato a chiamare in causa personaggi di spicco, magari capi di stato e di governo, svelando verità scomode che invece la sua morte nasconderà per sempre.

Sic transit gloria mundi. Così ha commentato Berlusconi non appena ha appreso la notizia della morte del suo amico Gheddafi. Questo è bastato per attirarsi addosso, per l’ennesima volta, le critiche di Famiglia Cristiana!

 

 
 
 

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