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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Febbraio 2013

LA DEMOCRAZIA CONTRO LA DITTATURA DEI MERCATI

Post n°1368 pubblicato il 28 Febbraio 2013 da kayfakayfa

 

Che strano popolo siamo noi italiani.

Tutte le volte che in televisione si trasmettevano le immagini di protesta popolare in corso in un paese del Magreb o d'Europa contro governi dittatoriali e democrazie corrotte che privavano della libertà e affamavano la gente come è accaduto in Grecia, in Spagna, in Islanda, in Tunisia, in Egitto, in Libia, provavamo un senso di ammirazione e rispetto verso quegli uomini, quelle donne, quei vecchi, quei ragazzi che non indugiavano ad affrontare a mani nudi la polizia e l'esercito pur di far sentire la propria rabbia.

Guardando quelle scene drammatiche, provavamo vergogna per noi stessi, chiedendoci come fosse possibile che, diversamente da loro, noi italiani accettassimo passivamente la sconcezza di essere rappresentati al governo da un plurinquisito con più di un processo in corso, il quale non si faceva scrupoli di giustificare l'evasione fiscale; di attaccare la magistratura definendola un cancro per la democrazia; di offendere il Presidente della Repubblica e la Costituzione perché gli impedivano di modificare a suo piacimento l'ordinamento giudiziario e statale; di ospitare nelle proprie residenze escort di alto bordo; di tenere comportamenti inadeguati a un uomo di Stato in consessi ufficiali, nazionali e internazionali, svergognando il paese che rappresentava; di avere in Parlamento un numero enorme di indagati, imputati e condannati mentre per accedere a un concorso per bidelli i candidati devono presentare il casellario giudiziario per dimostrare di essere integri nei confronti della giustizia.

Guardando quelle immagini di rivoluzione non potevamo evitare di provare imbarazzo, chiedendoci come fosse possibile che anche noi italiani non sentissimo l'impeto di scendere in piazza contro un sistema politico di corrotti e corruttori che ci stava privando di ogni dignità, a cominciare dal lavoro, salvaguardando unicamente i propri interessi con i soldi pubblici.

La stessa domanda se la ponevano esimi giornalisti, scrittori, sociologi, psicologi adducendo con la tracotante supponenza che li contraddistingue che, tutto sommato, gli italiani non si ribellavano perché fare la rivoluzione non appartiene al loro DNA essendo un popolo di pecore bisognose del pastore che le guidi al pascolo. Utilizzando come esempi Mussolini e Berlusconi.

Qualcuno addirittura sosteneva che la gente non si ribellava perché, fondamentalmente, non era affatto vero che in Italia molte famiglie fossero alla fame, malgrado i dati ISTAT e la CARITAS affermassero il contrario.

Ora che una parte consistente del popolo si è ribellata al sistema con un voto di protesta senza precedenti mandando in frantumi il bipolarismo PD-PDL; dando un doloroso schiaffo a quel partito di sinistra da cui da tempo in tanti non si sentono più tutelati – a riguardo si ricordi la risposta della Senatrice PD Anna Finocchiaro la quale, a chi in una trasmissione televisiva le rinfacciava di andare a fare la spesa con la scorta, rispose di non essere una bidella, offendendo le bidelle e tutte quelle donne che svolgono le più umili mansioni per portare avanti la casa e la famiglia... – a quegli stessi esimi signori al soldo dei partiti dà fastidio che tutto ciò sia avvenuto perché la rottura degli equilibri politici, così com'erano strutturati fino a prima delle elezioni, segna non solo la sconfitta del sistema bipolare e del PD ma anche la loro!

Sicuramente molti di loro sosterranno che l'esito del voto non fa altro che affermare che gli italiani sono un popolo di pecore che hanno semplicemente deciso di cambiare pastore passando da Berlusconi a Grillo.

Dimenticando che in democrazia il responso popolare è inappellabile, cha la volotntà del popolo sovrano va rispettata come ha giustamente ricordato in Germania Napolitano.

Se poi il voto deve compiacere unicamente la volontà dei mercati, a loro detta pronti ad affossare una nazione se l'esito del voto non li convince, ci spiegassero questi signori dall'alto della loro sapienza che senso ha andare al voto!?

Non è che alla democrazia, questi signori preferiscono la dittatura dei mercati perché con essa si arricchiscono anche loro?

 
 
 

L'ENTUSIASMO PER LA RIMONTA OBLIA LA REALTà AD ALFANO E C.

Post n°1367 pubblicato il 27 Febbraio 2013 da kayfakayfa

Nonostante alle elezioni il PDL abbia preso quasi il 17% di voti in meno rispetto alle politiche del 2008, l'entusiasmo di Berlusconi e dei suoi uomini è comprensibilmente alle stelle dato che a novembre i sondaggi assegnavano al centrodestra poco più del 10% di preferenze.

In previsione della disfatta elettorale, considerando il balzo del PD nei sondaggi per merito delle primarie che avevano decretato Bersani candidato premier del centrosinistra, anche nel PDL si iniziò a valutare seriamente la possibilità di indire le primarie per eleggere il capo della coalizione.

Non appena Alfano confermò che le primarie si sarebbero fatte, un numero impressionate di persone si candidò alla guida del PDL raggiungendo la ragguardevole cifra di dodici candidati.

Ma, come il Dio della Bibbia, l'ira di Berlusconi si abbatté sul popolo che lo stava rinnegando.

Il cavaliere disse che non avrebbe scucito un soldo per l'allestimento delle primarie; che i soldi li avrebbero dovuti cercare da un'altra parte.

A quel punto, per l'ennesima volta Alfano fu costretto a sottomettersi alla volontà del capo e, smentendo se stesso, dichiarò che le primarie non si sarebbero fatte. Annunciando che il candidato premier per il centrodestra sarebbe stato Silvio Berlusconi!

Fu solo per volontà della Lega Nord che il cavaliere dovette ridimensionare le proprie ambizioni politiche: Maroni e c. furono categorici, si sarebbero alleati col PDL a patto che il candidato premier non fosse stato Berlusconi. Costringendolo a dirottare le proprie velleità post elettorali, nel caso di una insperata vittoria, al ruolo di Ministro dell'Economia.

Fatti gli accordi, Berlusconi iniziò la campagna elettorale dando vita a un tour de force televisivo senza precedenti. Andando perfino da Santoro, riuscendo nell'ardua impresa di ribaltare le aspettative. Rimontando quasi 13 punti al PD, ottenendo il risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Ma non essendo Berlusconi un ragazzino è presumibile che questa sia la sua ultima campagna elettorale; che anche lui sarà costretto a cedere il passo all'età incalzante. Del resto il malessere accusato durante un comizio e i tanti bicchieri d'acqua bevuti a Ballarò e dall'Annunziata mentre rispondeva alle domande dei giornalisti sono un visibile segno di stanchezza.

Avendo il cavaliere quasi ottant'anni, è impensabile che in futuro possa sottoporsi allo stress psicofisico di un'altra campagna elettorale.

In virtù dell'inesorabilità del tempo, c'è da chiedersi se il suo successore, probabilmente Alfano, avrà lo stesso appeal sull'elettorato di centrodestra?

La sensazione, condivisa da più parti, è che il PDL e il centrodestra italiano sono Berlusconi dipendenti; che senza il cavaliere non sono in grado di andare da nessuna parte.

Di conseguenza non sarebbe il caso che Alfano e c. smorzassero gli entusiasmi per l'inatteso successo, smettendo di pensare a vincere le prossime elezioni, e si adoperassero per trovare un valido sostituto del cavaliere, o pensare a cosa faranno da grandi quando lui non ci sarà più?

Belusconi le elezioni le ha vinte, loro le hanno perse ma non se ne rendono conto!

 

 
 
 

GRILLO SBANCA ALLE ELEZIONI: IL M5S È LA VERA SINISTRA

Post n°1366 pubblicato il 26 Febbraio 2013 da kayfakayfa

 

L'affermazione elettorale del M5S come primo partito italiano con oltre il 25% di preferenze testimonia che nel nostro paese quei partiti che si dicevano di sinistra, in primis il PD di Bersani, lo erano solo per derivazione dal passato delle Bolognina di occhettiana memoria. In realtà il loro adeguarsi ai tempi e al fenomeno Berlusconi li ha inesorabilmente imborghesiti, facendogli preferire gli studi televisivi e i teatri alle piazze quali luoghi da cui rivolgersi al proprio elettorato. Utilizzando un linguaggio sempre più articolato di difficile comprensione per operai, impiegati, pensionati, disoccupati, studenti, precari. Persone che la mattina si alzano con l'assillo di doversi inventare qualcosa per tirare avanti dignitosamente anziché soffermarsi a leggere sul giornale il filosofeggiare dell'editorialista di turno di sinistra che, più che un articolo, scrive un vero e proprio saggio tecnico allo scopo di convincere i lettori a votare per la propria parte politica, o assistere in televisione alle comparsate dei vari leader imbellettati dalle truccatrici come star.

La favoletta ripetuta fino alla noia da Bersani e c. del partito di sinistra che, pur consapevole che, dimessosi Berlusconi, se si fosse andati subito alle urne avrebbe stravinto sia alla Camera che al Senato con un vero e proprio cappotto, per senso di responsabilità decise di appoggiare la soluzione del governo Monti proposta da Napolitano, non ha convinto nessuno di quelle centinaia di migliaia di disoccupati che  hanno perso il lavoro  perché le imprese in cui lavoravano hanno dovuto chiudere sbranate dalla crisi; quelle migliaia di esodati lasciati senza né pensione né lavoro dalla riforma pensionistica Fornero; quelle migliaia di imprenditori e famiglie che faticano ad avere un credito dalle banche nonostante le stesse fossero foraggiate dalla BCE e dal governo affinché facilitassero i prestiti; quelle migliaia di precari della scuola defraudati dal governo Monti della speranza di entrare di ruolo dopo anni di sacrifici e di tormenti;  quei milioni di cittadini cui sono stati chiesti enormi sforzi economici per evitare che il paese facesse la stessa fine della Grecia, poi costretti a ingoiare l'amara beffa di vedere i politici ingrassarsi senza ritegno con i soldi pubblici.

Bersani e c. sanno benissimo che, se avessero vinto le elezioni all'epoca in cui il cavaliere si dimise, sarebbe ricaduto sulle loro spalle l'onere di attuare politiche impopolari per risanare il paese, attirandosi addosso l'ira dei cittadini. In particolari di quei ceti di cui dovevano difendere gli interessi anziché lederli per fronteggiare la drammatica situazione lasciata dall'ultimo governo di centrodestra.

Dichiarare di avallare le manovre vessatorie di Monti solo per spirito di responsabilità, congiuntamente al PDL e Casini, e poi sperare che la povera gente, allorché fosse nel seggio, dimenticasse che tra i responsabili dei propri mali ci fosse anche il PD era da illusi.

A meno che Bersani e c. e i loro baciapile editoriali non confidassero a loro volta nella fisiologica memoria corta e dabbenaggine degli italiani...

La fame quale conseguenza del tradimento attuato da un partito che doveva tutelarne gli interessi ha imposto alla povera gente a guardarsi bene intorno per cercare un volto nuovo cui affidare la tutela di se stessa e dei propri figli. Gli italiani lo hanno fatto e hanno trovato in Grillo un convincente interlocutore che parlava loro direttamente dalle piazze in un linguaggio comprensibile; sotto la pioggia e la neve, invece che al caldo di uno studio televisivo o di un teatro dove potevano accedere solo pochi fedelissimi e iscritti al partito per evitare antipatiche contestazioni.

Chi vuole fare gli interessi del popolo si offre al suo abbraccio anziché sfuggirlo, accentando le critiche e i fischi, non solo gli applausi a comando della claque.

Grillo lo ha fatto ed è stato premiato!

 

 
 
 

SCALFARI SE NE FACCIA UNA RAGIONE, IL POPOLO AFFAMATO SI FIDA DEGLI INESPERTI

Post n°1365 pubblicato il 24 Febbraio 2013 da kayfakayfa

 

All’indomani del V DAY, la prima manifestazione pubblica dal sapore politico organizzata da Beppe Grillo nel lontano 8 settembre 2007 - in cui si raccolsero oltre 350 mila firme per indire una legge popolare che garantisse un Parlamento pulito (senza inquisiti e condannati), la rielezione per due soli mandati di un parlamentare, la possibilità al cittadino di votare non solo il partito, come previsto dal Porcellum, ma anche il candidato, come chiesto dalla Costituzione, - che riempì, contro ogni più rosea previsione, le piazze di migliaia di persone festanti, Eugenio Scalfari scrisse un articolo su Repubblica paragonando a un'orda di barbari quelle migliaia di persone che avevano risposto all'appello del comico genovese!

Quello stesso Scalfari oggi su Repubblica torna a parlare dei grillini, sottolineando l'inesperienza a governare che caratterizzerà gli onorevoli e i senatori eletti nel M5S: “ Di politica quei deputati e senatori ne sanno poco o niente del tutto. Nel Sessantotto lo slogan era "l'immaginazione al potere", oggi si potrebbe dire l'inesperienza al potere. È molto peggio perché l'inesperienza politica non è un pregio. Governare un paese non è certo facile ma è facilissimo sgovernarlo. Berlusconi l'ha sgovernato (non solo per inesperienza); il grillismo lo sgovernerebbe se avesse il potere.

Lo stesso argomento è stato usato come deterrente in campagna elettorale dagli avversari di Grillo e dai loro servi mediatici per infondere negli elettori la certezza che per il paese sarebbe una iattura se il M5S vincesse le elezioni o comunque avesse un alto numero di preferenze.

Secondo questi signori, incluso Scalfari, solo l'esperienza politica dei candidati, dunque persone con alle spalle una vera e propria “carriera” politica, garantirebbe al paese la governabilità e la soluzione ai propri problemi.

Peccato per loro, per Scalfari in particolare, che a smentire queste tracotanti convinzioni ci sono i fatti: venerdì al comizio conclusivo tenuto da Bersani - uno che in politica ci sta da oltre trent'anni e dunque di esperienza ne avrebbe da vendere - a Roma, nel teatro Ambra Jovinelli, è intervenuto Nanni Moretti il quale ha detto “ "Cerchiamo di ritornare ad essere un Paese normale, di mettere al primo posto il lavoro, la legalità e l'etica pubblica. Se dovessimo vincere, questa volta fatela una legge sul conflitto di interessi"

Considerato che in circa vent'anni di berlusconismo, il centrosinistra ha governato tre volte - una con D'Alema, due con Prodi, persone di spiccata esperienza politica come auspicato da Scalfari - è evidente che l'esperienza serve a ben poco se ancora oggi c'è chi a sinistra rinfaccia ai propri leader di non aver fatto, quando erano nelle condizioni di poterlo fare, una legge che impedisse a Berlusconi e altri imprenditori di scendere in politica per servirsi della cosa pubblica a scopi personali.

Ma c'è di più. Alcuni giorni fa, su Il Fatto Quotidiano, Paolo Floris d'Arcais, né inesperto né uomo di destra, ha pubblicato un articolo dal titolo BERSANI DICHIARI BERLUSCONI INELEGGIBILE in cui si fa presente che una legge sul conflitto di interessi esiste dal 1957: “Sostiene la legge 461 del 1957 all’articolo 10 comma 1, infatti, che non sono eleggibili coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica”. In sede di discussione fu precisato che per “notevole entità economica” si intendeva qualunque concessione che eccedesse in valore quella di una tabaccheria. Anche a un immaginifico (s)mentitore professionale come il Cavaliere putiniano di Arcore risulterà difficile contestare che Canale 5, Rete 4, Italia 1 valgano un po’ di più, nel loro complesso, di un “sale e tabacchi. L’applicazione della legge 461/1957 è affidata in entrambi i rami del Parlamento alla rispettiva Giunta per le elezioni, che delibera a maggioranza. Anziché applicarla, la legge l’ha violata nel 1994 la maggioranza Berlusconi-Bossi-Fini-Casini, ed era un’indecenza prevedibile. Ma l’ha poi violata per due legislature anche la maggioranza dei Prodi, D’Alema, Bertinotti e altri Veltroni, immemore della protesta già avanzata da un comitato promosso da Vittorio Cimiotta (“Giustizia e Libertà”) e formato da Alessandro Galante Garrone, Paolo Sylos Labini, Ettore Gallo, Vito Laterza, Alessandro Pizzorusso, Aldo Visalberghi, Antonio Giolitti e il sottoscritto.”

Visti i precedenti in cui ci hanno portato gli esperti della politica tanti cari a Scalfari – è grazie a loro se negli ultimi diciannove anni l'Italia è stata governata per ben cinque volte da un imprenditore mediatico che avrebbe svenduto il paese alle mafie e alla corruzione, portandolo sul baratro del dissesto finanziario - l'autorevole giornalista ha il coraggio di auspicare che la gente continui ad affidarsi agli esperti?

L'uomo comune ragiona in questi termini: se per anni ho votato persone competenti le quali ci hanno portato allo sfascio e alla fame, meglio che mi affidi a un inesperto che appartiene alla “gente normale” come me e dunque sa bene quali sono i miei problemi e sa cosa fare per risolverli.

Se oggi milioni di italiani affidano le proprie speranze a Grillo è perché i cosiddetti esperti si sono mostrati incapaci o disonesti.

Scalfari se ne faccia una ragione!

 
 
 

GRAZIE A GRILLO ANCHE L'ITALIA HA I SUOI INDIGNADOS

Post n°1364 pubblicato il 23 Febbraio 2013 da kayfakayfa

 

Nemmeno al cospetto delle inequivocabili immagini televisive trasmesse da Roma che diffondevano nel mondo una Piazza San Giovanni gremita di gente (secondo gli organizzatori 800 mila persone...) accorsa per seguire il comizio conclusivo di Beppe Grillo, leader indiscusso del M5S, gli avversari politici del comico genovese hanno il coraggio di ammettere di aver sottovalutato il fenomeno. E soprattutto di aver sovrastimato oltre ogni limite il livello di dabbenaggine degli italiani, convinti che anche questa volta gran parte del popolo italiota avrebbe abboccato come pesci all’amo attratti dalle allettanti esche dello loro promesse elettorali; dimenticando con la solita facilità che la causa dei mali propri e del paese sono quegli stessi politici che al di là dello schermo televisivo, in campagna elettorale,  propongono con tracotanza soluzioni infallibili atte a risollevare le sorti economiche del paese dopo averlo miseramente affossato.

Le centinaia di migliaia di persone confluite ieri in Piazza San Giovanni e quei milioni di elettori, quasi certamente una decina, che tra domani e lunedì voteranno M5S sono l’indelebile segnale di quanto bassa sia la credibilità dei politici agli occhi di milioni di cittadini che si sono visti defraudare, nell’arco di un anno, dalle politiche vessatorie attuate dal governo Monti per sanare le casse dello Stato - svuotate nell’arco di vent’anni dall’incapacità e dall’ingordigia dei precedenti governi, in particolare da quelli di Berlusconi - del diritto di andare in pensione, della tutela al/del lavoro, della garanzia di un futuro per sé e per i propri figli, dell'assistenza sanitaria, dell'alta qualità dell'insegnamento pubblico, della ricerca.

Ascoltare per anni i politici conclamare ai quattro venti di voler tagliare i costi della politica – riduzione del  numero dei parlamentari, drastici tagli ai loro stipendi e alle pensioni, drastica riduzione delle auto blu –  e modificare la legge elettorale per restituire ai cittadini il diritto di votare non solo il partito ma anche il candidato: e poi vedere che in meno di quindici giorni si è ristrutturato il sistema pensionistico, maturando un numero incredibile di esodati, altra piaga sociale, mentre dei tagli ai costi della politica e modifica della legge elettorale nemmeno l’ombra, era plausibile immaginare che tutto ciò avrebbe alimentato nell’animo dei cittadini un odio profondo verso la politica, rendendoli particolarmente sensibili a chi avrebbe offerto loro la possibilità di mandare a casa quei politici che da anni riscaldano con le loro onorevoli terga i seggi parlamentari e quelli istituzionali per fare ufficialmente gli interessi del paese e invece pensano solo ai fatti propri e di pochi intimi amici.

Sarà pur vero che Grillo fa populismo ma è altrettanto vero che nei suoi comizi non si stanca mai di ribadire di non avere la bacchetta magica; avvertendo che per risanare il paese, attuando il programma del M5S, ci vorranno almeno due generazioni.

Viceversa chi fa politica da una vita finora non ha fatto altro, nel migliore dei casi, di non svolgere al meglio  il proprio ruolo; promettendo in campagna elettorale mare e monti (restituzione immediata dell’IMU sulla prima casa, taglio delle tasse e quattro milioni di posti lavoro, Berlusconi; restituzione dell’IMU sulla prima casa ai redditi medio bassi, rimodulazione della tasse, cancellazione del ticket sulle visite specialistiche, Bersani; rimodulazione dell’IMU sulla prima casa e delle tasse, cento euro in più in busta paga, Monti)

Era prevedibile che, prima o poi, gli italiani si sarebbero stufati di essere presi per il culo, sentendo l’irresistibile bisogno di mandare a casa tutti quei politici, non solo il cavaliere, che in tanti anni hanno promesso loro di tutto e  di più per poi portarli tristemente alla fame.

Altro che indignados spagnoli...
Grazie a Grillo, i veri indignati siamo noi italiani!

 

 
 
 

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