Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Agosto 2013

IL GOVERNO DELLE GRANDI MENZOGNE

Post n°1458 pubblicato il 29 Agosto 2013 da kayfakayfa

 

Per chi crede in Babbo Natale: il governo delle larghe intese PD/PDL/Lista Civica presieduto da Enrico Letta con la supervisione del pregiudicato per frode fiscale Silvio Berlusconi ha abolito l'IMU, condizione imprescindibile imposta dal PDL perché il governo non cadesse.

Per chi non crede in Babbo Natale: il governo delle larghe intese PD/PDL/Lista Civica presieduto da Enrico Letta con la supervisione del pregiudicato per frode fiscale Silvio Berlusconi ha abolito l'IMU, condizione imprescindibile imposta dal PDL perché il governo non cadesse. Ma dal 2014 introdurrà la SERVICE TAX a appannaggio dei comuni che comprende IMU più TARES e sarà pagata da tutti, proprietari di casa e affittuari se residenti nel comune in cui risulta accatastata la propria abitazione.

Per chi crede ai politici: ha ragione il vicepremier Alfano quando trionfalmente twitta, “l'IMU è scomparsa dal vocabolario del futuro”.

Per chi non crede ai politici: ha ragione il vicepremier Alfano quando twitta, “l'IMU è scomparsa dal vocabolario del futuro”. Peccato abbia omesso di dire che dal 2014 sarà inglobata nella SERVICE TAX che pagheranno tutti a livello comunale, anche gli inquilini!

 

Altro che governo delle grandi intese, questo è il governo delle mezze verità. O delle grandi menzogne, fate voi!

 
 
 

LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI, CHE PIACCIA O NO!

Post n°1457 pubblicato il 28 Agosto 2013 da kayfakayfa

 

Sembra sempre più probabile che si riuscirà a trovare una soluzione concordata tra i vari partiti di maggioranza, PDL/PD/Lista Civica di Monti, per impedire la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Adottando “l'escamotage” di lungaggini burocratiche, rinviando la giunta del senato alla Corte Costituzionale la valutazione sulla reale incostituzionalità della Legge Severino - approvata all'unanimità e con enfasi dal governo Monti, con l'avallo di PD e PDL, già attuata in circa quaranta casi, ma poi improvvisamente messa in discussione nel momento in cui deve applicarsi al cavaliere - verranno allungati ii tempi per decidere sulla decadenza di Berlusconi da senatore il quale, nell'attesa della decisione, continuerà a occupare lo scranno senatoriale e potrà candidarsi se si anticipassero le elezioni.

Chi temeva che anche in quest'occasione alla fine il PD avrebbe “salvato” Berlusconi - malgrado i reputati proclami di Epifani tesi a negare tale eventualità dichiarando “le sentenze non si discutono, vanno applicate” - sta purtroppo trovando chiari riscontri ai propri sospetti.

Se ciò avvenisse è evidente che la politica, in particolare il PD, finirebbe per perdere quel residuo di credibilità che ancora riscuote in una ristretta cerchia d'opinione pubblica.

Presumendo che questa eventualità i partiti, primo tra tutti il PD, l'hanno ampiamente messa in conto prendendo in considerazione il “salvataggio” di B., c'è da chiedersi che opinione hanno dei propri elettori, delle loro valutazioni.

“Salvare” Berlusconi dalla galera e dall'interdizione dai pubblici uffici - garantendogli un agibilità politica che non sta né in cielo né in terra in nessun paese democratico, dove qualsiasi politico nelle condizioni giudiziarie del cavaliere si sarebbe dimesso o sarebbe stato costretto a dimettersi da tempo – per quanto garantirebbe la durata del governo delle larghe intese voluto da Napolitano, rappresenterebbe agli occhi di milioni di italiani una resa incondizionata delle Istituzioni al ricatto di un pregiudicato.

È vero, come si ostinano a ripetere fino alla noia i rappresentanti del PDL dal momento della condanna in definitivo del cavaliere, che impedire a Berlusconi di fare politica significherebbe privare milioni di italiani del proprio referente politico. Ma è altresì vero che nessuno è tanto autolesionista da riconoscersi in un delinquente, a meno che non lo sia a sua volta. Né tanto meno, si presume, un partito sia tanto sfacciato - o sprovveduto, fate voi - da candidare un condannato per frode fiscale, offendendo lo Stato e le istituzioni che lo incarnano.

Il rispetto della legalità è alla base della democrazia. Garantire l'agibilità politica a Berlusconi, dispiace dirlo, significa minare questo principio costituzionale.

E questo i cittadini lo sanno, anche quelli che votano PDL!

Che immagine dà di sé, sia all'interno che all'esterno dei propri confini, uno Stato che in nome delle larghe intese consente a un condannato per frode fiscale di fare politica nonostante costui gli abbia rubato in casa?

Quale “azienda” continuerebbe ad affidarsi a un manager dopo che questi l'abbia frodata? Se lo facesse, che immagine darebbe di sé? Agli occhi delle altre aziende non sarebbe né credibile né affidabile! E i suoi dipendenti non si sentirebbero in diritto di frodarla a loro volta visto il clamoroso, impunito, precedente?

Un'azienda che lasciasse tranquillamente al proprio posto chi l'ha derubata si scaverebbe la fossa da sola perché darebbe implicitamente il via libera ad altri a loro volta di farlo.

Altrettanto uno Stato!

 
 
 

PER IL PD È TEMPO DI MOSTRARE GLI ATTRIBUTI

Post n°1456 pubblicato il 25 Agosto 2013 da kayfakayfa

 

Il fermento che ha colto il PDL dal momento in cui la Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni di carcere, più l'interdizione dai pubblici uffici, per Silvio Berlusconi, riconoscendolo colpevole di frode fiscale nel processo Mediaset; l'incalzante azione denigratoria degli house organ berlusconiani nei confronti del giudice Esposito Presidente del collegio giudicante che ha sancito senza possibilità di ulteriore appello la natura criminale del leader del centrodestra; le palesi incongruenze dei rappresentanti del PDL verso la legge Severino, che approvarono con orgoglio all'epoca in cui fu varata dal governo Monti, la quale impedisce a chiunque si macchiasse di reati con condanne, anche solo in primo grado, superiori ai due anni di non occupare ruoli istituzionali o decaderne per legge; l'improvvisa ondata di costituzionalisti che alimentano in maniera forbita dubbi sulla costituzionalità della legge Severino, senza però spiegare come mai non l'abbiano fatto prima che la stessa dovesse applicarsi a Berlusconi, lasciando che in alcuni casi venisse attuata senza battere ciglio; tutto ciò alimenta la convinzione che i rappresentanti del centrodestra, in primis Berlusconi, e quanti vi sono politicamente schierati, sanno benissimo che mai come questa volta difficilmente il cavaliere potrà farla franca. Soprattutto perché l'alleato di governo, il PD, non sarà altrettanto autolesionista come lo fu all'epoca in cui prima perse un'elezione praticamente già vinta conducendo una campagna elettorale ridicola, poi  non appoggiò la candidatura di Rodotà alla Presidenza della Repubblica, dopo che per mano di un nutrito gruppo di suoi franchi tiratori furono bocciate quella di Marini e quella di Prodi - mostrandosi in quest'ultimo caso palesemente succube di Berlusconi che non vedeva di buon grado la presenza del professore al Quirinale - e successivamente fece il governo con il cavaliere, scatenando la furia di molti suoi iscritti che non si fecero scrupoli di presidiare lo spiazzale antistante Montecitiorio, bruciando le tessere del partito, o di occuparne le sedi in diversi parti di Italia per protestare contro l'imprevista e sgradita alleanza con il nemico politico per antonomasia.

Bisogna infatti presumere che dopo quelle plateali proteste, i vertici del partito, Epifani in testa, non commetteranno un ulteriore “passo falso” schierandosi per l'agibilità politica di Berlusconi – lasciare che contrariamente alla sentenza della Cassazione e a quanto sancisce la legge Severino, continui a sedere in Senato e a fare ufficialmente politica - che significherebbe mortificare la giustizia e la Costituzione la quale sancisce l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla Legge.

Il crescente fermento nel centrodestra, la incontenibile rabbia del cavaliere, le acrobatiche ipotesi degli azzeccagarbugli vicini al centrodestra che cercano di dimostrare con arzigogolati ragionamenti l'incostituzionalità della legge Severino lascerebbero presumere che questa volta il PD sarà coerente con quanto va affermando dal momento del giudizio della Cassazione, "le sentenza non vanno discusse, vanno eseguite". Dunque in Senato, la camera di appartenenza di Berlusconi, i senatori del PD in giunta voteranno per la decadenza di Berlusconi dal suo ruolo.

Se così fosse, il PD potrebbe non solo recuperare credibilità nei confronti del proprio elettorato che si sentì tradito dall'alleanza con Berlusconi, ma potrebbe anche catalizzare su di sé le simpatie di tanti astenuti e recuperare i voti di molti elettori che alle ultime elezioni gli preferirono Grillo.

Il punto è se il PD avrà gli attributi di attenersi alla Legge e alla Costituzione, come traspare dalle giornaliere dichiarazioni dei suoi vertici, oppure alla fine si lascerà ammaliare dai teoremi di incostituzionalità degli azzeccagarbugli berlusconiani salvando il cavaliere dal carcere (?) e dall'interdizione dai pubblici uffici, privando il centrodestra del suo leader carismatico.

In quest'ultimo caso però, come ha fatto ben presente Massimo Cacciari in un'intervista a Repubblica, il PD sancirà la propria decadenza.

Per una volta il PD avrà il coraggio di mostrare gli attributi, premesso che ce li abbia, imponendo la propria volontà al cavaliere? O lascerà che a farlo per l'ennesima volta sia Berlusconi del quale tutto si può dire tranne che non abbia il pudore di mostrarli, almeno letteralmente parlando?

 
 
 

E DOPO LE LEGGI ORA ANCHE L'INCOSTITUZIONALITà AD PERSONAM

Post n°1455 pubblicato il 22 Agosto 2013 da kayfakayfa

 

Dopo le numerose leggi ad personam varate dai governi Berlusconi negli ultimi vent'anni per tutelare il cavaliere dalla giustizia o salvaguardarne gli interessi imprenditoriali – una su tutte l'abolizione del reato di falso in bilancio per cui il leader del centrodestra era incriminato e fu dunque “salvato” dalla legge -, la discussione in corso sulla presunta incostituzionalità della legge Severino per evitare che i criminali potessero accedere ai ruoli istituzionali - approvata dal Governo Monti con il convinto sostegno del PDL, che impedisce la candidatura a cariche istituzionali, o lo fa decadere automaticamente, se chi la ricopre subisce una condanna superiore ai due anni – dà la sensazione che esista anche l'incostituzionalità ad personam.

Fino a quando l'applicazione della legge non riguardava Silvio Berlusconi nessuno ne ha mai messo in discussione la costituzionalità. Nel momento in cui la stessa deve applicarsi al caso specifico del cavaliere, condannato in definitiva dalla Cassazione a quattro anni di carcere per frode fiscale nel processo Mediaset, più la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici, la cui durata deciderà il tribunale di appello di Milano tra un minimo di un anno e un massimo di tre, ecco che il PDL parte all'attacco di quella stessa leecondo i rappresentanti del centrodestra, avallati dal sostegno di illustri giuristi, poiché il reato per il quale Berlusconi è stato condannato fu commesso prima che la legge venisse emanata nel novembre del 2012, la sua applicazione non lo riguarderebbe in quanto essa contemplerebbe solo reati commessi all'indomani dellgge da lui stesso approvata e glorificata, mettendone in discussione la costituzionalità. S'approvazione della stessa. Fa niente che in virtù della legge Severino già c'è chi ha dovuto dimettersi seppure condannato in primo grado per peculato...

Viceversa un'altra cerchia di emeriti giuristi e professori universitari di Diritto ritengono che la legge vada applicata al cavaliere senza se e senza ma, punto!

Non sta certo a noi stabilire chi ha torto e chi ha ragione. Quello che lascia interdetti è semplicemente il fatto che solo nel momento in cui la legge tocca Berlusconi ne viene messa in discussione la natura costituzionale. Un caso quanto meno anomalo che alimenta qualche sospetto sulla buona fede di chi ne sostiene l'incostituzionalità.

 
 
 

LA GUERRA CIVILE IN ITALIA PER SALVARE BERLUSCONI? MA NON FATEMI RIDERE!

Post n°1454 pubblicato il 18 Agosto 2013 da kayfakayfa

 

Guardando le drammatiche immagini provenienti dall'Egitto dove è in corso la guerra civile con centinaia di vittime in aumento di ora in ora, non posso non ripensare con amara ironia alle parole pronunciate dall'ex coordinatore del PDL Sandro Bondi all'indomani della conferma da parte della Cassazione della condanna a quattro anni di carcere - più la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per un numero di anni che deciderà il tribunale di appello di Milano - per Silvio Berlusconi accusato di frode fiscale nel processo Mediaset.

Contestando il verdetto dei giudici, Bondi non si fece scrupoli di paventare il rischio dello scoppio di una guerra civile in Italia se non si fosse intervenuti con tempestività per garantire l'agibilità politica a Berlusconi e nel modificare la legge che regolamenta i rapporti tra politica e giustizia. Magari privando quest'ultima della propria autonomia sancita dalla Costituzione, subordinandola alla politica che in qualunque momento potrebbe farne carne da macello, inficiando con un colpo di “cassino” tutte quelle sentenze a lei sgradite, come è appunto, per quanto riguarda il PDL, la condanna di Berlusconi?

Per quanti sforzi faccia con l'immaginazione, mi riesce difficile, se non addirittura impossibile, pensare che in Italia possa accadere quanto sta avvenendo in Egitto. Non tanto perché il popolo italiano fosse costituito in maggioranza da cittadini pavidi. Bensì perché - a dispetto di quanto sostengono i rappresentanti del PDL secondo cui la fuoriuscita dalla scena politica di Berlusconi per motivi giudiziari priverebbe dieci milioni di italiani del loro leader incontrastato - come ha testimoniato il flop degli aerei da turismi noleggiati dal PDL per sfrecciare sulle spiagge italiane in pieno ferragosto tirandosi dietro una coda di venticinque metri inneggiante Forza Italia forza Silvio, gli italiani, almeno quelli che voterebbero centrodestra, non è che hanno tanto a cuore le sorti del cavaliere. Per loro un leader vale l'altro, purché gli tolga l'Imu sulla prima casa, emetta l'ennesimo condono edilizio o fiscale per regolamentare al cospetto della legge quanti l'hanno infranta e gli risolva, magari legalizzandola, qualche altra magagna giudiziaria.

Chi soffre per davvero al solo pensiero che il cavaliere sparisca dalla scena politica sono i parlamentari del PDL consapevoli che, essendo sprovvisti del carisma di Berlsconi, per quanti sforzi facessero in campagna elettorale, alle prossime elezioni racimolerebbero un pugno di mosche, non di più.

A questo punto a costoro non resta che agitare lo spettro della guerra civile nella speranza di solleticare la sensibilità del Colle affinché si inventi un pretesto per concedere l'agibilità politica al cavaliere, seppure ciò significasse sputare in faccia alla Giustizia e buttare la Costituzione nel cesso.

La guerra civile è una cosa maledettamente seria. L'agibilità politica per Berlusconi una boutade tutta italiana per offendere le persone oneste e garantire libertà d'azione a chi è stato giudicato senza appello un delinquente, cose che non avvengono nemmeno in un paese del terzo mondo!

 
 
 

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