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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Gennaio 2014

ITALICUM, OVVERO COME FAR FUORI GRILLO DAL PARLAMENTO

Post n°1503 pubblicato il 29 Gennaio 2014 da kayfakayfa

 

Da quando Matteo Renzi è stato eletto Segretario del Pd, e con un decisionismo insolito per un politico italiano che sotto molti aspetti ricorda tanto il Berlusconi dei tempi d'oro, s'è messo in moto per riformare la legge elettorale, sedendosi a tavolino proprio con il cavaliere - fa niente se condannato in definitiva per frode fiscale, e pertanto decaduto da senatore, nonché inquisito in più processi che svariano dalla prostituzione minorile alla corruzione di testimoni processuali - l'attenzione dei media converge tutta sul sindaco di Firenze come se davvero fosse l'ultima spiaggia per il paese, come egli stesso si definisce.

Tuttavia i plausi che Renzi sta ricevendo in maniera bipartisan dai piani alti del potere e dalla stragrande maggioranza dei media italiani alimentano più di un dubbio sulla reale efficacia del suo operato dato che in questo paese quando gli elogi si sprecano unilateralmente significa che chi li riceve sta lavorando unicamente per gli interessi di quei pochi che lo sostengono, ossia chi comanda, anziché per quelli comuni, ovvero dei cittadini.

La conferma che questa supposizione non è campata in aria è data dalla formula della nuova legge elettorale studiata a tavolino Denis Verdini di FI e avallata da Renzi e Berlusconi, in particolare da quel doppio turno che dovrebbe portare al ballottaggio i primi due schieramenti risultanti vincitori dal primo turno, premesso che il vincitore del primo turno non abbia almeno raggiunto il 35/38% di preferenze garantendosi il premio di maggioranza che gli garantirebbe di ottenere il 51/53% di seggi e dunque di governare senza problemi (?).

Stando ai sondaggi se si andasse a votare ora il PD risulterebbe primo partito con circa il 28/29% di preferenze, il M5S secondo con il 24/25%, FI terzo con il 21%. A seguire tutte le altre forze minori che, se si votasse con la legge Renzi/Berlusconi, se volessero entrare in Parlamento dovrebbero allearsi con uno dei maggiori schieramenti in modo che gli basterebbe superare il 5% di preferenze per ottenere seggi. Se invece volessero partecipare da sole, per entrare nel Palazzo dovrebbero superare la soglia dell'8%.

È ovvio che a queste condizioni ai piccoli partiti, di destra, di sinistra e di centro per avere la certezza matematica di avere rappresentanti in Parlamento non resterebbe che allearsi o con il PD o con FI. Automaticamente in questo modo alle elezioni la tenzone si svolgerebbe tra tre poli - uno di centrosinistra capeggiato dal Pd, uno di centrodestra legato a FI e il M5S che non avendo intenzione di allearsi con nessuno, seppure risultasse secondo partito del paese, rischierebbe di restare fuori dal Parlamento in quanto, se si andasse al ballottaggio come presumibilmente avverrebbe, pur risultando secondo partito, resterebbe fuori dai giochi perché superato dalle due coalizioni composte dai partiti di vecchi stampo. In pratica con il doppio turno si corre il rischio, una volta svoltosi il primo turno, che almeno nove milioni di italiani non si vedrebbero rappresentanti in Parlamento. A meno che non si otturino il naso e vadano poi a votare al ballottaggio scegliendo o per Renzi o Berlusconi.

Visto che sia Renzi sia Berlusconi attribuiscono valore imprescindibile al voto degli elettori, giustificando qualsiasi loro azione politica o di governo con la lapidaria frase “mi hanno votato milioni di elettori per cui è giusto che lo faccia”, come si può ipotizzare una legge elettorale che rischierebbe di vanificare il voto di milioni e milioni di italiani privandoli dei loro rappresentanti in Parlamento; costringendoli, una volta che si andrebbe al ballottaggio a starsene a casa oppure a turarsi il naso e votare per il sindaco di Firenze o per cavaliere?

Tutto ciò alimenta in molti italiani il dubbio che con questa riforma elettorale si voglia davvero far fuori dal Parlamento Grillo e suoi rappresentanti in quanto con la loro presenza impediscono il perpetrarsi di quei giochi di poteri che hanno consentito per anni a personaggi ambigui di arricchirsi alle spalle dei cittadini mandando in malora il paese.

Del resto è noto a tutti, anche e in pochi hanno il coraggio di ammetterlo, che se in Parlamento non ci fosse stato il M5S, al Senato la votazione per decidere sulla decadenza di Berlusconi si sarebbe svolta con voto segreto e presumibilmente diversi franchi tiratori del centrosinistra avrebbero votato contro evitando l'espulsione di Berlusconi dal Senato.

Che altro dire?

 

 
 
 

SENZA VOLERLO, LETTA HA AMMESSO CHE L'EURO È UNA IATTURA PER L'ITALIA

Post n°1502 pubblicato il 24 Gennaio 2014 da kayfakayfa

 

È proprio vero che quasi sempre, se non addirittura sempre, le cose più interessanti e vere i politici le dicono involontariamente.

Ieri sera intervistato a OTTO E MEZZO da Lilli Gruber, il Presidente del Consiglio Italiano Enrico Letta, parlando della crisi economica che sta attraversando il paese, s'è rammaricato di non avere la possibilità di poter stampare soldi in modo da immettere liquidità nel mercato per riavviare l'economia italiana.

In pratica, senza volerlo, Letta ha tacitamente ammesso che l'euro è la principale causa della crisi italiana.

Tutto il resto che il Premeir ha detto in trasmissione, trova il tempo che trova.

Quella sua inconsapevole battuta iniziale dà ragione a quanti da sempre riconoscono nell'euro una iattura per il nostro paese perché, trattandosi di una valuta unitaria emessa unicamente dalla Banca Centrale Europea, diversamente da quanto accadeva all'epoca della lira quando, in momenti di crisi, la Banca d'Italia interveniva stampando moneta per immetterla sul mercato al fine di far ripartire il paese, avendo perso con l'adozione dell'euro tale facoltà, l'Italia è costretta a soffrire assoggettandosi alla direttive della BCE e della Germania.

S' è vero che oggi ritornare alla lira significherebbe “suicidarsi” a livello di nazione, almeno i nostri politici e governanti abbiano il buon gusto di non prenderci per il culo.

Ammettessero di aver svenduto il paese a una cricca di affaristi senza scrupoli di cui sono i meri esecutori. O per lo meno facessero un onesto mea culpa!

 
 
 

ANCHE RENZI VUOLE FARE IL BURATTINAIO

Post n°1501 pubblicato il 23 Gennaio 2014 da kayfakayfa

 

Le fratture all'interno del Pd prodotte dall'azione autonoma del Segretario Matteo Renzi, il quale si muove come se ne fosse il padre/padrone e non il massimo esponente di un aggregato sociale composto da segreteria, presidenza, base con cui dovrebbe concordare l'azione politica del partito invece di definirla arbitrariamente a colpi di tweet, sono l'ulteriore conferma di quanto personalistica sia la visione che il sindaco di Firenze ha del proprio ruolo.

Per carità, dopo i danni provocati al partito da chi l'ha preceduto, non solo Bersani, è probabile che questo modo di fare autoritario sia l'unico per ridare credibilità a un soggetto politico che appare ormai sprovvisto di identità politica e di spina dorsale.

Tuttavia se non solo all'interno della segreteria del Pd il comportamento del sindaco suscita critiche e perplessità - tanto da aver indotto il neo presidente Cuperlo a dimettersi dopo poco più di un mese dalla sua nomina – ma trova disapprovazione perfino nella base che non ha assolutamente gradito l'apertura del Segretario a Berlusconi, sarebbe forse il caso che Renzi smettesse i panni dell'unto dal Signore e indossasse quelli più umili di politico nel senso etimologico del termine che riconosce a tale soggetto il ruolo di facente funzioni e interessi della polis, ossia del popolo, che lo ha scelto come proprio rappresentate nell'assemblea pubblica mediante un elezione tra più candidati.

A riguardo, a chi gli contesta l'autoritarismo nelle scelte Renzi replica sostenendo di essere stato eletto Segretario da tre milioni di elettori alle primarie. Cosa opinabilissima prima di tutto perché tre milioni sono gli elettori complessivi che hanno votato alle primarie mentre Renzi ha avuto “solo” meno di due milioni di preferenze; secondo, di quei tre milioni molti erano sedicenni o extracomunitari in regola con il permesso di soggiorno che molto probabilmente si sono recati al voto più per provarne l'ebbrezza che per scelta politica (qualcuno addirittura sarebbe andato a votare su indicazione di terzi percependone in cambio del denaro...).

Visto che a Renzi sta tanto a cuore l'essere stato nominato dal popolo delle primarie, stupisce poi che, pur di modificare la legge elettorale, si sia inchinato alla volontà di Berlusconi il quale era pronto a fare la modifica solo se nella nuova legge si sarebbe continuato a privare i cittadini di scegliere il proprio candidato, votando solo la lista - come avviene tuttora con il porcellum che proprio per questo motivo, ma non solo, è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale.

Possibile che Renzi dia valore al voto popolare solo quando concerne la propria elezione a Segretario del Pd, sentendosi pertanto autorizzato a scassare il partito, ma poi è d'accordo affinché nelle elezioni più importanti, quelle politiche, ai cittadini continui a non essere concessa la facoltà di scegliersi il candidato?

Sorge il dubbio che per Renzi la figura di Segretario di un partito sia molto più importante di quella di parlamentare in quanto, come un burattinaio, di questi il Segretario ne regge i fili. Dunque meglio se a sedere in Parlamento vi siano “burattini” nominati dalle segretarie, sempre pronti a calarsi le braghe ogni volta che il Segretario parla - disposti perfino a votare che Ruby è la nipote di Mubarak - anziché parlamentari scelti direttamente dal popolo i quali per rispetto del popolo che li ha eletti potrebbero anche votare contro la linea dettata dal partito, che poi è quella imposta dal Segretario, se andasse contro gli interessi di quel popolo che ha riposto in loro la propria fiducia?

 

 
 
 

INCONTRO RENZI-BERLUSCONI, SE IL PD PIANGE FI NON DOVREBBE GIOIRE

Post n°1500 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da kayfakayfa

 

Se perfino Eugenio Scalfari, eminenza grigia della sinistra italiana, intervistato ieri a IN MEZZ'ORA da Lucia Annunziata, trova inopportuno l'incontro tra Renzi e Berlusconi avvenuto sabato pomeriggio nella sede del PD a Roma - criticando la dichiarazione rilasciata dal Segretario subito dopo l'incontro in cui dice di essersi trovato “in profonda sintonia con Berlusconi”, in quanto secondo Scalfari, e non solo lui, “non ci si può trovare in sintonia con un pregiudicato che a breve sconterà la pena ai servizi sociali o agli arresti domiciliari” – significa che davvero quell'incontro ha segnato la fine del PD. Del resto non a caso Scalfari aveva poco prima sostenuto “oggi il Pd non esiste più, esiste il partito di Renzi”!

Ascoltando le parole del fondatore di Repubblica, c'è da stupirsi che molti militanti del PD, pur turandosi il naso, accettino la decisione del Segretario perché “malgrado ciò faccia schifo, è per il bene del paese”.

Se davvero il vertice di sabato porterà benefici al paese, partorendo finalmente una legge elettorale che garantisca stabilità e governabilità all'indomani del voto, sancendo chi avrà vinto e chi perso, lo sapremo solo quando tale legge verrà scritta e applicata.

Per ora l'unica certezza è che molti elettori del PD si sentono disorientati dall'agire di Renzi. In molti si chiedono come abbia potuto il sindaco di Firenze durante la campagna elettorale per le primarie scagliarsi contro il cavaliere, garantendo che, una volta eletto Segretario, si sarebbe adoperato per farlo politicamente fuori e poi, una volta nominato, aprirgli addirittura le porte del Nazareno per discutere insieme la modifica della legge elettorale facendolo passare agli occhi dell'opinione pubblica come un padre costituente!

Eppure, al di là, delle enormi perplessità che l'agire di Renzi sta suscitando non solo all'interno del PD, se fossi al posto dei rappresentanti e dei sostenitori berlusconiani, nonché una fetta di centristi, invece di gongolare per la riabilitazione politica del cavaliere, mi preoccuperei in quanto, dando per scontato che Renzi fosse consapevole che questo suo modo fare gli avrebbe attirato addosso molte critiche, se è stato “costretto” ad aprire a Berlusconi significa che nel centrodestra italiano, nella fattispecie in FI, non esiste nessun altra figura carismatica con cui dialogare al posto di un pregiudicato.

Avendo Berlusconi quasi ottant'anni, premesso non abbia fatto un patto col diavolo, che ne sarà di FI e presumibilmente dell'intero centrodestra italiano, una volta che il cavaliere sarà costretto a gettare la spugna, non per motivi giuridici ma anagrafici?

Per quanto Alfano e gli altri centristi si agitino, lanciando anatemi contro l'incontro di sabato temendo che possa partorire una legge che voglia far fuori i piccoli partiti annullandone il potere di veto attualmente concesso loro dal porcellum, è evidente che né Alfano né altri possiedono un ascendente pubblico tale da poter subentrare a Berlusconi come leader dei moderati italiani.

Possibile che la loro sete di potere è tale da non fargli intendere che, più che preoccuparsi di come sarà la nuova legge elettorale, sarebbe meglio iniziassero a guardarsi intorno alla ricerca di chi possa un domani subentrare a Berlusconi come leader?

C'è il rischio che al ventennio berlusconiano subentri il ventennio renziano. Il che non è detto che a governare per vent'anni sarebbe la sinistra...

 

 
 
 

OGGI ALLE 16 NASCE UFFICIALMENTE IL PIDDIMENOELLE!

Post n°1499 pubblicato il 18 Gennaio 2014 da kayfakayfa

 

 

 

Lo ammetto, sono profondamente divertito dal bailamme che sta suscitando all'interno del centrosinistra italiano il pomeridiano incontro tra il Segretario del PD Matteo Renzi e il leader/pregiudicato/plurinquisito di FI Silvio Berlusconi presso la sede del Pd alle 16 di oggi a Roma.

Da tempo in tanti sostenevamo, ovviamente inascoltati, che Renzi rappresentasse l'alter ego di Berlusconi nel centrosinistra italiano, attirandoci addosso gli anatemi dei dirigenti e dei militanti del PD i quali, dopo la vittoria/non vittoria alle ultime elezioni politiche e all'autolesionismo del partito durante l'elezione del Presidente della Repubblica - dove i due candidati del PD, Marini e Prodi, furono trombati da una fronda di franchi tiratori del PD (secondo molti, di matrice renziana quei 100 e passa che beffarono Prodi, guarda caso inviso a Berlusconi) - erano alla disperata ricerca di un leader in grado di contrastare mediaticamente il cavaliere, riconoscendo tali qualità a Renzi malgrado le sue "origini" democristiane. Ora che il sindaco di Firenze apre letteralmente le porte del partito al nemico di sempre, quegli stessi che ci accusavano di disfattismo, tremano perché stanno capendo che Renzi tutto è tranne che uomo di sinistra.

E probabilmente in molti all'interno del PD iniziano a dubitare sulla natura politica di quei 3 milioni di votanti alle primarie che hanno eletto in maniera quasi plebiscitaria Renzi Segretario del partito. Dubbio che colse tanti, soprattutto quando si seppe che alle primarie potevano votare perfino i sedicenni!

Al di là dei dubbi, c'è più di una valida ragione per cui il PD e i suoi elettori hanno motivo di pensare di aver coltivato una serpe in seno: da sempre, parlando della legge elettorale, Renzi andava dicendo che bisognava ridare agli elettori la facoltà di scegliere i propri candidati come sancito dalla Costituzione. Ora invece il Segretario del Pd sembra essere orientato sul modello spagnolo che attribuisce un premio di maggioranza del 15/20% a chi raggiunge la soglia di preferenze del 35%, ponendo una soglia di sbarramento non inferiore al 5% e, soprattutto, con liste bloccate che significa che i cittadini continueranno a votare i simboli e non a scegliere i candidati, come invece sancisce la Costituzione e ha rimarcato la Corte Costituzionale bocciando il porcellum.

Dunque anche Renzi, alla fine, opterebbe per privare i cittadini di votare il proprio candidato, accontentando Berlusconi che auspica proprio un modello del genere per la nuova legge elettorale.

Che ora il PD e i suoi militanti tremino non ha senso visto che hanno fatto delle primarie all'acqua di rosa, malgrado in molti invano segnalavano i rischi posti da un sistema aperto a tutti.

Ora più che mai ha ragione Grillo quando definisce il PD, piddimenoelle, seppure il PDL non esiste più sostituito da FI!

 
 
 

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