Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Gennaio 2015

RENZI FREGA BERLUSCONI E GRILLO SE LA GODE

Post n°1588 pubblicato il 30 Gennaio 2015 da kayfakayfa

Contrariamente alle pessimistiche previsioni dei suoi detrattori che lo consideravano un burattino nelle mani di Berlusconi – secondo molti, me compreso, la conferma di ciò era rappresentata dal patto del Nazareno che fino a ieri dava l'impressione di riabilitare politicamente l'ex cavaliere, concedendogli una chance per tornare a primeggiare in politica malgrado la condanna in definitiva a quattro anni per frode fiscale più la decadenza da senatore e l'estromissione dai pubblici uffici – con la candidatura alla presidenza della repubblica di Sergio Mattarella, Renzi ha messo in scacco Berlusconi, riducendolo in un attimo a “semplice” comprimario di un progetto politico di cui egli, Renzi, così facendo ha dimostrato d'essere l'assoluto padre/padrone!

Prima però di cantare vittoria, Renzi deve aspettare la quarta votazione, che presumibilmente si terrà sabato mattina, dove per l'elezione del Presidente è richiesta la maggioranza assoluta, 504 voti, anziché quella dei due terzi dell'assemblea. Questo perché vivo è il ricordo della trombatura di Prodi al Quirinale due anni fa: come Renzi, anche Bersani, all'epoca Segretario del PD, proponendo la candidatura di Prodi, dopo la bocciatura di Marini, ricevette l'unanime consenso dell'assemblea. Ma poi nel segreto delle urne 101 franchi tiratori, secondo molti, Fassina incluso, attenendosi agli ordini di Renzi che all'epoca era ancora sindaco di Firenze, bocciarono l'elezione dell'ex Premier al Colle segnando la “fine” politica di Bersani.

Non si può escludere che domani, nel segreto delle urne, qualcuno del PD, non esclusivamente della minoranza ostile a Renzi, non decida di ricambiare con la stessa moneta il Segretario/Premier bocciando Mattarella.

Staremo a vedere. Anche perché non è detto che il M5S, dopo aver sostenuto nelle prime tre votazioni la candidatura di Imposimato votato dalla rete, non decida di sostenere a sua volta Mattarella, sempre previo consenso della rete, magari lasciando libera scelta di voto ai propri rappresentanti.

Tutto ciò lo sapremo solo domani.

Nell'attesa di conoscere il nome del nuovo Presidente della Repubblica, possiamo però affermare senza essere smentiti che Grillo aveva visto giusto quando, partecipando alle consultazioni indette da Renzi appena nominato Presidente del Consiglio, in diretta streaming gli negò la collaborazione del M5S accusandolo di essere inaffidabile perché “dici una cosa e poi ne fai un'altra”!

Se oggi con garbo in molti ammettono che Renzi ha fregato Berlusconi, vi immaginate che rumore se a farsi fregare da Renzi fosse stato Grillo?

Tutti pronti a puntare il dito contro l'ex comico mettendone in risalto la dabbenaggine politica.

E invece...  

 
 
 

VINCE TSIPRAS MA LA TROIKA NON CI STA

Post n°1587 pubblicato il 26 Gennaio 2015 da kayfakayfa

Non appena s'è capito che Syriza, il partito di Tsipras contrario alle politiche di austerità imposte dalla troika europea alla Grecia che tanta fame stanno disseminando nel paese, aveva vinto le elezioni politiche, subito la Germania e la BCE hanno rilasciato dichiarazioni preoccupate, auspicando che, pur con Tsipras al governo, la Grecia tenga comunque fede agli impegni presi prima del risultato elettorale che di fatto dovrebbe imporre una drastica variazione di rotta, rompendo tutti i patti di austerità stipulati con Berlino, capitale della Germania, e Francoforte, sede della BCE.

Tale atteggiamento altezzoso della Germania e della BCE cozza inesorabilmente contro ogni principio democratico. Entrambe dimostrano di non tenere affatto conto della volontà popolare greca, e a questo punto si presume di qualsiasi altra, quando gli esiti elettorali non coincidono con le loro aspettative.

Se il voto Greco è un evidente schiaffo alle politiche di austerità imposte dalla troika alla Grecia per sanare la disastrata situazione economica in cui si trova, frutto di scellerate politiche economiche attuate dai precedenti governi che falsarono i bilanci pur di entrare nell'UE e nell'euro, che senso hanno le elezioni politiche nazionali quando poi i risultati, se non corrispondono alle aspettative di Germania, BCE e UE, vengono messi in discussione con dei ricatti psicologici tipo, “se non vi attenete agli impegni presi dal precedente governo vi affosseremo economicamente”?...

democrazia significa letteralmente governo del popolo! Se il popolo vota contro le politiche europee il suo voto va annullato? Non è che la Corte Costituzionale in Italia ha dichiarato improponibile il referendum che voleva proporre la Lega in cui si chiedeva agli italiani se volessero o non continuare a mantenere l'euro come moneta per timore che la maggioranza avrebbe chiesto di tornare alla lira?c

Ce lo spiegassero la Merkel e tutti quegli europeisti convinti!

Almeno non spenderemmo più milioni di euro per indire elezioni politiche nazionali bensì lasceremmo che sia la troika a decidere chi deve governarci. Cosa che del resto in Italia è in corso da quando Berlusconi si dimise nel novembre del 2011: i successivi governi, incluso l'attuale di Renzi, non furono frutto di elezioni come previsto dalla Costituzione, ma espressione della volontà di Napolitano e dell'Europa che pur di non portare al governo il M5S di Grillo si sono inventati la grande coalizione centrodestra-centrosinistra, contravvenendo alla volontà popolare sancita dalle urne in cui il M5S risultò il primo partito!

Che poi Renzi e i suoi per legittimare il proprio agire si fanno forti del 41% che alle ultime europee li consacrò prima forza politica del continente, con l'appoggio degli 80 euro in più in basta per almeno 10 milioni di italiani, è relativo dato che la forza di un partito a livello nazionale la si misura con le elezioni politiche nazionali non certo con le europee dove per giunta alto fu il tasso di astensionismo!

Ma questo è relativo. Ormai contano sempre più i voti ottenuti, seppure il livello di astensionismo supera quello dei votanti.

Si dice che gli assenti hanno sempre torto.

In democrazia dovrebbe essere il contrario dato che in ogni democrazia che si rispetti è la maggioranza che conta. E se la maggioranza si astiene dal votare vorrà pur dire qualcosa!

O la maggioranza conta solo quando vota pedissequamente in linea con la volontà dei poteri forti?   

 
 
 

PAPA FRANCESCO E RENZI METTONO A DURA PROVA LA STAMPA

Post n°1586 pubblicato il 18 Gennaio 2015 da kayfakayfa

Che la stragrande maggioranza della stampa italiana non fosse “libera”, non lo scopriamo certo oggi. Tuttavia, se qualcuno sperava il contrario, quanto è accaduto nella settimana appena conclusasi ha ulteriormente accentuato questa triste realtà. Mi riferisco a due eventi apparentemente distanti tra loro eppure con un denominatore comune, il silenzio dei media italiani.  Sto parlando delle dichiarazioni del papa sull’attentato a Cherlie Hebdo e della magra figura di Renzi, selfie incluso, al Parlamento Europeo.

Ma andiamo con ordine. Iniziamo dal Pontefice.

Durante il viaggio in aereo dallo Sri Lanka alle Filippine, Papa Francesco, tanto amato da una parte della sinistra italiana per molte sue affermazioni e per molti suoi gesti in sintonia con la politica di sinistra, parlando ai giornalisti dell’attentato a Parigi ha testualmente dichiarato: “è aberrante uccidere in nome di Dio. Ma se il dottor Gasparri dice una parolaccia alla mia mamma gli aspetta un pugno. Ma è normale, è normale”.

Com’era prevedibile un vespaio di polemiche s’è subito levato all’indirizzo del Papa. Molti, interpretandone le parole come una sorta di giustificazione dell’attentato, hanno inserito Papa Francesco nella lista di quanti non sono Charlie, JE SUIS NE PAS CHARLIE! Dimenticando che alla manifestazione di domenica scorsa a Parigi in nome della Repubblica e della libertà di stampa mancava una delegazione ufficiale del Vaticano, seppure molti rappresentati ecclesiastici erano presenti a titolo personale. Mentre in prima fila erano schierate tante delegazioni straniere di paesi dove la libertà di stampa è soffocata con la galera, la violenza o “l’esilio giornalistico”. (Ci siamo dimenticati dell’editto bulgaro con cui Berlusconi fece fuori dagli schermi RAI, Biagi, Luttazzi e Santoro? O della Santanché che vorrebbe pubblicare in Italia Charlie, proprio lei che durante una puntata di Anno Zero lasciò anticipatamente lo studio perché indignata dalla vignette di Vauro su Berlusconi fidanzato d’Italia?...)

Per riparare allo scatafascio provocato dalla parole del Papa, molta stampa italiana ha preferito gettare acqua sul fuoco, dedicando giusto una finestra all’evento; forzando i titoli in modo che chi leggesse, non sapendo a cosa esattamente si riferissero,  magari vi sorvolasse . Mentre la stampa ecclesiastica, come ad esempio l’Osservatore Romano, ne ha completamente taciuto o, come è il caso di Avvenire, ne ha alterato la natura con titoli vaghi senza espliciti riferimenti all’evento.

Contemporaneamente molti credenti e non, che da quando Francesco è stato eletto al soglio pontificio nutrono verso la sua persona una sincera venerazione perché gli ascoltano dire e gli vedono fare cose che vorrebbero dicesse o facesse un leader politico, sono rimasti scalzati, delusi. Dimenticando che, prima di essere Papa, Francesco è un uomo è come tale anch’egli è preda dei sentimenti. Per quanto dovrebbe tenerli sotto controllo, visto il ruolo che occupa. Magari evitando di parlare come se stesse al bar, come ha dichiarato ieri in un’intervista a Il Fatto il teologo Vito Mancuso.

Così come ha cercato di annacquare le imbarazzanti parole del Papa sulla strage di Parigi, la stragrande maggioranza della stampa italiana allo stesso modo si è adoperata per tacere sulla misera figura raccolta dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi al Parlamento Europeo. Evidentemente memore di un suo illustre predecessore che in un consesso internazionale fece aspettare la Merkel perché impegnato in una conversazione telefonica,( ovviamente parliamo di Berlusconi con cui Renzi va particolarmente d’accordo), non volendo essere da meno, il nostro capo del governo si è a sua volta distinto per una commediola di pessimo gusto dando modo al resto dell’Europa di ridire una volta ancora di noi: ha fatto aspettare il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz,  che lo attendava nel palazzo, perché doveva prima telefonare e poi farsi un selfie con delle stagiste, nemmeno fosse in vacanza al mare.

Ciliegina sulla torta, durante la conferenza stampa, mentre Schulz parlava,  Renzi sbadigliava elegantemente nel miglior stile cafonal!

Di tutto ciò la stampa italiana o ha completamente taciuto oppure ha cercato di sdrammatizzare. Così come,  a parte il Fatto, tutti i grossi giornali, dopo averne data notizia perché diffusa il 18 settembre dall’ANSA, stanno completamente tacendo sull’inchiesta che vede indagato il padre del premier italiano per bancarotta fraudolenta.

Che da sempre la “grande” stampa italiana fosse particolarmente attenta a non solleticare la suscettibilità dei “potenti”, tacendone i tanti lati oscuri, non lo scopriamo certo oggi.

Solo che dopo la manifestazione pro Charlie Hebdo cui hanno aderito molti giornali italiani - qualcuno addirittura pubblicando alcune vignette, quelle meno offensive, del settimanale francese, o diffondendo gratuitamente la rivista integrale, come ha fatto Il Fatto - credevamo che anche in Italia la stampa avesse deciso finalmente di fare fino in fondo il proprio dovere di informazione, senza guardare in faccia a nessuno.

Ci sbagliavamo!

In Italia i poteri forti, laici e clericali, vanno difesi fino alla morte in barba alla libertà di stampa, essendo la loro forza tale da poter affossare un giornale, dopo averlo portato all’empireo nazionale e internazionale.

Con buona pace di Cherlie Hebdo!

 
 
 

AAA, CERCASI DISPERATAMENTE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Post n°1585 pubblicato il 15 Gennaio 2015 da kayfakayfa

Mentre il mondo occidentale è ancora sotto choc per gli attentati di Parigi e le aberranti notizie provenienti dal medioriente dove i gruppi fondamentalisti islamici di Boka Haram e dell’Is arruolano e utilizzano bambini per attentanti kamikaze o come boia per giustiziare presunte spie, in Italia l’attenzione è tutta proiettata sulle dimissioni da Presidente della Repubblica di Giorgio Napolitano, che da ieri ha lasciato il Quirinale, e sul toto-nomi dei possibili suoi successori.

È inutile ricordare che l’elenco dei papabili  è interminabile. Si parte da romano Prodi finendo  a Walter Veltroni. Passando per Anna Finocchiaro, Castagnetti, Casini, Fassino, Severino, Monti. Insomma, stando ai nomi riportati dai giornali, sembrerebbe che il novello Presidente della Repubblica Italiana sarà estratto da una lista di politici che hanno governato l’Italia negli ultimi vent’anni; in assoluto il peggiori ventennio che la storia repubblicana ricordi, secondo solo al ventennio fascista di monarchica figliolanza. Non solo per i vari governi Berlusconi che vi si sono succeduti lasciandosi dietro le loro vergognose leggi ad personam, molte promulgate dallo stesso Napolitano. Ma anche per i tanti scandali di peculato e concussione che hanno visto coinvolti in maniera bipartisan politici di destra e sinistra i quali non si facevano scrupoli di arricchirsi con i soldi pubblici o farsi versare mazzette dagli imprenditori rilasciando in cambio licenze edilizie e quant’altro.

Solo il pensiero che uno di questi signori/signore appartenenti  a quella che in molti non hanno lesinato definire la peggiore classe politica europea, potrebbe diventare capo dello Stato, francamente fa cadere le braccia.

Si può essere critici quanto vogliamo nei confronti di Napolitano. Tuttavia bisogna dargli atto che, appartenendo a quella vecchia generazione di politici formatisi all’indomani dell’instaurazione repubblicana nel nostro paese, aveva un rispetto della politica e delle istituzioni che oggi è difficile trovare in un politico di nuova generazione seppure quasi coetaneo dell’ex Presidente.

La dimostrazione di ciò fu il discorso a Camere unite che Napolitano tenne all’indomani della sua rielezione. Le sue parole furono un duroa schiaffo a quella politica cialtrona la quale, incapace di trovare un suo degno successore, era stata costretta a recarsi con le braghe in mano al Quirinale pregandolo di rivedere la propria intenzione di non riessere rieletto perché appesantito dagli anni. Pavida decisione quella dei partiti che si recarono al colle- Pd, FI, Scelta Civica di Monti -  dopo aver bruciato con votazioni isteriche i due nomi dati per certi, Marini e poi Prodi, (quest’ultimo bocciato da oltre 100 franchi tiratori del PD dopo che la sera prima tutta l’assemblea aveva assicurato Bersani che avrebbe sostenuto la candidatura dell'ex capo del governo…).

Poiché è lo stesso Renzi ad ammettere che al colle occorre una figura di alto profilo che non faccia rimpiangere Napolitano, “ un arbitro”, visto che fu lo stesso Napolitano a scagliarsi contro quella classe politica imbelle che, pur di non votare il candidato del M5S, Stefano Rodotà, gradito perfino dalla base del PD, dopo la quinta infruttuosa votazione che impallinò Prodi, corse da lui piagnucolando, insistendo perché si facesse rieleggere pur di non darla vinta a Grillo, riesce difficile capire come si possa trovare un nome di alto spessore tra quei politici che negli ultimi vent’anni, inclusa l’elezione del Presidente delle Repubblica del 2013, hanno dimostrato la propria incapacità a gestire la res publica senza se e senza ma!

Ci siamo forse dimenticati che secondo tutti gli analisti la crisi economica dell’Italia è conseguenza di una cattiva politica portata avanti negli ultimi venti anni?

Davvero vogliamo portare al Quirinale uno dei responsabili dei mali attuali del Paese?

 
 
 

TRAVAGLIO: "JE SUIS CHARLIE" SOLO QUANDO CONVIENE A LORO

Post n°1584 pubblicato il 10 Gennaio 2015 da kayfakayfa

Gli addetti ai lavori, primo tra tutti Indro Montanelli che lo scoprì e lo lanciò, riconoscono che la forza di Marco Travaglio, unanimemente riconosciuto a giusta ragione come il miglior giornalista italiano e tra i migliori al mondo, sta nel suo archivio cartaceo.

Tale forza s’è palesata regolarmente giovedì sera a Servizio Pubblico durante l’editoriale del condirettore de IL FATTO QUOTIDIANO sui fatti di Parigi, mettendo a nudo da par suo l’ipocrisia di molti politici nostrani che, dopo la strage al settimanale satirico francese CHARLIE HEBDO, si sono subito appropriati della frase JE SUIS CHARLIE in segno di solidarietà verso le vittime, riconoscendo nella  libertà di stampa e di satira il sale della democrazia.

Senza giri di parole Travaglio ha svelato l’ipocrisia di queste signore e di questi signori citando le loro dichiarazioni e quando le avevano proferite che, nel momento in cui la satira toccava loro o il proprio leader, inorridivano reclamando il ritiro o la chiusura del giornale e del programma televisivo che s’erano permessi di offendere; se non la addirittura il ritiro dalle sale di film scomodi come ad esempio l’ultimo della Guzzanti sulla trattativa mafia/stato.

Peccato che nella sua impareggiabile disquisizione arricchita dai nomi dei personaggi pubblici che in passato s’erano scagliati contro la satira per poi riscoprirsi tutti Charlie dopo la strage, Travaglio abbia omesso il padrone di casa del programma che lo ospitava, Michele Santoro che nel 2008 portò in tribunale Barty Colucci di RDS perché lo imitava in trasmisisone talmente bene, spacciandosi al telefono per Santoro durante gli scherzi telefonici tanto che molti ci cascavano, chiedendo un risarcimento di 2 milioni di euro, (denuncia successivamente ritirata dal giornalista).

È impensabile che a Travaglio sia sfuggito ciò. È presumibile che la sua “dimenticanza” sia stata un gesto di rispetto verso Santoro. Oppure che anche lui, come Santoro all’epoca, non considerasse semplice satira lo scherzo di Colucci bensì un vero e proprio furto d’identità.

Restando in tema di ipocrisie pro Charlie, leggo sul Fatto di questa mattina, a pagina 9, che Daniela Santanchè vorrebbe pubblicare in Italia Charlie Hebdo e a riguardo già avrebbe preso dei contatti. Mi sorge il dubbio che si tratti della stessa Daniela Santanchè  che nel 2011 lasciò in anticipo gli studi di Anno Zero perché infastidita dalle vignette di Vauro che irridevano a Berlusconi fidanzato d’Italia.

Ma in Italia, si sa, tutto è possibile! 

 
 
 

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