Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Luglio 2015

COME CON PRODI SU AZZOLINI IL PD SI SPACCA

Post n°1633 pubblicato il 30 Luglio 2015 da kayfakayfa

Nella vita il senno del poi serve a ben poco se non a confondere ulteriormente le idee per cui sarebbe meglio tacere. E probabilmente bene avrebbe il vicesegretario del PD Deborah Serracchiani a non esternare il proprio pensiero sul come le sarebbe piaciuto si fossero comportati i senatori del PD al momento di votare Sì o No per l'arresto del senatore Antonio Azzolini di NCD ex Presidente della Commissione bilancio, coinvolto nel fallimento della casa di cura Divina Provvidenza, dopo che la giunta per le immunità, con l'avallo dei componenti del PD, lette le carte, si era espressa per l'arresto non ritenendo che vi fosse nei confronti di Azzolini fumus persecutionis.

Senza mezzi termini, commentando il voto, la Serracchiani ha testualmente dichiarato, “Credo che abbiamo commesso un errore, se non nel merito almeno nel metodo: la decisione della giunta si rispetta. Se fossi stato un senatore avrei votato sì”.

Parole in conflitto con quelle di altri importanti esponenti del partito, come ad esempio quelle dell'altro vicesegretario del PD Lorenzo Guerini per il quale i senatori del PD hanno votato no in quanto non avevano riscontrato elementi a sostegno dell'arresto.

Questo inutile scambio di pareri dissonanti all'interno dello stesso partito a giochi ormai fatti, serve unicamente a mettere una volta di più in risalto, contrariamente a quel che Renzi e i suoi vogliano far credere, quanto poco coesa sia l'anima del PD.

Se la Serracchiani ci teneva davvero a far conoscere il proprio parere sulla vicenda Azzolini e dare un'indicazione di voto ai senatori del suo partito, bastava che interveniva subito dopo le parole del Senatore Zanda il quale aveva sostenuto che i senatori del PD avrebbero votato secondo coscienza, lasciando a ognuno libertà di scelta sotto la tutela del voto segreto.

Ora bisognerebbe capire se la Serracchiani ha espresso un'opinione personale o se il suo sia un risentimento a una votazione dagli esisti contrapposti rispetto a quelli attesi che richiama alla memoria la trombatura di Prodi al quirinale (dopo che la sera prima del voto tutti i parlamentari del PD avevano acclamato all'annuncio del Segretario Bersani che Prodi sarebbe stato il candidato del PD al quirinale, ma l'indomani, durante la votazione, più di 100 non sostennero quella linea bocciando Prodi e di conseguenza la segreteria di Bersani).

Da più parti si vocifera di una telefonata tra Renzi e Alfano alcuni giorni prima del voto, alimentando lo spettro di un presunto out out da parte del leader di NCD nonché Ministro degli interni al Premier in stile “se il PD vota a favore dell'arresto, NCD lascia la maggioranza e il governo va a rotoli”.

Supposizioni che trovano il tempo che trovano. Tuttavia i pareri discordi all'interno del PD sull'esito del voto gettano ulteriori ombre su una vicenda che nell'animo dei cittadini alimenta una volta di più la convinzione di quanto la classe politica non si faccia scrupoli di salvare un proprio rappresentante al di là della presunzione di innocenza dogma di ogni garantista, anche di quelli all'acqua di rosa!

 
 
 

LIBERTà DI STAMPA A MEZZO SERVIZIO

Post n°1632 pubblicato il 27 Luglio 2015 da kayfakayfa

Che strana razza i politici italiani. Prima si lamentano se nel paese crescono l'antipolitica, l'astensionismo elettorale e se aumentano i partiti che fanno demagogia. Poi però non lesinano di presentare proposte di legge che hanno tutta l'aria di voler tutelare la “casta”; alimentando nei cittadini la convinzione che anziché servire la società, salvaguardando e garantendo il bene comune, i politici pensano unicamente a tutelare i propri interessi, varando leggi che di fatto impediscano ogni possibilità di individuarne le magagne e diffonderle pubblicamente in modo che l'opinione pubblica acquisisca consapevolezza di quanto basso sia il livello generale della nostra classe dirigente, (ovviamente qualche eccezione c'è di sicuro).

Ultimo atto di questo paradosso è l'emendamento Pagano al ddl sul processo penale che, se passasse, prevede la punibilità fino a 4 anni di carcere per chiunque registrasse o filmasse “fraudolentemente al fine di danneggiare l'immagine altrui, ad esclusione dei casi in cui le riprese costituiscano prova ai fini giudiziari o siano utilizzate per la difesa”.

In pratica, così come originariamente era impostata la norma, a tutti gli effetti si metteva un bavaglio alla stampa, soprattutto a quelle trasmissioni tipo Report o Striscia La Notizia le quali, avvalendosi di registrazioni “rubate”, svelano veri e propri crimini perpetrati a danno della società, degli ingenui o disperati; consentendo all'autorità giudiziaria di intervenire e assicurare i responsabili alla giustizia.

Oggi, probabilmente dopo aver sondato che il clima nei propri confronti si andava ulteriormente appesantendosi, il PD ha fatto retromarcia e ha depositato una proposta di modifica al ddl che esclude la punibilità dei giornalisti che utilizzavano le registrazioni per diritto di cronaca.

Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Purtroppo per il governo e per il PD, la frittata è stata fatta e, pur mettendovi una pezza, è impossibile cancellare dalla mente di molti cittadini che l'esigenza di mettere il bavaglio ai giornalisti, impedendo loro di rendere pubbliche le intercettazioni telefoniche pur se fanno parte degli atti depositati di un processo e dunque di utilizzo pubblico, sia nata dopo le intercettazioni telefoniche pubblicate da Il Fatto tra Renzi, all'epoca dei fatti Segretario del PD, e il generale della Guardia di finanza Adinolfi in cui si definisce incapace il Premier Letta e in una successiva trapela una eventuale ricattabilità del Presidente Napolitano legata a alcuni fatti poco chiari relativi al figlio Giulio.

È di oggi la notizia che un lord inglese si è dimesso dalla Camera dei Lord dopo che il Sun SUN aveva pubblicato la notizia della sua passione di sniffare cocaina sul petto delle prostitute.

In Italia se un giornale avesse pubblicato una notizia simile relativa a un politico probabile che il politico sarebbe rimasto al proprio posto mentre il giornale sarebbe stato oggetto di attacchi trasversali da parte degli altri quotidiani stigmatizzandone l'intromissione nella vita privata di un cittadino, fa niente che si tratta di un politico cui la Costituzione impone di tenere anche nel privato un atteggiamento nobile per non infangare il ruolo che ricopre e essere d'esempio ai cittadini!

Sbaglio o all'indomani della strage islamica al settimanale satirico francese Charlie Hebdo tutti i politici italiani aderirono in massa alla campagna “Je Suis Charlie” a difesa della libertà di stampa?

Sorge il dubbio che per loro la libertà di stampa va difesa nei paesi stranieri mentre in Italia meglio limitarla, non si sa mai venga fuori qualche altarino?!

 
 
 

DE LUCA REINTEGRATO PER INFERIORITà DI GRADO

Post n°1631 pubblicato il 23 Luglio 2015 da kayfakayfa

La decisione del Tribunale civile di Napoli di accettare il ricorso presentato da Vincenzo De Luca contro la propria sospensione da Presidente della Regione Campania in base all'applicazione delle legge Severino - che prevede per gli amministratori locali condannati in primo grado l'interruzione dalle funzioni pubbliche mentre per quelli nazionali la sospensione scatta solo dopo il terzo grado di giudizio - è l'ennesima conferma che in Italia molte leggi, come è appunto il caso della Severino, vengono varate in fretta e furia per lanciare fumo negli occhi all'opinione pubblica al fine di smorzare l'onda emotiva suscitata da eventi vergognosi che mettono in discussione la serietà e onestà degli amministratori pubblici e dei politici in generale alimentando l'antipolitica nella società.

In virtù di questa strategia del bastone e della carota, la legge Severino fu varata dal governo Monti per arginare l'onta di sdegno alimentata negli italiani dagli scandali di peculato e corruzione che all'epoca si registrarono prima nella Regione Lazio quindi in altre Regioni producendo arresti e avvisi di garanzia a iosa nei confronti di assessori e consiglieri regionali accusati di utilizzare i soldi pubblici per spese private o di pretendere mazzette da privati in cambio di commissioni pubbliche.

La motivazione per cui il tribunale di Napoli ha reintegrato De Luca è emblematica, essa sostiene che la Severino è molto rigida nei confronti degli amministratori locali e leggera verso quelli nazionali mentre, per l'importanza dei ruoli, dovrebbe essere l'inverso.

Tale ragionamento ricalca quanto da una vita diciamo tutti quando parliamo dei politici corrotti e inquisiti. In tanti ci chiediamo perché un politico cui viene recapitato un avviso di garanzia oppure viene condannato in primo grado per un qualsiasi reato, non debba subito dimettersi per rispetto del ruolo che occupa e delle istituzioni che rappresenta; bensì può rimare al proprio posto in virtù di quel principio garantista secondo cui un imputato è da ritenersi innocente fino al terzo grado di giudizio. Ragionamento che agli occhi dei cittadini sembra tanto una difesa insulsa; un'offesa all'intelligenza del popolo dato che quando un cittadino deve partecipare a un concorso pubblico tra i documenti che deve presentare è chiesto il casellario giudiziario per dimostrare che non ha carichi pendenti.

È vero che il nostro ordinamento giuridico prevede che fino a quando non si arriva al terzo grado di giudizio un imputato è da considerarsi innocente. Ma per il ruolo sensibile che occupa un amministratore pubblico o un politico inquisito, imputato o condannato in primo grado, in attesa che giunga la sentenza definitiva a sciogliere ogni dubbio sulla sua reale colpevolezza o innocenza, sarebbe opportuno, come fece a suo tempo Di Pietro quando era Ministro, di dimettersi all'istante per poi eventualmente reintegrarsi nel ruolo nel momento in cui si definisce la sua estraneità ai fatti.

Il ragionamento del Tribunale di Napoli nei confronti della reintegrazione di De Luca non fa una grinza: la legge dovrebbe punire con maggiore severità gli amministratori o politici che occupano ruoli di riguardo a livello nazionale, viceversa meno severa con quelli locali essendo di grado inferiore a livello gerarchico.

Se invece attuassimo quel principio di rigore, equilibrio e sobrietà tanto invocato da Monti all'epoca in cui era capo del governo al fine di risistemare le sorti del paese – fa niente che alla fine con la riforma delle pensioni Fornero a rimetterci sono stati solo i lavoratori, i pensionati e i giovani, ossia sempre la solita povera gente – sarebbe meglio porre sullo stesso livello tutti i politici, locali o nazionali è indifferente, stabilendo un unico criterio di valutazione per la pena di chi di loro si macchia di un crimine visto che l'operato scorretto di un amministratore pubblico penalizza la società, a livello locale o nazionale non fa differenza.

O almeno non dovrebbe farla!

 
 
 

IL FATTO-L'ESPRESSO, DUE PESI DUE MISURE

Post n°1630 pubblicato il 17 Luglio 2015 da kayfakayfa

 

 

C'è qualcosa che non mi convince per come la politica sta reagendo alle intercettazioni telefoniche pubblicate in questi giorni da Il Fatto Quotidiano tra Renzi e il generale della guardia di finanza Adinolfi in cui si critica l'operato di Letta Premier, definendolo un incapace, e si lascia intendere che il Presidente Napolitano sia ricattabile per via di alcune situazioni inerenti il figlio Giulio; e quelle pubblicate oggi da L'Espresso in cui Matteo Tutino, amico e medico del Presidente della regione Sicilia Crocetta, parlando dell'assessore alla sanità Lucia Borsellino, poi dimessasi, figlia del giudice Paolo assassinato dalla mafia, direbbe "Va fatta fuori fuori come il padre"!

Per le prime il mondo politico, governo in testa, accusa Il Fatto di averle pubblicate arbitrariamente, annunciando l'insediamento di una commissione di inchiesta per scoprire chi abbia indebitamente permesso ai giornalisti l'accesso alle intercettazioni, malgrado le stesse fanno parte degli atti depositati del processo CPL Concordia e dunque possono essere per legge divulgate.

Mentre per quelle riguardanti L'Espresso, governo, istituzioni, maggioranza e opposizioni nemmeno per un momento ne hanno messo in discussione la pubblicazione, malgrado la Procura abbia assicurato che non esistono mentre il giornale dichiara che sono secretate, facendo un fronte comune di solidarietà verso la Borsellino.

Per quale motivo Il Fatto è attaccato per aver pubblicato atti di dominio pubblico mentre verso L'Espresso nessun "ammonimento" ma solo la giusta e condivisibile solidarietà alla Borsellino prima ancora di appurare se le intercettazioni effettivamente esistono, sconfessando palesemente la Procura e dando a priori ragione al giornale?

 
 
 

IL NO DEI GRECI ALL'EUROPA È UNA VITTORIA DI PIRRO CHE VALE TANTO

Post n°1629 pubblicato il 06 Luglio 2015 da kayfakayfa

È molto probabile che alla fine la vittoria dei No, e dunque di Tsipras, al referendum di ieri in Grecia in cui si chiedeva al popolo greco di pronunciarsi se il governo dovesse accettare oppure NO le condizioni imposte dall'Europa alla Grecia perché nelle banche arrivasse altra liquidità impedendo il fallimento, per la verità già avvenuta, di Atene, si risolverà in una vittoria di Pirro. E alla fine, vuoi o non vuoi, Tsipras sarà costretto a accettare le condizioni imposte dall'Europa, in primis dalla Germania suo principale creditore.

Tuttavia l'entusiasmo che si è diffuso in milioni di europei alla vittoria del NO è comprensibile in quanto viene letto come la prima grande vittoria della democrazia sulla dittatura finanziaria che strozza gli europei da quanto la moneta unica ha sostituito quelle nazionali degli stati che deciserto di entrare nell'euro e non solo in Europa come è il caso dell'Inghilterra che si è ben guardata di privarsi della sterlina e sta pensando di fare un referendum per chiedere ai suoi cittadini se voglio continuare a far parte dell'Europa o preferiscono uscirne. Referendum dall'esito alquanto scontato se si facesse davvero, gli inglesi diranno quasi certamente di uscire dall'Europa con buona pace di tutti anche per via del problema degli sbarchi di immigrati sulle coste del mediterraneo cui l'Europa vorrebbe porre come soluzione di imporre di accogliere un tot di immigrati a ogni nazione dell'Unione e già Cameron ha detto che non se ne parla proprio!

Non a caso questa sera si incontreranno in un summit bilaterale a Parigi il Presidente Hollande e la cancelliera Angela Merkel per decidere quale strategia adottare nei confronti della Grecia a seguito del risultato referendario. Solitamente quando si trattava di prendere decisioni importanti per l'Europa gli incontri era trilaterali tra Germania, Francia e Germania. Il fatto che oggi si vedranno solo Francia Germania è un segnale chiaro su quale sono le intenzioni britanniche.

Quel che lascia sgomenti è il fatto che nessun altro capo di governo sia stato invitato a partecipare a questo incontro che precede la riunione dell'eurogruppo di domani cui parteciperà anche Renzi.

Per quale motivo la Merkel e Hollande si vedano da soli per decidere quella che poi dovrebbe essere una soluzione comunitaria non si capisce proprio se non considerando l'Europa come feudo della Germania e la Francia sua paladina. Il resto degli stati, sia che facciano parte dell'euro sia solo dell'Unione, altro non sarebbero che meri servi il cui scopo sarebbe semplicemente quello di chinare il capo alle decisioni della Germania sussurrando “obbedisco”!

Il referendum in Grecia, che gli appartenenti alla troika mai avrebbero voluto si facesse in barba alla democrazia, ha evidenziato che la sovranità nazionale non può essere svenduta ai banchieri seppure quegli stessi ti hanno aiutato a lungo per evitarti il fallimento.

La vittoria dei NO ieri ha esaltato gli spiriti liberi in quanto rappresenta la prima grande affermazione democratica sull'Europa delle banche. Purtroppo, reggendosi l'Europa sulle banche, sicuramente alla fine questa vittoria si risolverà in una vittoria di Pirro e Tsipras sarà costretto a abdicare al volere di Bruxelles per evitare l'ulteriore aggravarsi della situazione.

Fino a quando il mondo si reggerà sul potere economico, la democrazia, soggetto filosofico e sociale cui tutti auspichiamo perché rappresenterebbe l'essenza della perfezione civile nel mondo con la maggioranza del popolo che la fa da padrone e dove i politici, espressione della volotntà popolare, sono servi del popolo, si risolverà in un piacevole sogno da cui nessuno vorrebbe mai ridestarsi.

Purtroppo, prima o poi, tutti siamo costretti a dover fare i conti con realtà, ci piaccia o no. Ma è altrettanto giusto combattere con tutte le proprie forze per affermare un ideale, un sogno.

È quanto stanno facendo Tsipras e i greci, pur sapendo che alla fine dovranno chinare il capo davanti ai mostri della finanza e dire quel fatidico Sì se non vorranno morire di fame.

Per ora hanno detto NO e la reazione stizzita dei mostri della finanza a questo diniego è una grande vittoria democratica, seppure una vittoria di Pirro. 

Ma nella vita anche le vittorie di Pirro servono a infondere coraggio negli uomini.

Ed è forse questo che il motivo per cui il NO dei greci spaventa i poteri forti: SE IL POPOLO PRENDE CORAGGIO DIFFICILMENTE LO SI POTRA' ADDOMESTICARE!

 

 
 
 

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