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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Novembre 2015

MARATONA DI FIRENZE, PER ME RESTA UN TABU'

Post n°1657 pubblicato il 30 Novembre 2015 da kayfakayfa
 
Tag: RUNNER

Il buon senso, purtroppo, non è di casa in questo mondo. Diversamente non si spiegherebbero le tante tragedie, piccole e grandi, che lo funestano.

Quella di cui sto per raccontarvi riguarda una piccola “tragedia “personale” che ho vissuto domenica 29 novembre  alla maratona di Firenze. Per carità, nulla di che. Anzi, visto l’oggetto della discussione , il termine tragedia è improprio in quanto si tratta di una maratona non completata. Tuttavia, per chi pratica sport, seppure per il piacere di stare bene e divertirsi con gli amici, il non riuscire a centrare un obiettivo, dopo averlo meditato e preparato per mesi, ha il gusto amaro della tragedia. Perché, per quanto possano servire per consolarti dalla sconfitta le parole e le manifestazioni di affetto e di sostegno di chi ti vuole bene e degli amici, il non riuscire a tagliare il traguardo di una gara sa di sconfitta.

È quanto è appunto successo a me domenica scorsa alla maratona di Firenze. Già lo scorso anno avevo faticato non poco a chiuderla a causa di un peccato di presunzione che per i primi 30 km mi aveva indotto, complice la consapevolezza di essermi ben allenato e stare fisicamente bene, a correrla a una media per me impossibile da mantenere per tutti e 42, 195 km. In quella occasione  al 30° km andai in debito di energie. Tuttavia, alternando alla corsa la camminata, riuscì  a chiuderla, seppure in un tempo lontano dalle mie ambizioni. Ma almeno la soddisfazione di chiudere la mia seconda maratona meglio della prima e mettermi la medaglia al collo me la tolsi.

Questa invece è tutta un’altra storia. Qui il non averla chiusa è da attribuirsi a due fattori: primo, il non essermi voluto allenare, e sottolinineo Voluto,  con abnegazione come feci lo scorso anno. Pretendere di prepararla  riducendo in maniera drastica sia l’intensità degli allenamenti che i chilometri settimanali da percorrere. Utilizzando come schema di preparazione una tabella scaricata online anziché i consigli del mio amico professore di educazione fisica il quale lo scorso anno mi fece smazzare non poco mettendomi potenzialmente nella condizione di poterla chiuderla addirittura di poco al disotto della 4 ore. Secondo il non aver tenuto debitamente conto dell’infortunio al ginocchio sofferto a meno di due mesi dalla gara che mi ha impedito di correre per circa due settimane. E quando ho poi ripreso comunque mi sono dovuto limitare a allenamenti soft per non mettere il ginocchio sotto stress per evitare nuovi traumi che mi avrebbero obbligato a dire addio a Firenze.

Se sia lo scorso anno che quest’anno avessi avuto il buon senso di gestirmela meglio e dare forfait a causa dei problemi fisici, molto probabilmente della maratona di Firenze avrei senz’altro un ricordo molto più piacevole di quello che comunque ti lascia una festa sportiva come solo una maratona sa esserlo.

Purtroppo, dispiace dirlo, per quanto l’uomo possa essere succube del fato, alla fine egli stesso è artefice del proprio destino. Le stelle tracciano la via del nostro cammino esistenziale. Ma siamo poi noi con le nostre scelte finali a determinare quale sarà la nostra vita!

Pertanto, se questo mondo è funestato da piccole e grandi tragedie personali e sociali, la loro concausa è sicuramente lo sconsiderato agire dell’uomo che tante volte non sa o non vuole ascoltare i segnali che gli lancia la vita, traendone le dovute conseguenze anche se spesso sono contrapposte alle proprie aspettative esistenziali.

Se io avessi dato ascolto ai messaggi lanciati dal mio corpo, quest’anno alla maratona di Firenze non avrei dovuto partecipare. O comunque, avendo già acquistato il pettorale e prenotato sia il treno che l’albergo, sarebbe stato meglio se avessi provato a trovare un acquirente interessato a intestarsi il pettorale e a Firenze ci andavo come turista accompagnando i miei amici runners in gara.

Eessere stato ieri alla maratona di Firenze è stato un sogno fino al 27° km che si trasformato in “incubo” fino al 30°. Ossia da quando un improvviso dolore all’attaccatura della coscia con il femore mi ha indotto prima a rallentare e poi a fermarmi del tutto non appena ho varcato il riferimento cronometrico del 30° km.

Non mi stancherò mai di ripeterlo, LA MARATONA SI PUO’ SBAGLIARE, NON IMPROVVISARE! 

 
 
 

PAURA TERRORISMO, TRAIAMO IL BENE DAL MALE

Post n°1656 pubblicato il 24 Novembre 2015 da kayfakayfa

Dalle ore 22 del 13 novembre 2015, ossia da quando le televisioni iniziarono a trasmettere in diretta le drammatiche immagini della strage di Parigi, aggiornando ora dopo ora il bilancio di vite umane lasciate al suolo prive di vita dai terroristi, viviamo un'atmosfera strana, surreale. È come se, nostro malgrado, ci trovassimo a rivestire il ruolo di comparse in uno di quei film di spionaggio allo 007. Dove una fantomatica organizzazione criminale capeggiata da uno o più folli decida di governare il mondo e, per farlo, attui un piano terroristico che prevede la mattanza di tante vite umane e la distruzione di luoghi e monumenti di città simbolo al fine di destabilizzare il nostro sistema attraverso la messa in discussione dei valori che lo reggono per imporre i propri valori.

Da quella tragica sera, e dopo gli allarmi terroristici dei giorni successivi, ultimo quello tuttora in corso a Bruxelles, il nostro modo di pensare e di vivere, per quanto dispiaccia ammetterlo, non è più lo stesso. Seppure ci sforziamo di far lasciarci alle spalle senza strascichi quanto è avvenuto e sta avvenendo, siamo vittime inconsapevoli dello stress psicologico derivante dall'esserci imposti di non darla vinta a chi vorrebbe, attraverso la violenza, cambiare il nostro modo di pensare e di vivere. Obbligandoci a evitare di frequentare luoghi affollati come cinema, discoteche, teatri, ristoranti, stadi. A essere sopraffatti dall'ansia mentre ci apprestiamo a entrare nella metropolitana o a salire su un mezzo pubblico.

Eppure questa forzatura finalizzata a non darla vinta ai terroristi può ritenersi una vittoria dei terroristi. Infatti solo il fatto di riscoprirci nella condizione mentale di pensare, “la metro non vorrei prenderla. Al cinema non vorrei andare. Ma lo devo fare perché altrimenti la do vinta a loro!” è una vittoria di chi vuole imporre con il terrore il proprio modo vita/non vita.

Ma si tratta di una vittoria di Pirro. Nel senso che, piaccia o meno, la vita continua. E malgrado dubbi, paure e perplessità, va vissuta. E proprio perché va vissuta, essa va vissuta come piace a ognuno di noi. Non come piacerebbe a loro la vivessimo. Tanto che, pur di imporci la loro visione di vita, questi folli sono disposti a farsi saltare in aria invocando il nome di Dio!

Per dissolvere la paura che i terroristi vogliono incutere con la loro follia credo che un antidoto ci sarebbe. Considerando la futilità della vita, che nessuno di noi è immune dalla morte e che a nessuno è dato conoscere la data della propria dipartita su questa terra, basterebbe che vivessimo ogni giorno con la consapevolezze che ogni giorno potrebbe essere il nostro ultimo giorno di vita. Maturando tale consapevolezza non solo scacceremmo da soli i fantasmi chi ci assillano ma probabilmente vivremmo anche meglio in quanto, consci che ogni giorno di vita potrebbe essere il nostro ultimo giorno su questa terra, non possiamo escludere che in tanti ci adopereremmo per vivere in maniera virtuosa al fine di lasciare di noi un ottimo ricordo.

Abituati come siamo a vivere in una società strutturata in maniera tale che all'individuo non è concesso di fermarsi un attimo a riflettere sul senso della vita – facendogli credere che il suo scopo esistenziale sia quello di produrre e consumare - perché, se lo facesse, probabilmente si renderebbe conto di affannarsi a rincorrere il “nulla”, ritrovandoci improvvisamente a soppesare quanto labile sia il confine tra la vita e la morte, ci sentiamo minati nelle nostre certezze scoprendo che l'unica vera certezza della vita è la morte!

Attraverso la loro folle strategia del terrore, senza rendersene conto, i terroristi ci hanno offerto questa straordinaria opportunità, riscoprire quali sono i veri valori della vita, al di là del produrre e consumare.

Oltre a pensare di non dargliela vinta ai fondamentalisti islamici cambiando il nostro modo di vita, traiamo spunto dai fatti di Parigi e da quanto ne sta derivando per fermarci un attimo a riflettere su quali siano i veri valori della vita e su quanto labile sia vivere. Se lo facessimo probabilmente inizieremmo a renderci conto che la vita e la morte sono separate da un confine sottile pronto a spezzarsi in qualsiasi momento - mentre siamo in auto, attraversiamo la strada, giochiamo, discutiamo, amiamo – per cui, per quanto umano sia avere timore della follia umana, non vale la pena cedere alle sua minacce essendo la morte un aspetto imprescindibile dalla vita cui nessuno può sfuggire.

Degli attentanti spaventa la violenza e la potenza distruttiva dei terroristi unitamente all'elevato numero di vittime che ne derivano. Ma, se ci pensiamo, all'anno sono migliaia i morti in incidenti automobilistici eppure nessuno si sogna di non comprare un auto né di salirci dentro.

Accettando questa innegabile realtà, ovvero che ognuno di noi è sospeso a un invisibile filo che lo separa dalla morte, e che prima o poi questo filo si spezzerà o in maniera traumatica o naturale, maturando una simile visione fatalista non solo probabilmente reagiremmo con maggiore serenità a quanto sta avvenendo ma non possiamo escludere che inizieremmo a vivere anche meglio la nostra esistenza, a prescindere dal non darla vinta ai terroristi e soprattutto a chi si serve di loro!

 
 
 

GIUBILEO, NON SAREBBE MEGLIO RINVIARLO?

Post n°1655 pubblicato il 18 Novembre 2015 da kayfakayfa

Ieri in rete si conversava sull'opportunità di rimandare il Giubileo di qualche mese a causa dell'emergenza terrorismo scoppiata prepotentemente con gli attentati di Parigi del 13 novembre. Una persona che stimo per livello intellettuale sostenne che rinviarlo significherebbe cedere al ricatto psicologico dei terroristi.

Essendo io per il rinvio, mi chiese se, come lei, anch'io equiparassi il Giubileo a una partita di calcio. Risposi di sì, al che, giustamente fece, “se non rinviano le partite, perché dovrebbero rinviare il Giubileo?”. La risposta mi sembrò adeguata.

Dopo il rinvio di ieri sera delle partite di calcio Germania-Olanda e Belgio-Spagna per minacce concrete, continuando a ragionare con lo stesso termine di paragone, più di prima penso che il Giubileo vada rinviato in modo da consentire ai servizi di sicurezza di pianificare un piano di protezione adeguato all'evento.

Uno stadio è un luogo circoscritto, per cui più facilmente controllabile rispetto a una piazza enorme come quella di San Pietro con infiniti varchi che vi si diramano dalle vie adiacenti. Inoltre mentre una partita di calcio si svolge in una data distinta e in luogo ben definito, limitando dunque l'attenzione delle forze dell'ordine, le celebrazioni del Giubileo si svolgeranno in più luoghi di Roma e in tutte le diocesi di Italia in date diverse, rendendo molto più complesso il sistema di sicurezza.

Le autorità ecclesiastiche, contrarie al rinvio, sostengono che non si può cedere alle minacce dei terroristi. Aggiungendo a forza delle proprie ragioni che l'evento verrà esteso anche gli islamici.

Con quale ragionevole ambizione auspicano ciò, non saprei.

Il Giubileo è un evento che riguarda esclusivamente i cristiani. Così come le varie celebrazioni islamiche unicamente i seguaci di Maometto e di Allah!

Seppure un cristiano partecipasse per spirito tolleranza e di fratellanza a una celebrazione islamica, difficilmente credo farebbe altrettanto un musulmano per il quale i simboli religiosi e tutte le altre dottrine che non siano l'Islam sono un offesa a Allah!

Se per caso, come è successo ieri a Hannover e Bruxelles con conseguente annullamento delle partite, venisse rilevata una minaccia concreta durante il Giubileo si riuscirebbe in maniera altrettanto ordinata a far defluire la massa di fedeli da PiAzza San Pieto O a individuare in tempo il luogo esatto cui i terroristi colpirebbero?

È comprensibile che in un momento come questo in cui la propria credibilità è minata dalle rivelazioni dei libri inchiesta di Nuzzi e Fittipaldi che mettono a nudo gli intrallazzi finanziari di alcuni alti porporati che con i soldi destinati ai poveri si sono arricchiti, la Chiesa cerchi di recuperare credibilità facendosi paladina a ogni costo di un evento che potrebbe riabilitarla agli occhi dei fedeli cancellando dalla mente dei più gli scandali in corso.

Ma in un momento di emergenza simile, non sarebbe meglio prima di tutto tutelare l'incolumità dei pellegrini e, nello stesso tempo, rendere meno stressante il lavoro dei servizi di intelligence e delle forze dell'ordine che, data l'eccezionalità dell'emergenza in corso, già sono sotto pressione, rinviando di qualche mese l'evento?

Che la Santa Sede a Roma sia nel mirino dell'ISIS, lo sappiamo da tempo. Ieri in un nuovo proclama video lo stato islamico ha ribadito la propria intenzione di essere pronto a colpire Roma.

A questo punto, al di là di tutte le ragionevoli motivazioni secondo cui non bisogna cedere al ricatto di chi vuole condizionare la nostra vita con il terrore, considerata l'efficiente follia dei terroristi disposti a sacrificarsi in nome di Allah pur di seminare distruzione e morte, non sarebbe meglio anteporre la prudenza alla sfida e rinviare di qualche mese il Giubileo?

Dio non si offenderebbe. Capirebbe e, probabilmente, approverebbe!

 
 
 

STRAGE DI PARIGI, QUANTE FALLE NELL'INTELLIGENCE FRANCESE

Post n°1654 pubblicato il 14 Novembre 2015 da kayfakayfa

Gli  attacchi terroristici di matrice islamica rivendicati dall'ISIS che a partire dalle nove di sera hanno seminato distruzione e morte a Parigi in sette distinti punti della città, con un bilancio provvisorio di almeno 120 morti e oltre 200 feriti di cui 80 in gravissime condizioni, lascia attoniti non solo per il modo in cui sono stati pianificati ma soprattutto perché, avvenendo a distanza “solo” di 10 mesi dall'attentato del 7 gennaio al settimanale satirico francese Charlie Hebdo dove morirono 12 redattori rei agli occhi dei terroristi di aver irriso Allah con le proprie vignette, mette in luce la disarmante carenza dell'intelligence francese.

La dinamica degli attenti, alcuni scatenati in sincronia in diversi punti di Parigi gli altri poco dopo, per molti versi ricorda quelli dell'11 settembre dove un primo aereo si abbatté su una delle due torri gemelle facendo pensare che si fosse trattato di un errore del pilota. Il secondo sull'altra solo dopo un quarto d'ora di distanza dal primo lasciando capire che non si trattava di una tragica fatalità. Altri due si schiantarono rispettivamente sul Pentagono e in un bosco. Quest'ultimo grazie al coraggio e allo spirito di sacrificio dei passeggeri che, una volta compreso che l'obiettivo dei terroristi era la Casa Bianca, si sarebbero ribellati ai sequestratori facendo sì che l'aereo precipitasse al suolo prima di abbattersi sulla residenza presidenziale. Almeno questa è da sempre la versione ufficiale su cui gli americani ci hanno fatto anche un film per celebrare i loro eroi!

Non bisogna essere un esperto di strategia militare per rendersi conto che gli attentati necessitassero di una dettagliata pianificazione a tavolino e di un forte sostegno logistico sul territorio agli esecutori. Da qui risulta evidente che ci sono state troppe falle nel sistema di sicurezza francese.

All'indomani della strage di Charlie Hebdo in tutta Europa fu innalzato il livello di sicurezza. Sia in Inghilterra che in Italia i servizi segreti non solo hanno sgominato cellule terroristiche ma addirittura avrebbero sventato degli attentati imminenti. Possibile che la Francia, la cui ferita per la strage di Charlie ancora deve rimarginarsi del tutto, abbia offerto il fianco ai terroristi in maniera così disarmante?

È vero, nessuno può prevedere le intenzioni dei terroristi, specialmente se si tratta di cani sciolti. Ma qui stiamo parlando di un commando che si è diviso in vari punti della città per portare a termine in maniera lucida il proprio progetto di morte. Un attacco in grande stile come quello di Parigi non lo si improvvisa. Possibile che in tutto il tempo intercorso tra lo studio dell'azione coordinata e la sua esecuzione materiale nulla fosse trapelato alle orecchie degli oo7 francesi, al di là di un possibile attacco bomba?

È evidente che nei servizi segreti francesi qualcosa non funziona. Quel che è avvenuto a Parigi ne è la conferma!

 
 
 

VATILEAKS E DOPING, LA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA

Post n°1653 pubblicato il 11 Novembre 2015 da kayfakayfa

Siamo sinceri, così come in tanti non si sono stupiti del marcio che si anniderebbe in Vaticano, come risulta dai due libri inchiesta da pochi giorni in libreria - VIA CRUCIS e AVARIZIA, rispettivamente di Gianluigi Nuzzi e Emanuele Fittipaldi –, altrettanto in tanti non si sono affatto stupiti per l'inchiesta sul doping avviata dal CIO nei confronti degli atleti russi, da cui risulterebbe che tutti gli atleti partecipanti alle varie competizioni continentali e mondiali, nessuno escluso, avrebbe fatto uso di doping, con l'ausilio delle autorità russe competenti, falsando i risultati e privando altri atleti delle medaglie. Tutto ciò sarebbe avvenuto addirittura con il tacito consenso del governo di Putin!

Stiamo parlando di due fatti di cronaca che possono tranquillamente essere equiparati alla scoperta dell'acqua calda! Sì, perché in tanti, sottoscritto incluso, fino a ieri pensavano in male della Chiesa a causa dei molti prelati dallo stile di vita alquanto “equivoco”, mostrando senza alcun pudore particolare attaccamento ai beni materiali. Sia di molti campioni dello sport, soprattutto dell'est europeo da sempre fucina di atleti da laboratorio come insegna la storia della ex DDR e dell'URSS.

Oggi che due libri mettono a nudo l'ipocrisia ecclesiastica, confermando quanto fondati fossero i dubbi di coloro che diffidavano della qualità spirituale di molti uomini di chiesa, e un'inchiesta ufficiale del CIO svela quanto inquinato dal doping sia il mondo dello sport - in questo caso quello sovietico, tramutando in certezze le convinzione di chi è pronto a scommettere che non c'è un solo campione sportivo che non si dopi o non si sia dopato quando era in attività; si presume che perfino la grande Inter di Herrera facesse uso di droga, a rivelarlo in un'intervista fu Ferruccio Mazzola, fratello del più famoso Sandro una delle colonne di quella squadra – queste notizie, per molti versi clamorose, in realtà si riducono davvero alla scoperta dell'acqua calda visto che tutti pensavamo male sia della Chiesa sia dello sport ma non immaginavamo che la realtà superasse di gran lunga la fantasia.

Il garantismo vale in ogni ambiente, non solo in politica. I processi alle intenzioni trovano il tempo che trovano e su di essi non si possono accusare le persone screditandole agli occhi del mondo intero.

Purtroppo, sempre più spesso, l'agire degli uomini, in particolare di quelli al di sopra di ogni sospetto, dimostra che in molti casi a pensar male si pensa giusto!

 
 
 

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