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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Gennaio 2017

INDECENZE NAPOLETANE

Post n°1778 pubblicato il 29 Gennaio 2017 da kayfakayfa

Mentre sembra essersi sedata la polemica tra il sindaco di Napoli e lo scrittore Roberto Saviano – secondo il sindaco “Saviano specula sulla pelle di Napoli”, riferendosi agli argomenti trattati dallo scrittore nei suoi libri; lo scrittore replica dichiarando, “per il sindaco di Napoli il problema non sono i killer che sparano, ma io che ne parlo” -  a Napoli, al di là del cancro criminalità organizzata cui si associa quello satellitare sempre più in espansione della microcriminalità, altri problemi quotidiani affliggono la città, rendendo un inferno la vita ai cittadini. Uno su tutti quello del cattivo funzionamento dei trasporti pubblici.

Nel corso degli anni, per quante amministrazioni si siano susseguite alla guida della città – destra, sinistra, centro non fa differenza – nessuna è riuscita a garantire un regolare funzionamento dei mezzi pubblici con tempi di attesa tra il passaggio di un mezzo e l’altro non superiori ai 15/20 minuti. Lo so, in tante altre città italiane i tempi di attesa sono molto inferiori agli ipotetici 15/20 di cui sopra. Ma a Napoli 15/20 minuti, non di più, su una fermata già sarebbero una vittoria!

Un problema quello del pessimo trasporto pubblico che si riflette quotidianamente sulla pelle di migliaia di lavoratori, studenti, semplici cittadini che per diversi motivi hanno la sventura di doversene servire per spostarsi da un punto all’altro della città.

Ieri sera a pagarne lo scotto tutti coloro, tra cui il sottoscritto con signora e una comitiva di turisti stranieri inclusi, che hanno deciso di prendere la Linea 2 della metropolitana intorno alle 20.

Ma andiamo con ordine.

Dopo aver fatto visita a una coppia di amici da poco trasferitasi a Salvator Rosa, così come per l’andata, per rientrare a casa prendiamo prima la collinare, stupendoci per la puntualità con cui i treni passano in perfetta sincronia con i tempi di attesa indicati dai display; quindi scendiamo a Museo per prendere il treno della Linea 2 che ci porterà a Pozzuoli. Lì incomincia l’epopea.

Sono da poco passate le 20 quando giungiamo sul marciapiede della fermata. Dal nutrito numero di viaggiatori in attesa, alcuni evidentemente snervati, comprendiamo che il treno non passa da un bel po’.

Sul telefonino mi compare il messaggio delle Fs in cui mi si comunica che ci troviamo alla stazione di Napoli Piazza Cavour e che il prossimo treno per Pozzuoli passerà alle 20,18. Sono le 20,10. Rassicuro mia moglie che il treno arriverà tra poco. Nemmeno il tempo di darle la bella notizia e dall’altoparlante una voce incomprensibile comunica che per oscuri motivi i treni viaggiano con 25 minuti di ritardo. Il nostro dovrebbe dunque passare alle 20,43. La gente diventa sempre più nervosa. C’è chi non vede l’ora di rientrare a casa dopo una giornata di lavoro e inizia a sbuffare; chi ha organizzato una serata fuori con gli amici ed è costretto ad avvertirli telefonicamente che tarderà perché i treni non passano, non si sa perché; chi deve andare a teatro e teme di non farcela in tempo per l’inizio dello spettacolo.

Il treno arriva poco dopo le 21, molto dopo le 20,43 prestabilite. È superfluo aggiungere che ressa si forma davanti alle porte e come siamo costipati all’interno dei vagoni degli splendidi treni Jazz i quali hanno però la pecca di avere i corridoi strettissimi più adatti ai treni a lunga percorrenza dove chi viaggia ha il posto prenotato, non certo adatti a una metropolitana che raccoglie ogni giorno migliaia di viaggiatori.

Arriviamo a Campi Flegrei intorno alle 21,30. Manco a dirlo, il treno termina la corsa. Il display della stazione indica che il prossimo treno per Pozzuoli arriverà alle 21,30. Ma indica anche che viaggia con 10 minuti di ritardo. Di bene in meglio.

Per farla breve, per percorrere  un tratto che solitamente si completa in 30/35 minuti, grazie agli infiniti tempi di attesa, impieghiamo quasi 2 ore: arriviamo a Pozzuoli poco prima delle 22.

Praticamente c’abbiamo messo lo stesso tempo che avremmo speso per andare da Napoli a Roma con un intercity.

In tutto questo fa rabbia apprendere da chi viaggia quotidianamente con la Linea 2 che quanto è avvenuto non è un caso isolato bensì rientra nella normalità.

Addirittura c’è chi mi ha confidato che all’epoca in cui lavorava al centro direzionale, alla fine fu costretto a acquistare uno scooter mal messo pur di evitare di andare a lavoro in metro in quanto la sera, pur uscendo dall’ufficio alle 18, spesso non rientrava a casa prima delle 21 a causa degli infiniti ritardi dei treni.

Senza nulla togliere all’impegno profuso dall’amministrazione De Magistris per rilanciare l’immagine di Napoli nel mondo, studiando e proponendo iniziative di grossa attrattiva turistica  - ultima in ordine di tempo la MOHM, la mezza maratona di Napoli, che si correrà domenica prossima  dove parteciperanno oltre 4000 runners provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo, rendendolo l’evento sportivo più partecipato del sud Italia – fino a quando i napoletani, pur pagando le tasse, saranno costretti a subire simili umiliazioni, Napoli e difficilmente potrà definirsi una città civile.

E non certo per colpa della camorra o dei cittadini indisciplinati!

P.s.: malgrado la tratta della Linea 2 va da Pozzuoli fino a Napoli/San Giovanni Barra e viceversa, non si capisce perché chi arriva o parte da Pozzuoli deve pagare il biglietto 2 euro e non può usufruire di abbonamenti giornalieri che danno la possibilità di viaggiare su metro, cumana, bus e funicolari nell'arco delle 24 ore senza costi aggiuntivi. Mentre partendo o arrivando a Bagnoli, fermata precedente Pozzuoli, il costo del biglietto è di 1,20 e c'è la possibilità di usufruire degli abbonamenti giornalieri. Qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi il motivo di questa disparità di trattamento economico a sfavore dei puteolani rispetto ai napoletani?

Perché l'amministrazione puteolana non leva la voce a difesa degli interessi dei propri cittadini? 

 
 
 

ANCHE IL VESUVIO E I CAMPI FLEGREI SARANNO EVENTI IMPREVEDIBILI?

Post n°1777 pubblicato il 23 Gennaio 2017 da kayfakayfa

Nonostante la storia insegni che l'Italia è un paese ad alto rischio sismico e idrogeologico, ogniqualvolta si verificano un terremoto, un'inondazione, una slavina o una frana in zone dove non si sarebbe mai dovuto costruire, quasi sempre sentiamo le autorità parlare di emergenza conseguente a eventi straordinari.

Fa niente se le previsioni meteo da giorni segnalavano l'arrivo di piogge e nevicate intense; o se un terremoto si verifica laddove già in passato la terra aveva tremato, trattandosi di zone geologicamente attive; o se un fiume esonda, inondando le case costruite abusivamente a ridosso degli argini e poi condonate, o distrugge un campeggio che qualcuno aveva autorizzato a edificare sulle sue sponde, come fu per il camping Le Giare a Soverato; se una frana, a seguito del disboscamento selvaggio, venendo a mancare il drenaggio dell'acqua nel terreno operato dalle radici degli alberi, si stacca dalla montagna e sommerge paesi interi come avvenne circa 20 anni fa a Sarno e Quindici.

Puntualmente la storia si ripetendo per la slavina di Farindola che ha coperto di detriti e neve l'hotel Rigopiano con un bilancio provvisorio di 11 superstiti, 6 morti e 23 dispersi.

A partire dal Premier Gentiloni, intervenuto ieri sera a Che tempo che fa, i politici, per giustificare quanto è avvenuto a Farindola, rimarcano sulla straordinarietà delle nevicate, ampiamente previste dai servizi meteo, di questi giorni e sulla tragica concomitanza con il terremoto del 18 gennaio che ha scatenato l'inferno.

Poiché più di un attento e serio commentatore ha fatto notare come non sia questa la prima volta che si verifichi una simile concordanza di eventi, definire “straordinario” quanto è avvenuto a Farindola mi sembra solo un modo elegante da parte delle istituzioni di volersi lavare le mani, non ammettendo le proprie responsabilità.

È vero che l'hotel Rigopiano, sui cui in passato è pesata un'inchiesta per abuso edilizio poi archiviata con l'assoluzione di tutti gli imputati, sorgeva in un luogo probabilmente non idoneo a edificare una struttura del genere.

Ma se qualcuno, all'epoca, denunciò il presunto abuso, un motivo doveva pur esserci.

Così come chi si assumerà le responsabilità di quanto potrebbe succedere se il Vesuvio un giorno decidesse di risvegliarsi? Le autorizzazioni per costruire case e palazzi dove mai si sarebbe dovuto, chi le rilasciò?

Anni fa a Boscoreale, un paese a ridosso degli scavi di Pompei, ai piedi del Vesuvio, in un'area considerata Zona Rossa, ossia a alto rischio sismico, fu edificato il PIANO NAPOLI, un agglomerato di palazzine per alloggiare migliaia di sfollati del terremoto dell'ottanta.

E che dire dell'area flegrea, ritenuta dagli esperti molto più a rischio eruzione rispetto a quella vesuviana, dove anche qui l'abusivismo edilizio non si è fatto scrupoli di sconfinare nelle aree rosse senza che nessuno intervenisse per arginarne l'estensione del fenomeno?

Anche in questo caso chi ha rilasciato le autorizzazioni edilizie perché si potesse costruire dove non si poteva?

Chi ha condonato case edificate su bombe che potrebbero esplodere in qualunque momento?

Semmai un giorno il Vesuvio o la caldera dei campi flegrei dovessero risvegliarsi, scatenando l'inferno, si potrà mai parlare di evento imprevedibile, di caso eccezionale attribuendo la colpa del disastro al fato anziché all'ottusaggine e all'avidità umana?

 
 
 

IL MIRACOLO DI RIGOPIANO NON ANESTETIZZI LE COSCIENZE

Post n°1776 pubblicato il 21 Gennaio 2017 da kayfakayfa

È stato ribattezzato IL MIRACOLO DI RIGOPIANO. E così sarà ricordato negli annali il rinvenimento di superstiti – al momento dieci di cui quattro bambini ma si continua a scavare nella speranza di trovarne altri  - all’interno delle macerie dell’hotel Rigopiano a Farindola in provincia di Pescara, dove alle 17,40 di mercoledì 19 gennaio una slavina, conseguente al terremoto che in mattinata aveva nuovamente flagellato nel giro di  un’ora con quattro violente scosse le zone del centro Italia già colpite dal sisma del 24 agosto e del 30 ottobre, ha travolto la struttura sommergendola di neve, spostandola di 10 metri rispetto alla posizione di origine.

È inutile aggiungere che dopo le pessimistiche, seppur comprensibili, previsioni dei soccorritori quando giunsero sul luogo della tragedia – si dava per scontato che non vi fossero sopravvissuti, soprattutto per il freddo intenso - la notizia che, quella che da molti era stata ribattezzata una bara di ghiaccio, si stia rivelando un luogo di protezione e salvezza risolleva un tantino il morale a una nazione che ha ormai da tempo del tutto perso la speranza. Soprattutto grazie a una classe politica che ha l’abilità di distorcere con le parole la realtà, grazie anche all’ausilio di molti media, presentandola meno disperata di quanto realmente fosse.

Quando si era saputo della tragedia del Rigopiano; dei presunti ritardi con cui si erano mossi i soccorsi perché l’allarme lanciato da uno dei superstiti non era stato ritenuto credibile; che l’albergo in passato era stato oggetto di un’inchiesta per presunti abusi edilizi, poi archiviata con l’assoluzione degli imputati; degli enormi disagi che la neve e il gelo stavano causando in molti paesi dell’entroterra abruzzese completamente privi di acqua e luce; che, contrariamente agli impegni dell’allora Premier Renzi, nelle zone interessate dal sisma di fine agosto ancora non erano giunti i nuclei abitativi, nonostante gli appelli dei sindaci a fare in fretta ché l’inverno era ormai alle porte, obbligando molte persone a vivere nelle tendopoli, nelle roulotte o a “sloggiare” negli alberghi sulla costa, come sempre accade in questo paese dove la parola PREVENZIONE sembra essere ignota alle istituzioni, mentre si abusa indiscriminatamente del vocabolo EMERGENZA, anche laddove è evidente che la cosiddetta emergenza altro non è se non un disservizio dovuta all’incuria umana, subito si sono accesi focolai di polemiche che attribuiscono alla politica le colpe di quanto è avvenuto e sta avvenendo.

Se, da un lato, molte polemiche sono strumentali - vedi Salvini in doposci giovedì sera a Otto e Mezzo dalla Gruber, per solidarietà con i terremotati – alcune meriterebbero un minimo di considerazione. Non fosse altro perché cercano di analizzare senza fini reconditi quanto è successo.

Una su tutte quella inerente i tre elicotteri dell’ex Guardia Forestale, corpo abolito dalla riforma Madia - la riforma della pubblica amministrazione del Governo Renzi per molti aspetti bocciata dalla Consulta - che lo ha integrato nei Carabinieri,  chiusi negli  hangar dell’aeroporto Ciuffelli di Rieti per motivi burocratici, mentre sarebbero stati utili negli aiuti al Rigopiano essendo il personale di bordo specializzato a operare in zone impervie e di notte.

Oppure la mancanza di energia elettrica in molti paesi dell’Abruzzo, dove già in passato, con la neve alta, si erano registrati simili disagi, facendo gridare allo scandalo in quanto è impensabile che in zone di montagna le società preposte all’erogazione di energia elettrica non si attrezzino in maniera tale da poter fronteggiare simili “emergenze” che, in realtà, non sono emergenze ma routine!

Dopo tante polemiche, ieri ad Amatrice, sono state assegnate con sorteggio i primi 25 nuclei abitativi.

Meglio tardi che mai, verrebbe da dire.

Peccato che l’assegnazione avviene dopo uno strascico di polemiche e denunce da parte di molti sindaci e cittadini dei comuni colpiti dal sisma i quali si sentono abbandonati se non addirittura presi in giro dalle istituzioni.

In un paese ad alto rischio sismico come il nostro si presume che lo stato dovrebbe avere già a disposizione un numero sufficiente di nuclei prefabbricati da assegnare subito, o quasi, a chi ha la sventura di perdere la casa durante un terremoto.

E invece, dopo ogni sisma, si riparte da zero. Come se il passato e i suoi sciacalli che gioiscono la telefono perché, grazie al terremoto, si arricchiranno con la ricostruzione, non esistesse!

È vero che non è questo il momento per le polemiche. Ma è altresì vero che l’entusiasmo alimentato dal rinvenimento dei sopravvissuti dell’hotel Rigopiano non deve fungere da anestetico per le coscienze, facendo dimenticare le tante sbavature che puntualmente si registrano in Italia con l’avvento di un terremoto o dell’inverno.

In nostro è un paese a alto rischio sismico e con molti rilievi alpini da nord a sud dove, isole incluse, dove per ridurre la spesa pubblica, si è pensato bene di abolire un corpo specializzato in montagna qual’era la Guardia Forestale, senza preoccuparsi di rendere i suoi elementi operativi all’atto dell’incorporamento nei Carabinieri a partire dal primo gennaio 2017!

 

 

 
 
 

TERREMOTO E GELO, MANCA LA PREVENZIONE

Post n°1775 pubblicato il 19 Gennaio 2017 da kayfakayfa

In queste ore, immagini da tregenda giungono dalle zone terremotate. Muraglie di neve impediscono la fuga ai terremotati e l'arrivo dei soccorsi. Guardando quelle foto e quei video ti chiedi se non fosse disonesto scagliarsi contro le istituzioni, attribuendo loro le responsabilità di quanto sta avvenendo. In fondo, contro la furia della natura e degli elementi, l'uomo può poco. Ma poi rifletti e ti dici, “sì, è vero, in questi caso l'uomo può ben poco. Ma quel poco che può si chiama prevenzione”.

Ed è allora che ti rendi che se fosse stato realizzato quanto promesso dalle istituzioni subito dopo i terremoti di fine agosto e di fine ottobre che distrussero molti dei paese che oggi, invasi dalla neve, il terremoti di ieri hanno nuovamente colpito in sequenza tremendamente insolita, forse i disagi di queste ore si sarebbero potuti evitare. Almeno si sarebbero potuti agevolare i soccorsi.

Se le istituzioni avessero realizzato poco di quel tanto che avevano promesso all'indomani del 24 agosto durante le passerelle di routine sui luoghi del disastro tra la gente disperata, elargendo carezze, sorrisi sbiaditi e rassicurazioni - "non vi lasceremo soli", "non ci dimenticheremo di voi" - la situazione oggi sarebbe, forse, un po' meno drammatica.

Se si fossero ascoltati gli appelli dei sindaci dei comuni colpiti dal sisma afinché si facesse presto a levare la gente dalle tendopoli e dalle roulotte perché in quelle zone già da fine ottobre il freddo è intenso, forse, allo stato attuale, la neve e il gelo non si sarebbero rivelati ostacoli insormontabili, creando ulteriori preoccupazioni a tante persone già mortalmente ferite nello spirito da fine agosto.

E, soprattutto, se si fosse mantenute un minimo delle tante promesse fatte dopo il sisma, si sarebbe potuto evitare che molte aziende agricole e di allevamento che ancora operavano in quell'area non sarebbero state distrutte dal freddo e dai crolli prodotti dalla tanta neve accumulata sui tetti delle strutture che hanno decimato il bestiame, radendo al suolo quell'esigua economia.

Non è questo il momento per alimentare polemiche rispetto a quelle suscitate da molti terremotati i quali, già prima delle scosse di ieri, stigmatizzavano la latitanza delle istituzioni dalle loro problematiche rispetto all'interesse che le stesse dimostravano invece per il salvataggio di MPS.

Tuttavia se perfino molti sindaci dei comuni devastati dal sisma e dall'inverno puntano il dito contro il disinteresse delle istituzioni, un motivo ci dovrà pur essere.

E non mi si dica che si tratta di mera strumentalizzazione politica.

 
 
 

LE OPINIONI DI ZAGREBELSKY SULLE ELEZIONI E IL M5S

Post n°1774 pubblicato il 15 Gennaio 2017 da kayfakayfa

Tra i tanti temi inerenti la bocciatura della riforma costituzionale affrontati da Gustavo Zagrebelsky nella lunga intervista rilasciata a Marco Travaglio su Il Fatto quotidiano venerdì 13 gennaio, ve ne è uno in particolare che, a mio giudizio, merita d’essere evidenziato. Alla domanda, “che si voti ora o nel 2018, siamo comunque a fine legislatura?”, il Presidente emerito della Consulta risponde, “Lei ne è così sicuro? Io un po’ meno. Si dice che occorre armonizzare le leggi elettorali di Camera e Senato. È giusto. Ma, se non le armonizzano nel 2018, cioè alla naturale scadenza della legislatura, che succede? Si dirà che, per forza maggiore, per il momento non si può ancora andare al voto?”. Quindi alla domanda, “pensa seriamente che potrebbero farlo?”, risponde: “Non mi stupisco più di nulla. La continuità, ribattezzata stabilità, sembra essere diventata la super-norma costituzionale. Il governo Gentiloni non ne è una dimostrazione, in attesa che si ritorni al prima del referendum?”. Al giornalista che gli fa notare che la vittoria del No “ha mantenuto il Senato elettivo con una legge elettorale diversa dalla Camera, il professore replica, “La colpa sarebbe dunque degli elettori? E non di coloro che hanno scritto leggi con la sicumera di chi ha creduto che l’esito scontato del referendum sarebbe stato un bel Sì?”

Già in altra occasione, all’indomani della vittoria del No, ho messo in risalto quest’aspetto, chiedendomi quali motivi avessero spinto Renzi e i suoi a presentare una legge elettorale, l’Italicum, che non contemplasse l’elezione del Senato da parte dei cittadini, dando per scontato la propria certezza che gli italiani avrebbero approvato la riforma!?

Tuttora, sia sui giornali che in televisione, nessuno dei sostenitori del Sì spiega i motivi di questa sicurezza. Né, che io sappia, nessun giornalista né conduttore di talk show, quando si affronta l’argomento legge elettorale, insistite su questo punto chiedendo loro spiegazioni in  merito.

Tutto resta sospeso in un limbo di incertezza, accentuato dalle perplessità di Zagrebelsky il quale non esclude che, in nome della stabilità, il governo Gentiloni potrebbe proseguire anche dopo il 2018, scadenza naturale della legislatura. Soprattutto se la consulta dovesse bocciare anche l’Italicum per incostituzionalità a causa de “i capilista bloccati cioè nominati, per il premio abnorme di maggioranza e per la difformità fra il sistema iper maggioritario della Camera e il Consultellum proporzionale al Senato”.

Riguardo i propri dubbi è lo stesso professore a chiarirne i motivi senza giri di parole: alla domanda di Travaglio, “se i 5Stelle vincono le elezioni, che succede?”,  risponde, “Si farà di tutto per impedirglielo. Anzitutto con una legge elettorale ad hoc: quella proporzionale”.

Se davvero fosse, come sembra essere, che il varo della nuova legge elettorale è vincolato alla messa a punto di un sistema elettorale che impedisca la vittoria del M5S, andando dunque in barba a quei principi democratici sanciti dalla nostra Costituzione, è altresì vero che, per come si stanno politicamente muovendo, Grillo e i suoi stanno dando prova di inesperienza- vedi la Raggi a Roma - e sciatteria – vedi la figuraccia al parlamento europeo dove, dal gruppo degli antieuropeisti dell’Ukip di Farage cui il M5S era iscritto,  voleva entrare a far parte dei liberali di Alde il cui leader Guy Verhofstadt, dopo aver detto autonomamente sì, s’è dovuto rimangiare la parola perché la base era contraria all’alleanza con i grillini costringendoli a tornare con la coda tra le gambe da Farage & c. - Ma si stanno “muovendo”, rispondendo con i fatti, seppure discutibili, a chi li accusava di immobilismo per timore di sbagliare dimostrando di non essere diversi dagli altri partiti verso cui puntavano il dito accusandoli d’essere la rovina del paese.

Anche di questo parla Zagrebelsky: sminuisce la figuraccia del M5s a Bruxelles, definendola “cattiva gestione d’un problema di tattica parlamentare”. Affermando che i punti che i 5Stelle devono chiarire sono “democrazia interna, selezione della classe dirigente, programma, politica estera, immigrazione”. Definendo “una felice sorpresa” il sindaco M5s di Torino, Chiara Appendino, “pur non avendola votata”, il professore implicitamente evidenzia come chi si fosse laureato in un università quale la Bocconi di Milano in cui si selezionano le classi dirigenti dimostra di avere più dimestichezza a amministrare la res publica rispetto a chi invece viene dalle Università statali come la Raggi. Anche se poi il professore non manca di riconoscere che, una volta insediatasi alla guida della città, la neo sindaca del capoluogo piemontese ha ammesso che “non tutto quel che s’è fatto prima è da buttare”. Riconoscendo la buona qualità dell’amministrazione precedente targata Pd a guida Fassino.

Unitamente Zagrebelsky ammette che invece a Roma la Raggi “ha trovato una situazione infinitamente più compromessa: lì è difficile salvare qualcosa del passato”. Disapprovando chi la critica: “vedo che, ai 5Stelle in generale e alla Raggi in particolare, non si perdonano molte cose che si perdonano agli altri. Due pesi e due misure”.

Personalmente, rispetto al M5S mi sento di affermare che il caos conseguente a molte delle loro mosse è sicuramente frutto dell’inesperienza che li caratterizza in politica. Nello stesso tempo è però anche sintomo di “azione”, movimento. E, se è vero che “solo chi non fa non sbaglia”, questo loro muoversi, seppur tra mille errori, difficoltà e contraddizioni, va interpretato come uno scollamento del movimento dalle sue iniziali posizioni di isolamento dalla politica italiana e internazionale. Chi prima li accusava di immobilismo, dichiarando che in quel modo offendevano il voto degli oltre 8 milioni di elettori che li avevano votati, oggi li accusa di sciatteria e incapacità. Non si può escludere che il terzo “passo” del M5S possa essere la manifesta acquisizione di idee chiare e di come realizzarle. Previa, ovviamente, adeguata selezione della classe dirigente.

Anche se gli altri partiti non sono da meno nello scegliere in maniera alquanto discutibile la classe dirigente. È lo stesso Zagrebelsky a metterlo in risalto, parlando di alcune delle nomine del Governo Gentiloni: “Maria Elena Boschi, la madrina della riforma, è stata promossa in un ruolo-chiave nel governo e la coautrice e relatrice Anna Finocchiaro, è diventata Ministro. Mah!”

 
 
 

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