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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
Messaggi del 05/02/2019
Di seguito la versione integrale dell'articolo pubblicato su comunicaresenzafrontiere.it Pozzuoli. Penso che chiunque abbia avuto la fortuna di assistere venerdì 1 febbraio nella sala convegni di De Gemmis a Pozzuoli alla presentazione di Arsenale Di Memorie, il libro scritto a quattro mani da Ida Di Ianni e Matilde Iaccarino per Volturnia Edizioni, sarà stato scosso in maniera positiva da un "arsenale" di emozioni grazie alla sincerità con cui le due autrici hanno raccontato la genesi dei rispettivi racconti che compongono il volume - LA BAMBINA AMERICANA Ida Di Ianni e DI MADRE IN FIGLIA Matilde Iaccarino. Le storie, entrambe autobiografiche, narrano rispettivamente del complesso rapporto tra la Di Ianni e il padre, e Matilde e sua madre. Il padre di Ida, figlio di quella società contadina arcaica dove l'uomo era il "padrone" e la donna la "serva", quando la moglie stava per partorirla, organizzò in casa un buffet per brindare con gli amici alla nascita del maschio; cacciandoli via con rabbia quando gli fu comunicato che era nata "una bellissima bambina". Con le lacrime agli occhi, spesso interrompendosi per contenere l'emozione, la Di Ianni non ha esitato a condividere con il folto pubblico in sala momenti drammatici della propria esistenza. In particolare quello di questo padre/padrone che giunse a tinteggiare di scuro i vetri delle finestre di casa per impedire alla moglie di guardare fuori. Un arsenale di memorie forti quello di Ida, addolcito dal ricordo di questa figura paterna invadente e possessiva che però, quando si presentò al colloquio con i professori di liceo, nonostante lei avesse già diciotto anni, non esitò a rivolgersi loro chiedendo "come va la mia bambina?"; dissolvendo in un attimo con quella frase amorevole tutto quel costrutto di autoritarismo che lo permeava, rivelando un animo estremamente dolce. Il titolo del racconto della Di Ianni prende spunto dal periodo che lei e la sua famiglia vissero in America. Fase esistenziale anche quella non semplice in quanto nessuna delle donne di casa, a partire dalla giovane nonna, accettò il trasferimento oltre oceano. Momento particolarmente forte della serata è stato quando Ida ha pubblicamente confessato di aver perdonato il padre solo nel momento in cui si ammalò e lei lo accudì facendogli da badante fino alla fine. Non meno forte per impatto emotivo è stata Matilde Iaccarino parlando della genesi del proprio racconto, un dialogo scritto alcuni mesi dopo la scomparsa della madre con cui non aveva affatto un rapporto semplice ma alla quale deve la propria passione per i libri e il carattere forte e determinato. Con malinconia l'autrice ha narrato l'episodio che gli raccontava spesso la mamma di quando, poco dopo la guerra, sua madre la portava a vedere il luogo in cui si rifugiavano per ripararsi dai bombardamenti. Indignata per la sporcizia e la promiscuità che lo caratterizzavano, come "risarcimento" pretese in regalo un libro. Da lì non smise più di leggere e i libri sono poi stati il collante per eccellenza attraverso cui lei e Matilde hanno comunicato durante il loro conflittuale rapporto: "hai letto questo libro? Cosa ne pensi? Dovresti leggerlo..." Con orgoglio Matilde ha narrato che da ragazza la mamma era talmente ribelle da non farsi scrupoli da entrare da sola in un bar per prendere un caffè, suscitando l'indignazione della gente del posto che lo raccontava al padre. Quando questi si lamentò con la moglie, si sentì rispondere: "la ragazza l'ho fatta con due gambe per cui può andare dove le pare!". Da quel momento "mio nonno non disse più niente!" Come per la Di Ianni con il padre, anche per Matilde la scrittura ha funto da arcolaio su cui dipanare la matassa dei ricordi dando un senso alle ombre che offuscavano il rapporto materno; un mezzo per rielaborare non solo il lutto derivante dalla scomparsa della madre, ma per comprendere, mentre i ricordi fluivano sulla carta, che in realtà quei conflitti erano sintomo del rispetto e dell'amore che nutrivano reciprocamente l'una per l'altra; che il loro era un normalissimo rapporto madre/figlia. Se la Di Ianni ha sofferto per la presenza di un padre tiranno che giunse a ripudiarla perché non nacque maschio, Matilde ha sofferto la presenza di una madre che, rimasta vedova prematuramente, dovendo sopperire anche alla figura paterna, non si può escludere abbia strutturato il proprio ruolo in virtù di tale assenza dandole affettivamente meno di quanto avrebbe voluto donarle. Oltre alle autrici meritano di essere segnalati gli interventi dei due relatori, la poeta Angela Schiavone e il professor Magliulo: la Schiavone ha tracciato per grandi linee le trame dei racconti, soffermandosi per lo più a parlare delle autrici che ben conosce essendo loro amica, tagliandosi un ruolo più da moderatrice che non da relatore; Magliulo ha esaltato l'indiscusso valore sociale del libro definendolo "non un libro privato ma pubblico perché narra il costume italiano, ossia come fino a pochi anni fa la donna fosse ancora vista da molti uomini come una creatura inferiore" e, oggi che finalmente sembra essere riuscita a conquistarsi una propria autonomia, sempre più spesso è vittima della violenza maschile a riprova che molti uomini, non accettando tale condizione di libertà, non si fanno scrupoli di comportarsi come quegli stessi musulmani contro cui inveiscono perché impongo alle donne il burqa, il silenzio e la violenza fisica se disubbidiscono. Ha chiuso la serata l'intervento dell'assessore alla cultura del comune di Pozzuoli Maria Teresa Moccia Di Fraia la quale non ha nascosto la propria emozione per quanto aveva ascoltato, dicendosi felice che al tavolo sedessero quattro insegnanti - le due autrici e i relatori - "visto che oggi tale figura è sempre più svilita da una società in cui si è perso il senso delle parole". Di riflesso l'assessore ha citato Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg, invitando alla ristrutturazione del lessico affinché si desse nuovamente peso alle parole visto che oggi molte sembrano aver perso il proprio valore. |
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