Pensieri in libertà

Post N° 51

Cinque colpi di pistola …

 ”Franco era un uomo trasparente e pulito, un bravo medico e un politico impegnato a spendere il tempo a favore della comunità.
E proprio alla Regione Calabria ha sempre cercato di svolgere un ruolo proficuo e costruttivo, avendo sempre a cuore i problemi sentiti dalla gente. Era contrario a qualsiasi tipo di personalismo e la sua attenzione e cura era esclusivamente l’utilità collettiva.”
Con queste parole Maria Grazia Laganà ha ricordato la figura di suo marito, Francesco Fortugno, Vicepresidente del Consiglio della Regione Calabria, assassinato a Locri dalla ‘ndrangheta il 16 ottobre del 2005 mentre si recava a votare per le primarie dell’Unione.
Cinque colpi di pistola …
Cinque colpi di pistola che hanno colpito al cuore le istituzioni: un delitto eccellente …
Cinque colpi di pistola … cinque proiettili che non hanno trafitto solo Fortugno ma che hanno ferito e scosso la coscienza di moltissimi giovani. Ed era un silenzio che parlava di immenso dolore e di rifiuto della mafia quello che si sentiva il giorno dopo davanti al Tribunale di Locri dove campeggiava il famoso striscione bianco dei ragazzi del liceo, seguito, subito dopo, dall’altrettanto famoso striscione “E adesso ammazzateci tutti”.
Un eclatante ed inaspettato atto di ribellione alla mafia, un atto di strabiliante coraggio che ha oltrepassato velocemente i confini di Locri, della Calabria, dell’Italia … un atto che ha trascinato migliaia di persone, giovani e meno giovani, in piazza a gridare il loro no alla mafia, un atto che ha fatto rifiorire un’ondata di manifestazioni pubbliche per la legalità, un atto che ha riunito l’Italia intera contro la mafia … un atto che ha fatto discutere ovunque, da nord a sud, della mafia.
È stata, quella, una scintilla che ha fatto sorgere una nuova stagione della lotta contro la mafia in Calabria … una stagione che continua ad essere viva, come hanno dimostrato le ultime vicende sul caso De Magistris.

“Un omicidio strategico, un messaggio di avvertimento perché tutto resti come prima e nulla cambi” lo ha definito Pietro Grasso nell’ultima relazione annuale della Procura nazionale “È stata la 'ndrangheta che vuole imporsi come soggetto politico a uccidere Fortugno, uno di quegli amministratori nel Sud alla ricerca di una via nuova e diversa di governare".
”È stato un delitto politico-mafioso, un delitto contro la democrazia” ha affermato Maria Grazia Laganà che in questo periodo è stata oggetto di numerosi atti intimidatori e di minacce di morte “E quando ripeto che voglio verità e giustizia fino in fondo, voglio dire che si deve arrivare a scoprire la zona grigia che potrebbe stare dietro ai presunti mandanti, esecutori e fiancheggiatori, finora sul banco degli imputati nel processo che in corso davanti alla Corte d’assise di Locri”.

Oggi, durante la commemorazione del secondo anniversario dell’assassinio, accanto alla stele che ricorda Francesco Fortugno, è stato piantato “l’ulivo della legalità” come simbolo dell’impegno di tutti contro tutte le criminalità. Un corteo ha, poi, raggiunto l’Istituto magistrale di Locri dove si è tenuta una tavola rotonda durante la quale è stato presentato il libro “Ammazzati l’onorevole” di Enrico Fierro.

Ma oggi si è avuta anche una notizia sconcertante.
Bruno Piccolo, il primo pentito nell’inchiesta per il delitto Fortugno, è stato trovato morto: si parla di “suicidio”.
“Questo suicidio” ha detto Francesco Forgione, Presidente della commissione parlamentare antimafia “rafforza il bisogno di avere una verità piena sul delitto di Francesco Fortugno, il che vuol dire ragionare sul contesto politico-mafioso in cui quel delitto è maturato.” Ed ha aggiunto “Piccolo è un'altra vittima della 'ndrangheta”.
“Non si vuole la verità. Si vuole impedire in tutti i modi che il processo vada avanti” ha dichiarato Giuseppe Lumia, vicepresidente della commissione parlamentare antimafia “si vuole impedire che si possa risalire alle responsabilità politico-istituzionali dell'omicidio Fortugno. Ci troviamo davanti ad una svolta: o prevale la 'ndrangheta e il sistema delle collusioni con la politica, o prevale la democrazia italiana e la Calabria libera. Quello di Fortugno è un omicidio politico-mafioso. Ecco perchè dobbiamo partire dai Cordì e dai Cataldo, dalla 'ndrangheta reggina e colpirli uno per uno nei loro interessi nella sanità, nel sistema degli appalti, nella loro presenza dentro le istituzioni a partire dalle istituzioni deviate e da lì risalire al comitato politico-mafioso che ha portato alla decisione di colpire Fortugno''

Ed i misteri sul delitto Fortugno si infittiscono … e, come ha sottolineato Forgione, si rafforza il bisogno di avere verità, piena verità …

Tutta la mia solidarietà alla famiglia Fortugno così duramente colpita dalla ‘ndrangheta.