Creato da marea14 il 13/02/2007

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Post N° 52

Post n°52 pubblicato il 21 Ottobre 2007 da marea14
 

La violenza non è un destino per le donne

 Il costante aumento di episodi di violenza sulle donne e gli allarmanti dati pubblicati dall’Istat (dati di cui ho già parlato qui, qui e qui ), sono al centro della riflessione di molti movimenti delle donne. Ed è così che un gruppo di ragazze, impegnate nel movimento femminista, ha lanciato un appello per una
manifestazione nazionale: una grande manifestazione in cui le donne scenderanno in piazza, a fianco delle donne vittime di violenza, per riportare il tema della violenza al centro del dibattito culturale e politico.
Senza una battaglia culturale che sconfigga una volte per tutte patriarcato e maschilismo” si legge nell’appello “non sarà possibile attivare un nuovo patto di convivenza tra uomini e donne che tanto gioverebbe alla parola civiltà”.

La proposta è stata subito raccolta dal movimento “Usciamo dal Silenzio” di Milano, dal movimento delle donne di Roma e da numerosi altri movimenti e collettivi che si trovano in moltissime città italiane: in poco tempo in tutte le Regioni
c’è stata una risposta positiva, considerato anche il fatto che si avvicina il
25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne
.

Viene ricordata da più parti la necessità di approvare idonei strumenti legislativi che i centri antiviolenza sollecitano da tempo, di introdurre il reato di stalking (comportamenti persecutori), di adottare misure di prevenzione e sostegno per le donne. E intanto, il disegno di legge è da mesi fermo in Commissione giustizia …

Per decidere la partecipazione alla manifestazione è stata indetta per
DOMENICA 21 OTTOBRE, alle ore 10.30 un’ASSEMBLEA PUBBLICA a Roma, presso la CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE
in via della Lungara n. 19

“Usciamo dal Silenzio” proseguirà la discussione
a Milano MERCOLEDÌ 24 OTTOBRE, alle ore 21, presso la Libreria Universitaria delle Donne
in corso di Porta Nuova n. 32

Siamo tutte invitate a partecipare domenica 21 e mercoledì 24 alle assemblee di Roma e di Milano.
Per sottoscrivere l’appello
di adesione alla manifestazione nazionale CLICCA QUI. 

____________________________________________

Tolta a De Magistris l’inchiesta “Why Not

La Procura generale di Catanzaro ha avocato l'inchiesta "Why Not", motivando tale decisione con una presunta incompatibilità di De Magistris legata alla richiesta di trasferimento cautelare d'ufficio che è stata avanzata dal ministro Mastella.
Trovo molto strano ed alquanto inquietante il fatto che questa decisione sia stata presa il giorno dopo che è stata resa pubblica l’iscrizione di Mastella nel registro degli indagati in relazione all’inchiesta “Why Not”.
Preoccupazione che mi viene confermata anche da questa riflessione della redazione di “Uguale per tutti” un blog sui problemi della giustizia scritto da magistrati. Vi invito a leggerla: è interessante in quanto si spiega perché l’art. 372 del codice di procedura penale (che è alla base dell’avocazione) non può essere applicato in questo caso.

Durissima è stata la reazione di Salvatore Borsellino che ha scritto:

La notizia dell'avocazione da parte della Procura Generale dell'inchiesta Why Not al Procuratore De Magistris è di quelle che lascia senza fiato.  
Solo un'altra volta nella mia vita mi ero trovato in questo stato d'animo.  
Era il 19 Luglio del 1992 e avevo appena sentito al telegiornale la notizia dell'attentato il cui scopo non era altri che quello di impedire ad un Giudice che, nelle sue indagini, era arrivato troppo vicino all'origine del cancro che corrode la vita dello Stato Italiano, di procedere sulla sua strrada. 
Morto Paolo Borsellino l'ignobile patto avviato tra lo Stato Italiano e la criminalità mafiosa aveva potuto seguire il suo corso ed oggi vediamo le conseguenze del degrado morale a cui questo scellerato patto ha portato. 
Ieri era stato necessario uccidere uno dopo l'altro due giudici che, da soli, combattevano una lotta che lo Stato Italiano non solo si è sempre rifiutato di combattere ma che ha spesso combattuto dalla parte di quello che avrebbe dovuto essere il nemico da estirpare e spesso ne ha armato direttamente la mano. 
Oggi non serve più neanche il tritolo, oggi basta, alla luce del sole, avocare un'indagine nella quale uno dei pochi giudici coraggiosi rimasti stava per arrivare al livello degli "intoccabili"
, perchè tutto continui a procedere come stabilito. 
Perchè questa casta ormai completamente avulsa dal paese reale e dalla gente onesta che ancora esiste, anche se purtroppo colpevole di un silenzio che ormai si confonde con l'indifferenza se non con la connivenza, possa continuare a governare indegnamente il nostro paese e a coltivare i propri esclusivi interessi in uno Stato che considera ormai di propria esclusiva proprietà.
Oggi basta che un ministro indegno come il signor Mastella ricatti un imbelle capo del governo, forse coinvolto negli stessi suoi luridi traffici, minacciando una crisi di governo, perchè tutta una classe politica faccia quadrato intono al suo degno rappresentante e si esercitino in conseguenza chissà quale tipo di pressioni sui vertici molli della magistratura per ottenere l'avocazione di un'indagine e quindi l'inoffensività di un giudice senza neanche bisogno del tritolo come era stato necessario per Paolo Borsellino. 
Siamo giunti alla fine della Repubblica Italiana e dello Stato di Diritto. 
In un paese civile il ministro Mastella non avrebbe potuto chiedere il trasferimento del Dr. De Magistris titolare dell'inchiesta in cui à indagato il suo stesso capo di governo e lo stesso ministro.
Se la decisione del Procuratore Generale non verrà immediatamente annullata dal CSM, saremo di fronte alla fine dell'indipendenza della magistratura e in conseguenza dello stesso Stato di Diritto. 
Il Presidente Giorgio Napolitano, nonostante sia stato più volte sollecitato, continua a tacere su queste nefandezze dimostrando che la retorica dello Stato e della figura istituzionale di garante della Costituzione Repubblicana non sono diventate, in questa disgraziata Italia, altro che vuote parole. 
Quaranta anni fa sono andato via dalla Sicilia perchè ritenevo impossibile di vivere la mia vita in un paese in cui la legalità era solo una parola del vocabolario, ora non ritengo più che sia una vita degna di chiamarsi con questo nome e quindi una vita degna di essere vissuta quella di vivere in un paese dove l'illegalità è diventata la legge dello Stato  
Salvatore Borsellino
  

 
Rispondi al commento:
marea14
marea14 il 23/10/07 alle 01:56 via WEB
I risultati della ricerca dell’ISTAT non hanno meravigliato più di tanto i movimenti femministi ed i centri antiviolenza: sono considerazioni che loro fanno da anni ed anni perché è da molto tempo che dicono che i dati reali delle violenze sono altissimi, che la maggior parte delle violenze non vengono denunciate e che le violenze avvengono soprattutto tra le mura domestiche.
La violenza contro le donne non è dovuta ad una “degenerazione dilagante” perché, purtroppo, c’è sempre stata ed in termini sempre drammatici. Se oggi se ne parla di più è dovuto anche al fatto che le donne hanno deciso di denunciare di più rispetto al passato. E quando aumentano gli episodi di violenza è perché la cultura maschilista cerca di riguadagnare il terreno perso.
Come ho già scritto nel post n. 10 la violenza contro le donne non è solo frutto di una generica negazione di diritti ma ha qualcosa di peculiare perché è basata sulla contraddizione uomo/donna ed ha le sue radici in una cultura che pone al centro dell’universo il soggetto maschile e la donna in un ruolo del tutto subalterno. È un crimine con il quale un sesso egemone afferma la sua volontà di possesso e di conquista del corpo femminile. È, perciò, indispensabile influire, attraverso un cambiamento culturale, sulle cause che determinano il conflitto uomo/donna.
Il problema, quindi, non è solo di democrazia (che pure è importantissima), non è solo di riconoscimento dei diritti umani (i diritti umani sono già stati ampiamente “riconosciuti” alla donna sia a livello nazionale che internazionale), non è solo di applicazione delle pene esistenti e di pene ancora più severe (è ovvio che deve esserci anche questo), ma è anche e soprattutto di superamento della cultura maschilista.
Sia in tempo di pace che in tempo di guerra le società opprimono le donne con un livello di violenza insostenibile: dall’omicidio alla violenza sessuale, alla precarietà, allo sfruttamento, all’insicurezza economica alla tratta delle donne. È un’arma che l’uomo usa per subordinare le donne perché l’autodeterminazione fa paura. È da secoli che stiamo lottando contro questa violenza e nelle conquiste fatte nessuno ci ha mai regalato niente … perciò penso che nessuno possa venirci a dare lezioni sul tipo di lotta da fare.
Se le donne non si fossero ribellate, se il femminismo non fosse mai esistito le violenze, oggi, sulle donne sarebbero di gran lunga maggiori e l’uomo avrebbe continuato ad esercitare il suo potere patriarcale indisturbato, senza essere contestato … basta pensare che il delitto d’onore era ammesso solo fino a pochi anni fa …
Che cosè, se non una bieca cultura maschilista quello che ha indotto (febbraio 2006) la Corte di Cassazione a ritenere meno grave lo stupro di una minorenne, anche se si trattava di una ragazzina di appena quattordici anni, se la vittima ha già avuto rapporti sessuali? Come si fa ad affermare che sono più lievi i danni che la violenza sessuale provoca in chi ha già avuto rapporti con altri uomini, prima dell'incontro con il violentatore? Sono affermazioni molto gravi, sconcertanti, abominevoli e fortemente lesive della dignità delle donne. È di una gravità inaudita pensare che il danno, la lesione psichica, l’impatto devastante provocati dalla violenza sessuale si possano “misurare” in base al grado di esperienza sessuale della vittima e attribuire, di conseguenza, meno diritti e minore tutela ad una minorenne che non sia vergine al momento in cui ha subito violenza. Ancora una volta, come nel medioevo, “la verginità offesa” conta più della persona … ancora una volta le donne vengono catalogate in “puttane” (non vergini) e “madonne” (vergini) secondo il classico schema maschilista.
La tua riflessione sulla degenerazione dilagante, invece, trovo che sia abbastanza appropriata per il caso De Magistris. Ma questa volta noi non lasceremo solo un magistrato onesto che cerca di far luce, con inchieste scomode, nell’attuale buio.
 
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