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Il fallimento del 3D

Post n°866 pubblicato il 20 Aprile 2012 da sasacineman
 

Da Hugo Cabret di Martin Scorsese alla nuovissima conversione del capolavoro di James Cameron, Titanic 3D, incassi alla mano sono tutti dei flop e l'America s'interroga sulla "morte delle tre dimensioni".

Il fallimento del 3D

Avevano fatto credere a tutti che il cinema a tre dimensioni sarebbe stato un passaggio epocale, delle stesse dimensioni e proporzioni avute per il passaggio dal bianco e nero al colore, dal cinema muto al sonoro. Ma così non è stato ed i risultati che del Titanic in versione 3D confermano che la nuova tecnologia non ha mai portato i frutti sperati. Se è vero che in Italia è al top del weekend, è vero anche che negli Stati Uniti ha venduto in tutto soltanto 25 milioni di dollari, costandone 18, non bissando il precedente successo del 1997 e restando ancora secondo al record del Re Leone arrivato a 30 milioni di dollari d’incasso. E l’accusa al cinema delle tre dimensioni arriva proprio dall’americano Washington Post che nell’editoriale “La morte del 3D” si chiede se non sia già arrivato alla frutta, la tecnologia che prometteva grandi cambiamenti. Sono stati tantissimi i flop ai botteghini per i film di nuova generazione ed è lecito se chiedersi se vale la pena continuare ad investire in qualcosa che frutta solo in alcuni casi, per la maggior parte quando si tratta di cartoni animati.

Tra i top del 2011/2012 ci sono infatti quattro cartoni animati: la rimasterizzazione del Re Leone, lo spin-off Il gatto con gli stivali, I Puffi e il sequel della Dreamworks, Kung Fu Panda 2. Quando le tre dimensioni vengono sfruttate dal cinema d’autore, le cose non vanno meglio: Hugo Cabret 3D, il capolavoro di Scorsese ha realizzato soltanto 7 milioni e 403mila euro, superato dalla conversione 3D del primo episodio di Star Wars (tra le peggiori conversioni mai realizzate secondo la critica americana). In Italia le cose vanno anche peggio degli Stati Uniti, basti pensare che l’unico film che ha realmente affascinato (e sbancato i bottheghini) è stato Avatar, l’unica pellicola che migliora nel passaggio da 2D a 3D. Non è toccata stessa sorte a Kung Fu Panda 2, in Italia hanno preferito tutti la versione classica. Insomma, a guardare questi risultati, viene da pensare che forse è meglio usare le tre dimensioni per cartoni animati e blockbuster movie, ma nemmeno poi tanto. Il fascino delle immagini semplici, chiare impresse su pellicola hanno resistito alla prima grande rivoluzione supertecnologica, forse ci penseranno su prima di sperimentare una ulteriore nuova forma, magari di cinema “olografico”? Speriamo di sì.

Fonte: articolo tratto da fanpage.it (10/04/12)
Autore:
Gennaro Marco Duello

 
 
 
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