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Aspetti della vita quotidiana degli egizi...2° parteI nomi dei faraoni, come quelli dei loro sudditi, sono formati cone quelli delle divinità. Ramses è "Colui che Ra ha messo al mondo"; Amenofi, "Amon è nella pienezza"; Rekhmira, "Colui che conosce come Ra". Altri, in apparenza più profani, contengono allusioni mitologiche: come Sinuhe, "Il figlio del sicomoro" (l'albero sacro alla dea Hathor), o Nefertiti, "la bella (cioè Hathor, dea del cielo) è venuta". Ogni nome ha un significato e definisce la natura della persona. Perciò va preservato nell'altro mondo: perchè è un elemento essenziale della personalità. Uno dei castighi più gravi, equivalente a una condanna a morte, era quello di vedere un nome normale trasformato in un nome negativo, come "Ra lo odia". --------------------------------------------------------------------- La famiglia egizia si basa su una struttura semplice e vicina alla nostra: il padre, la madre, i figli. Il marito si chiama spesso "il fratello", la moglie "la sorella" cosa che ha prodotto qualche confusione, e soprattutto l'idea ancora diffusa secondo cui i sovrani si sposavano solo con le loro sorelle. Non si è potuto individuare con certezza nessun caso di poligamia. Gli uomini che ebbero varie mogli sono, in realtà, vedovi risposatisi. Il matrimonio consisteva nel vivere insieme sotto lo stesso tetto, il divorzio nel separarsi di fronte a tutti, senza tutte quelle formalità amministrative che si sarebbero accumulate in Epoca Tarda. In caso di rottura, l'ex moglie era tutelata.. l'ex marito le doveva aiuto e assistenza. La posizione politica e sociale della donna egizia era del resto di tutto rispetto: uguaglianza con l'uomo, personalità autonoma, potestà di lasciare e di ricevere eredità. Se, come scriveva Champollion, il valore di una civiltà si misura dal posto che accorda alla donna, l'Antico Egitto può rivendicare un posto d'onore. Gli Egizi amavano i loro figli, ma non li idolatravano. I testi insistono sulla loro ingratitudine e sui loro doveri nei confronti dei genitori. La famiglia numerosa non era considerata un ideale: due o tre figli rappresentavano una discendenza armoniosa. Ma il saggio Ptahhotep non condannava chi non aveva figli, e anzi credeva che potesse seguire con agio la strada di Dio. L'Egitto attribuiva grande importanza all'educazione, sotto forme diverse: l'insegnamento del maestro al discepolo nell'ambito della famiglia, le scuole e le botteghe del villaggio, l'apprendimento di un mestiere "sul posto", le botteghe per i futuri artigiani specializzati, le scuole degli scribi e dei funzionari, le scuole dei templi e le Case della Vita dove venivano formati gli addetti ai riti, le scuole di palazzo. "Le orecchie stanno sulle spalle" affermavano i vecchi saggi: con lo scolaro che si mostrava troppo riottoso, la minaccia del bastone, e talvolta il suo uso, valeva più dei lunghi discorsi. La severità e il senso della disciplina non devono far dimenticare la pazienza e l'amore degli insegnanti egizi per il loro compito, che era una delle applicazioni di Maat. Bisogna prenderne atto: questa educazione al tempo stesso rigorosa e dolce, in cui la conoscenza delle leggi segrete e visibili della natura aveva una parte centrale, permise di formare individui d'eccezione, che diedero vita a una civiltà eccezionale. |
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