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« RIFLESSIONI DI FINE ANNOBOIA E BOIATE NON SI FERMANO MAI »

NAPOLITANO APRE, DILIBERTO CHIUDE

Smaltite cene, cenoni, pranzi e (purtroppo) ferie mi godo queste ultime ore di “vacanza” riflettendo sul discorso tenuto da Giorgio Napolitano ieri per la prima volta nelle vesti di presidente della repubblica.

Che l’attuale ospite del Quirinale non goda delle mie simpatie politiche è noto, ma devo dire che ieri sera il suo discorso alla nazione è stato almeno in parte interessante e degno di riflessioni.

Mi riferisco soprattutto alla prima parte del suo discorso, all’invito che il Presidente fa ai protagonisti della politica italiana ad abbassare i toni, ad avviare il dialogo, ad evitare di urlare.

“Se la politica diventa un continuo gridare, un gareggiare a chi alza di più i toni, uno scontrarsi su tutto, su ogni questione, in ogni momento, ne soffrono le istituzioni, a cominciare dal Parlamento, e ne soffre il rapporto con i cittadini. Quando nel frastuono generale non si possono nemmeno più cogliere bene le diverse posizioni e proposte, allora molti finiscono per allontanarsi non da questo o quel partito, ma dalla politica.”

E quindi un invito ai cittadini a continuare ad interessarsi alla politica, a portare idee nuove etc. etc.

Un monito quindi ad avviare un dialogo costruttivo degno delle grandi democrazie, perché solo con questa collaborazione si riuscirà a trovare “le soluzioni migliori ai problemi più gravi del paese.”

Ecco che Napolitano ne elencava quindi alcuni  a lui cari, dalle differenze tra nord e sud alle condizioni dei lavoratori, la disoccupazione, i tempi della giustizia, condizione delle donne etc.

Quindi politica estera, rapporti con il Santo Padre, pace nel mondo, missioni umanitarie italiana etc. etc.

Ho tagliato breve sulla seconda parte del discorso perché la ho trovata abbastanza “scontata”, forse banale, diciamo molto “diplomatica”. Cose assolutamente giuste e condivisibili ma niente di nuovo all’orizzonte.

Più interessante la parte in cui il Presidente si auspica una collaborazione tra maggioranza ed opposizione per affrontare le riforme. Già aveva criticato la fiducia sulla legge finanziaria ed il maxiemendamento che avvilisce il lavoro parlamentare, ora Napolitano rinnova l’invito ad un parlamento più collaborativi.

Assolutamente d’accordo, bisogna darsi una regolata perché in una situazione di perfetta parità elettorale l’unico modo per andare avanti è collaborare, fino ad ora la sinistra alla maggioranza non lo ha fatto andando dritta sulla sua strada ma citando un detto di questi giorni “anno nuovo, vita nuova”. Il clima che si respirava prima del periodo natalizio era veramente preoccupante, lo scontro politico aspro sia dentro che fuori il parlamento. Certo la maggioranza ha cercato di distogliere l’attenzione dei cittadini dal governo sciacallando il caso Welby ed il discorso sui Pacs ma ben presto si potrebbe tornare a “scannarsi” su questioni di casa nostra, appena l’esecuzione di Saddam Hussein verrà anch’essa dimenticata.

Il dialogo sarebbe il modo migliore per iniziare l’anno ma ecco che qualcuno a sinistra non ci sta, nemmeno vuole provare a dialogare con l’opposizione (che gode però della maggioranza dell’attuale consenso dei cittadini). E così l’On. Diliberto, segretario del Partito dei Comunisti Italiani commenta così il discorso del Presidente Napolitano:

 

"E' stato un discorso di alto profilo e condivisibile per quanto riguarda le questioni sociali, importanti i passaggi sulla lotta alle diseguaglianze, sullo scandalo dei salari bassi specie per gli operai, sul sud e sulla necessità di combattere gli infortuni sul lavoro e il lavoro nero… Esprimo viceversa forti perplessità nell'invito alle larghe intese sia per le riforme istituzionali che per la legge elettorale. Avverto evidenti rischi per la tenuta del governo se si dovesse andare in questa direzione. Ritengo che con una destra reazionaria come quella italiana non si possa creare un clima come quello che esiste in altri paesi europei.”

In poche parole il leader comunista non accetta alcun dialogo con l’opposizione, anzi definisce l’opposizione “destra reazionaria” e minaccia una sua uscita dal governo in caso di larghe intese.

La cosa non mi sorprende più di tanto, chi vorrebbe riformare il comunismo e quindi chi vorrebbe una dittatura del proletariato alla guida del Paese non scenderà mai a patti con l’altra parte politica, non rispetterà mai il pensiero del “nemico” di turno. Ma c’era da aspettarselo… in quali grandi democrazie europee di cui parla Diliberto ci sono mai stati comunisti al governo? Nessuna. Quindi non si può sperare che la nostra possa maturare e migliorarsi proprio con questo governo ostaggio dell’estrema sinistra…

La soluzione migliore per il bene del Paese? L’unica possibile fin dall’11 aprile 2006 ma immediatamente ignorata da Prodi e compagni: un governo di larghe intese senza estremi da una parte e dell’altra. Purtroppo dubito che l’anno nuovo farà rinsavire il Professore ed i suoi colleghi di maggioranza quindi aspettiamoci un’altra stagione di scontri politici, sperando che questi si limitino all’ambito parlamentare.

Napoletano ci ha messo quasi 50 anni a cambiare idea ma alla fine ci è riuscito, quanti ce ne metteranno Diliberto e quelli come lui?

 
 
 
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Data di creazione: 27/04/2006
 

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