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NOTE A MARGINE DI UN VIAGGIO IN METROPOLITANA - 5

Post n°1345 pubblicato il 27 Giugno 2012 da non.sono.io
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La voce dagli altoparlanti annuncia: “Direzione Laurentina, prossimo treno quindici minuti”. Luca si guarda la punta delle scarpe da ginnastica, un po’ scolorite e con qualche cucitura saltata, e riflette: “Ma quante cose si possono fare in quindici minuti?”. Due turisti giapponesi parlottano tra loro a voce bassa, come fanno sempre. Aprono una guida di Roma e si mettono ad indicare punti all’interno delle pagine. “Con quindici minuti posso cucinare un piatto di spaghetti aglio e olio, e forse mi avanza anche tempo”, pensa Luca. La gente entra da dietro un arco quasi misteriosamente. Sembra la perdita d’acqua di un tubo di scarico, solo che le gocce sono essere umani che mano mano riempiono tutto lo spazio della banchina. Si distribuiscono come le onde del mare, a strati orizzontali alla linea gialla. “In quindici minuti posso fare l’amore, una sveltina chiaro, però ce la posso fare. In quindici minuti posso scrivere un piccolo racconto, posso vestirmi e lavarmi se sto facendo tardi”, prosegue Luca. Dall’altra parte dei binati una comitiva di ragazzi spagnoli canta a squarciagola quella che sembra una canzone tipica, e mentre lo fanno le ragazze salutano i passeggeri davanti a loro. “In quindici minuti posso ascoltare quasi sei canzoni, leggere mezzo capitolo del libro che ho nella borsa, fare una telefonata a qualcuno che non sento da tanto e pentirmi di averlo fatto già dopo due minuti, così ne risparmierei tredici, che posso usare per prolungare la sveltina”. Un uomo vestito con un cappotto liso e un cappello di lana che fa venire l’orticaria solo a guardarlo, parlotta da solo fissando le persone. Ha gli occhi azzurri, quasi trasparenti, la pelle scura di un colore che non fa capire se sia sporco, abbronzato o di un altro Paese. “In quindici minuti posso acquistare un biglietto aereo on-line, che poi in verità serve molto meno tempo, e quello che ne rimane lo posso utilizzare per fantasticare un po’ sul viaggio, crearmi delle aspettative, fare progetti, poi contraddirmi su tutto fino a pentirmi della meta scelta. In quindici minuti posso innamorarmi di una sconosciuta seduta davanti a me dentro un vagone della metropolitana, magari con un vestito di quelli leggeri estivi, con le bretelle, magari rosso. In quindici minuti posso arrivare da casa mia al bar sulla piazza, ordinare una birra, berla, poi berne un’altra e un’altra ancora. In quindici minuti posso ubriacarmi e commettere una serie infinita di cazzate di cui sarò costretto a scusarmi il giorno dopo”.
Una signora sui sessant’anni grida ad alta voce che è uno scandalo aspettare quindici minuti la metropolitana, in un posto senza aria condizionata e con tutta quella gente. Lo urla in faccia al nulla, che ricambia con la sua solita indifferenza. La signora allora pensa che qualcuno potrebbe prenderla per pazza, e tace. Tace ma dentro di lei continua ad insultare l’amministrazione dell’ATAC, e di quella sua piccola rivoluzione non rimarrà traccia in nessun libro di storia, e nemmeno nella memoria di qualcuno. Tutta energia spesa male. “In quindici minuti posso percorrere quasi due chilometri a piedi, per poi chiedermi perché ho percorso due chilometri a piedi senza sapere dove andare. In quindici minuti posso dirti che ti amo, gustarmi il tuo abbraccio, coccolarti un po’ e chiudere il mondo fuori da quel momento. In quindici minuti posso addormentarmi ed iniziare a sognare”. Una coppia con un bambino di pochi mesi che piange da dentro il passeggino, si guarda con espressioni stanche. I due non provano nemmeno a far smettere il loro figlio. Gli altri, piano, si allontano da loro ma stando attenti a far tutto come fosse una semplice casualità. Una ragazza con le cuffie legge un libro e non si accorge di niente. “In molto meno di quindici minuti sono nato, e in meno di quindici secondi si può morire. In quindici minuti posso dimenticarmi per sempre di una persona a cui volevo bene e chi mi ha tradito. In quindici minuti posso farmi prendere dall’ira, dire cose che non avrei mai voluto pronunciare, e perdere una persona per sempre. In quindici minuti posso scordarmi di te e tradirti come se non ti avessi mai conosciuta”. 
La voce dagli altoparlanti annuncia: “Direzione Laurentina, prossimo treno due minuti”.
“In quindici minuti posso aspettare un treno della metropolitana pensando a quante cose si possono fare in quindici minuti. In quindici minuti il mio umore può calare sui miei pensieri rendendo la mia vita opaca e quella degli altri invisibile. Quindici minuti sono sufficienti a capire che aspettare quindici minuti per prendere la metropolitana, non significa necessariamente arrivare in qualche posto”.
Luca vede il treno arrivare, chiude gli occhi al vento fresco che magicamente spira dal tunnel.
Poi si butta tra i binari.

 
 
 
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