Creato da Dr.U il 16/02/2012
«Tutti i dolori sono sopportabili se li si fa entrare in una storia, o se si può raccontare una storia su di essi». K. Blixen
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Messaggi di Aprile 2016
Oggi inizio la giornata con una risata, per fortuna.
Apro la mail di libero, faccio un giro qui per vedere cosa abbia scritto Monellaccio e chi invece abbia deciso di pubblicare qualcosa da Web e vedo che qualcuno mi ha mandato un messaggio.
Strano, non capita spesso.
Trovo solo un "ciao, disturbo?"
Ci penso un pochino, mi dico che è senza senso iniziare una conversazione così in una community, ma va bene comunque.
Rispondo "siamo in una community, scrivo in un blog, ho il profilo aperto....non ha molto senso la tua domanda, non trovi?"
Invio e leggo "l'utente vuole ricevere messaggi solo dagli amici"
:-))))))))))))))))))))))))))
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Come si fa a dormire in una notte così?
I pensieri girano in tondo, sbattono contro le pareti del cranio come palline da ping pong e il solito silenzio della mia casa non si fa sentire.
Fa anche molto più freddo, ho la punta del naso gelata....e siamo a fine aprile....
Soprattutto sembra che qui fuori ci sia il lupo dei tre porcellini che soffia contro i muri.
I vetri vibrano, le tapparelle sbattono e scricchiolano e sento qualcosa che rotola in giardino.
Spero che le tartarughe siano al riparo e che le peonie delicate non vengano sfogliate impietosamente.
Vorrei che smettesse di fare ululare le grondaie e che i rami del cipresso non graffiassero più il muro come artigli.
Mi piace però l'idea che domattina il cielo sarà azzurrissimo e l'aria pulita.
Aspetto e spero che anche per me passi questo soffio di Ezechiele che da settimane mi scuote
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Quasi un secolo fa qualcuno mi ha detto "non esiste un selettore, una manopola che tu giri e che fa cambiare quello che provi".
Aveva torto, torto marcio: esiste eccome, ma non lo possiamo controllare.
Ne ho scoperto l'esistenza lunedì scorso, l'ho sentito nettamente scattare, ho proprio sentito un click dentro la testa e poi più niente.
Forse il mio cervello ha finalmente deciso di proteggersi, forse si è rotto qualcosa, forse sono davvero ammattita.
Me ne stavo lì, in piedi contro la vetrata del corridoio dell'ufficio a fissare il viale e lasciarmi attraversare da tutto il male che mi si stava riversando addosso attraverso il telefono.
Me ne stavo lì, da sola, cercando di non cadere, di non svenire, di non vacillare.
Semplicemente subivo, come sempre, come per sempre.
Poi ho pianto, ho vomitato, mi sono sdraiata sul pavimento del bagno, sono scesa nel parcheggio per respirare.
A cena ho sorriso, ho coccolato, ho ascoltato, ho rassicurato, ho fatto addormentare e poi ho creduto di morire.
Un dolore fisico, suppongo che l'infarto sia così, un pugno al centro del petto.
Dopo, più tardi, finalmente ho sentito quel benedetto click e poi il silenzio.
Il silenzio del cuore, del cervello, il silenzio delle emozioni.
Da quel momento mi sento anestetizzata, azzerata gioia e dolore, paura e allegria.
Il vuoto.
Sto bene
Non voglio guarire
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