"Avete 'n vo' li fior' e la verdura | e ciò che luce od è bello a vedere; | risplende più che sol vostra figura: | chi vo' non vede, ma' non po' valere." Guido Cavalcanti
Post n°231 pubblicato il 17 Aprile 2018 da bluaquilegia
KENKO HOSHI ORE D'OZIO
-Nel vuoto di ore oziose prendo la pietra da inchiostro e tutto il giorno mi perdo ad annotare a caso le sciocchezze che mi passano per la mente, e un ebrezza misteriosa mi assale-.
Kenko Hoshi
PENSIERO NUMERO 134
Un certo monaco dell'aula del Fiore della Legge in cui è la tomba dell'imperatore in ritiro Takakura, prese una volta uno specchio e si scrutò minuziosamente il volto: al vedere la penosa bruttezza del suo aspetto si sentì profondamente sopraffatto dal disgusto e persino lo specchio gli fece ribrezzo, sì che dopo di allora per lo sgomento non ne prese più in mano un per molto tempo, e non ebbe più alcun rapporto con gli altri. Ho sentito che incontrava i confratelli soltanto alle funzioni: altrimenti se ne stava chiuso nella sua stanza. Un comportamento così mi è parso davvero encomiabile. Anche colore che sembrano persone intelligenti si limitano a valutare i comportamenti altrui, ma non conoscono affatto se stessi. Se però non si conosce se stessi, non si ha il giusto metro per conoscere gli altri. Potremo quindi dire che l'uomo che conosce se stesso conosce il senso delle cose. Invece, se non si realizza che si è brutti, che si è sciocchi, o di valere poco nell'arte, o di essere di infima condizione, né si capisce che si è vecchi o minati dalla malattia, che la morte è vicina e che le nostre devozioni sono vuoti conati, se non si capiscono le proprie lacune, a maggior ragione non ci si renderà conto delle critiche degli altri. Eppure il proprio aspetto si può vedere in uno specchio e contando si può conoscere l'età: non si è quindi del tutto all'oscuro della propria persona, tuttavia verrebbe da dire che non essendoci rimedio alcuno, tanto vale non saper nulla. Invece non è questo il punto: non si tratta di cambiar faccia o cercare di ringiovanire. Piuttosto, se ci si rende conto di valere poco, perché non ritirarsi subito? Se si capisce di essere vecchi, perché non concedersi un pieno riposo? Se si comprende di essere tiepidi nella pratica religiosa, perché non farsene carico? Il generale è mortificazione stare in mezzo alla gente di cui non si gode il favore. Ma prestare servizio a Corte se si ha un brutto aspetto o si è poco dotati, stare tra persone di grande cultura se si è ignoranti, prender posto accanto ai maestri se non si vale niente nella loro arte, rivaleggiare con chi è nel pieno degli anni se si è già canuti, e più ancora, desiderare cose che non si raggiungeranno mai, dolersi di ciò che non è alla nostra portata, aspettare qualcosa che non arriverà, e aver soggezione degli altri o adularli: ecco, tutto questo non è una mortificazione che ci viene inflitta dagli altri, siamo noi che umiliamo noi stessi trascinati dalla nostra cupidigia. E se non abbandoniamo tali bramosie è perché non abbiamo capito che il grande evento che concluderà la nostra vita è già qui ed incombe su di noi.
DA Ore d'Ozio, Marsilio Editore - 2014
Bach English Suite No 2 in A minor BWV 807 Glenn Gould - Prelude
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