la sete verde
"Avete 'n vo' li fior' e la verdura | e ciò che luce od è bello a vedere; | risplende più che sol vostra figura: | chi vo' non vede, ma' non po' valere." Guido Cavalcanti
« insonnia dentro la bonom... | da caccia al tesoro » |
Post n°346 pubblicato il 19 Luglio 2019 da bluaquilegia
PATRIZIA VALDUGA La sento la mia vita, me la imparo, Vuota il tuo sacco, su', parla, poetessa: Dicevo: Amore mio, vorrei annegare Per me dentro di me oltre la mente Oh, l'inutilità di questi affanni Osceno e sacro l'amore delibera Io mi arrendo, congedo i miei soldati,
LORN
Profuma e sa di vermiglio la passione,
monsieur K: pensieri di pensieri privati "vincete in verità, miei sogni in versi"
fuck nota serri le labbra mentre mi vedi
|
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battito d'ali di paradisea.
Respiro salmastro e penetrante
sulla penombra della rena soffice
in un fremito corporale
che non distinguo
se di vita o di morte.
Ho lottato e ora viene la resa, ma voi, sogni miei, siate i germi di questa mia splendida malattia.
Sono sempre stato dell'idea che non ci sia verso che valga la pena di essere letto se non è stato prima vissuto, madame, tutti gli altri, quelli che non mischiano l'inchiostro al sangue e al sudore, non hanno la forza sufficiente per imprimersi nell'anima di chi legge e rimangono sulla carta, utili solo alla vanità del poeta come i sogni conservati nei cassetti lo sono alla nostalgia del sognatore, quella per il non vissuto.
è poetico persino il modo che hai di leggere la poesia e mi piace molto la tua aspettativa e il "filtro" che utilizzi nella scelta, anche se immagino tu sia consapevole di quanto questo non sia sempre reale ma, piuttosto, veritiero.
queste queste quartine di valduga si fanno ancora più private perché appartengono a quella categoria di ragionamento che, nella norma, non si condivide, rientrando nella propria analisi interiore, che ha valore chi la ragiona, la stende più o meno quietamente, dinanzi a sé al pari di un foglio accartocciato, consegnandole alla riflessione e alla ricerca. quando mi capita di leggerla, o rileggerla, valduga, ai miei occhi, non è mai stata la donna del poeta, è una donna e una poeta, scomoda per argomenti, forme e scelte. grazie per avermi offerto l'occasione di spiegare k., 01
questo post è stato un errore, nel senso che l’avevo già pubblicato nel 2017, ad aprile. un attimo prima di cancellare ho riletto le quartine di Patrizia Valduga trovandole esattamente come le avevo lasciate, intrise di amore impietosamente amare, in quel suo modo tanto sostanziale è doloroso, usurante e creativo. più il verso si fa crudo, rasentando la morbosità, maggiore il terreno fertile per la sua poesia e questo mi piace. per cui non ho cancellato l’errore e la poesia ha rifatto il suo “lavoro”. hai commentato anche allora, ed io non ho che da ringraziare per l’attenzione e le idee che mi riservi.
Poeta, abbi cura. paola