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la sete verde

"Avete 'n vo' li fior' e la verdura | e ciò che luce od è bello a vedere; | risplende più che sol vostra figura: | chi vo' non vede, ma' non po' valere." Guido Cavalcanti

 

Messaggi del 26/03/2021

agata e i narcisi

Post n°488 pubblicato il 26 Marzo 2021 da bluaquilegia

ADAM ZAGAJEWSKI

IL VIOLONCELLO

 

Dicono i detrattori: è solo
un violino che, mutata la voce,
è stato espulso del coro.
Non è così.
Il violoncello ha molti segreti,
ma non piange mai,
canta solo a voce bassa.
Non tutto però si muta
in canto. Talvolta si può udire
un sussurro o un fruscio:
sono solo,
non posso prender sonno.

 

versi da Dalla vita degli Oggetti, Adelphi editore (a pagina 140)

 

è Bach letto (meravigliosamente) da Mario Brunello e Giuliano Carmignola

 

 

 

 

 

 

 

fuck nota

 

La casa di Agata, chiamata da molti Tina, è indubbiamente vecchia,
quasi fatiscente. La casa di Agata, della signora Agata, è magica.
I vialetti della casa di Agata sono delimitati da bordure fiorite
meravigliose, rigorose nella disposizione quasi militare, che si succedono
con cronometrica precisione, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Ora è il momento delle giunchiglie, del narcissus poeticus,
non ibridi esageratamente strutturati, proprio narcisi poeticus.
Agata porta fasci di narcissus poeticus al cimitero, per allietare
la tomba di Dante, colui che fu suo primo e solo compagno per
oltre cinquant'anni.
Agata deposita il meraviglioso mazzo di narcisi sul cestino della
bici, i gambi accartocciati nella stagnola,
un cestino particolare, adornato di un complicato ricamo
bianco, fatto da lei, di cui ha cercato di spiegarmi, vanamente, 
la trama e la difficoltà.
Lei utilizza la bici per sostenersi nel percorso che compie pazientemente
e quotidianamente sino al cimitero, poi al panificio, dopo chissà.
La sua mascherina è rosa, un piccolo vezzo femminile che la fa
sentire bene, così dice. 
Agata mi ha raccontato di aver fatto il vaccino, anche la seconda dose,
e di essere stata accompagnata da uno dei nipoti, per cui lei stravede
e che incensa alla stregua di giovani santi, come certe nonne usano.
Ora, dice, si sente più tranquilla. Ed io lo spero davvero, che
possa trovare un po' di tranquillità.
Passo accanto al suo giardino, le cui aiuole brillano di bordi di narcisi poeticus,
e mi incanto a guardare, ad ammirare la dolce dissolvenza di una
meravigliosa intenzione di giallo pallidissimo.
Ogni volta che Agata mi offre un narciso, il che succede spesso
in questa stagione, sapendo della mia ammirazione per questo fiore,
me lo porto a casa e lo alloggio in un vaso che mi piace molto,
perfettamente consapevole che, dietro quella bellezza d'oro zecchino,
di cenni di giallo appena dischiuso, di pallido sole mattutino, 
si nasconde una tossicità mortifera. Narciso, narcos poeticus, come
gli si addice il nome.
Buon venerdì.

 
 
 

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