Tu sei Quello

Mulinelli e acque stagnanti (di Charlotte Joko Beck)

Siamo come mulinelli nel fiume della vita. Nella sua corsa un fiume, un torrente, urta contro sassi, rami o irregolarità del terreno, e qua e là si producono spontaneamente dei mulinelli. L'acqua entra in un mulinello, lo supera velocemente e si ricongiunge al fiume, per entrare forse in un altro mulinello e proseguire di nuovo. Benché, per brevi periodi, sembri distinguibile come evento separato, l'acqua dei mulinelli non è altro che il fiume. La vita di un mulinello è temporanea. L'energia del fiume della vita forma esseri viventi (un essere umano, un cane o un gatto, alberi e piante), poi ciò che tiene insieme il mulinello subisce esso stesso un'alterazione e il mulinello scompare, riassorbito nel più ampio fiume. L'energia che costituiva un particolare mulinello scompare e l'acqua passa oltre, forse per essere di nuovo catturata e trasformata per un istante in un altro mulinello.

Noi preferiamo non pensare alla nostra vita in questi termini. Non vogliamo vederci soltanto come una formazione temporanea, come un mulinello nel fiume della vita. In realtà assumiamo una determinata forma per un certo periodo e, quando intervengono le condizioni adatte, scompariamo. Non c'è niente di sbagliato nello scomparire; fa parte del processo naturale. Invece, ci piace pensare che il piccolo mulinello che noi siamo non faccia parte della corrente. Vogliamo cederci come stabili e permanenti. Impieghiamo tutta l'energia nel tentativo di protegere la nostra pretesa separatezza. Per proteggere questa separatezza stabiliamo rigidi confini artificiali e, di conseguenza, accumuliamo un eccesso di bagaglio, robaccia che entra nel nostro mulinello e non riesce più a uscirne. L'eccesso di cose intasa il nostro mulinello, e la faccenda diventa molto complicata. La correntedeve scorrere libera e sciolta. Se il nostro particolare mulinello è intasato, pregiudichiamo l'energia stessa della corrente, che non fluisce più. Forse i mulinelli vicini riceveranno meno acqua, perché noi ne stiamo freneticamente acchiappando troppa. Ma la cosa migliore da fare per noi stessi e per la vita è mantenere l'acqua del nostro mulinello fresca e corrente, perché possa tranquillamente entrare e uscire. È l'intasamento che crea problemi: mentali, fisici e spirituali.

Rendiamo un servizio migliore agli altri mulinelli se l'acqua che entra nel nostro è libera di attraversarlo e di passare rapidamente e velocemente a qualunque altra cosa che debba venire agitata. L'energia della vita vuole rapide trasformazioni. Se riusciamo a vedere la vita così, senza afferrarci a niente, la vita arriva e se ne va semplicemente. Quando nel nostro mulinello arrivano i detriti, se la corrente è regolare e forte faranno un paio di giri e se ne andranno per la loro strada. Ma noi non viviamo così. Non comprendendo che siamo un semplice mulinello nel fiume dell'universo, ci consideriamo entità separate che debbono difendere i propri confini. La stessa nozione "mi fanno del male" erige automaticamente un confine, stabilisce un "io" che esige di essere difeso. Nel nostro mulinello arriva della spazzatura, ed eccoci impegnati nello sforzo frenetico di tenerla alla larga, buttarla fuori o, almeno, assumerne il controllo.

Il novanta per cento della vita è dedicato a costruire confini attorno al mulinello. Siamo sempre sulla difensiva: "Quest'uomo mi può danneggiare", "Questo può andarmi male", "Questa persona non mi piace". È un uso della vita assolutamente sbagliato, eppure tutti, chi più chi meno, facciamo così.