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Messaggi del 10/01/2006
Dietro lo sterno brilla l’atomo primordiale e l’allievo risveglia questa stella di Betlemme. Se egli fissa la sua attenzione su questo principio igneo interiore e gli si abbandona in autoresa, un nuovo desiderio nasce fin nelle ossa, un desiderio dagli aspetti straordinari, poiché si tratta di un desiderio nato non dal sangue, dall’io-sangue o da una qualche attività della natura, ma da un’altra natura, da una natura preumana.
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La croce è il corpo umano attraverso cui l'anima divina percorre il suo "cammino di croce":
da Betlemme (il cuore) al Golgota (il monte del cranio) fino alla sua risurrezione, attraversando gli inferi (il plesso sacro, il subcosciente) fino alla Patria eterna (il Padre).
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La natura della pioggia è sempre la stessa,
ma fa crescere le spine nelle paludi e i fiori nei giardini.
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Il sommo sacerdote non farà ingresso nel Sancta Sanctorum in abito talare, ma, dopo aver spogliato l’Anima della tunica della opinione e della rappresentazione, lasciandola a coloro che prediligono le realtà esteriori e stimano l’opinione in luogo della verità, entrerà “nudo, senza vesti colorate e senza rumore, a versare a mo’ di sacrificio, il sangue dell’Anima e a bruciare l’intelletto intero, per offrirlo a Dio Salvatore e Benefattore”.
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Nessuno dipende dagli uomini per ciò che concerne i doni di Dio per la redenzione e la liberazione.
Se vi ritenete legati, allora è questa illusione che vi lega. Se, cercando la Luce, vi credete fondamentalmente dipendenti da altri, è tale illusione a rendervi dipendenti; se trovate sbarrato il vostro cammino verso la liberazione, allora è l’illusione del vostro io che vi incatena.
L’anima umana è e rimane un essere autonomo, in qualsiasi situazione si trovi a vivere.
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Incontrare tutto e tutti attraverso il silenzio, anziché attraverso il rumorio della mente,
è il dono più grande che puoi fare all’universo.
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Io sono stato tutto quanto è dissacrante;
se Dio può lavorare attraverso di me può farlo con chiunque.
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Per l’uomo dialettico, abituato alla legge naturale dei contrari, la libertà è l’opposto della sottomissione, quindi corrisponde alla licenza; per il trasfigurista invece la libertà è l’ascesa autonoma alla realtà divina nella sottomissione alla legge, alla ragione e al cosmo.
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Ci sono quelli che pensano che il mondo esista e che sia reale.
Ci sono altri invece che pensano che il mondo non esista e che non sia reale.
Beato colui che non pensa, e che in pace dimora nell'assoluto.
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Quando l'Illuminazione è compiuta, un Bodhisattva è libero dalla schiavitù delle cose, ma non cerca di essere liberato dalle cose. Il Samsara non è odiato da lui né egli ama il Nirvana. Quando raggiunge la perfetta illuminazione, essa non è né schiavitù né liberazione.
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“Sì, luce e vita, questo è Dio Padre, da cui proviene l’uomo.
Se dunque riconosci di provenire dalla vita e dalla luce e di
essere costituito da questi elementi, certo ritornerai alla vita.”
Queste furono le parole di Pimandro.
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Il tocco della Luce del regno eterno si riconosce immediatamente dal colpo di spada che porta alla nostra natura ordinaria. È una vibrazione che proviene da un altro regno, che non ha considerazione né per la natura dialettica né per l’io, e non è né amabile né gradevole né magnifica, come vuol farlo credere l’arte dialettica. Essa provoca nel sistema vitale una tempesta, un formidabile turbine; essa rompe i lacci della natura, e l’allievo che sa sormontare questa tempesta riceve il manto del “tesoro della Luce”.
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Perché sei infelice?
Perché il 99.9 per cento di ciò che pensi e fai è per te stesso.
Ma non c'è nessun te stesso.
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Questo dolore è il pungiglione del rimorso e possiamo dire che il rimorso è una virtù. Il rimorso assomiglia a un cigno che non osa alzarsi in volo perché la coscienza della sua caduta lo trattiene ancorato alla Terra. Però, disgustato da essa, cerca l’acqua: l’acqua formata dalle lacrime versate a causa del rimorso. Nell’acqua, il cigno cerca di purificarsi per diventare simile alla candida innocenza.
[…]
Anche se l’errore e il peccato sono la causa del rimorso, io conferisco all’anima il nome della rosa purpurea che cresce tra le spine acuminate. Le assegno il nome di scintilla di luce che, scaturendo da una dura selce, s’innalza fino al Sole con il quale è intimamente imparentata.
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Dove sono i pensieri?
Non nel cervello. I pensieri non sono prodotti dal cervello.
Piuttosto, il cervello è come un’antenna che raccoglie pensieri su una lunghezza d’onda comune, una sfera di pensiero collettiva.
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D.: Una volta che si è illuminati, c´è rischio di perdere questo stato?
K.: Continuamente.
D.: Non succede invece una volta per tutte?
K.: No. Finché c´è un illuminato, egli esce di nuovo da quello stato. Dev´essere invece quell'Aha! che realizzi che il Sé, l´Essere è già da sempre realizzato. E questo riconoscere non accade a nessuna persona. Il Sé non ha bisogno di nessuna entità fenomenica che realizzi quello che sia l´Essere.
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Non sarai punito per la tua rabbia, sarai punito dalla tua rabbia.
Lasciamo che l’uomo vinca la rabbia con l’amore.
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Spiega le tue ali, o Grande Anima
Airone di fuoco!
Destati dal sonno che ti limita
In un sogno che ti vuole prigioniera!
Spiega il tuo furore, o Grande Anima,
dissolvi la gabbia arrugginita di un mondo ingiallito
e vola negl’infiniti spazi del tuo cuore.
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Il nostro generale istinto di cercare e di imparare ci spingerà, com'è ragionevole, a indagare nella natura dello strumento che usiamo per ricercare.
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Io non faccio niente, dice quest'Anima; ma se cercate chi “fa”,
troverete che è la Ragione a “fare”.
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Io non sono io,
io sono quello
che cammina al mio fianco senza che io lo veda,
che a volte vado a cercare,
e che, a volte, dimentico.
Lui, che tace sereno quando io parlo,
che perdona, dolce, quando io odio,
che passeggia dove io non sono,
che rimarrà in piedi quando io sarò morto.
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Come onde, schiuma e bolle non sono diverse dall'acqua, così alla luce della conoscenza,
l'Universo nato dal Sé, non è diverso dal Sé.
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La Gnosi – in quanto forza – si rivolge a due gruppi di esseri umani: da una parte agli uomini la cui scintilla di spirito è attiva, per ricondurre alla casa del Padre ciò che era perduto, dall’altra a coloro la cui scintilla di spirito è addormentata, al fine di risvegliarla, poiché questo risveglio è la condizione primaria del viaggio di ritorno.
Colui che, in quanto microcosmo, possiede lo Spirito non ha bisogno di comprendere la Gnosi né di afferrarla con il sentimento, poiché egli è Gnosi, poiché lo Spirito è il Tutto.
Un tale uomo ha il potere di ridurre al silenzio, al silenzio perfetto, il pensiero naturale, faticoso e sterile, poiché lo Spirito in lui prova e sonda, in costante progressione, le profondità divine, nella misura in cui egli matura e cresce sul cammino di ritorno alla casa paterna.
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La creatura umana è ancora un nome e una forma. Anche il fiore lo è. Lasciar andare la presa del nome e della forma significa lasciar andare il corpo e la mente. Quello che rimane è la consapevolezza senza tempo, e questo è ciò che lei ha in comune con il fiore. La creatura umana appare in lei proprio come il fiore. Quando lei non pensa a se stesso come uomo, dov'è l'uomo?
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I discepoli gli chiesero: «Quando verrà il regno?»
«Non verrà aspettandolo. Non si dirà: “Guarda, eccolo qui!”, o “Eccolo là!”. Piuttosto, il regno del Padre è disseminato in tutta la Terra, ma la gente non lo vede».
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Se vuoi la felicità per un’ora, fatti un sonnellino.
Se vuoi la felicità per un giorno, vai a pesca.
Se vuoi la felicità per un mese, sposati.
Se vuoi la felicità per un anno, eredita una fortuna.
Se vuoi la felicità per una vita intera, aiuta qualcun altro.
Se vuoi la felicità eterna, conosci te stesso.
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La prima lezione, per sei mesi, dovrebbe essere Uno-Uno-Uno-Uno.
Unità di Dio, unità nelle relazioni umane, unità di forze, unità di tempo,
unità di scopi, unità in ogni sforzo.
Unità, unità!
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Fate attenzione ad ogni senso di difesa dentro di voi.
Che cosa state difendendo?
Una identità illusoria, un'immagine della vostra mente, un'entità fittizia.
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Sono sempre contento di ciò che accade;
infatti, so che quello che Dio sceglie è meglio di quello che scelgo io.
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E come se in mezzo al nostro essere ci fosse un non-essere… I confuciani lo chiamano il centro della vacuità; i buddisti, la terrazza della vita; i taoisti, il paese degli antenati o il castello giallo… o lo spazio del cielo primordiale.
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A questo punto l’osservatore, o il testimone, scompare… Perché l’osservatore alla fine scompare? Quando niente vede niente, cosa resta? La meraviglia della vita. Nessuno è separato da nulla. C’è soltanto la vita che vive: udire, toccare, vedere, odorare, pensare. È lo stato dell’amore o compassione. Non "Sono io" , ma "Sei tu".
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Sì, ho una pratica personale. La mia pratica è chiamata "vivere la vita umana" e cerco di eseguirla regolarmente.
A volte dimentico la mia pratica e comincio a fare cose bizzarre o strane come meditare o trattenere il respiro o qualcosa di simile. Ma la pratica in cui mi sono impegnato è quella di vivere una normale vita umana.
E così la mia pratica comprende la sadhana di essere il padre di due magnifici bambini. La mia sadhana comprende il fatto di ascoltare quando qualcuno nota che vi sono in me cose che non vanno e di dover tornare all'umiltà di non essere al di sopra dei rimproveri.
La mia pratica consiste anche nel ricordare quello che ho detto di fare. Include l’accettare di essere assolutamente nel fango dell’umanità ed allo stesso tempo Coscienza.
La mia pratica è quella di non usare idee spirituali o fugaci esperienze spirituali in alcun modo per poter evitare il programma della vita umana.
…Non penso vi sia alcuna necessità di pratica, a parte quella di essere qui su questo pianeta ed andare incontro a quanto la vita ci porta con un cuore aperto.
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E improvvisamente
La verità fu chiara
E la notte del mio niente
Cadde
E le pietre delle mie catene
Sgretolate
E l'alto apparve abbagliante
E mi ritrovai…
E volo con ali di gabbiano
E mi illumino come raggio di sole
E la mia pelle è il vento
E il mio sguardo è l'alba
E ora sono
Infinito...
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Quando quest'Anima cercava Dio, non sapeva che Dio è dappertutto:
se l'avesse saputo, non l'avrebbe cercato.
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Tutti i Buddha e tutti gli esseri senzienti
non sono altro che la Mente Unica,
all’infuori della quale non esiste nulla.
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Divenni subito consapevole di stare guidando attraverso me stessa. Per anni non c’era stato assolutamente nessun io, tuttavia qui, su questa strada, ogni cosa era me e io stavo guidando attraverso me per arrivare dove ero già. In sostanza, non stavo andando da nessuna parte perché ero già ovunque. L’infinita vacuità che sapevo di essere adesso appariva come l’infinita sostanza di ogni cosa che vedevo.
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Quando un uomo va a dormire, egli prende con sé il tessuto di questo mondo che tutto contiene, lui stesso lo distrugge, lui stesso lo costruisce, e sogna attraverso la propria chiarezza la propria luce. Allora, questa persona è illuminata. Là non vi sono né carri, né buoi, né strade. Ma egli estrae da se stesso carri, buoi e strade. Là non vi sono né gioie, né piaceri, né delizie. Là non vi sono né cisterne, né vasche di fior di loto, né correnti. Ma egli estrae da se stesso cisterne, vasche di fior di loto, correnti. Poiché egli è il creatore.
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In realtà, si è sempre in samadhi, ma non lo si sa.
Per saperlo, tutto ciò che si deve fare è rimuovere gli ostacoli.
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VISITATORE: Perché l'illusione è così forte?
MAHARAJ: Perché è basata sulla realtà.
V: Ma quanto c'è di reale in essa?
M: Trovalo, isolando e rifiutando l'irreale.
V: Qual è il legame tra l'atman e il sattva, lo spirito che sta in noi e l'armonia universale?
M: Come quello fra il sole e i suoi raggi. L'armonia e la bellezza, l'intelligenza e l'amore esprimono la realtà. Sono realtà in atto, la congiuntura dello spirito nella materia. Il tamas ottenebra, il rajas altera, il sattva esprime, e perfezionandosi elimina i desideri e le paure. Il reale si rispecchia in una mente tersa. La materia è redenta; lo spirito, svelato. Sono visti come un'unità. E sono sempre tutt'uno, ma la mente imperfetta li vede come due. Il compito dell'uomo è perfezionare la mente, perché in essa s'incontrano la materia e lo spirito.
V: Mi sento come un uomo davanti a una porta. È aperta, lo so, ma è sorvegliata dai cani del desiderio e della paura. Che posso fare?
M: Obbedisci al maestro e sfidali. Comportati come se non ci fossero. Anche qui, l'obbedienza è la regola aurea. La libertà le è sottomessa. Per evadere dal carcere, è assolutamente necessario obbedire a quelli che si adoperano per la nostra liberazione.
Da “Io sono Quello”, http://franic.net/mistica/homenf.htm
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Ciò di cui sono tessuti il Cielo, la Terra, lo Spazio,
la mente insieme a tutti i sensi,
è l'Unico Atman, l'Intero.
È Quello che si deve conoscere.
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Le vie erano mie, il tempio era mio, le persone erano mie... così come i loro occhi luccicanti, l'incarnato chiaro e le loro guance vermiglie. I cieli erano miei, e così il sole, la luna e le stelle e tutto il mondo era mio.
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Prima della mente: sono. "Io sono" non è un pensiero nella mente: è la mente che accade a me, non io alla mente. E poiché tempo e spazio sono in essa, io sono al di là, onnipresente e eterno.
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Per me il presente è l'eternità e l'eternità è sempre in movimento, scorre, si dissolve.
Questo attimo è vita. E quando passa, muore. Ma non si può ricominciare a ogni nuovo attimo, ci si deve basare su quelli già morti.
È un po' come le sabbie mobili… senza scampo fin dall'inizio.
Un racconto, un quadro, possono far rivivere un poco la sensazione, ma mai abbastanza, mai abbastanza.
Niente è reale, eccetto il presente, e io mi sento già soffocare sotto il peso dei secoli.
Un centinaio di anni fa una ragazza ha vissuto come vivo io. Poi è morta. Io sono il presente, ma so che anch'io me ne andrò.
L'istante sublime, la fiamma che consuma arriva e subito scompare: sabbie mobili, sempre.
E io non voglio morire.
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Nella Bhagavadgita… il Signore Krishna, menziona chiaramente il "nulla" (situata prima del sorgere della coscienza, simultanea al concetto di spazio-tempo, e la conseguente manifestazione fenomenica) come la vera natura dell'uomo, benché il "nulla" sia in realtà la pienezza della totalità nello stato noumenale. Ma nella Sua compassione per l'individuo che invano cerca di concepire l'inconcepibile, il Signore Krishna è pronto al compromesso di trattare con l'individuo nel contesto della fenomenalità concettuale COME SE l'individuo esistesse.
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Investiga la tua mente
e realizza la tua natura di Buddha
che mai sosta né si muove,
né sorge, né ha fine.
Avrai sprecato la tua vita
se non lo fai.
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Era come se case, porte, templi, e ogni cosa fosse completamente svanita,
come se non ci fosse nulla da nessuna parte!
E ciò che vidi era un mare di luce, infinito e senza sponde;
un mare che era coscienza.
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L'estinzione è uno dei tuoi attributi. Tu sei già estinto, fratello mio, prima di essere estinto
e niente prima di essere annientato. Tu sei un'illusione in un'illusione e una nullità in una nullità.
Quando mai hai avuto un'esistenza così che tu possa essere estinto? Tu sei come un miraggio
nel deserto che l'uomo crede sia acqua, finché arriva lì e si accorge che non è nulla, e
dove credeva ci fosse (acqua), là trova Dio.
Anche se tu ti esaminassi, troveresti che non sei niente, e là troveresti Dio;
cioè, troveresti Dio invece di trovar te stesso, e non rimarrebbe niente di te tranne un nome senza forma.
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Alcuni Israeliti un giorno insultarono Gesù mentr'egli passeggiava per le vie, nella loro parte della città.
Ma egli rispose recitando preghiere nel loro nome. Qualcuno gli disse:
"Tu hai pregato per questi uomini, non hai sentito collera verso di essi?".
Egli rispose: "Io potevo spendere solo la moneta che avevo nella mia borsa".
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Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato
Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’Universo
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Che cos’è la Gnosi? La Gnosi non è una filosofia: non fa appello alle vostre facoltà intellettuali; la Gnosi non è una religione: non si rivolge alla vostra emotività. La sola concessione che la Gnosi vi fa è di presentarsi a voi, all’inizio, rivestita di una forma orale o scritta. Ma guai a colui che prende il vestito della Gnosi per la Gnosi stessa! Quante volte infatti dovrà ancora far girare la ruota?!
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Non vuoi capire che ogni Uccello che fende le vie dell’aria
È un universo di delizie, chiuso dai tuoi cinque sensi?
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Percorrere il cammino, nel senso molto particolare in cui lo intendiamo,
significa un addio e un avanzare insieme.
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L'uomo comune si aggrappa all'oggetto, colui che cerca predilige il cuore.
Chi ha dimenticato entrambi – cuore e oggetto – a questi si manifesta la verità assoluta.
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"Dove dovrò cercare l’Illuminazione?"
"Qui"
"Quando succederà?"
"Sta avvenendo proprio adesso"
"Allora perché io non la sperimento?"
"Perché tu non guardi"
"Cosa dovrei cercare?"
"Niente, guarda e basta"
"Cosa?"
"Qualsiasi cosa i tuoi occhi guardino"
"Devo guardare in un modo speciale?"
"No. Il modo ordinario va bene"
"Ma non guardo forse sempre nel modo ordinario?"
"No"
"Perché mai no?"
"Perché per guardare devi essere qui. Tu sei per lo più da qualche altra parte".
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Ciò che l’occhio non può vedere, ma Quello che percepisce tramite l’occhio, sappi che Quello è Brahman – e non quella divinità che la folla viene qui per adorare.
Ciò che l’orecchio non può udire, ma Quello che percepisce tramite l’udito, sappi che Quello è Brahman – e non quella divinità che la folla viene qui per adorare.
Ciò che la vista non può animare, ma Quello che è l’animatore di tutte le funzioni vitali, sappi che Quello è Brahman – e non quella divinità che la folla viene qui per adorare.
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Ogni energia nata dal pensiero è distruttiva per il corpo. Quell'energia non può essere separata dalla vita qui. Esse (l'energia e la vita) sono un movimento unico. Tutte le energie di cui fate esperienza e che sono originate dal giocare con queste cose, non hanno nessuna relazione con il liscio funzionamento di questo organismo vivente. Stanno solo disturbando il funzionamento armonioso del corpo, il quale è una cosa veramente piena di pace.
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Lasciate le difficoltà dialettiche per quello che sono. Non cercate di scioglierle, poiché per ogni nodo districato forse ne farete altri due ancora più stretti. Nessuno è ancora riuscito a trovare sul piano orizzontale l’uscita dal labirinto della natura ordinaria. Percorrendo in tutti i sensi il dedalo della vita, incontrerete sempre nuovi corridoi, nuove porte, e dietro ogni porta un altro labirinto. In questa direzione non v’è alcuna via d’uscita.
Lasciate le vostre difficoltà per ciò che sono e perdetevi.
Congedatevi da voi stessi e, contemporaneamente, dalle vostre difficoltà. Se lo fate, vi libererete da tutte le vostre difficoltà e da tutte le vostre miserie.
Da: La Gnosi nella sua manifestazione attuale, Lectorium Rosicrucianum, Milano, 1991 (www.rosacroce.info)
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L'illusione cosmica aveva gettato su di me la sua rete
ma questo Viththal ha avuto pietà di me.
Egli mi fece uscire e mi mise in disparte,
aprì i miei occhi ad una meraviglia,
Si danza, si salta, si prende l'illusione per una meraviglia,
si prende per vera una felicità peritura.
Si piange, si geme, ci si rompe la testa,
si piange un amico da morire.
Mi stupisco io stesso, dice Toukâ,
di ascoltarmi dire queste parole.
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O Assoluto, recandomi in pellegrinaggio alla tua ricerca, ho negato la tua onnipresenza; meditando su di te, ti ho dato una forma nella mia mente e così ho negato la tua natura senza forma; salmodiando gli inni ti ho descritto e quindi ho negato la tua natura indescrivibile.
Perdonami queste tre offese.
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Oh, errante
che vuoi percorrere
la Via delle vie,
una croce con sette rose
è l’immagine del tuo errare!
La croce alla quale sei inchiodato
deve consumarsi nel fuoco con te,
prima che dalle sue ceneri
possano fiorire le sette rose.
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Un saggio, dopo anni e anni di vita nel mondo al servizio degli uomini, sapendo che di lì a poco sarebbe morto, decise di ritirarsi su una montagna per passare lì gli ultimi mesi della sua vita.
Un giorno, mentre questi gustava rapito in estasi la profondità della Vita Universale, si presentò nella sua grotta un angelo.
La creatura alata gli disse:
"Sei stato un uomo esemplare, hai agito nel mondo come pochi avrebbero potuto, sei la gloria di Dio.
Egli mi ha mandato qui per concederti un ultimo desiderio. Dimmi ciò che desideri ed io te lo darò".
L'uomo sorrise e disse:
"Vattene allora, cosa potrei desiderare ancora? Non posso certo cadere in questa trappola! Addio".
Quando l'angelo scomparve, il saggio disse tra sé e sé: "Le prove non finiscono mai… "
Uno con l'essenza stessa di Dio
Rovescia ogni idolo
Se avesse accettato
Si sarebbe perduto.
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Non è altro che questo, epigrafe funeraria, un nome. Conviene ai morti. A chi ha concluso. Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest'albero, respiro trèmulo di foglie nuove. Sono quest'albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo. L'ospizio sorge in campagna, in un luogo amenissimo. Io esco ogni mattina, all'alba, perché ora voglio serbare lo spirito cosí, fresco d'alba, con tutte le cose come appena si scoprono che sanno ancora del crudo della notte, prima che il sole ne secchi il respiro umido e le abbagli. Quelle nubi d'acqua là pese plumbee ammassate sui monti lividi, che fanno parere piú larga e chiara nella grana d'ombra ancora notturna, quella verde piaga di cielo. E qua questi fili d'erba, teneri d'acqua anch’essi, freschezza viva delle prode. E quell'asinello rimasto al sereno tutta la notte, che ora guarda con occhi appannati e sbruffa in questo silenzio che gli è tanto vicino e a mano a mano pare gli s’allontani cominciando, ma senza stupore a schiarirglisi attorno, con la luce che dilaga appena sulle campagne deserte e attonite. E queste carraie qua, tra siepi nere e muricce screpolate, che su lo strazio dei loro solchi ancora stanno e non vanno. E l'aria è nuova. E tutto, attimo per attimo, è com'è, che s’avviva per apparire. Volto subito gli occhi per non vedere piú nulla fermarsi nella sua apparenza e morire. Cosí soltanto io posso vivere, ormai. Rinascere attimo per attimo. Impedire che il pensiero sí metta in me di nuovo a lavorare, e dentro mi rifaccia il vuoto delle vane costruzioni. La città è lontana. Me ne giunge, a volte, nella calma del vespro, il suono delle campane. Ma ora quelle campane le odo non piú dentro di me, ma fuori, per sé sonare, che forse ne fremono di gioja nella loro cavità ronzante, in un bel cielo azzurro pieno di sole caldo tra lo stridío delle rondini o nel vento nuvoloso, pesanti e cosí alte sui campanili aerei. Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane. Io non l'ho piú questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non piú in me, ma in ogni cosa fuori.
Da: “Uno, nessuno e centomila”
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L'uccello prigioniero nella gabbia,
l'uccello libero nella foresta:
quando venne il tempo s'incontrarono,
questo era il decreto del destino.
L'uccello libero grida al compagno:
« Amore mio, voliarno nel bosco! »
L'uccello prigioniero gli sussurra:
« Vieni, viviamo entrambi nella gabbia ».
Dice l'uccello libero.- « Tra sbarre,
dove c'è spazio per stendere l'ali? »
Ahimé », grida l'uccello nella gabbia,
Non so dove appollaiarmi nel cielo ».
L'uccello libero grida:
« Amore mio, canta le canzoni delle foreste ».
L'uccello in gabbia dice:
« Siedi al mio fianco,
t'insegnerò il linguaggio dei sapienti ».
L'uccello libero grida: « No, oh no!
I canti non si possono insegnare ».
L'uccello nella gabbia dice: « Ahimé,
non conosco i canti delle foreste ».
Il loro amore è intenso e struggente,
ma non possono mai volare assieme.
Attraverso le sbarre della gabbia
si guardano e si guardano, ma è vano
il loro desiderio di conoscersi.
Scuotono ansiosamente le ali e cantano:
« Vieni vicino a me, amore mio! ».
L'uccello libero grida:
« E' impossibile, temo le porte chiuse della gabbia ».
L'uccello in gabbia sussurra.- « Ahimé,
le mie ali sono morte e impotenti ».
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Quando la mente umana è tagliata fuori dal cosiddetto universo fisico essa ha l'incredibile capacità di creare il proprio mondo - alberi, persone, suoni, colori e odori... L'intero universo fisico non è altro che una serie di modelli di energia neuronale che prende fuoco all'interno della nostra testa.
Questa è la dimostrazione finale che tutti i mondi sono nella mente.
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