CAPRICCI BUSALLESI

Quando si vuole descrivere un capriccio si trovano a disposizione termini come bizzarrie, fregole, stranezze ed altre parole stravaganti adattabili a situazioni così diverse da sembrare comunque tutte riconducibili all’estro e alla fantasia. Già, a Busalla non ci onoriamo di un impianto  ippico come le famose Capannelle romane, altrimenti, se ci fossero, qualche busallese vestito elegantemente,  con una giacca di foggia inglese, camicia di lino fatta a mano, cravatta di Finollo, scarpe Rossetti invernali di colore misto marrone caimano, lo si troverebbe facilmente nei dintorni di via Vittorio Veneto, magari reduce dal fantastico, ipotetico galoppatoio.

Divertente immaginifico capriccio s’intravvede rispettosamente nella persona di un occhialuto sempre giovane, scoprendola anche nella sua originale bicicletta particolarmente accessoriata e il suo anticonformista abbigliamento, certo l’unico meritevole di una pubblica notazione a Busalla. Tanto da essere esposto al sano prurito di giovani e belle ragazze del Paese, assai desiderose di qualche fotografia del curioso ciclista un po esibizionista, ma simpatico, da inserire su face book a testimonianza che la simpatia fa premio sulla stravaganza, sull’originalità paesana, e non solo.

Nessuno ha mai pensato che in un paese modestamente organizzato per gli sport si possano sviluppare delle mattane, veri e propri capricci, sostenuti da club, anche informali, disposti ad organizzare trasferte, anche lunghe, per seguire le loro squadre di calcio, facendo ricorso a personali sostanze, e sul punto sono sorti legittimi sospetti, considerate le enormi bandiere ed altri oggetti di abbigliamento, spesso in ripicco o in griccio, che dir si voglia, nei confronti dell’altra squadra genovese. Capricci questi definibili probabilmente impropriamente di una  passione  che sconfina purtroppo nella fede che, per esempio in un accogliente Circolo Endas di Sarissola, fa purtroppo premio su ben più pacifici scambi di opinioni circa i fatti della vita e le difficoltà spesso insuperabili di ciascuno. Di fisime comunque si può anche ricavare qualche soddisfazione lontano da salotti colti  o da locali dedicati al vacuo e al divertimento sfrenato.

Un capriccio che ha tutte le caratteristiche di chi vive in una società liberal -chic è quello di chi va a  tennis, anche con i primi colpi finiti nello Scrivia, per esibire, ad esempio, un modello Tacchini, plastiche scarpe antiscivolo di marca, pantaloncini corti, molto corti per signore e ragazze fisicamente ben dotate.

Sarebbe un capriccio non da poco quello di una passeggiata, per un tratto su un calesse trainato da un cavallo di proprietà, poi a piedi nel vivo di una brughiera che a Busalla tragicamente manca. Si ammette generalmente che la passeggiata in brughiera vada fatta con abiti di foggia anglosassone, un cappello di stoffa verde ramarro con una piuma d’oca, preferibilmente, e, solo per uomini una pipa di radica scozzese ben riempita di tabacco, accesa a basso regime per durare tutta la passeggiata.

Anche quando, come nei vari casi accennato, mancano le condizioni per un capriccio si può sempre coltivare il desiderio e la bizzarria fatta fregola di governare il Comune senza una autentica attitudine e predisposizione al dialogo fattivo con la popolazione e le sue immancabili necessità. Non sempre, ma si  è dato il caso, di primi cittadini con l’unica ambizione di sfilare con la Sciarpa Tricolore alla Processione del Santissimo Nome di Maria e ai cortei delle festività nazionali , come il 25 Aprile, purtroppo senza credere minimamente alla loro utilità. Un vero capriccio può definirsi l’amministrare Busalla Oggi, con un organico di incaricati per molti aspetti inadeguato, pur considerando le notevoli criticità del Paese, i suoi problemi di programmazione all’interno della neonata Città Metropolitana che richiederebbero contributi di idee interni all’Ente di sicura qualità e professionalità,  con evidenti risparmi per inevitabili consulenze esterne. C’è una indiscutibile incapacità di chiamare ad una volontaria partecipazione persone, ancora di giovane età, che nel Paese si sono già spese per la collettività, come avvenuto nella rinnovata P.A. Croce Verde busallese a coronamento di una politica dignitosa, pacificamente battagliera, alla ricerca della migliore possibile assistenza emergenziale nelle difficili condizioni della Sanità Ligure.E’ pur vero che a Busalla mancano punti per una costante aggregazione, sale polifunzionali, di antica memoria,dove organizzare incontri, non solo di carattere ludico, ma anche di divulgazione con il risultato di elevare il grado di conoscenza della popolazione, soprattutto su temi comunitari e localistici.

Sono poche le sale capaci di ospitare cittadini: quella più grande è la Parrocchiale riservata naturalmente ad  attività delle varie organizzazioni ecclesiali e ai pranzi della terza età. C’ è il palazzetto dello sport di Sarissola, struttura anomala per la sua finalità, utilizzato con impegno e continuità in attività sportive. Non manca una sala presso la Sms Tra I Liberi Operai, un tempo terreno di cultura dei partiti della Sinistra, oggi, potrebbe essere solo un caso, generalmente dedicata al ballo.

Nel campo della cultura si riscontra una evidente difficoltà a coinvolgere associazioni e singoli,  malgrado la positiva attività della Pro Loco . Si deve evidenziare una parzialità accentuata nel trattamento da parte di chi ha avuto incautamente l’incarico di Assessore  con la conseguenza , tra l’altro, di non favorire armonici rapporti, incline com’è a distinguere buoni da cattivi busallesi , ( lui che , in radice, non lo è) non sempre con lodevole intuizione, doveroso equilibrio e rispetto.

Si può certo dire che anche le carenze dell’Amministrazione Comunale potrebbero rientrare tra i CAPRICCI BUSALLESI  senza poter piegare a quale categoria iscriverli, se non quella di provare una particolare, anche comprensibile, soddisfazione nel sedere sulle classiche poltrone.

CB

VITA INGENUA

Avvicinandosi il Natale di questo 2017,  pur non dovendo redigere un vero resoconto del lavoro svolto sul blog di libero <vallescrivia>, si deve rammentare che più di una volta i ricordi, generalmente giovanili, della “vecchia Busalla” hanno in qualche modo riguardato, almeno sfiorato la Stazione Ferroviaria. Non tanto l’immobile, comunque visto di qualche pregio, ove la Stazione stava sino al momento del suo ridimensionamento o parziale soppressione, quanto le persone che l’hanno abitata, alcune dando grande lustro al Paese, altre assiduamente frequentandola per impiego ferroviario, per trasferimento di  lavoro o di studio. Di qui l’impegno di una onesta memoria al servizio di una vita ingenua consumata tra Ferrovia e casolare agricolo sulle alture di Busalla.

Terminato il turno di lavoro, distribuito tra le cinque ore mattutine e le quattro pomeridiane precedute da una breve siesta e da uno spuntino a base di pane secco ammorbidito in un pentolino nel quale veniva versato, da una bottiglietta di gassosa, mezzo litro di vino fatto in casa con uva faticosamente acquistata dai contadini di Gavi, non era insolito che Luigi Guido prendesse sulle sue magre spalle un sacco di granaglie e, imboccando la salita delle Cascine, si dirigesse verso la casa colonica che ospitava la sua famiglia, animali da cortile, una mucca e tutta l’attrezzatura necessaria per coltivare un orto generoso.

Luigi Guido era un ferroviere addetto al controllo della linea ferrata, con particolare riguardo ai bulloni e alle traversine di legno che anche allora andavano da un binario all’altro. Disponeva di uno strumento chiamato cricco, tanto che era invalsa l’abitudine di utilizzare il sostantivo anche come verbo per dire che una criccata poteva voler dire tantissime cose, belle, appetitose, oneste, soddisfacenti, financo volgari, definitivamente concludenti. Quanto il ripetitivo lavoro come uomo di fatica, come manovale in ferrovia abbia trovato armonia con quello più creativo di contadino non era facile capire

Frequentando ferrovieri generalmente legati saldamente ai loro sindacati e a taluni partiti della sinistra, si poteva immaginare da parte sua una qualche adesione alle istanze più sentite e diffuse della categoria, ma in realtà, al di là di un comportamento corretto nei riguardi di tutti i colleghi, nulla faceva pensare che gli slanci della categoria lo interessassero minimamente. Prevaleva, forse come un radicato tubero, l’anima contadina ereditata dai vecchi genitori che gli faceva intendere l’attività lungo la linea ferroviaria come un espediente per salvarsi dalla povertà dei contadini insediati sui monti liguri. L’estraniarsi completamente dalle vertenze sindacali, assai aspre in quel periodo, subito dopo l’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana, e l’inizio di una graduale, ma problematica ripresa economica post bellica, gli aveva attirato qualche antipatia tra i colleghi della Stazione di Busalla.

Lui non se ne dava per inteso e continuava nel suo faticoso scendere sulla linea ferroviaria, secondo programmi di lavoro predisposi dai superiori, per poi risalire senza apparente fatica alla casa colonica e sbrigare ancora qualche lavoro, forse evitato casualmente dalla moglie. C’erano anche persone che lo stimavano, non tanto per i gravosi impegni giornalieri ai quali si sottoponeva , quanto per la sua riservatezza e il rispetto che dimostrava nei confronti degli altri. Senza trascurare il fatto che delle sue ottime patate si rifornivano diversi ferrovieri della Stazione ad un prezzo, per quanto era stato cautamente riferito, assai favorevole.

CB

IL CAPPELLO D’ALPINO

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La Storia  ha inizio a Busalla a settembre 1982 quando il Sindaco Claudio Ferralasco ottiene la disponibilità dell’On.le Oscar Luigi Scalfaro a pronunciare una ” lectio magistralis ” per l’VIII centenario della nascita di San Francesco D’Assisi, nella Sala del Consiglio Comunale di Busalla. Si era voluto anche fissare un tema che andasse oltre la straordinaria conoscenza della figura e del pensiero del Patrone d’Italia da parte dell’Onle Oscar Luigi Scalfaro. Doveva essere un messaggio per l’uomo dell’oggi, cioè proprio per quella generazione che invece, si sostiene a ragione, abbia mancato il compito di ammodernare l’Italia preservandola dall’irrompere degli odierni populismi.

Presenziai al suggestivo intervento dell’On.le Scalfaro e al successivo incontro privato, ma mantenni una posizione defilata nell’organizzazione dell’evento curata sapientemente dall’Assessore alla Cultura Giuseppe Tamagno. Non mi occupai di fotografie eseguite durante la permanenza in Sala del Consiglio, tanto che a distanza di qualche mese dall’evento constatai di non avere uno straccio di foto di un “lectio magistralis” che avevo apprezzato tanto, quella mattina, seduto a fianco dell’amico Assessore Bianco, che purtroppo non è più di questa terra. La stranezza,se vogliamo l’incomprensibilità della Storia che si va delineando circa la “lectio magistralis” deell’On.le Oscar Luigi Scalfaro nella Sala del Consiglio Comunale di Busalla, consiste nel fatto che dopo quel giorno nessuno esibì all’Amministrazione, almeno che io abbia saputo, fotografie dell’evento a ricordare, se non altro, unaa visita del futuro Emerito Presidente della Repubblica Italiana.

Bisogna fare un salto notevole nel tempo per ritrovare il filo della Storia iniziata nel 1982 e benedire laicamente la memoria dell’amico Marcello Valter Lupi che, evidentemente rovistando nelle sue riprese del passato, scovava parecchie fotografie di quel interessante <messaggio per l’uomo d’oggi> lanciato nella Sala del Consiglio. Osservando foto di un evento datato 35 anni, meravigliano i cambiamenti che certe persone hanno subito invecchiando e fa riflettere sulla circostanza che alcuni di essi siano passati a miglior vita, quando al momento di quelle preziose foto ricoprivano posti di qualche responsabilità, con risultati sicuramente positivi, come chi lascia la poltrona tende sempre a vantare.

Come far conoscere almeno alcune di queste foto al Paese ? Sembrerebbe compito facile da risolvere trovando sicure collaborazioni in Comune ed entusiastiche predisposizioni alla storia patria sul blog Busalla Informa.In  realtà proprio in Comune alcuni timidi tentativi con personaggi di primo e secondo piano nella gerarchia dell’Ente non hanno dato il risultato  sperato.

Bisogna riconoscere che si tratta di un ricordo fotografico di una celebrazione che andrebbe ad aggiungersi alla ricca galleria di Busalla nel passato senza che ciò costituisca però un evento. Affinché <Busalla Informa>, importante blog locale di utili informazioni , meteorologia, appuntamenti gastronomici, minuterie politiche, sentenze e molto altro, si convincesse e si piegasse a pubblicare almeno una foto basterebbe che sulla testa di ciascuno degli Amministratori Comunali e dell’On.le Oscar Luigi Scalfaro fosse ben piantato un cappello da Alpino.

CB

UNA SEDUTA CONSIGLIARE SORPRENDENTE

Svolgendo libera attività di cronista storico web, si può essere colti da un improvviso impulso ad entrare con alcune argomentazioni dissonanti nella pubblica discussione apertasi nel Salone del Consiglio Comunale di Busalla,  prevalentemente su decisioni amministrative de jure condito, cioè, a quanto pare, già perfezionate dalle Autorità competenti.

Non era forse mai accaduto che il Sindaco di Busalla concedesse la parola in Consiglio Comunale ad un Primo cittadino di altro Ente della Valle come avvenuto qualche sera fa, appunto quella del 29 novembre scorso, per consentire al Dott. Giulio Assale, Sindaco di Isola del Cantone, di esternare tutta la sua sorpresa e la sua contrarietà per uno strano, a suo parere, ripensamento degli Organi competenti della Regione Liguria sulla destinazione del biodigestore proprio nel sito a suo tempo da esso Ente programmatore individuato e poi, forse a malincuore, riconosciuto non idoneo del suo Comune. Già questo singolare e appassionato intervento ha conferito alla seduta novembrina un insolito tono drammatico, per altro mitigato dalla generale comprensioni e solidarietà dell’intero Consiglio  ed in particolare del Sindaco Loris Maieron nei confronti della comunità Isolese e del suo Primo cittadino.Si è capito che tutti i Gruppi concordavano nel  mettere in rilievo e biasimare talune posizioni incomprensibilmente discordanti provenienti dalla Città metropolitana proprio sull’eventuale decisione della Regione Liguria di rivedere la programmazione degli impianti di smaltimento rifiuti, al punto di richiedersi per tutti una ulteriore riflessione, rinviando una puntuale presa di posizione dei Gruppi consiliari  stessi a dopo un razionale, freddo, considerando la stagione invernale non dovrebbero esserci problemi, approfondimento. C’era comunque, palpabile la consapevolezza dei Consiglieri che considerata l’equivalenza politica delle maggioranze che governano Regione Liguria e Città metropolitana di Genova le discordanze biasimate di talune voci potevano imputarsi alla regola d’oro: “agire separati per colpire uniti”.

E si, perché per quanto si possa condividere nella sostanza le ragioni degli Isolesi a ripudiare l’impianto proposto dalla Regione Liguria, nessuno, investito di cariche pubbliche territoriali, può sottrarsi all’impegno di collaborare per individuare soluzioni efficaci in materia di smaltimento, anche tra siti di Regioni diverse, ragionevolmente rispettose dell’ambiente, con impianti tecnicamente esenti, nella più alta misura possibile, da esalazioni pericolose per la salute delle persone e degli animali, in grado di realizzare un trattamento completo dei rifiuti economicamente vantaggioso, ben diverso dal confuso e molto oneroso smaltimento praticato in Liguria, trasportando  i rifiuti all’estero o giù di lì. Il biodigestore e tutto ciò che è complementare all’impianto principale come la zona di preselezione dei rifiuti occupa grandi spazi richiamando un movimento di mezzi pesanti che altererebbero la circolazione stradale e addirittura la vita del Paese

In un post del 20 luglio scorso (Smaltimento Rsu nel comprensorio),inserito sul blog <vallescrivia> a commento della energica opposizione della civica Amministrazione di Isola del Cantone alla installazione programmata su una parte del suo territorio del biodigestore, si poneva l’accento sulla solidarietà della gente di Isola del Cantone a difesa dell’ambiente e del loro stile di vita minacciato. Dando una prova di unità che sembrava richiamare il grido : “El pueblo unido Jamàs serà vencido”.

Si poneva però in evidenza l’obbligo dei Comuni, delle Unioni e della Città Metropolitana di  non perdere occasioni per fare approfondimenti sulla funzionalità degli impianti di incenerimento dei rifiuti in collaborazione con la Regione.  Si constata che dopo gli avvenimenti di Isola del Cantone, un campanello di allarme che doveva svegliare un conseguente interesse  delle Amministrazioni locali della Valle, nessuna iniziativa, anche solo di esame superficiale della vasta materia,è stata adottata.

Esauriti gli argomenti all’ordine del giorno del Consiglio, compresa l’interpellanza unitaria delle opposizioni sulla eventuale fusione dei Comuni di Busalla e Crocefieschi , valutata intempestiva per quanto possibile, quando l’atmosfera sembrava rischiararsi, il Sindaco Maieron dava notizia di una decisione della Asl3 genovese secondo la quale la “Guardia Medica”sarebbe stata trasferita dalla sede della P.A. Croce Verde Busallese all’ex Ospedale Frugone di via La Piana.La presenza in Sala del Presidente della P.A. Busallese Giuseppe Coniglio, accompagnato da un gruppo di volontari della Croce Verde faceva  pensare già prima che la seduta avesse inizio, a qualche nuova contrarietà per la P.A. a qualche problema fatto evidentemente conoscere agli interessati in via confidenziale, contestualmente all’Autorità Comunale,  giudicata tra l’altro troppo acquiescente alle disposizioni degli Organi superiori.

Una serata sostanzialmente inconcludente, di domande senza risposte, destinata a chiudersi mestamente se non fosse arrivata la notizia che dopo 17 anni di latitanza il Governo ha approvato il “Testo Unico Forestale”.

CB