L’AIUTO PER SMETTERE DI FUMARE

E’ difficile dimenticare le angosce sofferte solo all’idea di dover,  alla fine di  tante incertezze, prendere la decisione,  comunque  vissuta come  una vera rinuncia, di smettere definitivamente di fumare.

Più il ricordo è ricorrente, più l’abitudine di fumare, soffocata dalla volontà, continua ad esercitare nella memoria un suo insidioso fascino. Tanto che la pratica di inalare fumo di tabacco di varia qualità viene sin dai tempi remoti considerato un vizio, circondato da una certa distinzione sulla cui pericolosità si è fatta piena luce solo con studi, indagini scientifiche ed esperienze cliniche prolungate sul campo. Allo stato attuale delle conoscenze, istituti specializzati ed organismi mondiali per la tutela della salute concordano sulla notevole diffusione di ogni genere di patologie ricollegabili al fumo di sigaretta e ad altri elementi nocivi presenti nell’ambiente.

Smettere, o meglio non iniziare a fumare, forse non garantisce una buona vecchiaia, ma rappresenta una polizza assicurativa contro l’insorgere prematuro di malattie. Che poi ammalarsi vuol dire anche impoverirsi, in taluni casi non potersi curare adeguatamente, soffrire e coinvolgere nelle sofferenze familiari e amici.  Significa anche constatare amaramente che il sistema sanitario pende paurosamente per la medicina privata, quella più costosa e riservata al ceto medio e ricco borghese, fenomeno assai accentuato accanto a quello della medicina all’estero, una curiosa forma di delocalizzazione equiparabile a quella capitalistica di capitali e imprese.

Il ricordo della lunga fase di incertezze, di dubbi sulla mia capacità di lasciare il fumo è  dopo tanto tempo ancora  assai vivo a dimostrare la compenetrazione profonda del vizio nell’organismo.

Nel mio caso i primi accenni di una bronchite ostruttiva cronica comparvero sulla quarantina, forse, appena poco significativi,  anche un po’ prima, mentre le sigarette bruciate ogni giorno si aggiravano sulla trentina. I medici consultati, compreso quello di famiglia, erano naturalmente disposti a suggerire controlli radiologici tranquillizzanti, cure adeguate, ma tutti erano concordi nel ritenere indispensabile smettere subito di fumare. Una parola quella di smettere, quando nessuno dei sanitari possedeva la chiave necessaria per vincere lo straordinario bisogno di fumo di sigaretta dopo un periodo pur breve di astinenza. Erano alla portata e venivano consigliati prodotti farmaceutici vari che avrebbero dovuto avere una funzione sostitutiva o, per lo meno, attenuante, del desiderio irresistibile del fumo. Tutto risultava ad ogni tentativo, fatto in due, deludente richiamo alla realtà della forza del fumo, droga definita leggera di difficile abbandono. Si deve poi considerare il fattore ambientale cioè distinguere tra i tentativi portati avanti per anni in ufficio, durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, in condizioni di stress o in vena creativa, a casa, durante il periodo feriale, in stato di pacifica convivenza oppure in evidente sofferenza nervosa. Per constatare che qualsiasi stato psichico, neppure un stato di grazia  accompagnato da chiaro benessere era risultato sinora favorevole per vincere consapevolmente il desiderio di fumare. D’altra parte viene avanzata la tesi che i fumatori sono spesso persone con spiccate valenze nervose e una creatività superiore alla media. Riconoscere che molti uomini di scienza, artisti di assoluto valore, scrittori insigniti di premi prestigiosi, banchieri geniali, capitani d’industria invincibili erano stati fumatori incalliti non mi  liberava dal pensiero che dovevo fare uno sforzo immane per appartenere alla categoria degli ex fumatori.

Così si procedeva in quella fase di mezzo della vita tra grandi impegni seguiti da ottimi risultati, la Laurea conseguita brillantemente a 43 anni, l’incarico di Tesoriere del Comune di Genova, qualche promozione di grado dopo la bella e faticosa  prova data all’Ufficio Consulenza della Banca nello studio e nella divulgazione della Riforma Visentini. Con un originale intermezzo nel 1979 con la candidatura alle Elezioni Politiche Nazionali accettata dalla Segreteria Regionale per puro servizio e conclusasi con uno straordinario 10° su 22. Purtroppo, soprattutto negli ultimi anni di permanenza negli uffici della Banca, i rapporti con il Direttore Generale Giovanni Berneschi  e con il suo Vice Giuseppe Mongiardino non erano certo i migliori per ragioni che tra l’altro riusciva difficile capire. La circostanza, non di poco conto, delle autorevoli ostilità  contribuiva a rendere il clima carico di ulteriori problematicità e tensioni nervose, tale da rendere obiettivamente  più difficile lo smettere di fumare. Delle particolari difficoltà incontrate dopo la nomina a Collettore delle Esattorie della CARIGE e della faticosa convivenza con una Direzione ambigua e incompetente imposta dai due vertici ho sufficientemente raccontato nel mio <Cronache dalla Costa D’ Avorio>  2014, dopo aver elogiato l’opera e la persona di Franco Bovio, amico  gentiluomo. Vale la pena di soffermarsi su alcune pagine delle Cronache per capire che quando l’ostilità preconcetta viene da personaggi così potenti il clima in cui si lavora diventa carico di elettricità negativa, i risultati declinano, certamente vengono meno le condizioni per smettere di fumare. Così si continua, magari fumando meno, e si accetta un altro gravoso impegno: quello di Consigliere Comunale del proprio paese nel 1980 che non contribuisce a rendere la vita più tranquilla.

Si arriva così, con sempre più accentuati sintomi di una cattiva respirazione, agli anni che precedono il pensionamento. Nel 1995 successe quello che era nell’aria da tempo, sapientemente tenuto segreto con una manfrina dei soliti Direttori Generali. Le Esattorie della Carige venivano trasferite ad un Gruppo San Paolo capitanato dal  noto politico democristiano Marco Desiderato. Un strano passaggio di consegne che lasciò Genova e la sua Provincia priva per molti mesi di un minimo  presidio esattoriale, in uno stato di totale disorganizzazione, per ragioni rimaste oscure, anche se in virtù di una norma di legge. Se la cessione di Esattorie in perdita, così come concepita, si prestava a varie critiche e poteva sollevare dubbi di ogni sorta alle Autorità del settore, per me fu inizialmente una liberazione. Per poco, perché in una situazione di assoluta confusione e disorganizzazione, i nuovi padroni diedero sfogo alla loro ostilità verso i nuovi venuti sicuramente istigati dalla Direzione Carige. Questa precaria situazione nella realtà della San Paolo Esattoria mi convinse ad accelerare i tempi per un liberatorio pensionamento

Incominciò una fase nuova, all’inizio non del tutto felice, malgrado la mia volontà di applicarmi in attività congeniali alla mia formazione. Un modesto ritorno alla politica mi consentì  l’assunzione di alcuni incarichi. Riprese forte il desiderio di smettere di fumare anche perché l’intensità del vizio sembrava diminuita. Forse le ripetute permanenze in Costa D’ Avorio, iniziate proprio dopo il pensionamento, presso la Missione di Don Orione a Bonoua, giovò alla causa del vizio da scacciare, immersi come eravamo anno dopo anno, in una società fatta di tanti poveri, insidiati da malattie che non favorivano il ricorso al fumo. Tra un viaggio e l’altro, in vacanza ad Arenzano avvenne una specie di improvviso miracolo. Il ricordo del giorno in cui si smise entrambi di fumare è quello della Madonna dell’Assunta, il 15 agosto. Ci è  invece negato misteriosamente di ricordare l’anno in cui, raccomandandoci al Santo Don Luigi Orione e per suo tramite alla Madonna, ottenemmo l’aiuto sperato e necessario per vincere le resistenze ad abbandonare il vizio.

CB