GLI INCONVENIENTI DELLA GIUSTIZIA SOCIALE

Nessuno crede, almeno si spera, che vi sia un reale bisogno di difendere la società, in cui ci troviamo a vivere, dall’aspirazione o, peggio, dall’ansia di instaurare una qualche forma di maggiore giustizia sociale, Che poi , semmai vi fosse un fermento di tal fatta, sarebbe necessario capire cosa si deve intendere per giustizia sociale, almeno per quella che nel nostro Paese non si è mai potuta realizzare.  Ben più modesti gli scopi che qui ci si pone con un superficiale, senza pretese, esame degli esperimenti vissuti nella nostra democratica Italia,  dopo aver conseguito l’Unità, quando forze politiche, movimenti, sindacati hanno acquisito il seguito popolare necessario per  rivendicare almeno una parvenza, una quota di giustizia sociale, nei vari momenti storici in cui era assente o indisponibile.

Tralasciando le ricette della così detta Destra Storica di Ricasoli, Cavour, Quintino Sella, sino ad Einaudi, che solo al verificarsi di taluni,  rarissimi e sporadici eventi insurrezionali, ha dovuto mostrare una faccia feroce, come nell’arcinoto caso della brutale repressione del Generale Bava Beccaris, ha avuto quantomeno il merito di perseguire una problematica unificazione tra regioni che sembravano appartenere a Continenti diversi. Nessuno può credere che qui si stia magnificando una teoria sulla inevitabilità che certi eventi della storia si ripetano meccanicamente, quasi vi fosse un deterministico filo conduttore che annullerebbe la volontà dell’ uomo, i suoi ideali, la sua Fede.

Certo che se si guarda alla nascita del Fascismo in Italia negli anni 1919/1922 e ci si inchina di fronte alle opere monumentali di eccezionali uomini di cultura, storici insigni e politici illuminati, si ricava la convinzione che, dati per buoni tutti i fattori che hanno concorso alla sua nascita ed affermazione, largamente evidenziati appunto dalla storiografia moderna, si deve riconoscere che il Fascismo ha potuto usufruire dell’appoggio indiscutibile dei Latifondisti, dei nascenti Industriali, di un ceto medio benestante in crescita, tutti impauriti dalla disordinata attività dei Socialisti che reclamavano giustizia sociale, ma non avevano  sostanzialmente l’organizzazione, le idee chiare, la forza per superare tanti e pericolosi ostacoli, gli uomini fidati e incorruttibili necessari. La vertiginosa formazione delle squadre fasciste, la tolleranza indiscutibilmente evidenziata delle loro spedizioni da parte di certe forze dell’ordine e di una frangia cospicua della Magistratura stanno a dimostrare in modo esemplare come il Governo, la Monarchia e, spiace doverlo ammettere per un Cristiano/Cattolico, le Gerarchie Ecclesiastiche, cioè la composita classe dominante del Paese intendesse utilizzare il Fascismo per mettere in ginocchio qualsiasi  tentativo di sconvolgere i piani del Governo e di affrontare concretamente il tema delle grandi disuguaglianze sociali, dello sfruttamento del lavoro manuale e intellettuale, di ammettere al voto le donne, di dare dignità ai bisognosi.

Tutto ciò realisticamente, anche se superficialmente considerato, deve far volgere l’attenzione alla situazione politica attuale caratterizzata da un rigurgito fascista che forse non ha precedenti in Italia, nel periodo che va addirittura dalla Liberazione e dalla entrata in vigore della nostra Costituzione. La possibile, non certa, affermazione del M5S che potrebbe trovare in Parlamento una qualche sponda in altra formazione e  proporre, in chiave moderna, una situazione sicuramente diversa, per carità, da quella del 1919/1922, ma comunque tale da preoccupare, e già se ne vedono inconfondibili segnali, anche nei mezzi di comunicazione tutt’altro che imparziali, compresi quelli della RAI, la classe industriale e finanziaria, quella media benestante, che detengono il 75% della ricchezza nazionale, incoraggiandoli forse a osare per impedire un salto così vistoso nell’incertezza generale e nella pericolosità per i loro privilegi.

A prima vista, questa semplicissima analisi potrebbe essere giudicata troppo azzardata e priva, forse, di quegli elementi di prova degli assiomi qui esposti da apparire financo strumentale. Si potrebbe obiettare che i così detti poteri forti, intravvisti sostanzialmente nei grandi finanzieri e negli industriali, avrebbero per il Governo del Paese, dopo le elezioni del 4 marzo, altre soluzioni a disposizione  più tranquille,, come quella del Centro-Destra, per altro non così solido e credibile come negli anni 90, dovendo lamentare cavalli bolsi e macchiati da segni indelebili, da stanchezze inevitabili.

CB

GLI INCONVENIENTI DELLA GIUSTIZIA SOCIALEultima modifica: 2018-02-11T17:41:20+01:00da balbicarmelo