Chidakascha “Lo spazio della Coscienza”

 

 

 CHIDAKASCHA

La parola CHID significa COSCIENZA. E quando si parla di CHIDAKASCHA si parla dello spazio della coscienza.

Questo spazio, se vogliamo dargli una posizione fisica riconoscibile, si trova nella testa, dietro la fronte, in corrispondenza del nostro 6° chakra, Agya, il terzo occhio, ed è lo schermo mentale in cui è possibile manifestare, attraverso DHARANA, la concentrazione, le visualizzazioni ed impressioni sottili che emergono dai livelli più profondi della nostra Coscienza, il nostro Sé.

Metaforicamente parlando immaginiamo Chidakascha come una grotta buia; se la guardiamo da fuori tutta sarà oscuro ma, se entriamo dentro la grotta, i nostri occhi si abitueranno all’oscurità ed inizieranno a vedere l’interno della grotta, le sue pareti e quanto in essa c’è.

Così è questo spazio, questo nostro schermo della coscienza.

Attraverso la concentrazione, quando abbiamo calmato le continue oscillazioni della mente, possiamo essere in grado di visualizzare su questo nostro schermo interiore il graduale passaggio dalla percezione sensoriale e fisica verso la percezione psichica e pranica, incontrando il nostro Sé interiore.

La concentrazione è la localizzazione della mente.”
Yogasutra

DI SEGUITO VIENE INDICATA UNA MEDITAZIONE ATTRAVERSO CHIDAKASCHA DHARANA  TRATTA DA UN ARTICOLO DI https://suryanamaskara.altervista.org/blog/2018/10/19/chidakasha-dharana-concentrazione-spazio-coscienza/

Fase 1: Preparazione

Sedetevi in una postura di meditazione confortevole. Regolate la posizione in modo che non ci sia bisogno di muovere il corpo durante la pratica. Assicuratevi che la spina dorsale sia eretta e la testa dritta. Mettete le mani sulle ginocchia o sul grembo. Le palpebre e le labbra devono essere chiuse delicatamente ma fermamente, non troppo strette o troppo larghe. Per alcuni momenti, osservate mentalmente la posizione del corpo e prendete coscienza di come state seduti. Osservate la posizione delle dita dei piedi, dei piedi, delle caviglie, delle ginocchia, delle gambe, delle dita, delle mani, delle braccia, delle spalle, della schiena, dei glutei, del torace, dell’addome, del tronco, del collo e della testa.

Fase 2: Specchio del corpo

Cercate di creare un’immagine mentale di voi stessi. Immaginate mentalmente che ci sia uno specchio a figura intera davanti a voi e il vostro corpo si rifletta in quello specchio. Provate a vedere il riflesso del corpo nello specchio. Completa consapevolezza del corpo che si riflette nello specchio. State guardando il riflesso di voi stessi. In quel riflesso del corpo prendete coscienza della posizione, della postura, in cui siete seduti al momento. Osservate anche i vostri vestiti nel riflesso. Osservate i capelli e l’espressione facciale. È come se foste seduti davanti a uno specchio a figura intera con gli occhi aperti.

Fase 3: Respirazione Trikona

Spostate la consapevolezza al processo di respirazione. Osservate il respiro naturale mentre si muove su e giù per le narici.

Dovrebbe esserci una consapevolezza incessante e ininterrotta della respirazione. Sentite il flusso del respiro dentro e fuori dalle narici. Mentre inspirate, i due flussi d’aria si muovono verso l’alto e si incontrano al centro delle sopracciglia. Mentre espirate, i due flussi divergono e si spostano verso il basso. I due flussi di respiro formano un percorso triangolare con la parte superiore del triangolo al centro delle sopracciglia. Continuate a sperimentare il movimento convergente e divergente del respiro.

Guardate il respiro che si muove su e giù per i lati del triangolo. Sentite la vostra consapevolezza che si fonde con il respiro.

Fase 4: Entrare nello spazio della testa

Portate la vostra attenzione al centro delle sopracciglia. Diventate consapevoli dell’oscurità. Osservate lo spazio nero davanti agli occhi chiusi. Non irrigidite i muscoli oculari concentrandovi troppo. Basta osservare lo spazio nero, il cielo vuoto. Siate consapevoli dello spazio di chitta, l’aspetto della mente che percepisce, che sperimenta lo spazio della coscienza.

Esperite chidakasha nella sua totalità, lo spazio che si estende oltre il regno dei sensi fisici, lo spazio situato nella regione sopra Vishuddhi e sotto Sahasrara.

Fisicamente, l’intera regione della testa è l’area del chidakasha. Sperimentate il cielo nero del chidakasha in tutta la vostra testa. Diventate consapevoli dello spazio oscuro che vi circonda, dentro. Sviluppate la consapevolezza totale del chidakasha, lo spazio interiore, sopra, sotto, tutto intorno a voi. Non c’è nient’altro che la sensazione del cielo vuoto.

Fase 5: La grotta di chidakasha

Concentrate la vostra attenzione sul chidakasha, lo spazio all’interno della testa. Immaginate che l’interno della testa sia come una grotta o una piccola stanza buia. La fronte forma la parete frontale. La parte posteriore della testa forma la parete posteriore. I lati della testa formano le pareti laterali. La base del cervello a livello degli occhi e delle orecchie forma il pavimento, e la corona della testa è il tetto. Siate consapevoli del chidakasha nella forma di una piccola stanza o grotta. Consapevolezza della stanza all’interno della testa, una stanza completamente chiusa e buia. Osservatela.

Visualizzatevi in piedi nel mezzo della stanza.

Guardatevi intorno. Sviluppate la stessa esperienza che avreste in una stanza completamente buia, chiusa, senza luci, porte o finestre. Provate la stanza del chidakasha, la grotta del chidakasha. Portate la consapevolezza nella parte anteriore della stanza, dietro il muro della fronte.

Camminate lentamente verso la parete posteriore, la parte posteriore della testa. Dal retro osservate la parete frontale. Venite al centro della testa e visualizzatevi in piedi. Guardatevi intorno e sentite la vastità, il vuoto del chidakasha.

Sviluppate l’esperienza del silenzio interiore, della quiete interiore, dell’immobilità mentale. Distaccatevi da voi stessi, dalla vostra consapevolezza, dalla mente e dalle sue percezioni, dal corpo e dalle sue percezioni. Diventate consapevoli dello stato interiore del silenzio, della quiete e dell’immobilità.

Fase 6: Impressioni nella memoria

Siate testimoni dello spazio del chidakasha, prendete coscienza delle impressioni sensoriali nella memoria. Osservate le impressioni sensoriali che sono attive nella mente in questo momento.

Che tipo di esperienze sensoriali vengono percepite in chidakasha? Siate consapevoli degli input uditivi, degli input visivi, degli input tattili, degli input del gusto, che possono essere attivi nella memoria, all’interno del chidakasha. Osservateli solo una volta. Siate pienamente consapevole del campo di memoria che è attivo nello spazio del chidakasha. Quindi iniziate ad osservare le manifestazioni sensoriali nel chidakasha nelle forme di colori, forme, flussi di luce o differenti sensazioni fisiologiche.

Fase 7: Manifestazioni sensoriali

Mantenete l’attenzione concentrata sul chidakasha. Siate consapevoli del movimento di colore e luce. Questo movimento può essere visto sotto forma di strisce di luce o di colore, sotto forma di diverse sfumature di oscurità, sotto forma di movimenti oscuri. Siate consapevoli dei naturali movimenti spontanei di luce, ombra e colore nel chidakasha. A volte si muovono così velocemente che non è possibile identificare un colore o una forma. Compaiono e scompaiono ogni momento che passa. A volte un grappolo di luce o di colore si manifesta nel chidakasha e rimane lì per qualche istante prima che si dissolva. Quando succede, guardatelo.

Osservate il movimento nel chidakasha, che sia di ombra, luce o colore. Non permettete che la vostra attenzione sia distratta dalla pratica. Siate consapevoli di nient’altro che il movimento dell’ombra, del colore e della luce nel chidakasha. Se c’è un chiacchiericcio sotto forma di inchiesta, sotto forma di analisi o in qualsiasi altra forma, fermatelo. Siate pienamente consapevoli di ciò che state osservando in chidakasha. Non razionalizzate nulla, semplicemente osservate.

Sviluppate gradualmente la consapevolezza del chidakasha, del vuoto, del vasto cielo. Provate ad immaginare come si sente un astronauta quando viaggia nello spazio. C’è un’oscurità completa intorno a lui, e in quell’oscurità può vedere le stelle brillare in diversi colori, dimensioni e forme. Dovete provare un’esperienza simile. Sperimentate questo vasto spazio di chidakasha. Una parte della coscienza dovrebbe sperimentare, l’altra parte dovrebbe solo osservare l’esperienza, osservare le sensazioni, obiettivamente.

Fase 8: Creazione di immagini

Pensate a qualsiasi cosa. Il primo pensiero che vi viene in mente, qualunque esso sia, provate a vederne un’immagine. Date forma al vostro pensiero. Se pensate a un fiore, create un’immagine del fiore in chidakasha. Se pensate ad un albero, create l’immagine di un albero. Se pensate al fuoco, create l’immagine del fuoco. Ma per favore ricordate, solo il primo pensiero che vi viene in mente dovrebbe ricevere una forma. Se create un’immagine dopo averla pensata, allora non è valida. Il processo deve essere spontaneo.

Create un’immagine con i punti di colore e luce che galleggiano nel chidakasha. Riempite l’immagine che avete creato con colori, luci e ombre. Fate uno sforzo consapevole per dare colori alla forma che create in chidakasha.

Fase 9: Visualizzazione di uno Yantra

Pensate a uno yantra, a una particolare forma geometrica o a una combinazione di forme, con intensità. Qualsiasi yantra va bene, anche quello di cui potreste aver sentito parlare da qualcuno. Non importa se avete già visto uno yantra o no. Pensate a esso con intensità. Osservatelo naturalmente e spontaneamente.

Osservate il chidakasha con intensità, indipendentemente dal fatto che la forma geometrica di uno yantra appaia o no. Il pensiero, l’idea, la percezione dello yantra devono venire dalla mente subconscia. Quando i pensieri appaiono dal subconscio e c’è intensità di pensiero e sentimento, l’immagine di uno yantra è destinata a venire fuori. Non importa se vedete l’immagine dello yantra in una sola seduta o in dieci sedute.

Non pensateci. Preoccupatevi solo dell’intensità della concentrazione, con la consapevolezza del chidakasha.

Non permettete che la dissipazione mentale distragga la vostra consapevolezza della pratica. Non perdete l’intensità della concentrazione e consapevolezza.

Fase 10: Scrittura psichica

Il prossimo stadio del chidakasha dharana è la scrittura psichica.

Immaginate l’intero chidakasha come una grande lavagna. State andando a scrivere sulla lavagna con diversi gessetti colorati. Prima di tutto, con il gesso bianco scrivete il vostro nome in maiuscolo nell’angolo in alto a sinistra della lavagna di chidakasha. Dopo di che, con il gesso giallo, sotto il nome scrivete i numeri da uno a dieci con le virgole tra di loro.

Quindi con il gesso arancione disegnate piccoli cerchi nella terza riga. Prima disegnate un cerchio sotto il numero uno.

Disegnate un secondo cerchio sotto il numero due. Disegnate un altro cerchio sotto il numero tre. Disegnate un altro e un altro. Ora con il gesso colorato di rosso disegnate piccoli quadrati sotto i cerchi. Ancora una volta prendete il gesso bianco colorato e disegnate triangoli. Sotto ogni quadrato disegnate un triangolo.

Ora guardate l’intera lavagna. Vedete il vostro nome scritto nell’angolo a sinistra. Vedete i numeri sulla seconda riga, i cerchi sul terzo, i quadrati sul quarto e i triangoli sul quinto.

Fase 11: Fluttuare nello spazio

Ora cancellate tutta la scrittura. Ritornate alla consapevolezza del chidakasha. Visualizzate l’intero spazio di testa, il vasto cielo, sotto forma di un cerchio, una sfera, una sfera con una piccola apertura rotonda. Entrate nella sfera attraverso l’apertura rotonda. State galleggiando in una sfera. Questa esperienza di fluttuare dentro la sfera del chidakasha avverrà solo quando ci sarà un totale equilibrio fisico e stabilità.

Una volta che questo sarà raggiunto ci sarà una sensazione di galleggiamento o levitazione. Dovrete sforzarvi di ottenere questa sottile esperienza di fluttuare nello spazio controllando prima il corpo, le sensazioni del corpo. Quindi entrate nella sfera del chidakasha e sperimentate il fluttuare in essa. Cercate di sviluppare e intensificare questa sensazione che rappresenta la coordinazione e l’armonia tra l’esperienza fisiologica e l’esperienza del chidakasha.

Fase 12: Fine della pratica

Diventate consapevoli del chidakasha, lo spazio mentale. Siate consapevoli dello stesso spazio che pervade tutto il corpo. Sviluppate la consapevolezza del corpo fisico e della postura.

Sentite il peso del corpo contro il pavimento. Consapevolezza totale del corpo fisico. Siate consapevoli del processo della respirazione. Siate consapevoli dell’ambiente circostante.

Ascoltate qualsiasi suono esterno. Inspirate profondamente e cantate Om tre volte.

IL NUMERO 108

 

Mala 108 grani Ho'oponopono con Prayer Box - 108 grani Ho'oponopono

Il 108 è considerato “numero sacro” in tante religioni tra cui  l’Induismo, il Buddhismo, il Sikhismo, il Giainismo, ecc…

In molte regioni indiane è legato alle pratiche dello yoga e del Dharma.

Il numero 108 analizzato simbolicamente:

1 = bindu (simbolo della condizione germinale): è il punto dal quale inizia la creazione e si sviluppa la molteplicità;

0 = sunyata (la qualifica di vuoto): il vuoto, quello stato da raggiungere se ci si vuole liberare dal Samsara (ciclo perenne del divenire; trasmigrazione; corso dell’indefinita successione di nascita-vita-morte-rinascita);

8 = ananta (senza fine): è l’infinito, il senza fine.

Il numero 108 per gli antichi Rsi (i Saggi che hanno “udito” la Sruti – La Tradizione – ) è quello che più di tutti gli altri numeri descrive la completezza della Creazione.

Il numero 108 simboleggia l’unione di Siva e Shakti: la Creazione del Mondo. Quando Shiva Nataraja, esegue la “danza cosmica” lo fa  in 108 Karana (pose).

Secondo i Veda, quando l’universo fu creato, il Creatore stabilì 108 divinità per gestirlo. In seguito, nella mitologia, gli dei e le dee avevano tutti 108 nomi; ripetere questi nomi, oltre a contare i 108 grani del rosario, è un rito cerimoniale (namajapa) ed è considerata una pratica sacra.

Le Upanisad accertate sono 108 ed il suo significato esoterico è il ricevere in modo umile la Conoscenza Trascendentale da un Guru (Maestro) vero. Il Rig-Veda ha 10.800 versetti.

Il Buddhismo tibetano crede esistano 108 peccati, e 108 bugie che gli uomini possono dire. Ci sono 108 Contaminazioni dell’anima nel Buddismo. I 108 peccati sono suddividi in 9 gruppi di 11, più 9 peccati speciali. Gli 11 peccati sono sempre gli stessi in ogni gruppo (amore inteso come attaccamento, avidità, competitività, stupidità…). I 9 gruppi sarebbero le differenti aree della vita.

I libri sacri tibetani del Khagiur sono 108 volumi.

Ci sono 108 grani nei rosari usati dai Buddisti e dagli Induisti per ripetere i mantra 108 volte durante una preghiera e lavare via i peccati. I monaci Zen indossano uno Juzu (simile all’Akshamala, però da polso) formato anch’esso da 108 grani.

In Giappone, nei festeggiamenti di fine anno, le campane suonano 108 rintocchi ognuno dei quali rappresenta una delle 108 tentazioni terrene che l’uomo deve superare per raggiungere il Nirvana (così come fece Buddha).

108 sono le stelle sacre cinesi: 36 stelle benefiche e 72 stelle malefiche, il bene e il male in diverse forme.

Nell’arte marziale Wing Chun, in ognuna delle sue 3 forme, prevede 108 movimenti nell’apprendimento dell’uso del bastone di legno.  108 movimenti tai chi juan

Nell’Odisseadi Omero i pretendenti di Penelope, moglie di Ulisse, sono 108.

L’angolo formato da due linee adiacenti in un pentagono equivale a 108 gradi (geometria euclidea).

108 = 0108 un importante numero nella cultura ebraica = nebbia, vapore dal suolo che forma le nuvole, fino a circondare e a coprire la terra come un velo. Questo significato è confermato dalla radice della parola arabica ‘med’, che indica qualcosa di solido e forte, di difesa. Significa anche atmosfera.

L’ordine esoterico dei rosacroce opera per cicli di 108 anni di attività, seguiti da altrettanti di paralisi.

 

NAMASTE’

 

IL SACRO OM

Il termine OM è uno tra i simboli più antichi conosciuti al mondo.
Il suono che richiama è quello dell’origine della vita, l’espressione del sacro nella meditazione, il mantra che porta quiete profonda all’animo. Nella cultura indiana, ‘Om’ è considerato un ‘bija’ mantra, cioè la radice di base per qualunque altro mantra da recitare.
Il suo significato è intriso di una profonda spiritualità perché si ritiene che incarni il suono originario della creazione dell’Universo.
  • Il ‘suono’ OM è creato dall’unione di tre vibrazioni specifiche donate dalle lettere A, U ed M. Queste tre lettere sono collegate ai propri tre rispettivi suoni che hanno una valenza particolare perché indicano i vari livelli della coscienza:
  • • Lettera e suono A: è collegato allo stato vigile, lo stato di veglia che evoca la condizione di ignoranza e lega al tempo presente.
  • • Lettera e suono U: è collegato alla condizione del sogno, al mondo inconscio e a tutto ciò che riguarda il passato.
  • • Lettera e suono M: viene identificato con il sonno di tipo profondo, collegato alla verità, a tutto ciò che esprime purezza e al futuro.
  • Esiste una quarta sillaba che completa l’Om ed è definita ‘suono silente’, ovvero l’intervallo che intercorre nella progressione dei mantra. Il ‘suono silente’ incarna il Brahman, idea che racchiude qualunque cosa e che contiene il concetto di realtà, di coscienza, di spazio e tempo.
Dal punto di vista energetico ciascuna sillaba che compone l’Om indica uno dei tre Guna, ossia le energie della materia che influiscono sulla vita di ogni essere vivente.
• Lettera A: incarna la condizione energetica ‘tamas’, ovvero ‘inconsapevolezza, pigrizia, tenebra’;
• Lettera U: incarna la condizione energetica ‘rajas’, ovvero ‘vigore, operosità, passione’;
• Lettera M: incarna la condizione energetica ‘satva’, ovvero ‘scintilla di luce, verità, autenticità’.
L’OM è inoltre collegato nelle sue 3 parti con le divinità Indiane. Si pensa che:
• Lettera A: incarni Brahma il Creatore;
• Lettera U: rappresenti Vishnu, il Conservatore;
• Lettera M: incarni Shiva, il Distruttore;
Secondo Sharngadeva, uno studioso della metrica musicale che visse in India nel tredicesimo secolo, la sillaba sacra AUM contiene una caratteristica singolare:
Om è composto da tre sonorità rappresentate dalla lettera A, dalla lettera U e dalla lettera M. In base alle regole del Nāda Yoga, la sonorità prodotta da A si propaga nel punto preciso in cui le nadi Ida e Pingala si incrociano nella zona dell’ombelico (nodo Brahma Granthi), la sillaba U inizia a vibrare nel punto di congiunzione del chakra del cuore (nodo Vishnu Granthi) e la sillaba M espande la sua vibrazione nell’intersezione che si verifica nella zona del terzo occhio (nodo Shivam Granthi). Queste tre intersezioni hanno una forte valenza energetica e, mantenendo allineate le vibrazioni, si raggiunge lo stato di perfetto equilibrio e pace interiore.
Recitare con cadenza regolare e soprattutto con costanza il sacro mantra OM, apporta numerosi benefici psico-fisici tra i quali possiamo elencarne alcuni tra i più importanti:
• Permette di ridurre notevolmente lo stress
• Acquieta la mente
• Aumenta l’energia
• Potenzia la concentrazione, sviluppa intuito e creatività.
• Scioglie i blocchi del sesto chakra
• Ottimizza la fase digestiva
• Limita gli stati ansiosi e depressivi
• Facilita la gestione delle emozioni
• Agevola lo sviluppo della coscienza di sé
• Stimola la visione positiva della vita
• Migliora la circolazione sanguigna e il circuito cardiovascolare
• Contrasta l’insonnia e i problemi legati al sonno
(liberamente tratto dal web)
Namastè