LO YOGA D’ESTATE

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Il caldo può essere un deterrente a non praticare durante il periodo estivo e premesso che prendersi delle pause anche di 3 settimane, dopo che si è praticato costantemente tutto l’anno, concedendo al corpo di riposarsi e rigenerarsi va bene e non dobbiamo assolutamente avere “sensi di colpa”, ma se vogliamo continuare con la pratica basta seguire delle semplici regole per fare yoga senza aggravare l’elemento Pitta (fuoco), predominante in questo periodo. Non dimentichiamo che lo yoga nasce in India, un paese dove il caldo è predominante.

Ovviamente praticare lo stesso “tipo” di  yoga che si esegue durante la stagione fredda non è indicato e rischia di essere più controproducente che altro.

Lo yoga rispettando i cicli della natura, i cicli universali e i cicli personali è il nostro personale strumento per avere e mantenere salute ed equilibrio, fisico (e non solo per muscoli, ossa ecc.. ma soprattutto per i nostri preziosi organi interni). La pratica yoga si adatta a chi lo pratica e non viceversa.  Coloro che sonoabituati durante l’anno a fare pratiche yoga molto dinamiche  devono tener conto che il rischio d’estate è quello di farsi più male che bene nel continuare con le solite pratiche intense.

Nei mesi estivi non dobbiamo strafare, ma prediligere una pratica yoga più leggera e più lenta con una intensità ridotta per pacificare il dosha Pitta e non aumentare il fuoco.

No n mi addentro sugli stili consigliati ma vediamo comunque alcuni consigli utili:

I saluti al sole, che stimolano moltissimo l’energia e l’elemento fuoco, sono possibilmente da evitare oppure da eseguire con un ritmo più lento, limitando il numero di ripetizioni. Si può sostituire il saluto al sole con il saluto alla luna, infatti l’energia lunare è un’energia fredda.

Sono da evitare o diminuire le posizioni che stimolano in modo particolare Manipura Chakra, ovvero la zona dell’ombelico e l’addome, quindi pochi addominali! In ultimo, anche le posizioni in piedi sarebbero da limitare.

Le posizioni con i piegamenti in avanti  che hanno la capacità di rilassarci e di calmare il ritmo cardiaco,  e le sono posizioni invertite, in cui la testa è al di sotto della linea del cuore e favoriscono una buona circolazione (che abbiamo visto con il caldo può avere notevoli problemi), sono le più consigliate. Ottime le posizioni di apertura del petto e le posizioni a terra, che richiamano la freschezza, soprattutto le torsioni (anche da seduti) per combattere il ristagmo dei liquidi che in estate si aggrava. La tenuta delle posizioni deve essere diminuita, rispetto alla pratica invernale.

 Alcuni esempi:

Uttanasana, ardha uttansana, pashimottanasana, sarvangasana, halasana, viparita Karani (possibilmente al muro), matsyasana, ustrasana, bhujangasana, urdhva mukha svanasana, Matsyendrasana, Supta Matsyendrasana, ecc, ecc..

Sono ottime tutte le pratiche di rilassamento profondo, come lo yoga nidra.

Per quanto riguarda il pranayama invece, l’estate ci dà l’opportunità di provare a praticare la respirazione Sitkari. Una respirazione particolarmente rinfrescante, che proprio per questa sua peculiarità non viene normalmentepraticata d’inverno.  Ottime anche Sitali e Chandra Pranayama.

Sono Consigliate tutte le meditazioni sul respiro, quelle con visualizzazione della parte fredda della fiamma, sull’acqua e sul colore verde (4° chakra), che favoriscono una pacificazione di Pitta.

Il Mantra consigliato Om somaya namaha, il mantra della luna piena, il Mudra è quello del cuore, Hridaya Mudra. lo yantra è quello del 4° chakra il cui Bija mantra è yam.

Spero di esservi stata utile.

Namastè

 

 

 

 

Salabhasana: la locusta

 

Eccoci ad approfondire una posizione Yoga. Oggi parliamo di Salambhasana.

In sanscrito salabha significa “locusta” o “cavalletta”, quindi  Salabhasana può essere tradotta come “la posizione della locusta” o “la posizione della cavalletta”.

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Nell’antichità la locusta e la cavalletta hanno simboleggiato la devastazione e la morte come testimonia più volte la bibbia. Più tardi questi insetti simboleggiarono i seminatori di discordia, l’indisciplina, l’invidia e la superbia. Nello yoga ha invece una connotazione positiva.

Salabhasana viene citato nello scritto Gheranda Samhita:

शलभासनम्
अध्यास्य शेते कर युग्मं वक्षे भूमिम वष्टभ्य करयोस्तलाभ्याम्
पादै च शून्ये च वितस्ति चाध्यं वदन्ति पीठं शलभं मुनीन्द्राः।३४।

śalabhāsanam
adhyāsya śete kara yugmaṁ vakṣe bhūmim avaṣṭabhya karayostalābhyām
pādai ca śūnye ca vitasti cādhyaṁ vadanti pīṭhaṁ śalabhaṁ munīndrāḥ |34| (4)

Salabhasana
Sdraiato sul suolo con la faccia in giù, le due mani posizionate al livello del torace
con i palmi rivolti verso la terra, le gambe in alto circa 44 cm (un cubito).
I più grandi saggi dicono che questo asana  è la posizione della locusta.

 

Il significato simbolico di questa posizione è collegato, come tutte le asana yogiche che prendono il nome da un animale, all’osservazione che gli antichi yogi facevano sulla natura, così come tutte le posizioni relative ad elementi naturali, come Tadasana, la montagna, ad esempio.

Le cavallette simboleggiano per loro la capacità di fare solamente un salto in avanti, non all’indietro o di lato, esattamente come noi possiamo solamente fare un passo in avanti nelle nostre vite. Rappresentano la capacità di connettersi solo nel qui ed ora, del non volgersi indietro verso il passato. Quindi la capacità di eliminare
il momento presente da  paure e preoccupazioni verso il futuro per essere capaci di una maggiore e serena apertura verso il fututro.

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Questo asana, che sembra di facile esecuzione, necessita invece di molto allenamento, coinvolgendo in particolar modo i muscoli dorsali, che nella vita quotidiana, vengono normalmente poco sfruttati.

Ai muscoli della schiena e dell’addome, infatti, sono richieste forza e flessibilità e vengono rafforzati da questa posizione.

In Salabhasana il torace si espande e le spalle scivolano indietro ed insegna a coordinare i movimenti dell’area superiore del corpo e a mantenere una curva naturale nella zona lombare.

Sul sistema dei chakra la locusta è un immagine del sesto centro energetico, Ajna-chakra, mentre La forza che genera il movimento, risiede invece nel secondo centro energetico, Svadhistana-chakra, sede di tutte le conseguenze delle forze, che si sono accumulate fino ad ora da una vita precedente e dal passato vissuto. Inoltre apre i Chakra nella colonna vertebrale sottile, la suumā Nadi, particolarmente il Visuddha-chakra.

Namastè – Marzia

 

 

UTKATASANA

Utkatasana è una posizione che in questa pagina abbiamo già visto, ma che con piacere torniamo ad analizzare per darvi anche uno spunto su un mito a cui può essere collegata.

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Viene chiamata la “posizione della sedia”. Ma utkata letteralmente significa potente, orgoglioso, fiero, superiore, ma anche alto, immenso, difficile.
Le sedie in India non erano  e non sono molto usate. La maggior parte della gente sedeva per terra, mentre i reali sedevano su troni che li sollevavano dal livello comune e gli donavano maggiore visibilità.

Nell’epocale Ramayana, la saga dell’esilio e delle avventure di Rama la questione delle “sedie” viene richiamata, dando rilievo all’importanza che si dava loro.

Nell’incontro di Hanuman col re Ravana, nella sua missione di salvare Sita, una volta a corte il Duo scimmia chiede di essere fatto sedere su di una sedia, per mostrare la sua posizione di messaggero di Rama e quindi di essere superiore al re Ravana. Il Re ovviamente si rifiuta ma  Hanuman allora inizia ad allungare la sua coda, facendola girare in piccoli cerchi sotto di sé per sedercisi sopra. Così facendo il trono di Ravana era più basso, e questa cosa fece infuriare il re ed ordina ai suoi soldati di innalzare il suo trono in modo che sia più alto di quello del dio. Ma la sua posizione di prestigio dura per poco poiché Hanuman continua col suo gioco allungando ulteriormente la coda e continuando a chiedere nel frattempo la liberazione di Sita, moglie di Rama. Il Re, ancora più furioso decide di punire Hanuman per la sua sfrontatezza e, non potendolo uccidere, avendo questi il ruolo di messaggero,  ordina che questi venga esposto in strada con la lunga coda messa al fuoco. Ma Hanumann tra i vari poteri ha quello dell’immunità dal fuoco e così rimane illeso, salva Sita e mette a fuoco la città di Lanka saltando da un tetto all’altro con la sua coda infuocata.

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L’incontro fra Hanuman e Ravana è collegato ad Utkatasana.

Utkatasana, benefici

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Quando eseguite utkatasana ripensate allo spirito di imponenza della storia di hanuman ed eseguiamola in tutta la sua forza.

Ricordiamo i benefici di questa posizione:

  • Fortifica le articolazioni delle ginocchia.
  • Migliora l’equilibrio e la capacità di coordinazione dei movimenti.
  • Attiva le ghiandole surrenali.
  • Tonifica la muscolatura a livello dei glutei e del perineo.
  • Rimodella l’arcata plantare nel caso dei  “piedi piatti”, tonifica la muscolatura e aumenta la mobilità delle dita e ridona elasticità ai piedi.
  • Favorisce la peristalsi e la regolarità intestinale
  • Dona vitalità e salute agli organi riproduttivi e al sistema uro genitale.
  • Lavora su chakra MULADHARA.

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Un’ottima variante che va a lavorare sugli organi interni e su tutti i muscoli del busto è la versione ruotata della posizione della sedia, chiamata Parivrtta Utkatasana (dal sanscrito parivrtta “ruotato, in cui si esegue dalla posizione iniziale una rotazione del busto prima dal lato sinistro, andando ad appoggiare il gomito destro sul ginocchio sinistro, e poi dal lato destro, appoggiando il gomito sinistro sul ginocchio destro.

Natarajasana – la danza che scuote l’universo

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“Centinaia di anni fa, gli artisti indiani crearono un’immagine di Shiva danzante per una bellissima serie di statue in bronzo. Nei nostri tempi, i fisici hanno utilizzato le più avanzate tecnologie per rappresentare i modelli della danza cosmica. La metafora della danza cosmica unifica così l’antica mitologia, l’arte religiosa e la fisica moderna”

Shiva è la divinità che con la sua danza cosmica fa tremare l’intero Universo, É conosciuto anche come Nataraja, il Signore della Danza. Nella mitologia induista Shiva esegue la danza Tandava alla fine di ogni era, per distruggere l’universo; per gli shivaiti che riconoscono in Shiva il supremo essere, Egli crea e preserva anche il successivo mondo. Con la sua danza distruttiva Shiva distrugge ma crea, risvegliando le energie dell’universo per plasmarlo. Egli dalle ceneri di ciò è stato distrutto fa risorgere un mondo nuovo in un incessante ciclo di morte e rinascita. Shivai, tra le tre divinità della trimurti (la trinità induista) è il dio della distruzione (Brahma è invece il creatore dell’Universo e Vishnu colui che lo conserva).

Nel secolo scorso nuove teorie scientifiche si sono sviluppate sull’origine dell’universo, in particolare la teorie del cosmo in espansione e successiva contrazione e del possibile susseguirsi di infiniti Big Bang. Si ricercava il cosiddetto “eco del big bang” ovvero la frequenza o vibrazione di fondo dell’universo conosciuto. In questo, nella cultura induista,  gli antichi veggenti già conoscevano e avevano descritto questa teoria. Nel caso specifico, il big bang viene proprio interpretato come la distruzione del mondo ad opera della danza di Shiva. Allo stesso modo la successiva espansione e contrazione a cui seguirebbe un nuovo big bang, troverebbe riscontro nell’alternanza delle ere e dei mondi. L’antichissimo concetto indiano secondo cui tutto l’universo e i suoi esseri vibrano e pulsano in sincrono, trova oggi riscontro anche per la scienza moderna, così come l’HOM (aum), il mantra divino e il suono primigenio dalla forza creatrice trova una similitudine nelle ricerche scientifiche dell’eco del suono del big bang.
Nel XII secolo d.C., l’iconografia indiana, raggiunse una rappresentazione canonica della danza di Shiva  e presto il Chola Nataraja divenne la massima espressione dell’arte indù.
Questa danza cosmica di Shiva è chiamata Anandatandava, che significa la danza della beatitudine, e simboleggia i cicli cosmici di creazione e distruzione, così come il ciclo quotidiano di nascita e morte. La danza è quindi un’allegoria pittorica delle cinque manifestazioni principali dell’energia eterna: creazione, distruzione, conservazione, salvezza e illusione. L’energia di Nataraja si manifesta in cinque azioni o panchakriya o panchakartya:

  • Shrishti: creazione, evoluzione;
  • Sthiti: conservazione, supporto;
  • Samhara: distruzione, evoluzione;
  • Tirobhava: illusione;
  • Anugraha: liberazione, emancipazione, grazia.

Nell’iconografia di Nataraja i panchakriya sono espressi nella posizione delle mani e dei piedi.

Tratto da web:

“Nataraja è raffigurata con quattro mani che rappresentano le direzioni cardinali. Sta ballando, con il piede sinistro sollevato elegantemente e il piede destro poggia su una figura prostata di un nano Apasmara Purusha la personificazione dell’ignoranza (purusha significa uomo, e apasmura significa privo di memoria) e dell’illusione maya su cui Shiva trionfa.
La mano sinistra in alto tiene una fiamma simbolo della dissoluzione di tutta la creazione. La mano a sinistra in basso a sinistra attraversa diagonalmente il petto e indica il piede sinistro sollevato, ad  indicare la concessione della grazia e il rifugio dei devoti.
La mano destra in alto tiene un tamburo a clessidra dumroo o damaro che con il suo suono ritmico rappresenta il principio vitale maschile-femminile. La mano destra inferiore con il palmo aperto nella posizione di abhaya mudra gesto di rassicurazione ad affermare “Sii senza paura”.

I serpenti che simboleggiano l’egoismo si vedono srotolare dalle sue braccia, gambe e capelli, che sono intrecciati e ingioiellati. Le sue ciocche arruffate stanno roteando mentre danza all’interno di un arco di fiamme  prabhamandala che rappresenta l’infinito ciclo di nascita e morte che rappresentano anche la forza distruttiva di Shiva. Sulla sua testa c’è un teschio, che simboleggia la sua conquista per la morte. Anche la dea Ganga, l’epitome del sacro fiume Gange, si siede sulla sua pettinatura.

Il suo terzo occhio è simbolico della sua onniscienza, intuizione e illuminazione. L’intero idolo poggia su un piedistallo di loto, il simbolo delle forze creative dell’universo.”

(Dal sito “India Nepal Viaggi”).

 

 

Ovviamente, da questa filosofia è nata anche un’asana yoga. NATARAJASANA.

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É un’asana che si collega al  7° chakra: il piede staccato da terra, la testa e la mano sollevati verso l’alto simboleggiano il nostro protenderci verso la grazia suprema e la benedizione degli dei. Premere giù nella materia ( il piede a terra)e sollevarsi verso il cielo riflette l’eterna danza tra Shiva e Shakti, in cui Shakti è la forza creativa che anima Shiva dalla sua immobilità meditativa.”

Praticando Natarajasana impariamo a lasciar andare le nostre paure ed abbracciare il cambiamento, nella consapevolezza che tutto muta e si trasforma.

Si parte da Tadasana, la “posizione della montagna”. Inspirando e spostando il peso sul piede sinistro, si piega la gamba destra indietro, sollevando il tallone e il piede più in alto possibile. Il busto è leggermente piegato in avanti. Si tiene la caviglia destra con la mano destra. Dopo di che si porta in alto e in avanti il braccio sinistro, che deve essere ben allungato. Si esegue quindi Chin Mudra con la mano sinistra; lo sguardo è rivolto verso a questa mano.

Benefici di Natarajasana

La posizione del signore della danza, rafforza l’asse centrale, sviluppa l’equilibrio e concentrazione, apre petto e spalle, accresce la capacità polmonare e rafforza le gambe. Favorisce a livello psichico la chiarezza mentale ed una sensazione di espansione.

 

 

 

HALASANA

Halasana (Posizione dell’aratro)

halasana

Il termine Halasana significa “posizione dell’aratro” e si riferisce a un aratro che dissoda la terra morta per generare la vita.

Halasana è una posizione invertita che si esegue a terra. Come tutti gli asana invertiti ha un effetto potente a livello energetico sull’organismo in quanto permettono la sublimazione dell’energia. Infatti, nell’invertire la posizione del corpo, le energie dei chakra più bassi si muovono verso l’alto, trasformando l’energia sessuale e l’energia di terra in energia spirituale e pura.

È una  Posizione  a terra in cui si sollevano le gambe in alto, passando nella posizione della candela,  Sarvangasana, per poi portare le gambe  oltre la testa, appoggiando le dita dei piedi a terra. I benefici di Halasana sono molteplici:

allunga la colonna vertebrale,

stimolando gli organi addominali e la ghiandola tiroidea

Agisce sul chakra della gola bilanciandolo

Calma e rilassa la mente con l’effetto di renderla più efficiente.

Aiuta ad alleviare i sintomi della menopausa

 

Se mi seguite da un po’ sapete che la mia “passione” è la mitologia e la filosofia collegate allo yoga. Vediamo quindi il  mito relativo a questo asana, ovvero la storia di Haladhara.

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Il fratello maggiore di Krishna, era Haladhara, così chiamato perché portava con sé (dhara) un aratro (hala). In un giorno di sole, Haladhara decise di fare il bagno nel grande fiume Yamuna. Inebriato dalla sua bevanda a l miele preferita, ordinò al fiume di avvicinarsi ma il fiume si rifiutò di avanzare verso di lui per consentirgli di fare il bagno. Sorpreso da questo rifiuto il Dio invece di andare lui al fiume, prese il suo grande aratro e ne dragò il letto, fino a quando l’acqua non iniziò a scorrere verso di lui.

Perché, vi chiederete voi, così tanto interesse verso queste “Storielle”? Perché dietro ognuna di esse c’è un insegnamento profondo che ci aiuta a vivere l’asana in maniera approfondita sia a livello mentale che spirituale.

Secondo la filosofia yoga, le nostre azioni e i nostri pensieri lasciano tracce nella nostra coscienza. I gesti compiuti in questo mondo possono rimuovere i segni lasciati nel paesaggio della nostra coscienza o possono crearne di nuovi (i sankalpa). Proprio come Haladhara trascinò il fiume Yamuna verso di sé con il suo aratro, così lo yogi  può praticare una“aratura della mente”:

Nimittam aprayojakam prakëtînâm varaña-bhedas tu tatah kasetrikavat.Yoga Sutra IV.3.

Come un contadino ara il suo campo per introdurre l’acqua necessaria all’irrigazione, così se rimuoviamo gli ostacoli che incontriamo sul nostro cammino possiamo condurre la mente in una direzione più elevata e spirituale. In questo modo, arare la mente ci porta alla liberazione.

«Là dove il pensiero, sospeso mediante la pratica assidua dello yoga, cessa di funzionare, e là dove, percependo il Sé nel Sé [e] mediante il Sé, si trova la [propria] soddisfazione, là dove si trova quella beatitudine infinita che percepisce l’intelletto [buddhi] ma non i sensi.»

Bhagavad Gita

Ardha Chandrasana

Cute toddler Lord Ganesha holds a lotus - isolated vector illustration. Indian Festival of Ganesh Chaturthi. Ganesha -Ganapati.

“Ride la Luna della caduta rovinosa di Ganesha che, con tutta la sua ira, la colpisce con una zanna…”

Ardha in sanscrito è Mezza, Chandra è la Luna, Asana la posizione. Dal significato letterale sembrerebbe un omaggio alla Luna, in realtà all’origine mitologica, Chandra risulta essere l’antagonista mentre protagonista sarebbe Ganesha, una delle divinità più popolari in India ma anche la più popolare in Occidente.

Ardha Chandrasana nella sua Posizione ricorda il momento in cui Ganesha, con un Inspiro, si slancia verso l’alto per colpire la Luna. Ma che storia è questa? Vediamo un po’.

Il personaggio primario Ganesha è colui che rimuove gli ostacoli, il figlio primogenito di Shiva e Parvati.Il suo potere è appunto quello di rimuovere gli ostacoli lungo la strada della vita e per questo motivo in tutta l’India i suoi devoti, chiamati Ganapatya, lo considerano il signore del buon auspicio.

 

Ganesh è colui che ha riconosciuto il divino in se stesso, in perfetto equilibrio tra tra energia maschile (Śiva/Surya) e femminile (Shakti/Chandra),  tra potenza e saggezza, attributi caratteristici dell’elefante. Egli ha una testa di elefante perchè suo padre Shiva gli tagliò di netto la testa originale e solamente dopo le preghiere di Parvati, lo riportò in vita ricollocando al suo posto la testa di un elefante che passava da quelle parti.
Ganesh simboleggia inoltre la capacità discriminatoria che permette di distinguere la verità dall’illusione, il reale dall’irreale, la scure che tiene in mano rescinde i desideri apportatori di sofferenza, così come in un’altra mano tiene un loto, simbolo dell’evoluzione spirituale umana.
Per Ardha Chandrasana, la storia che dà il nome a questa posizione è questa:

Si racconta che Ganesh, dopo aver ricevuto molto cibo dai suoi devoti, decise di fare una passeggiata per digerire. Si stava quindi allontanando dalla festa in suo onore sul dorso della sua cavalcatura, un topolino che in realtà è un semidio

Mentre i due si camminavano, un serpente attraversò la loro strada spaventando il topolino e facendo di conseguenza cadere Ganesha rovinosamente.
La divinità della Luna stava osservando la buffa scena e gli scappò una giustificata risata, mostrando una profonda mancanza di rispetto verso il Dio.
Ganesh andò su tutte le furie e preso dall’ira si spezzò una zanna e la tirò verso Chandra conficcandogliela nel petto. A questo punto la luna non era più in grado di brillare ed il mondo era colpito dall’energia incessante del Sole. L’equilibrio si era rotto e la vita sulla terra stava diventando impossibile. Ganesh fu quindi implorato di ristabilire l’ordine, ma per dare una lezione duratura a chi lo aveva ridicolizzato, decise che la luna non avrebbe brillato sempre al suo massimo splendore, come era in principio, ma solamente una volta ogni quattro settimane, ovvero il momento in cui la luna è piena.

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Per eseguire la posizione è necessario superare il dualismo di flessibilità e forza, bilanciandoli in perfetto equilibrio, proprio la caratteristica chiave di Ganesh.

E’ una Posizione di equilibrio e radicamento che stimola principalmente Muladhara e Swadhisthana, 1° e 2° Chakra.

In questa posizione, si scopre l’incontro tra due energie opposte. Nella Posizione della Mezza Lunasi eseguono due movimenti opposti: ci si radica a terra con la gamba d’appoggio e allo stesso tempo si soleva ed estende in aria la gamba alzata. L’incontro tra queste due forze permette di bilanciare e mantenere sospesi colonna vertebrale e tronco a mezz’aria e serve per sviluppare la coordinazione delle varie parti del corpo.

La Posizione della Mezza Luna aiuta a fortificare le gambe e ad aprire i fianchi; inoltre migliora l’equilibrio, la stabilità e la forza, rinforza le caviglie, i muscoli delle gambe, le ginocchia e i glutei; migliora la mobilità delle anche, rinforza e distende la colonna vertebrale.

Tra gli altri benefici, migliora la digestione alleviando i disturbi gastrici.

Provare per credere. Spero di esservi stata utile anche questa volta. Namastè

Marzia

Om Gam Ganapataye Namah
Mi arrendo a Te, Signore di tutti gli esseri
Ganapati Upanisad

 

 

Marjariasana, la posizione del gatto, e Bitilasana, la posizione della mucca

Questi due asana, eseguibili singolarmente, sono combinate, un’ottima mini sequenza per lavorare sulla colonna vertebrale, risvegliandone la flessibilità e viene spesso usata nella fase di riscaldamento o dopo aver praticato asana che coinvolgono in maniera intensa la schiena.

Nella lingua sanscrita Marjariasana può essere tradotta come la “posizione del gatto”, da marjari che significa “gatto”. Sappiamo che alle sue origni gli asana hanno preso inspirazione dalla natura ed, in particolar modo, dalle posture degli animali, nei quali gli antichi saggi studiavano i benefici di questi loro gesti consuenti. La posizione di Marjariasana ci ricorda un gatto che si tende per allungare i muscoli della schiena.

Bitilasana (dal sanscrito batila “mucca” e asana “posizione”) viene tradotta letteralmente come la “posizione della mucca” e anch’essa deve il suo nome alla somiglianza della postura di  una mucca dalla schiena incurvata, che passeggia per le strade dell’India.

Di semplice esecuzione i due movimenti vanno coordinati con l’inspiro in Marjariasana e con l’espiro in Bitilasana, sempre portando il nostro ascolto al nostro corpo in quel momento.

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Benefici di Marjariasana e Bitilasana

I benefici di Marjariasana e Bitilasana combinati insieme sono molteplici e sinceramente molto piacevoli:

Aumenta la flessibilità della colonna vertebrale ed aiuta a distendere i muscoli della schiena e del collo. Allinea correttamente la colonna vertebrale.

Stimola in maniera soft e rinforza gli organi dell’addome e stimola la funzione renale e delle ghiandole surrenali.

Apre il torace e permette al respiro di rallentare e di diventare più profondo.

Riduce lo stress e calma la mente ed aiuta a sviluppare consapevolezza nella postura ed equilibrio del corpo.

Aiuta a prevenire il mal di schiena se praticata regolarmente.

 

La sensazione quando si esegue questa sequenza come dicevo è molto piacevole, provare per credere 🙂

namastè

 

 

 

Upavistha Konasana

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In Sanscrito, upavistha significa “seduto”, kona “angolo” e asana “posizione”. Questa asana pertanto può essere tradotta come la “posizione seduta ad angolo”.

Upavistha Konasana è una ottima asana di preparazione per la maggior parte delle posizioni di piagamento in avanti. Ottima in questo periodo di Krya come tutte le posizioni di piegamento perché lavorano sugli organi interni ed aiuta a detossinare i reni.

Inoltre aiuta nell’allungamento dei muscoli di interno coscie e dei muscoli del retro delle gambe preparando ad altre posizioni più impegnative. Rinforza anche la muscolatura del dorso  e della colonna vertebrale e aiuta a ridurre i problemi alla sciatica.

Per iniziare è consigliabile eseguire questo asana con il dorso a terra e le gambe al muro  per facilitare maggiormente la preparazione all’allungamento dei muscoli interno coscie. La posizione è supta Upavistha Konasana.

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Upavistha Konasana attiva maggiormente su Svadhistana chakra, il secondo chakra.

 

Sirsasana

È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare.
(Robin Williams nel film L’attimo fuggente)

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Śírsasana

Il suo nome completo è Salamba Shirshasana  deriva da SALAMBA, che sta per “supporto”, SÍRSA che significa “testa” e come sempre ASANA, “posizione”.

É considerata dai testi classici la “regina” delle posizioni. Nell’antichità si usava dire che “assicurasse l’immortalità”, ed oggi, la scienza moderna riconosce svariati benefici che si manifestano su tutto il sistema immunitario, sulla circolazione sanguigna e linfatica e sul sistema muscolare.

Śírsasana appartiene al gruppo delle inversioni, ovvero le posizioni in cui la testa è più in basso rispetto al livello del cuore.

La sensazione più forte che si ha in una pratica di inversioni è il senso di leggerezza e libertà, e i maggiori benefici sono legati proprio al capovolgimento della nostra stazione eretta.

Iniziamo con il dire una cosa fondamentale: non  esiste “il modo corretto” per eseguire un asana, ma ci sono varianti adatte a ogni individuo. Nelle inversioni questo aspetto è ancora più evidente perché ci si imbatte in un fattore particolare che è la paura. Non sempre, infatti, si ha facilità a cambiare il punto di vista, indipendentemente dalle capacità fisiche, ma questo non significa dover rinunciare ai tanti benefici delle inversioni.

Due sono i Vayu, (i soffi vitali), che vengono particolarmente attivati dalla pratica di questo asana: udana e vyana.

Udana significa “aria che si muove verso l’alto” e si concentra nella gola, nel torace, nei polmoni, nell’ombelico e nei seni nasali. È un soffio vitale che muove verso l’alto e controlla la nostra memoria, il controllo e la volontà.

Vyana letteralmente significa “aria diffusa o penetrante” e ha sede nel cuore, nei vasi sanguigni, nella cute, nelle ossa, nei muscoli e nei nervi. La sua funzione riguarda la circolazione del sangue dal cuore fino alle periferie e vi sono associati lo sbadigliare e sbattere le palpebre.

Le inversioni richiedono concentrazione e grande presenza, ed essendo posture dall’alto potenziale energetico è bene inserirle al centro di una  sequenza in modo da poter poi riportare in equilibrio corpo e mente.  Come si sottolineava prima a proposito delle paure legale a certe posizioni invertite bisognerebbe vederle come un’occasione eccezionale per guardare le cose e il mondo da un’altra angolazione.

Sirsasana può diventar, una volta presa padronanza della posizione, un’occasione di meditazione, perché, per mantenere l’equilibrio, bisogna far ricorso a una strategia respiratoria che aiuta a introvertire l’at­tenzione e dona calma e pace.

La Posizione sulla Testa apporta grandi benefici, alla funzione della tiroide, dell’ipotalamo e della pituitaria (controllore del sistema endocrino), migliorando la circolazione intracranica e rivitalizzando tutti i centri nervosi. Dunque, ricapitolando i benefici fisici vediamo che:

  • Migliora la circolazione sanguigna
  • È un potente tonico del sistema nervoso centrale
  • Regolarizza le funzioni dell’ipofisi e in generale di tutto il sistema endocrino
  • È un decongestionante degli organi addominali e aiuta a risolvere disturbi intestinali cronici come colite e stipsi
  • Aiuta la concentrazione e il buon umore come conseguenza di una maggiore sicurezza di sé

Nell’esecuzione teniamo ben fermi questi dettami:

La giusta distanza dei gomiti ed il ruolo delle mani

Dalla posizione dell’eroe, con le dita dei piedi puntate a terra, flettere il busto sulle cosce e portare i gomiti a terra davanti alle ginocchia. A questo punto, afferrare i gomiti con le mani :  questa è esattamente la distanza che deve essere mantenuta durante tutta la pratica di Sirsasana. Intrecciare le dita delle mani in modo che si formi una sorta di triangolo. E, tenendo i gomiti ben saldi al pavimento, portare gli avambracci e le mani avanti a formare un secondo triangolo i cui vertici sono i gomiti e le mani.

La sommità della fronte

Appoggiare la sommità della fronte (l’attaccatura dei capelli) in mezzo al triangolo formato dalle mani. Benché da più parti si sostenga l’opportunità di poggiare a terra la sommità del capo noi invece ribadiamo la necessità di poggiare delicatamente la sommità della fronte nel rispetto del tratto cervicale della colonna scaricando tutto il peso dell’esercizio solo sui gomiti, gli avambracci e le mani.

Il ruolo fondamentale degli addominali

La posizione finale si dovrà mantenere grazie a espirazioni prolungate, a un’antiversione del bacino e a un sapiente bilanciamento tra la muscolatura addominale e dorsale. Le gambe devono essere perfettamente tese e i piedi in flessione plantare (con le punte al soffitto). Il ritorno avviene esattamente come all’andata, con le gambe tese e riportate lentamente sul pavimento.

 

7 punti da non dimenticare (tratto da Yoga Journal)

  1. Più a lungo si tiene la posizione sulla testa meglio è! All’inizio è logico che non si supereranno che pochi secondi ma nel tempo bisognerebbe arrivare a tenerla per 5/10/30 minuti. Solo così, infatti, si mani­festeranno appieno i suoi potenti effetti.
  2. Eseguendo Sirsasana, il peso del corpo deve essere totalmente supportato dalle braccia, dalla posizione delle mani, da tutta la muscolatura addominale e dorsale (inclusa quella cervicale). Ciò non significa che il peso in qualche modo danneggi il tratto cervicale della colonna perché, quando il praticante ha ben compreso l’iter della posizione, sa che non deve scaricare il peso sulla testa. Addirittura la sommità della fronte dovrebbe appena sfiorare il pavimento. Ma è fondamentale sapere che i muscoli del tratto cervicale (sternocleidoma­stoideo, semispinale della testa, splenio, trapezio, etc.) debbono essere sempre tonici per reggere adeguatamente il ca­po che, da solo, pesa 7 Kg e mezzo circa!
  3. E ancora: i gomiti devono essere saldamente ancorati a terra. Se questi si sollevassero durante la pratica ci sarebbe il rischio di cadere e di farsi male. Non è detto che si debba arrivare immediatamente nella posizione finale: è prevista una fase intermedia in cui il praticante tiene le ginocchia raccolte al petto in attesa di allungarle verso il soffitto. Questa fase può durare parecchio, cioè fino a quando ci si sente pronti a completare Sirsasana.
  4. È altrettanto evidente che un principiante che affronta Sirsasana deve essere aiutato dal suo istruttore e che questi deve offrirgli la possibilità di appoggiarsi al muro fintanto che l’assunzione della postura sia diventata talmente facile e disinvolta da non costituire più un problema.
  5. Ogni asana si scioglie sempre esattamente come la si è assunta, ovvero seguendo il percorso inverso. Questo vale anche per Sirsasana.
  6. Nello yoga, le posizioni vanno sempre assunte e sciolte molto lentamente evitando di sommare disordinatamente dei passaggi. Ogni passaggio va eseguito sull’espirazione, perché è grazie a questa che i muscoli si rilassano quanto basta affinché la postura non risulti troppo faticosa per chi la esegue.
  7. Ricorda che Patañjali si è espresso molto chiaramente anche rispetto all’atteggiamento mentale da osservare durante la pratica dello yoga. Negli “Yoga Sutra”, sosteneva due concetti fondamentali:

I “stira sukham asanam”, che signi­fica “la postura deve essere stabile e comoda”;

II aparigraha, il “non possesso”, uno dei suoi precetti (yama).

Le posizioni rovesciate sono un ritorno su sé medesimo. Esse modificano i nostri abituali punti di riferimenti, implicano un lasciarsi andare. Simboleggiano l’equilibrio tra l’uomo e l’universo.
(Anonimo)

LE POSIZIONI INVERTITE NELLO YOGA

“…è improbabile che Kundalini possa risvegliarsi solamente con la pratica di queste asana, mentre è sicuro che le posizioni invertite aiutino a migliorare la qualità della meditazione e della concentrazione, raffinando la consapevolezza e rendendola capace di accedere a livelli inesplorati della mente.”

Satyananda Saraswati:

DEBORAH

 

Le posizioni invertite rivestono un ruolo fondamentale nella pratica dello yoga e sono tra gli asana più spettacolari dello yoga. Non sono posizioni naturali ed è vero che per alcune ci vogliono anni di pratica, ma dati i numerosi benefici che portano vale la pena studiarle e padroneggiarle.

Vediamo perché il mettersi a testa in giù sia così benefico per il nostro corpo nella sua interezza( corpo fisico, mentale e spirituale).

Alla sommità del nostro capo risiede il nostro 7° chakra (sahasrara) ed in esso risiede il Soma o Amrta, ossia il liquido dell’immortalità.

Questo potente elisir, partendo dalla sommità del capo, scende nella gola attraversando il 5° chakra (vishuddha), per poi continuare il suo percorso fino ad essere divorato dal fuoco di Manipura chakra, il centro energetico del plesso solare che si trova all’altezza dell’ombelico.

Le posizioni invertite hanno la capacità  di bloccare questo processo, opponendosi alla forza di gravità. In questa maniera si impedisce  al liquido di scendere e di essere consumato dal fuoco di Manipura.

Il beneficio con  questa pratica è il rallentamento del processo di invecchiamento.

Dal punto di vista energetico mettersi a testa in giù fa bene in quanto viene favorita l’ascesa di Kundalini, la nostra energia spirituale, che giace dormiente alla base della nostra colonna vertebrale nel muladara chakra, verso i chakra superiori.

Una volta raggiunto il chakra della testa  dove si trova anche il nettare dell’immortalità, si raggiunge lo stato di beatitudine o di illuminazione, chiamato Samadhi.

Quindi, lo scopo degli asanas invertiti, da un punto di vista energetico, è quello di stimolare i chakra inferiori, di aprire il canale energetico principale (sumshumna) e preparare il corpo per l’ascesa di Kundalini.

Nelle culture orientali si parla dell’esistenza di correnti positive e negative (Yin e Yang nella cultura cinese) e che un flusso di energia cosmica discende dal cielo verso la terra, come da un punto di vista strettamente scientifico il cielo ha una carica positiva mentre la terra ha una carica negativa. Questo fa si che nell’essere umano (nella sua postura eretta) questo flusso energetico lo attraversi dall’alto verso il basso. L’attraversamento di questo tipo di energia influenza tutte le attività nervose del nostro corpo , comprese tutte le attività celebrali di natura elettrica.

Nelle posizioni capovolte, questa energia scorre ed agisce in senso opposto, ripristinando equilibrio nell’essere umano.

A livello fisico che mentale, gli asanas invertiti, migliorano lo stato di salute generale, aiutando  a ridurre ansia e stress e aumentano la sicurezza in noi stessi, aumentare la concentrazione e la resistenza fisica ed il ritorno venoso e linfatico.

La circolazione venosa svolge un ruolo fondamentale nella purificazione del sangue, in quanto ha il compito di raccogliere il sangue carico di anidride carbonica e di scorie del metabolismo e di ricondurlo, passando attraverso fegato e reni, al cuore e in seguito ai polmoni, dove viene filtrato dall’anidride carbonica e rifornito di  ossigeno. In questo sistema circolatorio il ritorno è favorito dall’azione di pompaggio del cuore

Il sistema linfatico invece, svolge una importantissima funzione di drenaggio, e rappresenta, per così dire, un sistema di circolazione parallelo a quello venosa, in quanto si occupa di trasportare la linfa, un liquido composto da materiale di scarto, globuli bianchi, proteine, grassi ed altre sostanze che vengono veicolate agli organi di depurazione (fegato, reni, polmoni, linfonodi). La sua risalita avviene con la contrazione dei muscoli andando contro l’azione di gravità della terra.

Una eccessiva immobilità, dovuta magari ad una vita sedentaria, porta ad una mancaza di azione muscolare portando la linfa tende a ristagnare nei tessuti, specialmente nelle gambe.

Per questo motivo, mettersi a testa in giù contribuisce ad eliminare i ristagni di tossine nelle gambe, negli organi addominali, e ad attivare il sistema immunitario. Questo processo nutre le cellule di tutto l’organismo, cervello compreso.

Le inversioni, infatti, apportano un ricco afflusso di sangue ossigenato al cervello, lasciandoci una piacevole sensazione di freschezza mentale e stimolano le funzionalità della ghiandola pituitaria, ghiandola che è predisposta a  secernere ormoni e di svolgere importanti funzioni di controllo di numerosi organi, tra cui la tiroide e gonadi, facendola funzionare in modo più efficiente.

La  pratica delle posizioni capovolte, favorisce di conseguenzail funzionamento del sistema ormonale del corpo, con un effetto di  equilibrio e tranquillità mentale. Sono inoltre molto rilassanti: se tenute in maniera più passiva, come nel caso di sarvangasana o semplicemente di uttanasana,  rilassano profondamente e velocemente, calmano e rinfrescano.

Agiscono anche sul nostri Ego: molte di queste posizioni, dato l’impegno che richiedono per essere padroneggiate, bilanciano l’ego e stimolano la pazienza, il coraggio e la prudenza.

Inoltre  quando il corpo entra in un asana capovolta, il respiro diventa lento e profondo, agevolando lo scambio tra anidride carbonica ed ossigeno, favorendo così, la corretta respirazione.

 

Nell’esecuzione occorre usare la massima attenzione ed eseguirle con gli appoggi in maniera corretta, altrimenti si rischia di farsi molto male, soprattutto per le posizioni sulla testa dove, se non bene eseguite, si va a caricare erroneamente sulla rachide cervicale, danneggiandola. È bene eseguirle con l’ausilio di un maestro fino a quando non si padroneggia completamente la posizione in sicurezza.

Buone pratica – Namastè

Nella foto la posizione di Ardha Mukta Hasta Sirshasana eseguita dalla Maestra Deborah Sgueglia