Weather Report – I Giganti della Fusion

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Weather Report

Tra i migliori bassisti di tutti i tempi Jaco Pastorius nei Weather Report

Gli anni a cavallo tra la fine dei sessanta e i settanta furono teatro di molteplici rivoluzioni musicali nate dalla contaminazione di vari generi. Ci fu l’avvento della psichedelia da un lato, agevolata dal libero uso di droghe e dalla libertà dei costumi; dall’altro, il tentativi di incendiare il blues portò alla nascita dell’hard rock, a partire dai Cream di Eric Clapton, Jack Bruce e Ginger Baker. Ma la svolta compiuta in tal senso si ebbe con i Led Zeppelin, andati a farsi le osse in America su dettame del loro manager Peter Grant. Sotto la guida scaltra di Jimmy Page che non si fece scrupolo di manipolare vecchi standard del genere in commistione con il folk, nel giro di appena 36 ore nacque “Led Zeppelin“. Dazed And Confused fu il manifesto della svolta.

Incedere classico blues in 6/4, tormenta elettrica nell’assolo in 4/4 e riesposizione del tema iniziale in 6/4. La canzone dal vivo subì infinite variazioni nel corso degli anni, anche in medley con alcuni classici,  dilatata anche a 20 – 30 minuti, con Page che suonava la chitarra con l’archetto, arrivando a frustarla. Nel giro di pochi mesi, correva ancora l’anno 1969, nacque “Led Zeppelin II“, e con Heartbreaker e Whole Lotta Love  la transizione all’hard rock era compiuta. La band del dirigibile influenzò i Deep Purple che, seppur nati prima, ancora paludavano in un genere ibrido, indefinito. Ascoltato i primi due dischi degli Zeppelin, Blackmore sentenziò: “Da quel momento decidemmo che quella è la musica che vogliamo suonare anche noi”. E nacquero gli “In Rock“, “Machine Head”, monumentati dal live “Made in Japan“.

Hendrix era a metà strada tra hard rock e psichedelia, e ridefinì i canoni espressivi della chitarra. Ma Heartbreaker influenzò anni dopo anche Eddy Van Halen che anni dopo, nel tentativo di replicare il solo di Page fu costretto a impiegare entrambe le mani sulla tastiera, rispolverando la tecnica del tapping, e la chitarra volò a velocità doppia. Era ancora il 1970 quando i Black Sabbath con l’album omonimo immerserò il blues nel torbido oscuro mescolato al gotico, con testi inneggianti all’oscuro e al nichilismo; pochi mesi dopo, nello stesso anno, licenziarono “Paranoid“, erano i prodromi del metal. Nel frattempo sull’altra sponda sonora, dalla commistione di vari genere rock, blues, jazz e classica, si avviava il progressive nelle sue varie declinazioni, forte anche dell’impiego di nuovi strumenti a tasti, dalle varianti di organo all’impiego dei nuovi sintetizzatori. Un capitolo a parte merita Frank Zappa, la cui versatilità musicale ha toccato diversi generi. Al suo “Hot Rats” può essere attribuito l’approccio alla Fusion dalla sponda rock.

Sul versante Jazz, Miles Davis aveva avviato la svolta elettrica con “In a Silent Way” (1969) e “Bitches Brew” (1970) , con l’impiego del piano elettrico, protagonista fu il Fender Rhodes. Proprio da una costola del gruppo di Davis, nacquero i Weather Report , un gruppo che contribuì in modo determinante allo sviluppo del genere “Fusion”, nato dalla commistione tra Jazz elettrico, Rock e Funk. Colonna portante erano Joe Zawinul al piano elettrico e organo (sostituito da Miles con Chick Corea) e Wayne Shorter al sax tenore e soprano, (Shorter subentrò nella band di Miles in sostituzione di John Coltrane) mentre gli altri musicisti si avvicendarono nel corso degli anni e dei dischi. Il gruppo fu attivo dal 1971 con l’album omonimo, il successivo “I Sing The Body Electric” (1971) esplicita già dal titolo la loro poetica sonora.  Nel disco viene impiegato per la prima volta il sintetizzatore ARP 2600. Il titolo fa riferimento ad un racconto di Ray Bradbury  del 1969, che a sua volta trae ispirazione da una composizione di Walt Whitman del 1867.

Weather Report

Seguono altri lavori, tuttavia la miglior sintesi si ha a partire dal 1976 con “Black Market” con l’ingresso in band del funambolico Jaco Pastorius , un musicista che contribuì in maniera determinante a ridefinire gli stilemi del basso elettrico. Joe Zawinul dichiarò, a riguardo: «C’era della magia in lui, lo stesso tipo di magia che c’era in Jimi Hendrix. Cominciammo a fare il tutto esaurito nelle grandi sale da concerto, ovunque andassimo».
Il successivo “Heavy Weather” (1977) raggiunge lo zenith musicale del gruppo. Tra le perle dei Weather Report, impossibile dimenticare capolavori quali♫ ♪ Black Market , A Remark You Made, Birdland, Teen Town, Havona ♫ ♪ . Il periodo migliore del gruppo fu fotografato dall’ottimo live “8:30“.

Gli umori altalenanti di Pastorius, alle prese con alcool, droghe, vicissitudini sentimentali, influirono sulla resa del gruppo, che non raggiunse più i livelli toccati con Heavy Weather. Jaco abbandonò nel 1982, lasciando la direzione artistica a Zawinul, mentre Shorter iniziò a dividersi in altri progetti con collaborazioni prestigiose come quelle con Carlos Santana. Il gruppo si sciolse nel 1986 dopo aver licenziato l’album “This is This!“, dando il via a vari progetti solistici. Con la tragica morte di Pastorius avvenuta nel 1987, ogni speranza di rivedere insieme i grandi Weather tramontava definitivamente.

CrossPurposes

Millenium21

Weather Report – I Giganti della Fusionultima modifica: 2022-04-25T15:38:27+02:00da millenium.21

8 Comments Add yours

  1. BiancodiLupo scrive:

    I Weather Report erano davvero un gran gruppo, e Pastorius un bassista stratosferico (peccato la sua tragica morte). 8:30 un grande live, è sempre un piacere ascoltarlo. La prima parte dell’articolo mi ha impressionato per le tante perle che ci sono infilate dentro. Da il senso di un viaggio nel tempo attraverso i generi musicali.

    Complimenti davvero, articoli come questo a volte nemmeno nelle testate specializzate li trovo.

    1. Grazie BiancodiLupo posso dire che il resume che hai apprezzato in qualche modo riflette anche l’andamento degli argomenti trattati in Millenium e la necessità di riepilogare alcune fasi salienti di trasformazione dei generi che hanno impressionato musicalmente il mondo intero. E in questo è notevolmente godibile! MᎥլլꂅ

  2. CrossPurposes scrive:

    Benvenuto Lupo, grazie del commento e dell’apprezzamento. Diciamo che quel senso del viaggio che hai evidenziato è un po’ ricercato, perché l’argomento verteva su un genere, la fusion, nata dalla commistione tra due generi autonomi, il jazz e il rock, in un periodo storico in cui si stavano fortemente contaminando, e quindi si è reso necessario andare a ritroso a mostrare come ciò è avvenuto con tutti gli antefatti del caso. Ma era quello un periodo in cui stavano nascendo tanti generi nuovi dalla commistione dei vecchi, per cui mi è piaciuto fare una panoramica, doverosamente sintetica, decidendo di escludere anche qualcosa, per mostrarne meglio altra. Mi spiego con un esempio proprio del post in questione, per far comprendere le dinamiche delle scelte che stanno dietro la realizzazione di certi post. All’inizio sulla psichedelia ho scritto un’epigrafe a mo’ di cronaca, ma non esisteva solo la visione romantica del genere, colorato, dell’amore libero e della liberazione dei sensi; esisteva anche il lato decadente, nero, sadomaso dei Velvet Underground e avevo scelto di dedicargli un post apposito (anche perché i Velvet avevano la peculiarità di avere due donne nel loro primo album); senza dimenticare che a cavallo tra romanticismo e decadente c’erano i Doors (meritevoli di un post a parte non solo per l’istrionismo di Morrison, ma per le scelte musicali, cantante a parte, di un trio anomalo chitarra batteria organo senza basso. Era Manzarek a tenere il basso con l’organo con una delle due mani mentre con l’altra faceva accompagnamento e assolo). Non aveva senso sprecare spazio per qualcosa che non poteva essere adeguatamente trattato. Meglio allora recuperarlo su qualcosa già affrontato, come l’hard rock (si era già parlato di Led Zeppelin, Deep Purple e altro) fornendo aneddoti e nel concreto spiegare cosa voleva dire “incendiare il blues” arrivando all’hard rock. Poichè altrimenti sarebbero restate espressioni colorite e pittoresche non comprese.

    Altra questione. Personalmente a me piace dare un taglio sempre diverso agli articoli, per fare in modo che questo spazio non sia un semplice contenitore, di bei contenuti, ma anche uno spazio vivo, in movimento, come la musica sa essere. Questo post calzava a pennello, anche se il taglio era ostico, col rischio che la premessa fosse più corposa dell’argomento. Però mi sono confrontato con Mille che me l’ha approvato così e così lo abbiamo realizzato.

    Perdona il commento più lungo del post.

  3. BiancodiLupo scrive:

    Ciao Cross. Grazie per l’esauriente risposta che apprezzo al pari del post. In generale amo chi non si risparmia e ci mette impegno e passione nelle cose che fa, e dice tutte le cose che ha da dire. Anche in modo non convenzionale. Chi non si limita a fare il compito. Ho apprezzato molto questo post, e ho deciso di commentarlo (tra i tanti in cui mi piacerebbe esprimermi) perché mi sembrava un delitto che non avesse strappato un solo commento. Non so se per i Weather e la fusion, che magari sono meno noti al grande pubblico di altri artisti rock, o per qualche altro motivo. Ad ogni modo ho molto apprezzato quel passare attraverso il tempo e i generi musicali. Grazie.

    1. CrossPurposes scrive:

      Al di là degli argomenti, che magari potevano non essere nelle corde di tutti (e ci sta), diciamo che una serie di congiunture tecniche e di altro genere l’hanno un po’ penalizzato. Però alla fine poi è arrivato chi l’ha commentato 🙂 Grazie ancora.

    2. piccola ♪diMᎥլլꂅ: i generi musicali a mio avviso non si sono solo contaminati, susseguiti ed evoluti per il pubblico, a prescindere dagli elementi comuni, per tendenza, c’era più propriamente chi preferiva il rock, chi il jazz … notoriamente il secondo è sempre stato considerato un genere più complesso o elitario che dir si voglia, per questo meno diffuso tra le stesse generazioni e anche meno discusso ad oggi

      1. BiancodiLupo scrive:

        Certo, questo lo capisco, e l’ho anche premesso nel commento di prima, immaginando che potessero esserci ragioni di genere. Leggo poi dal commento di Cross che avete avuto anche problemi tecnici. Quello che posso aggiungere io, se uno ha fatto un buon lavoro, magari non trova estimatori subito, però magari a distanza di tempo arriva qualcuno. Certo l’argomento e gli artisti bisogna anche conoscerli per poter apprezzare la bontà di un lavoro, per dire, io ho scoperto i Weather Report non tanto per la fusion in se, piuttosto partendo dal jazz andando dietro a Davis e a tutto quello che ha fatto, visto che lui era un innovatore e ha fatto da scuola a tanti. I Weather Report sono nati da un collettivo jazz, da musicisti di Miles, poi si è aggiunto Pastorius che gli ha dato quel tocco in più. A me piaceva la musica di quegli anni, sessanta e settanta, sia sponda rock che jazz, e per derivazione ci sono arrivato. Alla fine nella musica funziona anche così, si parte da una parte e si arriva all’altra.

        1. ..un po’ come il progressive internazionale e quello italiano a pari passo per i conoscitori, ma di gran lunga più noto quello anglofono, estero…buonanotte a tutti e grazie MᎥլլꂅ

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