The Velvet Underground Per restare fedeli ad un tema caro a Millenium, quello delle donne in musica, i Velvet Underground erano un gruppo particolare, con due donne nel loro collettivo: Nico e Maureen.
La storia del rock è fatta di tanti snodi fondamentali, rappresentati da album di importanza capitale. Ma se c’è un disco che ha segnato un prima e un dopo, quello è probabilmente “The Velvet Underground & Nico” (1967).
Erano gli anni della psichedelia, degli acidi, del pace e amore, della libertà dei costumi, della predicazione del sesso libero, dove si respiravano grandi utopie e sembrava davvero possibile realizzare un mondo migliore. Per dare un’idea di cosa stesse accadendo in quell’anno tra le due sponde dell’Oceano Atlantico, ricordo alcune delle pubblicazioni principali: “The Doors” dei Doors, “Are you experienced” di Jimy Hendrix, “Sergeant Pepper’s Lonely Heart Club Band” dei Beatles, “The Piper at the Gates of Dawn” dei Pink Floyd, allora ancora guidati da Syd Barrett.
Ma i Velvet Underground, poeti maledetti dei bassifondi di New York, cantavano una realtà diversa, cupa, nichilista, sfregiante, fatta di droghe pesanti (celebre il verso di Heroin, “it’s my wife, it’s my life”), sesso sadomaso, un mondo in bianco e nero, agli antipodi rispetto al flower power luccicante a colori in voga a quei tempi. La musica che ne è derivata ha seguito di pari passo quelle intuizioni: dissonante, claustrofobica, a tratti tribale, con un sorprendente anticipo di almeno un decennio sul punk e la new wave.
The Velvet Underground & Nico è anche la fortunata testimonianza di uno straordinario inedito incontro tra musica e arte visiva. Con Andy Warhol cambiò la vita del gruppo, che dai locali malfamati iniziò ad entrare nel giro dei circoli importanti. Andy Warhol disegnò la copertina del disco (la celebre banana gialla), e impose al gruppo la presenza della cantante, attrice e modella tedesca Christa Päffgen, in arte Nico (in copertina).
I Velvet Underground divennero un quintetto: Lou Reed (chitarra e canto), Sterling Morrison (chitarra e basso), John Cale (viola elettrica e basso), Maureen “Moe” Tucker (batteria), Nico (canto).
Nico prestò la sua voce in tre brani del disco: “Femme Fatale”, “All Tomorrow’s Parties”, “I’ll Be Your Mirror”. Contrariamente a quanto possa sembrare ad un primo ascolto, la dolcissima “Sunday Morning” fu cantata da Lou Reed.
Musicalmente parlando, questo collettivo contiene diversi elementi d’interesse, a partire da Nico, con la sua voce algida, nasale, che ha caratterizzato fortemente i brani da lei cantati, oltre all’indiscutibile presenza scenica. Ma anche “Tucker” con il suo batterismo semplice e incisivo ha segnato pesantemente le tracce del disco; uno stile fortemente percussivo, potente, quasi tribale, che utilizzava prevalentemente la cassa e le percussioni, tralasciando i piatti e le grandi rullate. Al punto che Lou Reed ebbe a dire un giorno: “Esistevano solo due tipi di batteristi: Moe Tucker e tutti gli altri”.
Ad incidere fortemente nei solchi del disco anche John Cale con la sua viola elettrica suonata in modo distorto, talvolta ai limiti del dolore fisico. Leggenda metropolitana narra che era solito accordarla su una sola nota. Lou Reed, con i suoi testi sprezzanti, faceva da degno corollario al tutto.
Per restare fedeli ad un tema caro a Millenium, quello delle donne in musica, i Velvet Underground erano un gruppo particolare, con due donne nel loro collettivo: Nico e Maureen.
A distanza di 55 anni “The Velvet Underground & Nico” resta un disco ostico all’ascolto, che alterna momenti poetici a tratti di puro disturbo sonoro. Per quantificare l’importanza del suo lascito, valgono su tutte le parole di Brian Eno: «L’altro giorno stavo parlando con Lou Reed, e mi ha detto che il primo album dei Velvet Underground ha venduto solo 30.000 copie nei primi 5 anni… È stata un’incisione talmente importante per così tante persone. Sono convinto che ciascuno di quei 30.000 che l’hanno comprato ha fondato una band.»
Come dire, forse questo disco non l’hanno ascoltato in tanti, ma a tutti coloro che lo hanno fatto ha cambiato la vita.
Buon ascolto da Millenium con Venus in Furs , brano di Lou Reed che trae ispirazione dal romanzo Venere in pelliccia scritto da Leopold von Sacher-Masoch. Il testo allude al sadomasochismo, al bondage e alla dominazione sessuale.
Qui si aggiunge un altro tassello al mosaico storiografico delle rivoluzioni musicali a cavallo tra la fine dei sessanta e i settanta, iniziato con il post sui Weather Report. Si era parlato di psichedelia, hard rock, progressive, jazz elettrico, ma avevo lasciato volutamente scoperta questa parte che meritava un post dedicato, non solo perché i Velvet hanno rappresentato un capitolo a se stante in quel periodo di forti contaminazioni (e reciproche ispirazioni); era proprio interessante la parentesi delle due donne nel gruppo. Non l’ho scritto nel post per non allungare oltremodo, ma Nico sarà presente solo in questo album (che resta comunque il più importante), poi i continui dissapori con Lou Reed la porteranno a lasciare il gruppo, per avviarsi alla carriera solista, prodotta e seguita da John Cale.
Avrei detto dal post che mancano i Doors all’appello, è un anno che ho in bozza l’articolo e temo ci resterà per altro tempo ancora. In compenso la banana di Andy ha risvegliato qualche interesse, la natura acidificata dei meravigliosamente utenti non “cessa” *_* Grazie. ოᎥլլꂅ