Syd Barrett, il Pifferaio magico dei Pink Floyd (intro)

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SYD: “Le fiabe mi piacciono… Credo che questo sia dovuto in gran parte alla mia vita a Cambridge, con la natura e tutto il resto – è così pulita, come credo fosse una volta. Forse, se fossi rimasto al college, sarei diventato un insegnante. Lasciando la scuola rimani senza quella struttura e senza niente a cui relazionarti ..

Così si esprime Syd Barrett in una dichiarazione rilasciata nel 1970. Roger Keith Barrett, in arte “Syd”, fu il fondatore, chitarrista, prima guida artistica dei Pink Floyd, nonché autore della quasi totalità delle canzoni durante il periodo di permanenza attiva nel gruppo.

Barrett, pittore e studente d’arte, prestato alla musica, era profondamente influenzato dalla letteratura dell’infanzia, non solo fiabesca; nei suoi testi si affacciano citazioni di Lewis Carroll e Kenneth Grahame; ma i suoi brani sono un continuo rimando al genere fantastico, con uno sguardo a Tolkien, o alla letteratura universale in senso lato, come la poesia di James Joyce, o citazioni all’opera di Shakespeare.

Il marchio caratteristico della sua scrittura sta proprio nella grande capacità di trasferire persone e cose della sua quotidianità in ambientazioni fantastiche. La sua parabola artistica come autore e guida artistica dei Pink Floyd inizia (e si esaurisce) nel corso dell’anno 1967, anno di pubblicazione dei primi singoli e del primo album della Pink Floyd, “The Piper of the Gates of Dawn”. Un’esperienza tanto breve quanto intensa, irripetibile; infatti quella che proseguirà negli anni a venire sarà una band profondamente diversa che non avrà più alcun punto di contatto con questa. Il chitarrista partecipa anche ad alcune sessioni del secondo album del Floyd, “A Saucerful of Secrets“, iniziato nel 1967 e pubblicato nel 1968 a cui contribuisce con un brano, “Jugband Blues ♪ “, ritenuto a tutti gli effetti il suo testamento spirituale. Celebre il verso di apertura: “E’ molto gentile da parte vostra pensare che io sia qui“, con cui l’autore palesa al mondo la sua labile condizione psichica. La canzone merita un approfondimento in quanto Syd puntualizza di vivere una “realtà separata” di incubi e visioni, rimarcando quella frattura insanabile emersa nelle sue ultime apparizioni pubbliche ai concerti di Floyd. Ξ Il testo❂❂⪼

And I’m wondering who could be writing this song
I don’t care if the sun don’t shine
And I don’t care if nothing is mine
And I don’t care if I’m nervous with you
I’ll do my loving in the winter
And the sea isn’t green
And I love the queen
And what exactly is a dream
And what exactly is a joke
E mi chiedo chi potrebbe scrivere questa canzone
Non mi interessa se il sole non splende
E non mi interessa se non ho niente
E non mi interessa se sono scostante con te
Farò l’amore in inverno
E il mare non è verde
E io amo la regina
E cos’è esattamente un sogno?
E cos’è esattamente uno scherzo?
E’ un testo tutto costruito sulla ripetizione. all’inizio di quasi tutti i versi di una strofa, della stessa parola, utilizzando la figura retorica dell’anafora, volto ad accumulare il pathos e l’immaginario lirico del brano, sospeso tra la consapevolezza della propria inadeguatezza ai ritmi serrati dello show business, portando in dote, per contro, una capacità creativa straripante che emerge chiaramente da un’attenta analisi della sua, pur limitata produzione.

Sempre in “Saucerful” alcuni voci accreditano Syd alla stesura della prima versione di “Set The Controls For The Heart Of The Sun“; a loro dire, si tratterebbe dell’unica canzone dell’intera produzione della band ad aver registrato la partecipazione di tutti e cinque i componenti del gruppo, con la partecipazione contemporanea di Barrett e Gilmour; su tale punto tuttavia, non si registra unanimità di critica. L’argomento fu trattato nello “speciale Millenium21 dedicato al brano.

Cross Purposes

Note♪ di Mille

Cover Syd Barrett, nel ritratto la celebre Fender Equire con gli specchi, dischetti specchianti, e riprodotta da Roza Guitars: una fiammeggiante chitarra di luce in perfetta simbiosi con le proiezioni psichedeliche che Syd suonava  a  “far piovere argento sulle persone” .

 

Syd Barrett Il Pifferaio magico dei Pink Floyd (i primi singoli)

Syd Barrett, il Pifferaio magico dei Pink Floyd (intro)ultima modifica: 2022-11-13T21:58:44+01:00da millenium.21

11 Comments Add yours

  1. La GALLERIA MUSICALE di ╔═.✵.Ⲙⲓⳑⳑⲉⲛⲓⳙⲙ21 ══════╗♥︾
    si arricchisce di un altro cammeo della storia del Rock Psichedelico
    INTRO di Cross Purposes e Note♪ di Mille

    1. CrossPurposes scrive:

      L’aver rispolverato sull’altro post una serie di commenti su Syd mi ha ricordato una serie di appunti e ricerche che avevo fatto sulle sue canzoni, cogliendo l’occasione per gettare luce su questa figura enigmatica che non tutti hanno avuto modo di conoscere ed apprezzare. Tra i grandi eroi della psichedelia lui è quello che ha avuto la sorte più strana, anziché essere divorato nella grande fiamma dell’immortalità è stato relegato al silenzio e all’oblìo. Eppure Syd ha avuto una grande influenza anche su altri artisti di indiscussa caratura come Bowie e i Sex Pistols, che allora erano in aperta contestazione con i dinosauri del rock (tra cui appunto i Pink Floyd). complicata

      1. Credo che Syd sia stato fragile di fronte alla macchina del successo. Porto sempre questa impressione, un idealista, a parte la rovina per l’uso di droghe, capace di un sogno creativo tanto da far decollare o far decidere i Pink, dai primi divertissement musicali, a ricercare una propria linea psichedelica. Apporto innegabile, triste l’epilogo.

        1. CrossPurposes scrive:

          Sicuramente era fragile, sicuramente era profondamente idealista, a suo modo, nella sua instabilità, luminoso e geniale. Attingeva a un suo immaginario fantastico potente e incisivo nello scorrere liquido. Ricordo sempre con piacere una frase dei suoi ex compagni che, nel descrivere la sua istintiva capacità creativa, dissero che “le canzoni gli uscivano fuori come acqua dal rubinetto, era profondamente creativo”. E poi tutto quell’attingere all’immaginario dell’infanzia, così pieno anche di riferimenti letterari, quell’alimentare creature fantastiche, sono sinonimo di grande purezza. In questo Barrett si differenzia non solo per l’epilogo, ma anche per l’approccio a certa iconografia rock maledetta, dannata, trasgressiva quasi per mestiere. Per me Syd, e non solo perché ne era studente, ma aveva davvero l’animo profondamente artista. Ascoltare The Piper, il primo disco dei Pink, è come muoversi dentro una galleria d’arte in movimento, è una sensazione che non mi ha mai dato nessun altro disco.

          1. E di The Piper ne parlerai? Ancora non ho una idea completa della tua serie

            1. CrossPurposes scrive:

              Lo sto iniziando ora, due articoli. Il fiabesco e il cosmico in The Piper. Sto scrivendo il fiabesco.

          2. Galleria d’arte in movimento è a dir poco folgorante! Ciò, a pensarci, vedi come si ben si collega alle mostre Sensoriali di Mussida, come il suono si collega all’immagine

            1. CrossPurposes scrive:

              Sicuramente. Certo Mussida ha un approccio maturo, per alcuni versi anche colto, figlio anche delle lunghe esperienze sul campo e della sua attività didattica, seppur sempre genuina e fortunatamente mai accademica. Quello di Barrett è un approccio più sensoriale, istintivo, primordiale (in questo pienamente psichedelico), del resto nel 1967 aveva 21 anni, sembra più lo spirito dei bambini che giocano con suoni e colori. Lui che usava l’effettistica come fosse un altro strumento, “che alzava e abbassava i cursori apparentemente a caso”. Di certo quei Floyd erano molto dinamici nel mutare di umori musicali e paesaggi sonori, i successivi sono stati forse più profondi nel momento in cui hanno trovato la loro identità di gruppo, ma assai più riflessivi e lenti, contemplativi, speculativi. Le percezioni barrettiane erano immediate, folgorazioni, lampi, puro intuito. In questo, oltre che artista, fu profondamente geniale.

  2. CrossPurposes scrive:

    Peraltro, aggiungo, questa serie di post ci consente di fare una serie di analisi sui testi, cosa che hai sempre invocato Millina *_*

    1. Certo, non solo per i contenuti poetici dei testi, il loro ritmo, ma spesso a memoria non sappiamo cosa cantiamo. Poi rinnovare l’interesse per la scrittura, che non è spettacolo e fenomeno ma espressione. Per non dire che senza la fenomenologia del 1700 non saremmo nemmeno a scrivere collegati ad un qualcosa di invisibile. Per quelli che ritengono saccenza,la cultura e la conoscenza. Ecco*_*

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