Marco Giani, classe 1984, è un docente, scrittore e storico.
Dopo aver conseguito il dottorato presso l’Università Cà Foscari di Venezia sulla Storia della Lingua Italiana, per anni si è dedicato alla storia dello sport femminile.
Negli ultimi anni, il suo interesse è stato rivolto al calcio femminile negli anni tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.
Ha partecipato alla stesura del saggio che conclude il romanzo “Giovinette” scritto da Federica Seneghini.
Il romanzo è uscito nel 2019 e racconta la storia della prima squadra di calcio milanese, nata nel 1933.
Il libro ha riscosso un grande successo e, nel 2021, il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, dedica alle ragazze del 1933, una strada del centro.
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A cura di Denise Civitella.
Ph credit: www.glieroidelcalcio.com e www.varesenews.it
Qualche giorno fa ho ricevuto una mail da parte di due fratelli gemelli ventenni che hanno scritto un libro dedicato al calcio femminile.
Dentro di me, era forte la curiosità di conoscerli e capire a fondo quali fossero state le cause che potessero portare due ragazzi così giovani a scrivere un libro sullo sport femminile. Dalle prime telefonate, mi rendo conto di avere a che fare con due persone che arriveranno molto in alto perchè hanno talento e, soprattutto, voglia di fare.
Vi invito ad ascoltare questa intervista a Riccardo Bergamaschi che vi racconterà che cosa li ha spinti a scrivere “Tacchi o tacchetti? Entrambi…” insieme ad Alessandro.
Elisa Guidelli, in arte “Eliselle”, è una scrittrice ecclettica. Ha sperimentato diversi generi letterari , tra cui commedia, noir e storico, sia per ragazzi che per adulti.
Recentemente è uscito il suo ultimo lavoro Girlz vs Boyz edito da Einaudi Ragazzi.
Il volume in questione è un libro per ragazzi che racconta la storia di Stella, una ragazza che sfida gli stereotipi. Il padre Giulio e il fratello Frances sono ostili all’obiettivo della ragazza che insegue il sogno di giocare in Serie A.
Elisa è stata nostra ospite in questa puntata del podcast di “Stelle in campo”. Ci tengo a ringraziarla per la sua gentilezza, simpatia e discrezione nell’affrontare temi di attualità che aiutano a riflettere su quanto ancora ci sia da lavorare all’interno delle famiglie e delle scuole per sdoganare gli stereotipi che, per troppo tempo, hanno rappresentato un ostacolo culturale nel mondo del calcio femminile.
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Prima di parlare del tuo ultimo lavoro, riavvolgiamo il nastro e raccontaci com’è nata la tua passione per la scrittura?
“Nasce da quando ero bambina. I miei genitori mi hanno sempre letto favole e storie epiche, mi sono appassionata al mondo della scrittura da subito. Desideravo fare questo mestiere, era il mio sogno.”
Cosa ti ha ispirata a scrivere Girlz vs Boyz?
“Ero alla Fiera del libro per ragazzi a Bologna e, all’improvviso ho pensato di scrivere questo racconto. Ho chiamato la mia agente per avere un parere, lei ha visto delle potenzialità e ci siamo date da fare per realizzare l’idea. Nel giro di qualche mese, siamo riuscite a piazzare questo progetto all’Einaudi Ragazzi. Sono molto fiera di essere entrata in questa casa editrice che, per me, è da sempre stata un punto di riferimento. Entrare nella famiglia nell’anno dei festeggiamenti per la nascita di Gianni Rodari ha rappresentato una doppia soddisfazione.”
Pensi che oggi ci siano ancora famiglie come quella di Stella e Frances con un padre che, all’inizio, ha occhi solo per il figlio maschio e non accetta che la figlia femmina giochi a calcio?
“Purtroppo, sì. Mi sono resa conto che, molte volte, i genitori si rendono conto degli errori che commettono. La cosa bella di scrivere per i ragazzi è che arrivi anche ai genitori. Rispetto alla narrativa storica e noir dove hai un pubblico ben preciso, nei romanzi per ragazzi, ti accorgi che il pubblico si ampia. Ci sono gli insegnanti, i genitori ed i ragazzi. Certe tematiche, quando le affronti, i ragazzi riflettono, sono senza filtri e ti illuminano nelle loro riflessioni. E’ molto interessante confrontarsi con gli adulti, ti fanno capire che hai colpito nel segno. Uno dei problemi, ancora oggi, è che ci sono diversità tra l’educazione dei maschi e delle femmine. Questo, secondo me, è sbagliato. Non ci deve essere più questo tipo di distinzione. Siamo in fase di cambiamento, certe differenze non devono più esistere. Le nuove generazioni ci aiuteranno a svoltare e ad abbandonare certi stereotipi che ancora gli adulti hanno.”
Nel tuo libro, il padre di Stella, la protagonista, sostiene l’insegnamento “se vai bene a scuola, puoi andare a giocare a calcio, altrimenti niente”, sei d’accordo con questo pensiero o lo sport non dovrebbe mai mancare indipendentemente dall’andamento scolastico?
“Lo sport, se è qualcosa che sceglie il ragazzo o la ragazza, è fondamentale. Aiuta la socialità, ti scarica, ti fa stare meglio di salute. L’impegno a scuola non deve essere tralasciato, ma lo sport non deve mancare.”
Quanto sono importanti le figure dell’allenatore/allenatrici nel rapporto figli/genitori?
“Le figure esterne alle famiglie, ho preferito tenerle in modo positivo. Sono affascinata da queste figure che sono capaci a tirare fuori il meglio dai ragazzi e dalle ragazze che allenano. Gli allenatori del testo sono motivatori capaci di ascoltare. E’ stato un modo per inserire delle cose che avevo letto nelle ricerche che ho fatto precedentemente di scrivere questo testo. Gli allenatori danno quel tocco di speranza, comprendono che il mondo sta cambiando e aiutano le persone a chiarirsi tra loro, come se fossero dei mediatori.”
A quale personaggio sei più legata e perchè?
“Mi piace molto Stella, ma in realtà adoro sua nonna. Rappresenta la gente della mia terra, sono persone capaci di farti capire le cose con uno sguardo.”
Quanto del tuo carattere c’è nei tuoi personaggi?
“C’è sempre qualcosa di me, anche quando scrivo i romanzi storici. E’ una cosa naturale. A volte, è difficile staccarsi dal racconto. Come autrice, non posso giudicare i personaggi, ma posso inserire qualche mio pensiero e, chi mi conosce molto bene, capisce cosa intendo.”
Come definiresti questo racconto con due aggettivi?
“Tenace e propositivo. Nonostante le difficoltà, si cerca sempre il lato positivo della situazione.”
Voglio raccontarvi una bella storia di calcio femminile. Mauro Garbarino, ex mister della Praese e del Cogoleto femminile è un uomo che ha dato molto nel mondo del femminile, riuscendo ad insegnare alle sue bimbe i principali valori di questo meraviglioso sport: la lealtà e la correttezza in primis.
Durante il lockdown, ha deciso di cominciare a scrivere un libro “Signorine e tacchetti” e regalarlo a tutte le sue ragazze che, in quasi 30 anni di calcio, hanno seguito i suoi consigli sul rettangolo verde.
Ringrazio Mauro per la sua grande disponibilità e gentilezza e grazie anche alla mia grande amica Raffaella Fracchia che mi ha permesso di conoscere questa bellissima storia. Non perdetevi l’audio dell’intervista integrale!
Per ascoltare l’intervista integrale a Mauro Garbarino, CLICCA QUI Mauro, presentati ai microfoni di Stelle in Campo…
“Vivo a Cogoleto, ho 60 anni e per tantissimi anni ho allenato, soprattutto il settore femminile. Da fine anni ’80 al 2009.” …e da questa esperienza è nato il tuo libro…
“Sono una persona che tiene tutto, ordinando tutto il materiale ho pensato di fare un libro. Durante il lockdown ho scritto questo libro che mette insieme tutto il cartaceo che avevo a disposizione. Non essendo uno scrittore, l’ho diviso in tanti racconti.” Com’è il titolo del libro?
“Signorine e tacchetti. Prende il nome da un torneo estivo che avevamo giocato a Varazze. Il Secolo di Savona aveva dedicato uno spazio intitolandolo proprio così e da lì ho preso ispirazione per il titolo del mio libro. In copertina, è una bella foto delle bimbe sedute a bordocampo dell’under12 delle bimbe del Cogoleto” Qual è lo scopo del libro?
“Il libro è dedicato alle ragazze e lo regalo a loro, anche se, forse, in un futuro potrebbe essere acquistabile on line. Ho un amico tipografo che mi ha aiutato a stamparlo. Ho iniziato a scriverlo questa primavera e con il passare del tempo, il libro cresceva sempre di più.” Quante ragazze hai allenato?
“Penso di essere arrivato a 150 ragazze. Anche se ne ho allenate molte di più, il calcio amatoriale l’ho lasciato un po’ da parte e mi sono concentrato solo nei campionati giocati con la Federazione.” Quali sono i ricordi più emozionanti?
“Sono quelli più vecchi alla fine degli anni ’80, anche se i racconti mi piacciono tutti.” Segui il calcio femminile oggi?
“A livello dilettantistico no, lo seguo in tv. Mi è capitato di guardare anche partite di futsal, squadre sconosciute, ma ragazze che giocavano veramente bene.” Allenerai ancora?
“Credo di no, è molto impegnativo, c’è da spostarsi ed è faticoso.”