Intervista a Fabiana Comin, allenatrice del Cittadella: “Il calcio: la mia passione, la mia vita.”

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Questa settimana, Stelle in Campo va in Veneto nella terra natale di Fabiana Comin, classe 1970 , attuale allenatrice del Lady Granata Cittadella società che milita nella Serie B femminile ed ex portiere della Nazionale di calcio italiana. Fabiana ha partecipato al Mondiale del 1999 in America e all’Europeo del 2001 in Germania.  Ha inoltre vinto 3 scudetti, 1 Coppa Italia e 3 Supercoppe Italiane ed è stata eletta miglior portiere italiano per tre anni consecutivi dal 2002 al 2005. E’ stato emozionante intervistarla, dalle sue parole si percepisce quanta passione e quanto lavoro ci sono stati dietro alla sua carriera prima da giocatrice ed oggi da allenatrice. Simpatica, vivace, una vera trascinatrice.
Fabiana Comin, allenatrice del Lady Granata Cittadella.
Fabiana Comin, allenatrice del Lady Granata Cittadella.
Ecco l’intervista integrale che potrete ascoltare anche a questo LINK:
Raccontaci quando è nata la tua passione per il calcio..
“E’ nata grazie a mio fratello. Lui era portiere, mi sono innamorata di questo sport. Ho iniziato a praticarlo tardi, a 12 anni. Nella provincia di Treviso non c’era ancora una squadra femminile, grazie a mister Roberto Gambassin che mi ha portata con lui, ho iniziato in una società prima giocavo solo al circolo del paese.”
La tua carriera è iniziata come portiere o avevi un altro ruolo?
“Quando ho cominciato, ho iniziato come attaccante. Giocavo esterno destro. Ho subito un infortunio muscolare dopo poche partite che mi ha costretta a star fuori dai campi per un periodo abbastanza lungo. Dopo due mesi di tribuna, pur di non rimanere ferma, ho chiesto al mister di farmi giocare in porta, anche se come ruolo non mi piaceva molto inizialmente. Da quel momento, non mi hanno più tirata fuori dai pali.”
Hai avuto tanti allenatori, ne ricordi uno in particolare?
“Ci tengo a citare Anna Mega che è stata la prima allenatrice capace di valorizzare un gruppo di donne. Ci ha insegnato come stare in campo. Poi, ho avuto la fortuna di avere Milena Bertolini che mi ha allenata nel Foroni, al tempo era il secondo di Leonardo Donella e, già al tempo era una grande allenatrice e si faceva valere. Il terzo nome che vorrei fare è quello dell’ex CT della Nazionale azzurra Sergio Guenza, scomparso pochi giorni fa, il quale, ci ha trasmesso tanta passione, anche se ci urlava contro, ci sapeva valorizzare sempre al massimo.”
Qual è stato il ricordo sportivo più bello vissuto da giocatrice?
“Sicuramente il primo scudetto con il Foroni. Era stato favoloso. Era una gran squadra, la parte più dura era stata sostituire Giorgia Brenzan, avevo molta pressione addosso. Tutti facevano un paragone tra me e lei,ma eravamo due portieri completamente diversi. Era un onore per me essere paragonata lei, ma non era giusto, nè per me nè per lei. Nell’uno contro uno o nelle scelte su un tiro avevamo movimenti diversi. Io volavo, lei magari riusciva a tenere una posizione diversa dalla mia e riusciva a prendere la palla stando in piedi. Anche caratterialmente eravamo due persone diverse, lei era più calma e pacata, io molto più esuberante. Lo dico sempre alle mie ragazze che se fossi stata un portiere “normale” non sarei arrivata dove sono.”
Il portiere è un ruolo in cui si ha una visione di gioco  completa, quanto ha influito la tua esperienza in questo ruolo sul diventare un’allenatrice professionista? Quando giocavi eri un’allenatrice in campo?
“Quando fai il portiere, una delle prime cose che ti vengono insegnate è quella di guidare la difesa. Devi sempre farti sentire ed il ruolo ti impone sempre di essere presente. Il portiere bravo è anche quello che in 88 minuti non fa niente, ma nell’unico tiro della partita deve essere pronto e preparato per fare la magia. Se non sei concentrata, è un problema. Il portiere che fa strada è quello che segue le compagne, le incoraggia. Questo fa sì che quando passi dall’altra parte come allentrice o preparatore dei portieri, sei già impostato nel guidare una squadra o un gruppo. E’ più semplice per noi ex portieri provare questa strada.”
Comin in azione tra i pali.
Comin in azione tra i pali.
Come è cambiata la preparazione delle calciatrici negli ultimi anni?
“E’ cambiata tanto soprattutto nel campo della prevenzione degli infortuni. Ci sono molto meno infortuni. Le società si sono attrezzate meglio. Ad esempio, se il mio preparatore non fa prevenzione, “lo alzo”. La stessa squadra dell’anno scorso ha subito molti meno infortuni quest’anno rispetto al precedente. Questo perchè abbiamo messo come prassi una scheda preventiva che le ragazze seguono nei giorni in cui non vengono al campo.”
Fino al momento in cui si è giocato, sei soddisfatta del campionato giocato dalla tua squadra? In cosa bisognerà lavorare in futuro?
“Posso solo parlare bene delle mie ragazze ed elogiarle per quello che stavano facendo, anche se la posizione in classifica non è quella che si meritano. Chiunque abbia giocato contro di noi, un po’ di timore lo aveva. La squadra ha un gioco, non buttiamo via un pallone e partiamo sempre dal fondo. La difficoltà che c’è stata è che le mie ragazze non hanno tanta esperienza nella categoria, sono molto giovani, l’età media è di 22 anni e tante sono arrivate dalla Serie C. Il livello della Serie B si è alzato molto, è difficile dire anche cosa potrebbero fare il prossimo anno, credo che il livello  si alzerà ancora. Voglio vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, nonostante la situazione generale di oggi sia molto difficile, credo che, mantenendo il gruppo, la mia squadra potrà fare più che bene.”
Quali sono le giocatrici che ti hanno impressionato di più nel campionato di Serie B?
“Codecà, l’attaccante della Riozzese, la volevo in squadra. Mi ha sorpreso Barbieri del San Marino, attuale capocannoniere del campionato cadetto, sta mantenendo una media gol molto alta. A livello di portieri, non voglio cadere nel giochino che facevano con me e non voglio paragonare nessuno alla sottoscritta. Voglio però spendere parole di elogio per Laura Giuliani sta facendo veramente bene. Anni fa, era “piantata” tra i pali, ma da quando è approdata alla Juve, è migliorata tantissimo ed ha fatto dei notevoli passi in avanti. Come portieri stranieri, voglio citare Öhrström della Fiorentina che ho allenato e so le qualità che ha, però anche il portiere del Sassuolo, la belga Lemey, anche se ha una statura bassa come Ohrstrom è sempre sul pezzo, sono portieri che comandano. Senza nulla togliere al Sassuolo, mi auguro che nel suo futuro possa esserci una grande squadra perchè se lo meriterebbe. Di giovani ti cito Forcinella del Verona che è una dei portieri del futuro. Dovrei citarle tutte le giovani, stanno lavorando molto bene.”
Come tieni unito il gruppo delle tue ragazze del Lady Cittadella in questo periodo di emergenza sanitaria?
“Facciamo delle web conference con i programmi settimanali. Le ragazze mandano quotidianamente i loro video di quello che stanno facendo. C’è da dire che se ci fosse una ripresa del campionato, sarebbe improponibile partire domenica con la partita, bisognerebbe avere almeno due settimane di allenamenti sul campo per rimetterle in sesto.”
Comin, insieme alla sua inseparabile cagnolina.
Comin, insieme alla sua inseparabile cagnolina.
Saresti favorevole ad una ripartenza dei campionati?
“Sono divisa a metà. Da un punto di vista sportivo ti direi di sì, da un punto di vista della salute no perchè è ancora un po’ pericoloso per le squadre del Nord. Con la squadra parliamo di questo, le ragazze vorrebbero giocare, c’è stato uno stop improvviso, c’è la voglia di stare insieme e questo, purtroppo, crea un contrasto di sentimenti perchè abbiamo visto cosa ha portato questo virus, a me dispiace molto per le famiglie che hanno perso i propri cari.”
La Presidente del Pink Bari, Alessandra Signorile, ha dichiarato qualche giorno fa che il calcio femminile è a rischio estinzione dopo questa emergenza sanitaria, qual è il tuo punto di vista su questo argomento?
“Tante aziende hanno bloccato le sponsorizzazioni e certe società, senza questi introiti, non avranno un sostentamento. Bisognerebbe che le amministrazioni dessero una mano a queste squadre perchè non è facile andare avanti. Nell’hinterland veneto tante aziende stanno facendo fatica a ripartire. Ci sarà un rallentamento del nostro sviluppo, quello che abbiamo ottenuto fino ad ora, teniamolo stretto. La mia paura è che certe società che non hanno affiliazioni con squadre professionistiche, certi standard non potranno tenerli.”
Quali saranno i tuoi prossimi obiettivi professionali?
“Riprendere in mano la mia squadra e fare sempre meglio, nell’immediato. Voglio migliorarmi sempre e prima o poi, arrivare come primo allenatore in una squadra di Serie A. Difficile, ma non impossibile. Bisogna andare con calma e dimostrare che si è capaci. Nel femminile, noi donne dobbiamo sempre dimostrare qualcosa in più, anche se siamo preparate. Anche quando si è vinto tanto.”
Quali sono i tuoi hobby quando non alleni?
“Leggo , guardo film e passeggio con i miei cani. Una di loro è cieca,mi prendo molto cura di loro.”
Denise Civitella
Fonte foto:
Facebook pagina personale Fabiana Comin
www.ladygranatacittadella.it
www.calciodonne.it

Calcio femminile: ripresa del campionato, favorevoli o contrari? A cura di Denise Civitella.

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Sono giorni decisivi per la FIGC e tutto il movimento del calcio italiano. Dopo lo stop delle gare del Settore Giovanile Scolastico e della Primavera Femminile, bisogna capire se sarà possibile riprendere l’attività per i campionati di Serie A,B, C e del calcio femminile. Quest’ultimo, sembra essere il più colpito dalla crisi Coronavirus, sono a rischio tante squadre non legate al maschile.
Questo ed altri temi, li potrai ascoltare a questo indirizzo:

Podcast 17 aprile 2020

Ti aspetto sulle mie frequenze!

Denise Civitella
Il primo podcast dedicato al calcio femminile.

Intervista a Mister Antonio Genovese, allenatore UEFA A:”Sono la voce di chi non ha voce”

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L’intervista con Mister Antonio Genovese, allenatore qualificato UEFA A con una grande esperienza alle spalle come osservatore dell’Inter maschile e collaboratore/Vice allenatore di squadre di Serie A e B femminili, è stata un viaggio attraverso racconti e aneddoti non solo sul calcio femminile italiano, ma anche su quello inglese.  Gli spunti sono tanti, i sogni anche e, tra questi, quello di poter tornare a collaborare con una grande squadra, magari nel Milan femminile. Vi invito a leggere ed ascoltare l’intervista a questo grande uomo che ha sempre vissuto la sua vita come attore protagonista, rimboccandosi le maniche e studiando per quella che è la sua grande passione: IL CALCIO!

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO

https://www.spreaker.com/user/7082423/antonio-genovese

Genovese, in uno stadio inglese.
Genovese, in uno stadio inglese.

Come nasce la tua passione per il calcio?

“Come tanti bambini, sognavo di diventare un calciatore. Avevo fatto un provino per una società satellite del Milan che mi aveva preso. La vita, poi, ti pone davanti degli ostacoli e tocca a noi decidere come superarli. Ho subito un incidente automobilistico nel 1991 che mi ha cambiato la vita, da lì ho cercato di ottimizzare le mie capacità residue e guardare che cosa potessi dare ancora al calcio.”

Ti va di raccontarci come è avvenuto l’incontro con Massimo Moratti?
“E’ stata una fortuna nella sfortuna. Ero all’ospedale Niguarda per due broncopolmoniti nel 1996 e Moratti venne a trovare il mio compagno di stanza. Parlammo di calcio per un’ora e lui mi disse di chiamarlo una volta uscito dall’ospedale. Pensavo fosse una frase fatta, invece fu di parola. Feci un colloquio con Sandro Mazzola e per 10 stagioni sono stato l’osservatore delle giovanili dell’Inter”
Per 10 anni sei stato il talent scout dell’Inter maschile, quali caratteristiche ti colpivano particolarmente in un giovane giocatore?
“Il carattere, il saper gestire le emozioni e le qualità come la tecnica. Osservavo i ragazzi sotto ai 15 anni, erano quindi da formare, ma se un ragazzo eccelleva in qualcosa, te ne accorgevi. Purtroppo, spesso, dovevamo guardare anche gli spalti. Spesso, capitava di osservare dei ragazzi bravissimi in campo, ma non potevi segnalarli per colpa dei genitori che si sentivano troppo protagonisti e a rimetterci era sempre il ragazzo. Genitori che urlavano di tutto all’allenatore o all’arbitro e, per l’immagine di una società, questi comportamenti non erano accettabili.”
Com’è nato l’amore verso il calcio femminile dopo tanti anni in cui sei stato nel mondo maschile?
“E’ nato per caso. Prima non conoscevo il calcio femminile. Ho un’amica che giocava a calcio, curiosando sul suo profilo, la vidi con la maglia del Milan. Scoprii in quel momento che era una giocatrice di calcio dell’allora ACF Milan, nonostante lei fosse romana e romanista. Andai a vederla contro l’Alessandria, dove giocava Roberta Antignozzi l’attuale allenatrice delle giovanili del  Milan, a San Donato Milanese e da lì mi appassionai tantissimo a questo mondo. Ho avuto la fortuna di vedere da giovanissime, quando giocavano nell’Atalanta, anche Valentina Giacinti e Giorgia Spinelli , a cui faccio i miei auguri di pronta guarigione da questo brutto virus. Dopo una partita, feci i miei complimenti a Valentina dicendole di continuare così, insieme alla sua compagna di squadra. Ho avuto occhio per entrambe!”
Nel 2018 è uscita la tua biografia: “L’allenatore in carrozzina” scritta da un tuo caro amico Artemio Scardicchio, quale messaggio vuole lanciare questo libro?
“Artemio è un amico, con lui ho collaborato nella Res Roma insieme a Fabio Melillo. E’ nato per caso, una battuta fatta con lui, raccontando gli aneddoti vissuti insieme. Vorrei che questo libro fosse “la voce di chi non ha voce”. Quando volevo fare l’allenatore qualificato con patentino, mi informavo e mi veniva sempre risposto che in carrozzina non sarebbe stato possibile. Un’estate guardai tutti i bandi dei corsi e trovai un corso Uefa B e lì vidi che un disabile poteva partecipare.Per il corso Uefa A devi portare dei punteggi. Il mio messaggio è: se una persona disabile vuole fare l’allenatore, lo può fare. Sono sicuro che, ancora oggi, in molti, non sanno che esiste questa possibilità.”
La biografia di Genovese.
La biografia di Genovese.
Qual è stata la tua soddisfazione più grande?
“Ce ne sono state molte. Ricordo il primo anno in cui allenavo la Rappresentativa studentesca, una classe “prima”. Siamo arrivati in finale contro una classe di quinta. Avevamo vinto tutte le partite, tranne la finale, ma il premio di miglior allenatore fu dato a me. Non dobbiamo mai sentirci arrivati, bisogna stare sempre in continuo aggiornamento. In tutte le società in cui sono stato, ho sempre raggiunto con anticipo gli obiettivi che la società mi aveva richiesto: le salvezze con Napoli e Trani sono alcuni esempi. L’obiettivo è sempre stato quello di far divertire le ragazze, mettendoci sempre il cuore, la passione e le mie conoscenze.”
La tua delusione, invece?
“La delusione fa parte di un risultato che mi ha reso felice. Lo scorso anno ho ottenuto la promozione in Serie A con l’Empoli Ladies, un risultato che mi ha reso felice e che è difficile da descrivere. Ero Vice allenatore e Responsabile della tattica. Mister Pistolesi ha ottenuto anche la Panchina d’argento per la tattica e il bel gioco espresso dalla squadra. Eravamo in tanti nello staff e c’ero anche io che, per l’appunto, ricoprivo il ruolo di Responsabile della tattica. La piccola amarezza avuta è il fatto che nei ringraziamenti non sia mai stato citato e, quest’anno, sia stato costretto di essere fermo ai box. Ne ho approfittato per studiare inglese 5 mesi a Londra. Voglio migliorarmi continuamente nella mia cultura calcistica.”
C’è un allenatore a cui ti ispiri?
“Carletto Ancellotti è riuscito a trasformare il calcio. Ha una passione incredibile. Una volta vinta la Champion’s contro la Juve, lui fu uno dei primi a far partire un coro che seguirono insieme i tifosi. Questo ti fa capire anche la persona, un vero leader dentro e fuori dal campo.”
Come studi la squadra avversaria prima di una gara?
“Quando ero a Napoli e Trani mi mettevo a studiare gli avversari, studiando non solo i punti deboli, ma vedere come affronta diverse partite. Vedere l’approccio alla partite. Quando affronta le big e quelle più semplici. E vedere le giocatrici come si comportano con le compagne, se cerca di spronarle o se le sgrida, cosa che è sbagliatissima. Nessuno deve sentirsi superiore alle altre compagne.”
Qual è la tua squadra del cuore?
“Il Milan”
Antonio Genovese insieme a Giacinti, capitano del Milan femminile.
Antonio Genovese insieme a Giacinti, capitano del Milan femminile.

Qualche mese fa sei tornato in Italia dopo aver trascorso qualche mese in Inghilterra per seguire da vicino il calcio inglese, cosa ti ha insegnato questa esperienza? Come trascorrevano le tue giornate?
“Sono andato a vedere molte partite, ho imparato l’inglese, ho avuto la fortuna di conoscere il grande Les Ferdinand, grazie ad un mio amico della Mapa Sport Agency. Les Ferdinand mi ha fatto vedere le metodologie utilizzate nel calcio maschile e nel femminile. La metodologia di allenamento è diversa. I campi sono spettacolari, sono erba naturale misto al sintetico. L’organizzazione, l’impostazione dell’allenamento, la suddivisione in base allo staff è tutto diverso. Bisognerebbe fare la stessa cosa in Italia. La metodologia dell’Head Coach con gli altri Coach distribuiti per aree ottimizzerebbe al meglio le conoscenze di ogni allenatore. Farebbero esercizi mirati in quel settore, con i difensori, portieri, centrocampisti, attaccanti per poi amalgamarli con il resto della squadra. Questo discorso è molto importante per il portiere che possiamo considerare come un libero moderno e deve sapersi muovere con tutta la difesa. Vedere una partita senza barriere, è davvero uno spettacolo. Hanno voluto liberarsi degli Hooligans e ci sono riusciti, le cose basta volerle. Le giocatrici sono semi professioniste, ci sono investimenti importanti. Lo vedi anche dal mercato del Chelsea: Kerr, Melanie Leupolz. Sono convinto che lotterà per vincere.”

Qual è la giovane più promettente del calcio femminile italiano?
“Giada Greggi, centrocampista fortissima classe 2000 della Roma. Abbiamo debuttato insieme in Serie A, contro il Mozzanica. Mister Melillo ha visto bene e ha creduto in lei.Se rimarrà umile com’è, sicuramente farà strada.”
Quali sono le tue passioni oltre al calcio?
“Musica, uscire con gli amici, mi piace imparare inglese guardando i film in lingua originale e con i sottotitoli in inglese. Adesso, mi piace studiare l’impatto delle barriere archittettoniche nei vari paesi. Vivo a Milano ed è la prima città in Italia, ma nonostante tutto siamo indietro rispetto a Germania ed Inghilterra. Nel Regno Unito mi muovevo con estrema facilità ovunque e mi piace studiare come loro vedono lo sport ed il loro approccio. Ad oggi, collaboro anche con il Seattle e lì è tutta un’altra cosa. Lo sport è fondamentale nella crescita, qui abbiamo ancora tanto da lavorare.”
Collabori con un sito www.antoniogenovese-calcioinrosa.it di che cosa ti occupi?
“Parlo prevalentemente di calcio femminile, in collaborazione con l’amico Artemio ed i suoi fantastici colleghi. Mi fanno interviste o analizzo giocatrici e moduli. “
C’è una squadra con cui ti piacerebbe collaborare/allenare?
“In Italia, la squadra del cuore che è il Milan. Non nascondo che mi piacerebbe collaborare per loro. Quando ho seguito il corso UEFA B abbiamo fatto 15 giorni di apprendistato nel settore giovanile del Milan che è ad 1 km da casa mia. Poter collaborare con Ganz sarebbe bellissimo e sento di essere preparato per farlo. Il Milan non ha la categoria Primavera, mi candido per dare una mano, anche perchè sarebbe il serbatoio della Prima Squadra dando una mano alla crescita delle future giocatrici. Sarebbe bello anche andare all’estero, sarei orientato in Inghilterra, QPR,Chelsea, ma ci sono tante piazze.A gennaio sono andato a Madrid a studiare le metodologie ed anche lì non sarebbe male, anche se è molto difficile.Bisogna continuare a sognare, come dice una canzone dei Negrita e quello che dico spesso è che bisogna continua a vivere la vita e non essere spettatori passivi.”
A cura di Denise Civitella
PH credit: www.calcioinrosa.it

Intervista a Valentina De Risi, allenatrice UEFA A del Sant’Egidio: “La mia vita è nel calcio femminile”

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Il viaggio di “Stelle in Campo” continua e arriva in Campania. In compagnia di una ragazza che, per il calcio femminile, sta dando tutta la sua vita. Sto parlando di Valentina De Risi, allenatrice del Sant’Egidio calcio femminile, Dottoressa in Archeologia,Responsabile del settore femminile per le regioni Campania e Basilicata, organizzatrice di eventi concentrati sulla promozione del calcio femminile e, dulcis in fundo, Valentina è allenatrice professionista qualificata con patentino UEFA A…
Valentina De Risi, allenatrice del Sant'Egidio
Valentina De Risi, allenatrice del Sant’Egidio
 ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO INTEGRALE
Come nasce la tua passione per il calcio?
“Nasce da quando ero molto piccola,ho iniziato con mio fratello, gli serviva un portiere. Da quel momento, non ho più smesso di avere un pallone tra i piedi. Appena mi sono fatta male, mi sono iscritta al corso Uefa A ed ho sentito meno la nostalgia del non giocare a calcio”
Quando hai capito che da giocatrice saresti diventata allenatrice?
Per alcuni anni, sono stata allenatrice-calciatrice del Sant’Egidio, poi un grave infortunio al legamento crociato anteriore che mi ha fatto smettere con il calcio giocato ed ho cominciato con gli studi per diventare allenatrice.
Com’è nato il progetto Sant’Egidio calcio femminile?
“Il progetto ha una storia molto lunga,insieme a Giulia Olivieri, l’altra allenatrice, giocavamo in Basilicata e, nel frattempo, avevamo creato una scuola calcio a Sant’Egidio, in Campania. Non ci siamo subito iscritte alla FIGC, facevamo solo allenamenti e amichevoli. Una volta terminata l’avventura calcistica di me e Giulia in Basilicata, le bambine erano sufficientemente grandi per poter essere iscritte alla FIGC. Abbiamo così creato l’Under14, poi Under17 e, il terzo anno abbiamo partecipato al campionato di Serie C regionale. L’anno successivo siamo riuscite a vincere il campionato ed, ora, eccoci nella Serie C Nazionale. Ad ottobre, la società compirà 10 anni e siamo molto felici di questo progetto.”
De Risi durante un allenamento
De Risi durante un allenamento
Non solo calcio, ma anche una laurea in Archeologia, come mai la scelta di questa facoltà?
“Avevo questa passione per l’archeologia nata grazie ai programmi di Piero Angela, poi la vita mi ha portato a percorrere altre strade.”
Come si svolgevano le giornate a Coverciano quando hai seguito il corso UEFA A?
“L’emozione che ho provato è stata enorme. Ero l’unica donna e,all’inizio, venivo guardata con diffidenza. Purtroppo è tipico degli ambienti troppo maschili, poi mi hanno conosciuta e c’è sempre stato grande rispetto. I docenti erano di altissimo spessore. Le lezioni erano dal lunedì al giovedì, otto ore al giorno. E’ stata un’eperienza molto impegnativa che rifarei subito.”
Quali consigli daresti ad una ragazza che vorrebbe intraprendere il percorso da allenatrice?
“Non deve scoraggiarsi ed essere testarda, bisogna seguire il proprio sogno senza farsi abbattere dalle difficoltà”
Come è nata l’idea dell’evento da te organizzato “Allenare nel calcio femminile”?
“Tra le tante cose sono anche Responsabile del Calcio Femminile in Campania e la Basilicata per l’associazione allenatori. Milena Bertolini mi diede questo incarico sei anni fa, decisi così di svolgere questo ruolo non solo in maniera formale, ma anche in maniera pratica, soprattutto per il territorio. Nel 2019 siamo giunti alla quinta edizione e dà spunto per altri eventi anche in ambito nazionale. Ho avuto ospiti di altissimi livello: Manuela Tesse, Betty Bavagnoli, Renzo Ulivieri, Milena Bertolini e Rita Guarino. Quest’anno, purtroppo, non so se riusciremo a farlo. L’idea era quella di coinvolgere più personaggi del mondo del calcio femminile e di farlo a giugno, ma è ancora tutto in stand by, speriamo che tutta questa brutta situazione possa risolversi il prima possibile.”
De Risi con Guarino, durante il convegno "Allenare nel calcio femminile"
De Risi con Guarino, durante il convegno “Allenare nel calcio femminile”
Raccontaci del tuo ricordo più bello da allenatrice…
“Ce ne sono tanti, cito il più recente. Due anni fa,quando abbiamo vinto campionato, Coppa Campania,  Coppa Disciplina e siamo arrivate alle semi finali nazionali di Coppa Italia e siamo uscite contro la squadra di Mister Ulivieri.E’ stato un anno dei record. Sapevo di avere una buona squadra, ma quell’anno abbiamo fatto qualcosa di eccezionale. La cosa più bella è che l’ossatura di quella squadra era composta dalle ragazzine della squadra di under14 creata qualche anno prima. Una grossa emozione”
Come mai il calcio femminile fa fatica a crescere nelle regioni del Sud Italia?
“Faccio anche i corsi allenatori e spesso parliamo di questo tema. Purtroppo, si fa fatica ad immaginare una donna calciatrice ed una donna emancipata, è un problema culturale. E’ giusto dire, però, che rispetto a quando ho iniziato a giocare, le cose sono cambiate in meglio. Adesso, ci sono le partite di calcio femminile su Sky ed i Mondiali ci hanno dato una grossa mano. Le nuove generazioni guardano al calcio femminile in maniera positiva.”
Cosa rispondi alle persone che sostengono che il calcio non sia uno sport da donne?
“Sbagliano,il calcio è uno sport per tutti.In Campania, grazie al supporto delle squadra professionistiche, c’è il Napoli del Presidente De Laurentiis e il Napoli femminile che hanno avuto un boom di iscrizioni e un settore giovanile eccezionale.”
In questo periodo di emergenza sanitaria, come mantieni unito il gruppo delle tue ragazze?
“Ogni due giorni facciamo una videochiamata. Le ragazze hanno avuto un programma di mantenimento per questo periodo. Devo dire che ho un gruppo di ragazze molto serie, sono sicura che si stiano allenando. Sono delle professioniste anche se non lo sono giuridicamente.”
Hai mai pensato di allenare una squadra maschile?
“No,non ne vedo il motivo. Sono cresciuta nel femminile, lo conosco bene. Nel maschile, non saprei come approcciarmi. Sto bene in questo mondo e mi fa piacere rimanerci.”
Hai dei rimpianti?
“Avrei voluto avere le opportunità delle ragazze di oggi. Oggi ci sono tante opportunità, ci sono i Centri Federali, ci sono le squadra maschili, anche il modo di allenarsi è cambiato. Le ragazze della mia generazione si autogestivano, eravamo un po’ lasciate a noi stesse. Sono contenta per le giovani di oggi, spero che possano rendersi conto della fortuna che hanno”
Quali sono i tuoi hobby quando non alleni?
“Quando non alleno, a parte il lavoro, tutto il mio mondo riguarda il calcio. Faccio i corsi allenatori, insegno all’università, faccio l’allenatrice ai Centri Federali. A volte mi sembra che il lavoro sia l’hobby ed il calcio il lavoro”
Progetti futuri?
“L’idea è quella di portare avanti il progetto Sant’Egidio, abbiamo creato un ottimo settore giovanile, puntiamo a far crescere le ragazze. Con la prima squadra vogliamo continuare così. Oggi siamo terze in classifica, noi siamo il paese più piccolo a livello nazionale di squadre che partecipano ad un campionato nazionale.”
Denise Civitella
PH Credit:
www.youtube.com video di Giuliano Pisciotta (2 foto)
www.sportcampania.it