#testdrive #testroad #RangeRover #Evoque un osservatorio fashion e salottiero anche tra i prati stabili

Con la convertibile al pari delle altre diciassette versioni la #Evoque supera promossa ogni particolarità del fondo

Spesso a contatto con la città ci sono tesori che non conosciamo. Mi riferisco ai paesaggi, all’ #ambiente #naturale che siamo riusciti a conservare e a volte a valorizzare. In questo caso, coincide con la memoria del territorio. Questa volta andiamo alle porte di #Udine, nel comune contiguo  di Martignacco. A cinque chilometri dalla circonvallazione ovest, l’agglomerato urbano si dirada e progressivamente appare il paesaggio d’un tempo, quello di cento, duecento anni fa, con le campagne interrotte dagli alberi cresciuti in alcuni punti ai lati delle strade rurali, o che formano boschetti introvabili altrove, di biancospino, di nocciolo, di viburno, il caprifoglio, o contrassegnano i ruscelli. Miracolosamente, questi prati, che sono composti dalle essenze vegetali tipiche del posto e altre, complessivamente una settantina, non sono stati fagocitati dalle colture monovarietali. Ma soprattutto, compongono il #biotopo dei #pratistabili del #Parco agricolo comunale ‘Prati del Beato Bertrando’. Perché coincidono con il sito dove, si narra, che nel 1350 morì il Patriarca Bertrando di San Genesio. La scarsità d’acqua ha scongiurato lo sfruttamento dei terreni, mantenendo questo esempio dell’ambiente naturale del passato, anche nel presente. Questi prati stabili sono il residuo del disboscamento operato ancora in epoca romana. Queste stradine con fondo sterrato, e oggi in parte erboso, segnate a tratti da filari di gelsi che servivano per nutrire, con le loro foglie, i bachi da seta, come ci raccontano le nonne, nella prima metà del ‘900 permettevano di andare in bicicletta dalla stalla fino a portare il latte nella latteria sociale del paese vicino, per farlo trasformare. Nonne, allora giovanissime, che apprezzavano i profumi dei prati in primavera e i paesaggi placidi che le circondavano. Per avvicinarci a queste bellezze abbiamo l’occasione di provare la #RangeRover #Evoque convertibile. Un’auto fuoristrada derivata dalla concept-car LRX: ci rassicurano le sue ruote da 20’ cross country, e le numerose possibilità di regolazione e di guida assistita delle quali dispone. Se fossimo in primavera, non esiteremmo ad aprire il tettuccio, per goderci al meglio l’habitat circostante. Quasi quasi, però… un pezzetto di strada lo proviamo nella versione cabrio. I sedili sono riscaldati e i cristalli laterali sollevati, assieme al parabrezza che è molto avvolgente, ci permettono di immergerci nel paesaggio. Perché anche con il tetto aperto, siamo perfettamente riparati dall’aria fresca alla quale l’auto va incontro. Più avanti, però, la strada ha trattenuto l’acqua piovana dei giorni scorsi, ed è meglio richiudere il tettuccio per evitare di sporcare l’abitacolo con gli schizzi di acqua e fango. il processo è molto veloce e si può fare anche in corsa, fino a 48 km/h. Un rischio però, quello di essere colpiti dagli schizzi delle ruote, che, come scoprirò più avanti, è molto remoto. Perché la #RangeRover #Evoque , così è ovviamente anche per la #Convertibile , è progettata per assicurare la massima protezione, al guidatore e ai passeggeri, dalla sabbia sollevata in corsa o dall’acqua scagliata in alto dalle pozzanghere o dai guadi. E alla guida, anche affrontando grosse pozzanghere in velocità non si scompone. E se lo fa, l’elettronica assiste ogni nostra manovra. Dispone infatti del cambio automatico a nove rapporti, o manuale guidato dalle palette al volante, con il classico selettore delle funzioni con la manopolona sul tunnel centrale, della frizione Haldex a controllo elettronico e della trazione integrale permanente ‘Terrain response’. Significa che la trazione viene scaricata automaticamente a seconda del terreno, sull’avantreno sull’asfalto e il fondo buon tenitore, di più sul retrotreno nel fuoristrada. Basta scegliere tra i programmi guida generica, selezionandolo dalla tastiera dietro al manopolone centrale, per asfalto e fuoristrada meno impegnativo, erba/ghiaia/neve per superfici a scarsa aderenza, fango e solchi, sabbia. Dispone anche dell’HDC, che sta per Hill Descent Control, il controllo automatico della velocità in discesa, che i permette di non toccare i comandi in percorsi molto ripidi e l’Evoque ci condurrà alla meta a una velocità costante e selezionabile da 8 a 30 km/h. Anche in presenza di un ‘muro’ in discesa. Va precisato, che la nostra è una delle diciotto versioni disponibili. Tutte allestite con interni all’altezza delle Land di alta gamma. Così è anche per i due posti posteriori, che sono confortevoli come quelli anteriori. Certo, non hanno le stesse regolazioni, ma sono protetti dai cristalli alzati anche a tetto aperto. Mentre, in caso d’urto si materializzerebbero in frazioni di secondo due barre-roll bar di protezione. Torniamo a noi: ecco finalmente un guado. Duemila cc di cilindrata, diesel da 180 CV. Anche se qui, tanta potenza non serve. L’acqua mi sembra sufficientemente profonda: cosa succederà ora? Credo arriverà fino ai mozzi delle ruote. Mi avvio nell’acqua, si attivano i sensori piazzati sotto agli specchietti retrovisori. Che misurano la profondità rispetto al limite dell’auto. E ci avvisano quando ciò accade, per lasciarci scegliere se rischiare, o fermarci e ritornare indietro, anche assistiti dalle ben definite immagini della retrocamera ritrasmesse sul grande display centrale. Usciamo come se nulla fosse accaduto sull’altra sponda. Eravamo entro il limite di guadabilità consigliato, che è di 50 cm. #LandRover #Evoque è dunque una macchina ‘fashion’ molto versatile. E’ maneggevole, sicura, molto affidabile anche sull’asfalto veloce. Perché è stato scelto strutturarla con un’altezza da terra che è un compromesso utile tra la tenuta di strada e le esigenze dell’ #offroad. Bene, nel frattempo siamo arrivati ai margini del Parco. È stato un #testroad pienamente soddisfacente. Al di là del fatto che ha rivisto le stradine dell’infanzia, la nostra navigatrice ultraottuagenaria è molto soddisfatta del confort. Le sia pur non numerose asperità di questo percorso #offroad non le abbiamo minimamente sentite. Così come, nella marcia fuoristrada, le ruote non hanno trasmesso nessuna vibrazione all’abitacolo o al volante. Tantomeno ai sedili. Quasi come se avessimo corso sull’asfalto. Una conferma della fama di salotto da #offroad , che le auto della Casa inglese si sono guadagnIMG_4590[1] IMG_4188[1] IMG_4582[1] IMG_4584[1] IMG_4591[1] IMG_4596[1] IMG_4598[1] IMG_4599[1] IMG_4600[1] IMG_4603[1] IMG_4604[1] IMG_4632[1]ate da tempo. #charlieinauto69

https://www.youtube.com/watch?v=b_69h1nAwTwIMG_4600[1]

#testdrive #RangeRover #Evoque #Convertibile #auto eclettica e completa

https://www.youtube.com/watch?v=b_69h1nAwTw 

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imagesE8TUHI0K CHARLIEINAUTO RAnge Rover Evoque pontile rid CHARLIEINAUTO Range Rover Evoque bici rid 2 IMG_2882 IMG_2886 IMG_2904 IMG_E4987[1] Tagliamento fango IMG_4649[1] IMG_4624[2] IMG_4600[1] IMG_4590[1] IMG_4185[1] IMG_4169[1] IMG_4167[1] IMG_2904Una cabrio fuoristrada non me l’aspettavo ma è un vero #offroad professionale

Confortevole e silenziosa nonostante il tetto apribile

La mia storia motoristica è iniziata, come per tanti, con un ‘cinquantino’, un Italjet GoGo. Un motorino giallo, basso, serbatoio a palloncino sotto al manubrio a corna di bue, ruote da 12’, sela allungata, velocità di punta km/h. Una sorta di scooter da corsa, con il quale mi pareva di fare bella figura ai piedi della scalinata del liceo. Forse anche sì… Poco dopo però, certo un paio d’anni ma allora sembravano eterni, dopo essere cresciuto in bicicletta sulle strade non asfaltate della frazione di periferia, all’epoca erano quasi tutte sterrate, non potevo che passare alla prima moto da enduro, dopo avere divorato pagine di Motociclismo, Motitalia, Motocross. Giornali sui quali avrei scritto da grande. Gritti, Lualdi, Brissoni erano gli idoli di allora. Anche se correvano in luoghi riposti come le splendide Valli Bergamasche, in Cecoslovacchia e in altri luoghi fantastici.

un passato da #enduro

Beta 125. Veloce, robusta, ma non abbastanza: dopo la seconda gara in un curvone, su ghiaia, a 100-110 km/h mi parve di sentirla tendere alla tangente. In pratica, si era rotto il telaio. Poi sono passato a una più competitiva Aspes Hopi 125: testata radiale, motore come quello che Felice Agostini usava per vincere nel motocross. Poi le auto, i rally e una spiccata vocazione allo sterrato, al ‘derapage’ controllato che all’epoca era l’unica tecnica per far correre, e vincere, auto di piccola cilindrata dove c’era scarsa aderenza. Forse vi avrò annoiato, ma era per spiegarvi che un giorno mi capitò di guidare un’auto fuoristrada. Mi era già successo in precedenza, ma si trattava di una fuoristrada russa, molto spartana, quasi militare. Mi era stato offerto di fare le prime radiocronache dal vivo dei rally. Lo strumento?

Land Rover a passo corto anni ’80 

Una #LandRover passo corto, sulla quale era stato montato il baracchino CB per potermi collegare con lo studio situato in città. Rally del Piancavallo, Rally delle Alpi Orientali, Rally del Carso, San Martino di Castrozza… Sul fuoristrada era come correre con le mie vecchie moto da enduro. Nei trasferimenti, in autostrada dove il percorso è più o meno rettilineo, specialmente a 90-100 km/h di velocità massima, era come guidare un piccolo motoscafo spinto da un fuoribordo, che risente dell’effetto di cavitazione dell’elica: occorreva correggere costantemente la direzione. Non che sbandasse da un lato piuttosto che dall’altro. Semplicemente non voleva saperne di andare dritta. L’ho fatta lunga, ma mi sono scaricato un po’ dopo una giornata impegnativa. Però nella cornice di questo racconto, ci sta l’auto che proviamo questa volta. Quando me l’hanno proposta, la curiosità e l’aspetto trendy mi avevano entusiasmato. Ma l’avevo sottovalutata. L’avevo vista a suo agio sul castello fuoristrada tipo montagne russe che era stato allestito alla #Barcolana , della quale la Casa era lo sponsor. Carina. Ma…

Qualcuno forse ha intuito che, come la #LandRover passo corto degli anni ’80, è Convertibile

Ma non per riparare il cassone posteriore caricatutto della versione pickup, o promiscua. Ma per contenere un abitacolo lussuoso come quello della Velar o della nuova Discovery. E comodo, perché non si tratta di una cabrio 2+2 posti, bensì di una quattro posti. Ed è molto più comoda nei trasferimenti. Saliamo a bordo. Il posto di guida, e quello del passeggero sono regolabili come nelle altre #RangeRover . E sono in grado d memorizzare tre posizioni. Così se l’auto la guida Vostra moglie, e capiterà che ve la chieda spesso, basterà avere memorizzato la posizione e il sedile, regolabile con pulsanti ergonomici in tutte le posizioni e tipi di assetto, andrà a posto automaticamente.

Grande attenzione alla guida assistita

I comandi di guida sono gestiti dalla consueta manopolona centrale, anch’essa ergonomica, sensibilissima e molto precisa. Permette anche di passare dalla marcia avanti alla retro, o da Drive a Sport o altro in frazioni di secondo. Comodo per i parcheggi e per la guida veloce. Telecamera e avvisi sono ripresi dal grande display centrale. La guida è molto docile, favorita dalle ruote da 20’. Che montano gomme cross country della #Continental. Nove marce con cambio automatico.

Il motore è 2000 cc diesel da 180 CV

Ma ciò che conta di più è il tiro ai bassi. Per il fuoristrada sul tunnel centrale ci sono sei regolazioni diverse per la guida off road o in condizioni particolari. Proviamo quella dedicata al fango molto viscido: se ci affidassimo a lei manterrebbe una velocità bassa costante risolvendo tutte le criticità del fondo sterrato. Lo scegliamo davvero infernale: lungo le rive del fiume Tagliamento, verso la foce, dove alla sabbia si sostituisce il pantano, quello argilloso sul quale non riusciremmo nemmeno a rimanere in piedi. La guida è semplicissima: un po’ facciamo noi, un po’ fa lei. Com’è in gradi di fare sull’asfalto, dove si mantiene tra le linee visibili della carreggiata, mantiene la velocità con la guida assistita adattiva, frena e rallenta, o riaccelera da sola. Ma per la prova stradale, ne riparliamo la prossima volta. #charlieinauto68

#testdrive #testroad Immaginate di superare un guado ghiaioso seduti in salotto: è #LandRover Nuova #Discovery

La filosofia del fuoristrada sicuro affidabile e confortevole si è evoluta nel tempo

Una #supercar iperaccessoriata e capace di portarvi dappertutto velocemente e in piena sicurezza

‘Metti una sera a cena’. Scontata come frase perché ci richiama alla memoria uno dei capolavori della cinematografia del ‘900. Ponete però il caso che vi capiti di ricordare con alcuni amici le ‘antiche’ avventure in fuoristrada, in moto. Quando l’enduro si chiamava regolarità. Le moto erano poco più attrezzate rispetto a quelle stradali. Anche perché per andare fuoristrada occorreva affrontare i trasferimenti. Dalla città, nel mio caso Udine, attraverso le campagne, fino alle colline. Il più velocemente possibile. Per poi cambiare stile di guida e permetterci di lanciarci tra i sentieri, le mulattiere, i pratoni. Tra paesaggi intricati, complicati, o mozzafiato. Perché allora si poteva fare liberamente, senza turbare la natura o danneggiarla. Ricordo la Panoramica delle vette, la cima del Cjampon, del Matajur, del San Simeone. Moto? Una tranquilla Beta 125. Poi un’Aspes Hopi 125, con la testata radiale, come quella impiegata nel motocross da Felice Agostini. Qualche anno dopo, passato da tempo alle quattro ruote per motivi scontati di praticità, avevo già cominciato questo mestiere, con le prime radio private. Allora, erano ancora ‘pirata’. Come lo era la mitica Radio Luxembourg. Finché un imprenditore in Friuli, titolare di una delle prime Tv private, decide di trasferire la mia professionalità all’esterno. Ed ecco le prime radiocronache, le dirette dalle prove speciali dei rally, anche di notte. Lui era anche un radioamatore. Lo studio? Era a Udine. Quello mobile, i baracchini installati su una …

#LandRover. A passo corto

E riecco rispuntare la passione per il fuoristrada. Mulattiere e sterrati che l’icona dei fuoristrada mi consentì di esplorare e percorrere senza alcun inconveniente. L’unico, al rientro in città. Quando sulle strade diritte e asfaltate occorreva continuamente correggere la direzione, per farle mantenere il percorso che avevo prescelto. Quasi come guidando un piccolo motoscafo soggetto all’effetto di cavitazione dell’elica. Una decina d’anni dopo, in tutt’altro ambiente, un ex imprenditore motociclistico austriaco, guarda caso di moto da fuoristrada, ma appassionato anche di vela, sostiene una barca con la quale avremmo vinto diverse regate adriatiche. Che macchina aveva?

Una #RangeRover

con la quale avremmo fatto numerose gite e scampagnate, anche a Salisburgo, sul Garda, in giro per i monti. Dove era necessario affrontare trasferimenti per provare le doti fuoristrada per le quali l’auto era stata progettata. Per ingannare la ‘noia’ dei trasferimenti, che lui compiva spesso, da Vienna al mare, aveva installato a bordo un videoregistratore con la tv. Sono passati quasi trent’anni ed ecco l’occasione per cercare di capire di più quella filosofia di costruzione. Tipicamente inglese. Il fuoristrada le Range Rover, e le Land Rover, lo sanno fare bene. Le ho viste nei test in vari eventi, al Motorshow, alla Barcolana. Incrociate in qualche stradina impervia o mulattiera. O intraviste uscite dal greto dei fiumi e dai guadi. Per capirlo meglio, una Land Rover al top di gamma: la Nuova Discovery.

Nuova #Discovery

A prima vista, probabilmente me l’hanno consegnata con l’assetto da guado, una spanna in più rispetto a quello normale, mi sono chiesto che cosa ne avrei fatto …di un mezzo così imponente. Poi però, dopo i primi km ho capito che avevano ragione loro. Chi? I costruttori. Cilindrata: 3 mila. Numero cilindri: 6, il che, oltre a poter essere apprezzato su ogni tipo di percorso, anche stradale, conferisce alle oltre 2,6 tonnellate della Discovery una duttilità e una morbidezza di guida impensabili per un’auto di queste dimensioni. Potenza: KW …, ovvero 250 CV. Cambio: a nove marce. Le prime tre le usa per mettere in movimento la grande massa. Poi, una volta avviata, è come un’onda di piena. Va come una coupé. Ma dentro è spaziosa come un van, per i posti anteriori, quelli posteriori, e i due che spuntano con il telecomando o comandati dal cellulare, dal bagagliaio. Davanti si trasforma in uno splendido ufficio mobile. Dietro, ancor di più con i televisori integrati nei sedili anteriori. La sensazione, dal posto di guida alto, e ampio come quello di un pullman, comodo come quello di una … Range Rover, è quella di dominare la strada. Sia che si tratti di asfalto che di sterrato, sabbia, fango, acqua… ghiaia. Un guado. Per cominciare asciutto. Magari nell’Isonzo.

Banco di prova i ciottoli del fiume Isonzo, in provincia di Gorizia, ai margini della #RivieraFriulana

Però, l’auto è una vettura importante. Ma anche pesante. In caso di inconvenienti come tirarla fuori dai …guai? Non conosco nemmeno il posto. Forse è meglio cercare un ‘tattico locale’. Come Enzo Lorenzon, che ha trasformato terre ghiaiose in vigneti per produrre vini premiati nei concorsi mondiali, come il Sauvignon Blanc, a Bruxelles. Però oggi è via. E ai Feudi di Romans, a San Canzian d’Isonzo, troviamo i due figli, Davide, impegnato in cantina, e Nicola, il Pr. È lui a guidarci nei pressi del ponte della ferrovia. Un primo passaggio a piedi, per vedere se si può, e poi via. In tutti i sensi, perché questa #Discovery non si ferma davanti a nulla. Anzi, anche nella ghiaia del greto procede inarrestabile. Con una progressione e un controllo che ci rassicurano metro dopo metro. Da fuori ci hanno assicurato che al nostro passaggio il rumore era quello di uno schiacciasassi. Per il resto è molto silenziosa, a parte il cupo rombo frazionato dei sei cilindri. E lo è sia all’interno che all’esterno. Ma da dentro? vi chiederete. Nel guado? Sembrava di essere seduti alla consolle di un videogioco seduti in un comodo divano. E ora? Torniamo all’azienda Lorenzon, per assaggiare la Ribolla spumantizzata, e alcuni dei prodotti a km zero proposti nella nuova area degustazione. Poi proseguiremo per un’altra avventura.

Carlo Morandini

(1-segue)Land Rover Discovery Hotel Trieste 2017 Land Rover Discovery Grignano 2017 Land Rover Discovery Vespucci Land Rover Doscovery Vespucci Amerigo Land Rover Discovery Grignano tramonto Land Rover Discovery molo Grignano IMG_8966 Land Rover Discovery microcar IMG_2971[1] IMG_2972[1] IMG_2973[1] IMG_2974[1] IMG_2975[1] IMG_2976[1] IMG_2977[1] Land Rover Discovery telecamere