#testroad sui #laghi italiani con … la nuova #SubaruXV sulla #montagna #pordenonese

Nella mecca del rallysmo verso il passo Rest con tappa al lago di Redona e ai suoi paesi fantasma

Un #crossover scattante e performante a benzina con consumi contenuti e prestazioni brillantiIMG_62171 IMG_62211 IMG_62261 IMG_62291 IMG_62571 IMG_62621 IMG_62671 IMG_62691 IMG_62751 IMG_62771 IMG_62811 IMG_628311 IMG_62861 IMG_62911 IMG_62891 IMG_62931 IMG_62961 IMG_63001 IMG_63011

#Lago, d’estate, è sinonimo di frescura. Di un ambiente naturale preservato e mantenuto al suo splendore originario. Anche se il tempo ha cambiato le regole del gioco, e la montagna, nel tempo, si è spopolata. Poi, l’uomo ci ha messo del suo, e per favorire il progresso ha stravolto le cose. Per puntare allo sviluppo della società. Così, vallate utilizzate solamente per il pascolo e per coltivazioni di montagna, sono state allagate per realizzare bacini artificiali e generare la corrente elettrica. Come il bacino creato con uno sbarramento sul torrente Meduna: il lago di Redona. Un invaso artificiale che è divenuto un gradevole scenario alpino. E che in caso di annate siccitose fa emergere i piccoli borghi che sono stati spopolati e abbandonati.

E’ il lago dei Tramonti.

Tra i paesi di Tramonti di Sotto e Tramonti di Sopra. Sulla strada per il passo Rest, una mecca del rallysmo italiano e internazionale. Ma andiamo per ordine. Siamo partiti con la #SubaruXV dalla zona della Penisola più ‘densa’ di laghi. il trasferimento, evidentemente, avviene in autostrada. La posizione di guida è comoda e confortevole. Anche se si comprende che è adatta anche alla guida sportiva. Così come sono comodi i sedili dei passeggeri. I sistemi di guida assistita del #crossover della #CasadellePleiadi sono analoghe a quelle dei modelli più recenti. L’evoluzione degli accorgimenti che hanno contraddistinto la #Subaru per le dotazioni di sicurezza. Attiviamo il cruise control e gli assistenti di linea (per il controllo della direzione laterale, e della distanza dagli altri mezzi e ostacoli eventuali in strada). E facciamo il test dei consumi.

Riepilogando: 2000 cc, benzina, 156 CV.

Sotto una carrozzeria più accattivante di quella precedente, che era più tecnica, ma anche completa e grintosa, si nasconde la Subaru Global Platform. Un sistema analogo a quello della nuova Impreza. Così l’auto è molto più rigida, come dichiara la Casa, del 70 per cento, ma nel contempo è migliorato il sistema di assorbimento delle buche, mentre è stato abbassato ulteriormente il baricentro di 5 mm. Conferendole una tenuta di strada e un controllo invidiabili. Il cambio CVD Lienartronic assicura una guida fluida e scorrevole. Viaggiando a 130 km/h dopo qualche centinaio di chilometri ha consumato un litro di benzina ogni 15 km. Ma anche tirando, in seguito, potremo costatare che ha consumato circa 8 litri per 100 km. Ovvero, ha percorso circa 12,5 km con un litro. Terminato il viaggio in autostrada, cominciamo a testare le strade normali. Poi quelle pedemontane e della montagna pordenonese.

Docile, maneggevole, ancorata sull’asfalto.

Le quattro ruote motrici sono da sempre una specialità #Subaru. Così proviamo a sollecitarla nel misto. E ci offre sempre risposte adeguate alle attese. Proviamo un sorpasso in un tratto in leggera salita, ovviamente sfruttando un rettilineo. Lasciamo fare al cambio automatico, dopo avere posizionato il comando su Dynamic, una delle sette opzioni disponibili. E abbiamo la conferma che la #SubaruXV, anche agevolata dalla frizione a variazione continua, come quella del mitico Ciao. Lo ricordate? E diamo fondo all’accelerazione. Quella dichiarata è di 0/100 km/h in 10’. Eccoci sulle rive del lago.

Un panorama disteso.

Che ci invita ad andare più vicino alle rive. Ecco un bello sterrato. Ci infiliamo per testare l’AWD Symmetrical #Subaru. Ecco un bel misto sulla strada bianca che corre intorno al lago, e forse, originariamente, portava a uno dei borghi ora sommersi. Vista dall’alto, dalla strade che porta a Tramonti, questo tratto appariva sgombro. Così proviamo ad affondare il piede. L’accelerazione è appagante. E la tenuta rassicurante, come non poteva non essere. Proviamo un paio di staccate. È come un’auto da rally. Con il vantaggio che è alta dal suolo e potrebbe invitarci a percorrere tracciati ben più dissestati. Probabilmente, nella neve, potrebbe avere poche rivali. Ora andiamo in riva al lago e ci rilassiamo un po’.

#charlieinauto107

#testdrive #Volvo V90 #testroad nella montagna pordenonese per provare una delle regine delle SW

Docile e adattiva sulle balze di una prova speciale storica dei rallies del Nordest

Morbida come il velluto nell’arrampicata lungo una mulattiera

Oggi viaggiamo davvero comodi. Su un’auto che non ci fa sentire problemi di spazio. Vista da fuori non cela gli ampi volumi interni. Anche se sono distribuiti in lunghezza e in larghezza. Per dare corpo a una linea morbida ma grintosa. Perché si tratta di una SW. Di quella che è considerata una delle Regine delle station wagon. La #Volvo V90 D4 ha iniziato a coccolarci fin da quando abbiamo iniziato questo nostro viaggio a bordo dell’auto svedese. A parte vecchi ricordi rallystici, #Volvo, negli ultimi anni ci evocava la

#Volvo Ocean Race,

una delle regate più estreme in equipaggio e a tappe attorno al mondo. Nella quale sono impegnati un velista friulano, Alberto Bolzan, che ha vinto la tappa più recente, la più dura, da xx ad Auckland, e la triestina xxx Klapcic. Salire a bordo della V90 è stata davvero una bella sorpresa. Fari che intendono cancellare ogni angolo buoi della nostra visuale, una guida adattiva che non ci fa pesare i suoi interventi, nemmeno se forziamo un po’ la mano. Ci dà la sensazione di

guidare sul velluto.

Facile a dirsi! – commenterete: su una superstrada o in pianura è semplice stare comodi in auto e guidare in relax. Così decidiamo di mettere la Volvo V90 D4 alla prova. Riepilogando: 2000 cc diesel, 190 CV 4 ruote motrici. E fin qui, la scheda si discosta di poco dalla norma. Mancano l’eleganza delle rifiniture, l’accuratezza degli accessori, la comodità dei sedili. Che di solito si ritrovano su una gran turismo. Questa, invece, è quella che oltre una ventina d’anni fa avremmo chiamato un’auto familiare. Per arrivare alla pedemontana e alla montagna pordenonese assecondiamo il navigatore e toccata San Daniele del Friuli per un caffè e uno sguardo dalla cima del colle al panorama verso la valle del Tagliamento, ripartiamo verso Forgaria. Ci addentriamo nella zona montana e dopo Anduins, dove si correva una delle prime e più impegnative gare di regolarità motociclistica, e Vito d’Asio,

raggiungiamo Clauzetto.

Un paesaggio morbido, ricoperto da una folta vegetazione, che si alterna a tratti nei quali la pietra prevale sul bosco. Un territorio che presenta caratteristiche carsiche, con formazioni di calcare particolari, residui del paesaggio preistorico della zona: allora, il mare arrivava fin qui, ricopriva le Dolomiti sulle quali si trovano tutt’oggi i resti fossili di molluschi tra le rocce in quota. Ne consegue, che la strada è di montagna, si restringe e cambia frequentemente morfologia. Inducendoci a una guida attenta…, penserete. Attenta sì, ma per nulla stressante. Anzi. Il cambio automatico a 8 marce Geartronic se la cava benissimo da solo, senza lasciare mai l’auto in sofferenza su una rampa, o troppo su di giri quando il percorso diviene più scorrevole. Ma adesso viene il bello: la nostra meta, a Clauzetto, è

l’azienda faunistico venatoria di Gianluigi D’Orlandi.

Un paio di chilometri a monte delle grotte di Pradis, anch’esse da visitare. Sulla strada provinciale che ci collegherebbe a Tramonti, e attraverso il passo Rest, alla Carnia. Non a caso, questa strada è stata una prova speciale dei rally di San Martino di Castrozza, dell’Alpi orientali, del Piancacallo. Dopo avere percorso diversi chilometri di un tracciato nervoso e largo poco di più di una sola carreggiata, possiamo commentare che la V90 è davvero maneggevole, docile e morbida alla guida, comoda, reattiva: si guida con due dita sul volante anche su un percorso impegnativo come questo. Però… ci è sfuggita la strada di accesso all’azienda. Ritorniamo indietro, e la scorgiamo: poco più di una mulattiera sassosa, con i solchi tracciati dal passaggio delle auto, o più probabilmente di mezzi fuoristrada. Cerchiamo di rintracciare il proprietario. Fortunatamente il segnale del cellulare, seppur debole, arriva anche qui. E ci conferma che l’ingresso è proprio quello, esortandoci a entrare. Ruote da 19’, larghe, stradali, confortate da un assetto morbido e accondiscendente. Questo elemento, assieme al fatto che si tratta di una 4 wd, e che è nata tra le nevi della Svezia, ci fa intuire che, probabilmente, anche in queste condizioni la Volvo V90 D4 avrebbe sfoderato la sua classe ed eleganza, mettendoci a nostro agio. E così è stato. Abbiamo imboccato la mulattiera, dato gas, e l’auto

ha cominciato a inerpicarsi come se si trattasse di affrontare una normale strada asfaltata,

o nella peggiore delle ipotesi, con un fondo sterrato ma liscio come un biliardo. A un certo punto un bivio. E imbocchiamo la direzione sbagliata. Ce ne accorgiamo scorgendo oltre la radura auto fuoristrada lungo una direttrice diversa dalla nostra. E adesso? Troviamo uno spiazzo con uno spazio troppo esiguo per manovrare. Sposto la leva del comando centrale sulla posizione R, retromarcia, e sul grande display centrale si materializza l’immagine delle telecamere che mi fanno vedere l’auto dall’alto, come ripresa dal satellite, riproducendo fedelmente tutto quanto le sta attorno. In questo modo l’inversione di marcia è facilissima. Arriviamo così al centro visite, dove ci spiegano che ci troviamo in una realtà di oltre 200 ha, il compendio di una cava dismessa, allestito per dare modo a tutti di ammirare la flora e la fauna selvatica tipiche della montagna pordenonese. Altane, punti di osservazione, belvedere situati su percorsi segnalati ci permetteranno di osservare i camosci, i cervi, la lince, le aquile che nidificano nella zona. Con un po’ di fortuna anche l’orso, che però è meglio tenere a distanza. L’azienda si chiama

Monterossa, dal toponimo che forse prende il nome dai colori della montagna sovrastante, al tramonto.

Nella parte agrituristica dove si può anche alloggiare, ci fanno assaggiare il formaggio salato di Tramonti. L’erborinato di Tramonti di sotto, la minestra di riso con il ‘pestat’, una sorta di insaccato con lardo ed erbe aromati che che da tempi remoti, nelle valli, specialmente d’inverno serviva a insaporire le pietanze. Al termine della lezione sui sapori del territorio, un caffè preparato rigorosamente con la moka e quasi quasi… Andiamo ad ascoltarci un po’ di gran musica con l’impianto della Volvo? La suggestione del posto ci coinvolge e per questa volta scegliamo di affrontare un sentiero verso una serie di formazioni rocciose, che probabilmente racchiudono l’ingresso di qualche anfratto o di una grotta. E lì attorno i primi segnali della primavera ci arrivano dal mondo vegetale.

#charlieinauto77

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#Volvo V90: il lusso della comodità è anche la #sicurezza

La Casa di #GotIMG_75691IMG_75671IMG_75681IMG_756612IMG_75651IMG_75531IMG_75461IMG_7549IMG_7617IMG_7621IMG_7561IMG_7582IMG_7628IMG_7719IMG_76241eborg ha prodotto dal 1953 6 milioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di SW e questa ora è la più avanzata

Potenza morbida ma piena con bassi consumi

A volte, per sfatare un mito occorre entrare nel mito. Volvo è da sempre sinonimo di affidabilità e sicurezza. Ma spesso la sua immagine è legata alle strade e ai climi gelidi del nord. Nelle nostre scelte, a volte scegliamo un prodotto, un oggetto, un accessorio di gamma più alta rispetto alle nostre necessità o con funzioni che vanno oltre le nostre esigenze. Con l’aspettativa che se è predisposto per fare di più, sottoutilizzato sarà più efficace e duraturo.

Questa valutazione a volte vale anche per le moto, e non solo per le auto: se scegliamo quella con il motore più potente o performante, utilizzato a un basso regime di giri sarà più reattivo e adattivo rispetto alle nostre sollecitazioni. Mentre i consumi dovrebbero essere più contenuti. E allora? Queste valutazioni ci sono suggerite dal nuovo

#testdrive , il 76. di #charlieinauto :

abbiamo provato la Volvo V90 D4, la massima espressione della Casa di Goteborg, che come ci era stato anticipato riassume l’intera filosofia del marchio svedese. Si tratta di una station wagon, una familiare, che arriva sessantacinque anni dopo la prima familiare della Volvo, la Duett. A partire dalla quale la Volvo ha venduto 6 milioni di SW i tutto il mondo. Bella, aggressiva e appagante nel frontale, che anticipa i grandi contenuti alle spalle, una linea morbida per una vettura lunga ma maneggevole come un’utilitaria grazie all’elettronica di bordo molto avanzata. La nostra con trasmissione automatica Geartronic e cambio a 8 rapporti o manuale a 6 rapporti, e quattro ruote motrici, 2000 cc , 4 cilindri, 190 CV. Vista dall’esterno, è

un’auto di gamma alta.

All’interno c’è la conferma. I rivestimenti in pelle grigia e le rifiniture in legno. Ogni comando e accessorio sono ben curati al top. Il display centrale è molto grande, con comandi molto intuitivi, con indicazioni ripetute tra i due orologi centrali, e le indicazioni principali proiettate sul parabrezza a beneficio del guidatore. Con le strade di oggi questa funzione si rivelerà utilissima. Anche perché la V90 è dotata di un sistema che legge i cartelli stradali, e ce li proietta.ci presenta dunque una raffigurazione puntuale della strada che stiamo affrontando, e non virtuale perché ricavata dal navigatore. Tetto apribile e interamente finestrato per godere le bellezze dell’ambiente. Lo possiamo tenere aperto anche oggi che andremo in montagna. A

#Clauzetto, in provincia di Pordenone, a quasi 700 m slm.

Infatti, sia i sedili che il volante sono riscaldati. Facciamo il solito trasferimento in autostrada, e tra Portogruaro e Pordenone inseriamo il cruise control per importargli una velocità costante e limitata: dal tachimetro 110 km/h. Secondo le indicazioni del computer di bordo il consumo va dai 5 ai 6 lt per 100 km. Che non è male per le prestazioni e le dimensioni dell’auto. Questa sua vocazione ecologica al risparmio è confermata dal serbatoio, che forse anche per favorire la capienza del bagagliaio è di ‘soli’ sessanta litri. Viste le misure dell’auto, non certo un’utilitaria, questa scelta conferma come ci era stato anticipato la filosofia della Volvo, orientata a soluzioni ecologiche, sostenibili, ai bassi consumi o, per altri modelli, a energie alternative. Abbiamo trascorso diversi km alla guida, e non ce ne siamo accorti. Il confort dei sedili e dell’abitacolo è pari alle aspettative. Manca ancora un tratto di strada e così ci possiamo offrire un po’ di buona musica. Ed ecco la conferma della qualità dell’info traitment che Volvo ha riservato per i suoi utenti: l’impianto Sensus connect ha uno schermo verticale da 9”. Vediamo

le opzioni per la musica: In Studio, Palco, sala concerti di Goteborg.

Proviamo a commutarle in sequenza, e la sensazione di essere avvolti dai suoni, di trovarci nel cuore delle situazioni programmate è totale. Usciamo dall’autostrada e imbocchiamo un tratto misto. Riepilogando: 190 CV diesel con coppia di 400 Nm già a 1.750 giri e costante fino a 2.500. per chi non ha dimestichezza con questi parametri l’esempio è semplice ed efficace: pensate di guidare un’auto soltanto con l’acceleratore e lo sterzo, mantenendo una velocità costante senza perdere mai energia cinetica strada facendo. Anzi, potendovi permettere di chiedere a un’auto di queste dimensioni di giocare con voi tra una curva e un’altra, tra un tornante e il rettilineo successivo. Come una danza assecondata dalle sospensioni che abbattono il rollio e fanno rimanere la V90 sempre piatta rispetto alla sede stradale. E l’elettronica?

Guida quasi da sola.

Nel senso che pare assecondare le vostre esigenze, lasciandovi però la padronanza della scelta. Il rilevamento dei pedoni e degli animali e la frenata assistita o anticipata in caso di emergenza vi fanno innamorare di questo stile di guida. Perché più che il risultato di soluzioni tecnologiche avanzate, si tratta di un vero e proprio stile di guida. E se consideriamo che quest’auto è nata dove per buona parte dell’anno le strade sono innevate e con scarsa aderenza, viene spontaneo dedurre che le scelte adottate sono la sintesi di quella fluidità di guida e di manovra che è in dispensabile per scorrere veloci sulle strade innevate. Che, come dicevamo all’inizio, è un presupposto importante per farci sentire ancor più sicuri, e a maggior ragione, laddove l’aderenza è molto maggiore.

#charlieinauto76