E’ notorio che il cancro della mammella è il tumore più frequente nella donna; si calcola che dopo i 40 anni, 70 donne su 100.000 siano colpite da questa lesione. E’ molto raro sotto i 30 anni; statisticamente 3 su 100.000 l’anno. Va detto che le categorie di donne da ritenersi più a rischio sono quelle con storia familiare positiva, soprattutto se è stata colpita la madre, una sorella, una zia, la nonna. Le donne ad elevato rischio debbono essere avvertite di questa situazione, ma nello stesso tempo, vanno rassicurate che con i mezzi diagnostici oggi disponibili e con l’aiuto di un accurato esame mensile, potranno evitare di trovarsi colpite dal ca. già invasivo non più suscettibile di essere trattato con successo. L’opera del ginecologo è di importanza fondamentale per lo screening di massa, la diagnosi precoce e la prevenzione della neoplasia e per la formazione di una educazione sanitaria nella popolazione che deve essere convinta della necessità di periodici controlli. Non di rado è la donna stessa a scoprire precocemente l’eventuale presenza di lesioni nodulari. In altri casi si giunge a diagnosticare un ca. iniziale grazie al fatto che si è praticata una biopsia su una lesione ritenuta benigna, ma in realtà si associa già ad una degenerazione. Per arrivare a realizzare la vera diagnosi precoce occorre però ricorrere ad uno screening che coinvolga tutte le donne presunte sane a partire perlomeno dai 30 anni se il soggetto presenta uno dei fattori di rischio; quali, appunto la familiarità, mastopatia fibrocistica di grado elevato o presenza di papillomi intraduttali; parti avuti dopo i 35 anni; situazione ormonale caratterizzata di Iperestrogenismo iatrogeno; ovvero, terapie prolungate con estrogeni. L’esame citologico su eventuali secrezioni mammarie.
L’autocontrollo è necessario che venga fatto una volta al mese; 2-3 giorni dopo che è finita la mestruazione oppure in una data sempre fissa se la donna è in menopausa.
Se la donna prende la piacevole abitudine di autoesaminarsi ed è stata istruita correttamente a farlo, il controllo periodico attuato con l’ispezione e la palpazione da parte del medico, può essere eseguita una volta all’anno.
In che modo si esegue l’autosame? Bene, va innanzitutto chiarito il concetto che questo autoesame comprende l’ispezione e la palpazione. L’ispezione dovrà essere fatta davanti allo specchio, prima con le mani tenute lungo i fianchi e poi con le mani sollevate( la figura sopra rende l’idea ) ed unite sopra la testa. Deve essere rilevato qualsiasi aspetto anomalo del seno: ingrossamento localizzato, particolari atteggiamenti della cute e del capezzolo; come infossamento o raggrinzimento, nonchè eventuali alterazioni del profilo della mammella. La donna dovrà eseguire la palpazione dapprima in piedi ponendo il braccio sul lato alla mammella che deve palpare, dietro la nuca; quindi distesa supina, col capo lievemente sollevato dalla mano omolaterale alla mammella da esaminare. La mano opposta dovrà palpare con le dita distese a piatto. I polpastrelli debbono spostarsi premendo su tutta la metà interna della mammella secondo un andamento radiale dalla periferia verso il capezzolo e dall’alto al basso. Per la palpazione della metà esterna, lasciando il cuscino sotto la spalla, il braccio che era sollevato dietro la nuca va disposto allungato, lungo il fianco e si può così, con la stessa tecnica, esaminare la metà esterna.
Ultima raccomandazione, è che la visita periodica ispettiva e palpatoria è bene che sia effettuata da un medico specialista almeno una volta all’anno in posizione eretta e supina comprimendo leggermente con le dita a piatto la mammella in ogni punto ed anche il cavo ascellare.
Se alla pressione del capezzolo fuoriesce liquido si eseguirà un prelievo per l’esame citologico.
Va detto, tuttavia, che l’esame clinico della mammella ha una attendibilità che non supera il 70% e non è quindi sufficiente per stabilire che nella mammella vi sia qualcosa. Il motivo per cui la palpazione non riesce ad individuare un certo numero di neoplasie può ricercarsi nel fatto che la ghiandola mammaria è una struttura multinodulare, costituita da ingrossamenti da vario diametro, ed è difficile nel contesto di essa apprezzare palpando una masserella dominante con caratteri patologici. Molte lesioni precoci non sono palpabili, pertanto si ricorre a indagini che permettono una più precisa diagnosi; quali la mammografia e la xeromammografia, metodiche valide che si affiancano all’esame clinico al fine di differenziare le lesioni benigne da quelle maligne, nonchè scoprire le lesioni non rese palpabili alla palpazione.
Ogni anno ricevo l’avviso per lo screening, che ti confesso, lo faccio puntualmente. Purtroppo quest’anno a causa della pandemia gli ospedali hanno messo un freno. Il controllo da me stessa lo faccio quasi tutte le mattine, come un’abitudine. Me l’ha insegnato un senologo quando ero ancora in servizio come infermiera in ospedale. Ti volevo chiedere quali sono i reali fattori di rischio ? Nella mia famiglia non ci sono stati casi. Ciao
L’aspetto che hai evidenziato richiede con urgenza la rimessa in opera di tutto il fronte di prevenzione. Non è possibile, anche nella situazione pandemica in corso per la paura di prendere il Covid-19 nonchè la massiccia riorganizzazione di reparti che vengano rinviate importanti prestazioni anche se non urgenti.Questo provocherà senz’altro forti ripercussioni. Si calcola che nel periodo pandemico sono saltate più di un milione di screening al seno, il che non è difficile da capire che in termini di diagnosi e costi sul sistema sanitario si avranno pesanti insulti su bilanci.Mi chiedi i fattori di rischio ? L’età; cioè, via via che l’età aumenta il rischio aumenta di circa il 2,4% secondo le stime.Pare che questo rischio con l’età abbia correlazione con lo stimolo proliferativo del sistema endocrino, nonchè, per un accumularsi di errori genetici nel DNA cellulare; quindi, per fatti di mutazioni genetiche. Anche la menopausa tardiva viene vista come fattore di rischio, a motivo degli insulti ormonali estrogenici prolungati. Mia cara, ce ne sono altri, ma sarebbe lungo.
Beh, io sono entrata in menopausa che avevo 53 anni. Non credo sia stata tardiva…o no ? Ti saluto Peppe.
Rosì, ti rispondo subito, ma prima vorrei capire come si sia disattivata la moderazione da sola. Non ci sto capendo nulla.
Bene. A 53 anni ? Ascoltami. voi donne avete l’orologio biologico quale regolatore dell’inizio e del termine della vita mestruale, sia pure, va anche detto, che questo orologio può subire modifiche in ordine all’influenza di fattori esterni, quali il fumo. Se guardiamo il sistema cardiocircolatorio nel caso di menopausa tardiva siete ben protette, ma molto meno sul seno e utero, sedi, questi dove gli Estrogeni possono favorire lo sviluppo di tumori. Se vogliamo stimare il rapporto vantaggi/svantaggi, oserei affermare che il piattino pende a favore dei vantaggi a motivo della elevata sensibilità dei metodi diagnostici volti alla prevenzione; quali mammografie, ecografie pelviche ecc. ecc. Buona serata Rosì, io mi ritiro per oggi.
Finora, non ci sono stati problemi e sempre ho fatto i controlli accurati e compremsivi di mammografia annuale. Da un discreto periodo, mi affido solo alla normale autopalpazione. In famiglia, nessun caso. Speriamo di esserne ancora preservata… Una utilissima informazione la tua e preziosa per tutte le donne. Grazie, Dott.con un cordiale saluto.
La familiarità ha una certa influenza, ma molto di più eventuali mutazioni del gene BRCA1 e BRCA2. Sono questi i geni che rispecchiano eventuali rischi non indifferenti e che interessano sia le Ovaie sia il seno. Non so se conosci la “storia” di Angelina Jolie. E’ stato grazie a questa attrice che i geni BRCA e sue mutazioni ebbero un’importanza notevole. Infatti, l’attrice dopo avere scoperto il tumore al seno, si sottopose a mastectomia bilaterale e con le mutazioni BRACA1 e BRACA2. Con queste mutazioni è quasi scontato lo sviluppo tumorale anche alle ovaie, per cui, l’attrice, ha anticipato i tempi asportando sia le ovaie sia le Tube. Un caro saluto Maria Teresa
Una prevenzione che le ha evitato future sofferenze. Questo caso ci dimostra come e quanto la ricerca scientifica sia indispensabile per la salute dell’umaità. Del caso specifico della bella e brava attrice non ero al corrente. Grazie Dott.Ciao.
Si, è così. Se ad esempio una donna presenta una mutazione, cioè, che appartiene a una famiglia in cui il tumore alle ovaie ( sottolineo Ovaie perchè i due sono in correlazione ) è ricorrente, si può pensare di praticare una prevenzione specifica su tutti gli altri membri della famiglia. Intanto, misurando eventuali mutazioni di questi due geni BRCA1 e BRCA2, quindi creare percorsi preventivi specifici. Maria Teresa, ti ringrazio perchè mi offri l’opportunità di dare le informazioni e le spiegazioni utili su un problema clinico di notevole importanza. Un caro saluto, mia cara