C’è sempre un MA

 

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura:Is 48,17-19

Salmo: Sal 1

Vangelo: Mt 11,16-19

 

Oggi sentiamoci dire che nella vita c’è sempre un “MA”. Quando ci sembra di aver fatto tutto e sembra inutile, quando siamo sottoposti a una grande fatica, ricordiamoci che c’è sempre un “MA” che fa la differenza. Siamo la generazione che sa che è venuto Giovanni e poi Gesù, ma siamo anche la generazione che ha la possibilità di riconoscere in noi quest’opera. Celebriamo ogni anno il Natale, sentiamo parlare che Dio, il redentore viene a salvarci, ma questo volta mettiamoci un “MA”, ovvero: MA quest’ anno è venuto per me! Per me, sia che io faccia o no, viene per dare qualche “MA” alle nostre vite per dargli una svolta, una speranza, ha scelto di venire per non lasciarci vivere seduti in piazza, ma per farci vivere camminando in piedi. Per quanto ci sentiamo distanti da Dio egli ci riconosce, è Lui il nostro MA.

 

 

La grandezza nella piccolezza

 

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Prima lettura: Is 41,13-20

Salmo: Sal 144 (145)

Vangelo: Mt 11,11-15

 

Gesù in questo brano di Vangelo presenta Giovanni, si fa un annunciatore di qualcuno definendolo il più grande. Facendo così per esclusione si fa piccolo. Come mai? Perché ciò che interessa a lui non è essere annunciato, ciò che gli interessa è non aver distanza con noi. Il Regno dei cieli è la mia quotidianità, è il luogo dove sperimento la mia piccolezza, il mio essere fragile che diventa ricco di una grandezza: un Dio che si fa Io. L’io di Dio è la misura della distanza tra me e Lui ovvero: me stesso. La piccolezza è il luogo dove riscopro una vicinanza con Dio che non pensavo di avere, scopro che il regno dei cieli non è un luogo da cercare o da rimandare per un futuro, e io non devo aspettare di essere qualcun’altro, ma semplicemente sentirmi custode di una relazione con un Io che sa di Dio.

 

 

Testimoni di una promessa

 

 

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Prima lettura: Gen 3,9-15.20

Salmo: Sal 97 (98)

Seconda lettura: Ef 1,3-6.11-12

Vangelo: Lc 1, 26-38

 

Oggi siamo davanti a uno dei vangeli più conosciuti al mondo. Fiumi d’inchiostro sono scesi dinanzi a questo testo. Confrontandoci con il brano sappiamo come prosegue, ed è chiaro chiederci: cosa puoi dirci di nuovo? La novità siamo noi che lo stiamo leggendo, la novità è il periodo di vita che stiamo vivendo. Il nostro quotidiano diventa testimone di qualcosa di grande, entriamo a fare parte di una promessa che Maria fa a Dio, ma fa anche a noi: ti garantisco una discendenza! È Grazie a Maria che noi: “in lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati” (Ef 1,11). Noi, con il nostro quotidiano a volte lontano, noi che abbiamo letto questo testo milioni di volte, sentiamoci parte di un progetto di Dio che Egli aveva pensato per noi, che Maria ci rende possibile: una promessa lontana tanti anni fa, ma vicina a noi più del tempo presente.

 

Che cosa vi pare?

 

 

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Prima lettura:Is 40,1-11

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Mt 18,12-14

 

La domanda che oggi Gesù ci pone è: “che cosa vi pare?”. Come quando si guarda e ammira un’opera e si chiede: che te ne pare? L’ opera che oggi il Signore mostra è una promessa: non ti perderò mai! Come ogni opera ha la sua fatica che Gesù oggi ci spiega: ci viene a cercare anche quando siamo lontani, dispersi e come ogni opera ha il suo fascino: il riconoscerci cercati. Quando ci sembra di essere perduti, lontani e vogliamo alzare la voce per gridare da dentro i nostri deserti dove siamo, sentiamoci parte di quest’opera, di questa promessa e popolo tra di noi, a cui viene detto: “lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita”. In quest’attesa cerchiamo di vivere così questa promessa: tra la fatica e il fascino di un’opera già da sempre nella Sua mano.

 

La Fede si fa spazio

 

 

 

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Prima lettura: Is 35,1-10

Salmo: Sal 84 (85)

Vangelo: Lc 5,17-26

 

 

Il Vangelo di oggi fa pensare che la fede si fa spazio. Possiamo dire che nell’incontro con il Signore, anzitutto precede un’esperienza che si fa spazio nelle nostre vite grazie a chi ci ha cresciuto, o attraverso incontri che hanno segnato la nostra storia. L’episodio di oggi aiuta ad allargare, a dare spazio alle nostre prospettive: lì dove ci sentiamo inadatti, lontani, oggi ci viene detto che non è necessario entrare dalla porta, va bene anche attraverso il tetto, perché ciò che il Signore ha a cuore è che per tutti ci sia “un sentiero e una strada” (Is 35,4) che il popolo potrà percorrere. E se entro dalla porta, o dal tetto cosa importa? Sono davanti come posso, con quello che sono, con i miei sforzi, con l’aiuto degli altri, le mie fatiche e le mie fratture e tu o Dio sei davanti a me con il tuo perdono, il tuo conforto e la tua forza. L’episodio si conclude con il paralitico che esce con il suo lettuccio, ma da dove è uscito? Non è detto, ma poco importa, perché dopo questo incontro ha trovato il suo spazio.

 

Questo tempo, questo anno

 

 

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Prima lettura: Bar 5,1-9
Salmo: Sal 125 (126)
Seconda lettura: Fil 1,4-6.8-11
Vangelo: Lc 3,1-6

Il Vangelo di questa II domenica di Avvento comincia con: “nell’anno…” per indicare che la Parola venne su Giovanni. Sentiamoci anche noi quest’anno nel tempo in cui il Signore ci rivolge la Sua Parola. Solitamente tendiamo a segnare le date importanti, programmiamo eventi, incontri… Sentiamoci nel programma di Dio e il suo desiderio di incontrarci e di scegliere questo tempo a volte sempre uguale, anonimo, per venirci incontro. Non importa come sia questo tempo che stiamo vivendo; la Parola che viene incontro a Giovanni avviene nel deserto: il caldo, l’aridità, la sete, la solitudine diventano la “veste dello splendore della gloria” che viene da aver reso quel luogo un posto dove:

“Dio ricondurrà Israele con gioia
alla luce della sua gloria,
con la misericordia e la giustizia
che vengono da lui.”

Sorgiamo allora e portiamo con noi ogni granello di sabbia dei nostri deserti per preparare la via del Signore!

 

Strada facendo

 

 

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Prima lettura:Is 30,19-21.23-26

Salmo: Sal 146 (147)

Vangelo: Mt 9,35 – 10,1.6-8

 

Ciò che caratterizza questo testo è il movimento, Gesù viaggia per piazze e villaggi, e manda altrettanto i suoi discepoli ad andare dalle pecore perdute. Non è indicato il dove, ma per chi è questo viaggio: per le pecore perdute, disperse che vagano senza meta, ma esse stesse sono una meta per Dio, la loro direzione. Devo sentirmi la direzione verso cui e per cui il Signore intraprende un viaggio. Io che non so dove andare, paradossalmente oriento lui a fermarsi da me. Non importa dove sono io e a che punto sono della mia vita, io sono meta di Dio.

 

È davvero possibile…

 

 

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Prima  29,17-24

Salmo: Sal 26 (27)

Vangelo: Mt 9,27-31

 

Leggendo il Vangelo la prima domanda che sorge spontanea è: com’è possibile che due ciechi, ovvero due persone nell’oscurità, possano seguire Gesù che si sta allontanando? Cosa ci vuole dire oggi questo testo? Che nonostante l’oscurità è possibile camminare e addirittura seguire, così come sono, nel buio più totale; siamo invitati a continuare a camminare, c’è un tratto di strada da fare e credere in quello che per ora non sto vedendo. È davvero possibile? Si! Perché quella strada per quanto buia, ha compagni come me e un ingresso in una casa, un luogo che segna la perdita dell’oscurità e l’inizio di un nuovo cammino di luce!

Possa questo avvenire presto per tutti noi !

 

Sulla roccia

 

 

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Prima lettura: Is 26,1-6
Salmo: Sal 117 (118)
Vangelo: Mt 7,21.24-27

 

Di fronte all’invito del Vangelo ad ascoltare e a mettere in pratica, sembra un cammino difficile. Ci sentiamo incapaci, lontani dalla strada giusta, senza sapere dove cominciare: poveri. Ed è proprio la povertà la condizione necessaria: per costruire una casa c’è bisogno di un terreno, di un luogo vuoto. E solo nel vuoto, in ciò che “manca” che è possibile costruire, scorgere ciò che c’è. Nella prima lettura, viene descritto che i piedi dei poveri camminano nella terra dove il Signore: “ha abbattuto coloro che abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo”. Devo crederci: c’è un strada, un posto, un luogo dove fiorire, dove poter camminare sapendo che le mie fondamenta sono innestate nella roccia.

 

Salito sul monte lì si fermò

 

 

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Prima lettura: Is 25,6-10a
Salmo: Sal 22 (23)
Vangelo: Mt 15,29-37

 

Gesù si ferma su un monte, il fermarsi dà come esito la guarigione e lo sfamare della folla. Desideriamo focalizzare il nostro pensiero non su Gesù, ma su di noi. Noi siamo quegli zoppi, ciechi, storpi, sordi e molti altri malati che vanno a farsi guarire. Sentiamoci tra di loro, carichi di fatiche e speranze di guarigione, ma anche di desiderio di farcela, di collaborazione ad aiutarci gli uni gli altri per salire sul monte. Sentiamo la compassione che Gesù ha per la folla, questa folla non è anonima siamo noi! Gesù che solitamente sale sul monte per incontrare Dio, incontra noi e ci rende più vicini a Dio. È quasi toccare il cielo con un dito! E questa guarigione non è fisica, è molto più profonda tanto da poter dire come la prima lettura:

“Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte”.