La luce dell’amore oltre misura

 

la luce dell'amore oltre misura

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 2Sam 7,18-19.24-29

Salmo: Sal 131 (132)

Vangelo: Mc 4,21-25

 

Il Vangelo di oggi ci parla di ordine e di misura, è come se il Signore ci stesse invitando a mettere le cose al proprio posto. Il più delle volte ci comportiamo secondo un ordine preciso, con delle misure predefinite nelle relazioni con gli altri, nel perdonare qualcuno.

Oggi il Signore ci invita a guardare il nostro ordine e la nostra misura, con lo stesso metro che Lui ha per noi. La sua misura è l’amore. C’è un amore che diventa la misura di tutto e non solo, nella misura in cui amiamo ci verrà dato ancora di più, quel di più viene da Dio.

Egli è venuto per farci amare di più, per farci rendere conto che dove la nostra testa e il nostro cuore arrivano al massimo dell’amore, il Suo amore supera anche questo confine.

Per vedere la luce abbiamo bisogno di buio e per vedere quant’è grande l’amore di Dio, a volte abbiamo bisogno anche del nostro peccato. È necessario mettere in luce ciò che siamo senza nasconderci e questo ci permette di vedere come tutto di noi ai suoi occhi è già visibile, è già nella luce. Tu non sei il tuo buio, tu sei illuminato da un amore oltre misura, che si svela in te come colui capace di mettere in luce, in ordine tutto il resto.

Dio tuo padre non ti ha fatto per le tenebre, ti ha messo alla luce e per quanto tu pensi sia impossibile questo, non devi più temere, Colui che ti ha creato ti ha amato già prima dei tuoi sbagli, dei tuoi errori, c’è un amore più grande di te da sempre, anche se tu non ne eri a conoscenza.

Hai in te la misura di Dio, dove? Nel tuo cuore: quando ti rendi conto di quanto è grande l’amore di Dio e ti scendono le lacrime per la grandezza di ciò che stai vivendo, quando dai ad un altro una possibilità e ci vuoi credere, quando il rancore, la rabbia e l’ingiustizia lasciano spazio al perdono e al silenzio di tanto dolore. In tutte queste cose stai usando la misura di Dio. Per quanto a volte siano difficili queste parole, ricorda che c’è un di più che Egli ti ha donato ed è la forza necessaria perché tu possa fare altrettanto.

Il Suo amore oltre ogni misura, oltre ogni confine, per te e con te arriverà a illuminare ogni parte più buia, affinché tu possa essere la Sua luce sulle strade del mondo.

 

 

Figli della pace

figli della pace

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 2Tm 1,1-8 e Tit 1,1-5

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Lc 10,1-9

 

Il Signore oggi entra nelle nostre case e ci dice: “pace”. Questa parola é insieme augurio ed invito. Quand’è che siamo in pace? Quando non ci sono “guerre”, le nostre guerre interiori che ci opprimono, quando una giornata è meno faticosa, quando posso dedicare del tempo per me, quando vivo delle esperienze che mi fanno stare bene. In tutte queste cose il Signore ci dice che è presente, c’è quando siamo in pace ed è con noi quando purtroppo subentra la guerra, la sofferenza. Egli rimane nella nostra casa, affinché facendo esperienza di Lui sentiamo ciò che siamo chiamati a essere, ovvero: figli della pace.

La pace di Dio non è solo un sentire, ma diventa per noi una condizione di esistenza: essere figli della pace, vuol dire celebrare la paternità di Dio.

Colui che ci ha creati l’ha fatto per la pace, questo non significa assenza di difficoltà, ma un nuovo modo di vedere la nostra vita. Il Signore ci sta dicendo di guardarci con il Suo stesso sguardo, come figli amati le cui inquietudini sono già nel cuore del Padre. Egli raccoglie in sé tutto ciò che ci turba, come in un abbraccio.

Non aver paura se il tuo cuore è inquieto, se sembra che il tuo peccato, i tuoi errori sono più grandi di te, e temi di non avere più una possibilità, Dio, tuo Padre desidera solo donarti la pace. Egli entra nella tua casa, nel tuo cuore a volte chiuso dalla fatica e dal dolore, entra per risanarti dal di dentro, desidera che tu faccia esperienza di figliolanza, solo così sentirai la pace, avvertirai Dio più vicino a te, talmente tanto da sembrare tangibile.

Quando ti sarai scoperto figlio, guarderai tutto ciò che stai vivendo e troverai in te la forza per affrontare il tuo quotidiano. La tua casa, il tuo cuore abitati da Dio daranno luce al di fuori di te, alle tue parole, ai tuoi gesti, sarai portatore di pace a tutti quelli che incontrerai, perché in te vive Colui che ti ha creato e ti ha pensato così, e la tua vita sarà per te, per tutti, una testimonianza che il regno di Dio è vicino.

 

 

Creati

 

creati

 

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Prima lettura: At 22,3-16 oppure At 9,1-22

Salmo: Sal 116 (117)

Vangelo: Mc 16,15-18

 

Leggendo questo Vangelo, il Signore vuole dirci che siamo Sue creature, non c’è nessuno escluso. A chiunque stia sbagliando o stia facendo del bene, oggi il Signore dice che prima di ogni azione, Egli è il creatore che ha reso il nostro corpo, un corpo vivente, ci ha fatto sue creature, affinché potessimo scoprire che siamo fatti per la vita.

C’è un dono che precede la mia nascita, ed è il pensiero di Dio su di me. Al Signore sta a cuore che in tutto il mondo si sappia questo: siamo sue creature! Nella parola creatura, è racchiuso tutto l’affetto di Dio per noi, c’è l’orgoglio di un Padre che ha creato suo figlio, e tutto il desiderio di bene, affinché il figlio si realizzi, viva e compia il bene.

All’inizio di questo giorno c’è una Parola che mi precede, proprio come quando siamo nati. Egli ha preparato per noi questa giornata, come ha pensato per noi una vita intera, nella quale potessimo crescere da figli. Non importa se in questa vita abbiamo sbagliato, commesso degli errori, o addirittura creduto che la nostra vita non valesse nulla, il Signore oggi ci vuole dire e ci dà la forza che la Sua presenza è già in noi.

Nonostante il male compiuto, l’errore commesso, il bene in noi è più forte del nostro male, e quel bene è la volontà del Padre che ci ha creato. E quando sembra di essere sommersi dalla fatica, soli, di non avere più le forze per poter ricominciare, tutto quello che dobbiamo fare è scoprire il dono di una vita donata, voluta, piena di germi di bene che pensavamo di non avere.

Dove siamo, qualsiasi cosa stiamo facendo, ricordiamoci di quel desiderio che ci ha preceduto e continua a precederci. Afferriamoci a un pensiero, a un’esperienza di bene che abbiamo fatto, all’affetto ricevuto da qualcuno, e pensiamo che Colui che ci ha creato, ha creato anche questo, affinché un giorno potessimo conoscere il desiderio di Dio: essere figli con i segni del Padre, portatori di pace, costruttori feriti, celebratori di vita.

 

 

Una vita intera

 

una vita intera

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 2Sam 5,1-7.10

Salmo: Sal 88 (89

Vangelo: Mc 3,22-30

 

L’invito che oggi il Signore ci fa é di riconoscere cosa ci unisce e cosa ci divide dall’incontro con Lui. A volte possiamo sentirci divisi, combattuti, facciamo fatica a fidarci degli altri e spesso capita anche con Dio. Al Signore sta a cuore che noi ci rendiamo conto che Lui è venuto per fare unità.

Quando siamo divisi tra noi e in noi, siamo come legati, finiti, Lui invece vuole infinitarci, vuole renderci una continuazione di ciò che Lui è. Egli che non è diviso, ma è unito, desidera per noi una vita unita. Questo non nasconde la fatica, i problemi quotidiani che viviamo, il nostro passato, le ferite che ci portiamo dietro, perché Lui stesso le ha avute e prende su di sé la nostre, affinché queste non siano la fine.

Oggi il Signore ci chiama a prendere tutti i pezzi della nostra storia e metterli insieme come un puzzle, ci chiede di fare unità. Anche se ci sentiamo a pezzi, e ci sono delle parti di noi che non riescono ad unirsi e pare di non stare in piedi, Egli è colui che con la Sua presenza può unire.

Il Suo amore è talmente grande, che alla fine questo puzzle ha un’immagine: il nostro volto segnato dalla fatica della nostra storia, ma nel cui sfondo è presente il Volto del Padre.

La nostra vita non è fatta per essere a pezzi, divisa, ma è una vita intera. A volte abbiamo proprio bisogno di una vita intera per scoprire questa unità, non importa. L’importante è rendersi conto, presto o tardi, che Egli è qui da sempre a tenerci in mano così come siamo e non ci lascerà mai incompiuti, finiti, ma infiniti come è Lui e l’amore che ha per noi.

 

 

Siediti e ascolta

 

siediti e ascolta

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ne 8,2-4a.5-6.8-10

Salmo: Sal 18 (19)

Seconda lettura: 1Cor 12,12-30

Vangelo: Lc 1,1-4; 4,14-21

 

Siamo noi quei poveri, oppressi e ciechi, coloro dei quali Gesù legge quest’oggi nel passo del profeta Isaia. Questa Parola è Gesù stesso venuto per noi, per ogni momento della vita che stiamo vivendo.

Il Signore è venuto a proclamare, mettere in libertà, donare la vista, perché anche noi potessimo riconoscere il compimento della scrittura ascoltata, in modo che ciò che sentiamo non sia solo un udire, ma sia la nostra esperienza di vita, sia il nostro anno di grazia del Signore.

Come ogni sabato Gesù andava nella sinagoga, ma sarà proprio quel sabato, con quella Parola proclamata da Gesù a rendere quel giorno importante; quel giorno viene definito il giorno del compimento.

La Parola, Gesù, segna un inizio nelle nostre vite, il testo racconta quello che succede nel presente, non quello che è avvenuto o avverrà, quasi a dire che quella promessa è già concretezza, per cui, tu che sei povero, oppresso o cieco, per quanto ti possa sentire così, in te c’è già una promessa che è concretezza, perché la Parola non aspetta il futuro. Essa vive nel presente, entra a far parte delle fibre della tua storia, si distingue dalle altre parole che ascoltiamo perché nel momento che le sentiamo, comincia già la Sua azione in noi.

L’invito di Gesù è di metterci ad ascoltare in qualsiasi condizione siamo, facciamoci ascoltatori, per sentir agire in noi quella Parola che ci risolleverà, ci darà la libertà e la vista, non solo in futuro, ma da oggi.

Siediti e ascolta comincia da te, perché Lui ha già cominciato.

 

 

Da quando era con te

 

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LITURGIA DELLA PAROLA  (clicca qui)

Prima lettura: 2Sam 1,1-4.11-12.17.19.23-27

Salmo: Sal 79 (80)

Vangelo: Mc 3,20-21

 

Gesù entra nella nostra casa, nella nostra folla di pensieri, preoccupazioni, mancanze ed è venuto per dare una svolta. Egli entra nella casa, ma quando?

C’è differenza tra quando l’abbiamo percepito e il suo essere entrato in casa nostra. Gesù ci invita a renderci conto che Lui è già lì, da sempre.

Il Signore non arriva quando viviamo delle mancanze, oppure quando siamo nella pienezza, Egli è già presente in tutte queste situazioni, è già entrato nella nostra casa ed è tra quelli della folla. Il problema è che a volte non riusciamo a riconoscerlo.

Siamo presi da troppe cose e possiamo anche ricordarci del Signore, ma Egli desidera essere per te più di un ricordo. Non a caso, nel Vangelo di oggi si parla del fatto che manca da mangiare, Lui è il pane capace di nutrirti più in profondità e donarti le risorse per il quale tu possa vivere. Il cibo che noi mangiamo si esaurisce, il Suo invece, è una relazione che dura, è costante e continuamente ci rafforza.

Oggi puoi guardare alla tua casa, alla tua vita e riconoscere quando Egli ha deciso di abitarvi ed essere nutrimento, ovvero da sempre, da prima che tu nascessi, perché un giorno possa riconoscerlo e sapere che tra la folla, c’è Qualcuno pronto a donarti tutto se stesso, con tutto il cuore.

Egli desidera tu sappia, che in te c’è una forza in grado di affrontare le cose belle come le brutte, non sei solo, in te e per te c’è un Dio presente prima che tu nascessi, durante la tua crescita, nelle tue lacrime e nei tuoi sorrisi. Lui aspetta solo che tu ti accorga presto da quando era con te, per scoprire che la tua vita è stata piena da sempre.

 

 

Il primo a credere in te

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Sam 24,3-21

Salmo: Sal 56 (57)

Vangelo: Mc 3,13-19

 

Il Signore chiama a sé dodici discepoli, ciascuno con la propria storia ed esperienza di vita. La domanda che Egli oggi ci fa è: quanta strada hai fatto per arrivare fino a qui? Non sappiamo tanto dei discepoli di Gesù, come delle persone che incontriamo, ma il Signore ci conosce, sa chi siamo e quanta strada abbiamo percorso.

Oggi sei invitato a riflettere sulla tua storia personale, Egli ti sta chiamando a sé, affinché tu possa riconoscere nella tua storia, la Sua. Gesù chiama ognuno di noi a stare con Lui, ciascuno nella propria forma di vita.

Essere chiamati vuol dire in prima analisi essere conosciuti e avere fiducia. Egli si fida di noi, di ciò che possiamo dare e lo fa a partire dalla consapevolezza di sapere chi siamo; ad ognuno affida lo stesso impegno: stare con Lui e andare a predicare con il potere di scacciare i demòni, ma ciascuno lo farà a suo modo, perché ogni persona è diversa e questo il Signore già lo sa.

Da quei dodici discendiamo anche noi, i nostri passi sono preceduti da coloro che hanno risposto ad una chiamata di fiducia. Se questo discorso ci sembra così lontano dal nostro modo di vivere, chiediamoci soltanto per un momento: e se ci fossi anch’io? Se anche io fossi chiamata/o a stare, ovvero a relazionarmi con una persona che ha fiducia di me, che mi conosce, e sa quali risorse posso donare? Non proveremmo anche noi a conoscerla?

Quei dodici che il Signore ha chiamato sicuramente avranno avuto delle difficoltà, dei caratteri forti, dei dubbi, ma fare esperienza di fiducia, rendersi conto nella propria storia, che c’è Qualcuno pronto a scommettere su di te, gli ha fatto rispondere: sì. Abbiamo bisogno di sapere che qualcuno crede in noi; il Signore desidera che crediamo in Lui, ma anzitutto che è Lui il primo a credere in te.

Oggi sai dove sei? Nel punto della tua storia dove il Signore ti invita a scoprire che è Lui a credere in te, perché la tua vita si realizzi in pienezza e tu possa dire: ha creduto in me anche quando non lo sapevo, e la mia vita è diventata una missione.

 

 

Una folla di salvati

 

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Prima lettura: 1Sam 18,6-9; 19,1-7

Salmo: Sal 55 (56)

Vangelo: Mc 3,7-12

 

Una grande folla raggiunge Gesù da ogni parte, non importa dove siamo, in qualsiasi punto è possibile raggiungere Gesù. Possiamo anche essere lontani, può essere la curiosità a spingerci ad andare, il bisogno di guarire, il Signore fa smuovere e inizia un viaggio che porterà all’incontro con lui.

In questo Vangelo si parla spesso della folla, e tendenzialmente si pensa a un numero di persone molto elevato, dove non è possibile percepirne i volti, ma questa folla non è anonima.

Nel testo, si parla di coloro che per sentito dire andavano da Gesù, altri invece volevano essere guariti e si gettavano su di Lui per toccarlo, si parla persino degli spiriti impuri che cadevano ai suoi piedi e gridavano. Ogni persona ha un ruolo ben definito davanti a Gesù, noi dobbiamo solo capire dove collocarci e la straordinaria novità, è che in qualsiasi posizione siamo, tutte le strade portano alla comunione con Dio. Chiunque è nella folla non sarà rimandato indietro, ma riceverà il dono di una relazione con Lui.

Il Signore desidera tu sappia che non sei solo un partecipante della folla, ma ha cuore la tua vita, tu sei a un punto preciso della tua storia dove Egli desidera incontrarti; si fa spazio su una barca, affinché la folla non lo potesse schiacciare e tu rischiassi di non vederlo.

Incomincia il tuo viaggio parti da dove sei, con il bagaglio delle tue fatiche e incomprensioni che accompagnano le tue giornate, con tutto il tuo desiderio di bene, di bello e vai da lui. Vedrai attorno tanta gente desiderosa di incontrarlo, persone titubanti e altre da conoscere e scoprire, ma la cosa che ci accomuna è proprio Gesù, grazie a Lui siamo una folla, si, ma una folla di salvati.

 

 

L’invito a metterci in mezzo

 

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Prima lettura: 1 Sam 17, 32-33. 37. 40-51

Salmo: Sal 143 (144)

Vangelo: Mc 3,1-6

 

Il Vangelo di oggi ci parla di persone che hanno il cuore duro, tanto da giudicare. Sembra un fatto attuale, chissà quante volte ci è capitato di sentirci giudicati, non capiti, oppure anche noi abbiamo giudicato, applicando i nostri schemi mentali agli altri, quasi come se fossero una legge.

In entrambi i casi l’invito di Gesù è di metterci in mezzo, per guardare dal centro la situazione che stiamo vivendo, possiamo essere la persona la cui mano è paralizzata, o coloro che la paralizzano, ma l’invito di Gesù è vedere da un’altra prospettiva.

Nel centro del mediastino troviamo il cuore, è da lì che dobbiamo osservare la nostra vita. L’ invito è mettersi in mezzo per trovare Gesù che rattristato, desidera che tu tenda la mano per guarire. Egli è il primo vuole insegnarci ad avere coraggio per andare oltre, Lui non ha paura di ciò che sta per accadergli, per te ha messo in gioco tutto se stesso.

Desidera tu abbia una vita da salvato, da guarito e a partire da quella prospettiva tu possa guardare il tuo quotidiano, le persone che incontri.

Sia che riconosciamo Gesù o no, sia che siamo giudicati o giudicanti, Egli sceglie di mettersi al centro con noi, non importa come sei arrivato li, ciò che conta, è che quando dal mezzo ritornerai dov’eri, sarai una persona nuova. Avrai fatto un’esperienza diversa, attraverso la quale sarai capace di tendere la mano a coloro che incontri, in te ci sarà una nuova vita che sarà capace di dare vita anche agli altri. Coraggio allora, mettiti nel mezzo, parti dal cuore.

 

 

La legge più grande di tutte le altre

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Prima lettura: 1Sam 16,1-13a

Salmo: Sal 88 (89)

Vangelo: Mc 2,23-28

 

C’è una legge più grande di tutte le altre, che il Signore desidera impariamo ed è la legge dell’amore.

Gesù nel Vangelo difende i suoi discepoli dalle accuse dei farisei, perché prendono le spighe in giorno di sabato e ci parla di Davide, che il Signore sceglie per diventare re, anche lui si legge nel testo, viola le regole e con i suoi compagni mangia il pane dell’offerta.

Cosa ci vuole insegnare il Signore? Egli desidera che la nostra unica regola sia la carità. Gesù illumina la legge, ne da un indirizzo nuovo: la carità. È da essa che scaturiscono le altre, e se così non fosse ci troveremo ad eseguirle solo con la testa e non con il cuore.

Non si tratta più solo di seguire alla lettera un comando, ma il COME. Il Signore ci chiede oggi come facciamo le nostre azioni? Cos’è che ci muove? Capendo chi è il Signore delle nostre azioni, potremmo orientarle al bene e percepire la legge di Dio, non come un ordine a cui corrisponde una punizione, ma qual’è realmente, una direzione per camminare; come per i discepoli che erano con Lui, che nel cammino imparano chi è il Signore che stavano seguendo.

Lasciamoci istruire il cuore e la mente, poniamo davanti a Lui le regole che spesso ci imponiamo e chiediamoci da dove vengono. Liberiamoci dalle catene del “dover fare” delle cose e cogliamo anche noi la spiga della semplicità, lasciamoci nutrire da colui che è il vero pane, il nutrimento delle nostre azioni, il custode della vera legge.